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Nizza Monferrato

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Trail stats

Distance
15.68 mi
Elevation gain
1,575 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
1,575 ft
Max elevation
888 ft
TrailRank 
61
Min elevation
-212 ft
Trail type
Loop
Moving time
5 hours 4 minutes
Time
6 hours 17 minutes
Coordinates
4261
Uploaded
May 10, 2023
Recorded
May 2023
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near Nizza Monferrato, Piemonte (Italia)

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vero che in bocca chiusa non entran mosche. Sono contento che conosciate la nostra padrona, così ci potrete far subito un piacere.
Magari due, se posso.
Non avete qualche figliuolo da mandare a Bellano? pagandolo, ben inteso.
rere.
C'è Toniolo, un mio figlioccio."
Ha giudizio? si può fidarsi?
Metto mano io nel fuoco per lui. Lo chiamo: è una lepre a cor
Ambrogio usci di cantina per pochi minuti, e tornò con un giovanotto vispo e sveglio, di quattordici anni.

Toniolo, questi signori ti vogliono far guadagnare.... Due parpagliole di quelle nuove recare a Bellano, metterti sul molo e, quando vedi entrare una barca con delle casse, accostarti al barcajuolo e dargli il biglietto che adesso ti scrivo.
Con un mozzicone di lapis tracciò due righe sopra un pezzo della carta dov'era involto il lardo e lo consegnò al ragazzo.
- Un sorso, e vola disse Scorticavillani, porgendo la mezzina a
Toniolo, che vi die' una buona tirata e poi scappò fuori a correre verso Bellano.
-E che gli hai poi scritto?
Che carichi le mule e le accompagni sulla sera al Portone dove verremo incontro a riceverle.
Che carichi le mule e le accompagni sulla sera al Portone dove verremo incontro a riceverle.

Ed è così che va bevuto, sentenziò Graffiasanti:

Ovo d'un'ora, pane d'un dì,
Vino d'un anno, donna di quindici,
Amico di trenta.... e basta così.
l'applaudì l'oste; si vede ch'ha avuto anche i libri per
scappò fuori a dire il bravo;
- Libri! non stan dentro tutti qui quelli ch'ho sfogliazzati, italiani, greci e latini; Achille sotto le mura di Troja, Enca alla presenza di Didone, Corinna abbandonata, Filemone e Bauci... e adesso vino e carta, e per penna la carabina e il pugnale, e per inchiostro il sangue, e per il calamaio le vene di chi non va a verso di chi comanda e paga. Non è vero, camerata? Ma dà qui la mezzina, che mi cacci via dal cervello le malinconie dei libri e del passato. A proposito disse rivolto all'oste, dopo aver dato un fiato al vino; -contateci qualche cosa di quando siete stato a Milano.
-Che vi posso mai contare; ci sono stato in tempi calamitosi. A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti. Gli accattoni di mestiere ridotti a litigare l'elemosina con quelli da cui tante volte l'avevano ricevuta; garzoni giovani licenziati da' padroni di bottega, ridotti a mangiarsi il capitale; operai vaganti di porta in porta, di strada in strada, appoggiati alle cantonate, accovacciati sulle lastre, lungo le case e le chiese, chiedendo pietosamente l'elemosina, o esitanti tra il bisogno e una vergogna non ancor domata, smunti, spossati, rabbrividiti dal freddo e dalla fame, nei panni logori e scarsi (1). Scene e spettacoli da strappar le lagrime ad una rupe. Ma voi non l'avrete patita, la 'miseria?
--Per la grazia santa di Dio e la bontà del signor Boldoni ho sempre avuto a mangiar pane, e qualche scudetto da far girare la mezzina. E in qual servitù v'avevate messo dal Boldoni? Non lo so nemmen io, e scommetto non lo sapeva neppure il signor Sigismondo. Gli è prima di tutto che mi voleva bene, come a un suo figliuolo; dai sedici anni in su finchè non l'ha portato via la peste il 3 di luglio cinquantotto anni fa a Pavia, io fui in casa sua giardiniere, contadino, pescatore, cacciatore, perch'egli quando non stava in casa col capo in mano sui libri a studiare o a scrivere, era nell'orto d'attorno ai fiori, agli alberi, ovvero s'inerpicava su per le montagne; e ne abbiamo girate, ne abbiamo scavalcate di cime, Stelvio, Spluga, Legnone, Pizzo dei
(1) A. Manzoni, Promessi Sposi, c. xxvIII.
Tre Signori, la Grigna, il Moncodeno, e dappertutto esaminava sassi, penetrava in tutti i buchi dove alloggian i pipistrelli, quando non v'hanno la casa le volpi e la tana l'orso, come capitò in una delle gallerie, dove si cavava anticamente il ferro, nella valle del Varrone. Figuratevi che abbiamo viaggiato per sette ore nel bujo della montagna; c'erano però con noi quattro cacciatori di Pagnona, pratici di quelle buche come di casa loro. Gira, rigira, dentro e fuori d'una galleria in un altra: senza guida un cristiano non trova il bandolo di riveder più il sole.
E che v'andava a fare in quelle buche?
A studiare la storia naturale. Quelle gallerie sono state scavate prima che quel frate tedesco inventasse la polvere (1), e il signor Boldoni vi ha trovati stromenti antichi e di stranie forme (2). Sul Legnone, che dicono sia la montagna più alta di tutto il ducato (3), era fioccato per tre giorni, e s'erano lupi e orsi abbassati verso la valle. Ebbene un maledetto orso non s'era rintanato proprio dentro la cava antica del ferro! Ed ecco come s'è scoperto. Il signor Boldoni aveva incespicato, che quasi cadeva a rompersi il naso, in un mucchio di non so che cosa; guardiamo col lume e vediamo un carcame d'ossa sformate. S'avesse trovato cinque monete, come in un buco nel sasso all'Isola Comacina, certo non avrebbe fatto un guizzo di contento come a quelle ossa ch'avea dinanzi e ch' erano, secondo dicevano i cacciatori, d'una vacca, ed ei voleva fossero d'orso (4), come quei trovati in una grande buca sulla montagna di Torrigia. S'ostinavano e non ccheggiavano dentro la galleria che i due nomi di vacca e d'orso quando, come s'intendesse a chiamarlo, ti spunta proprio in fondo alla galleria, dove siamo, un terribile orso, che a vederci mette un ruggito, che ci fa aggricciar la pelle dal capo ai piedi.
E si fugge? chiese Graffiasanti.
Fuggire? ohibò! si spianano i quattro schioppi, e panfete s'inviano quattro colpi, che risuonarono come mine, addosso all'animale che si contorce, fa tremar la caverna co' ruggiti che gli strappa il dolore, e muore. E l'indomani si torna a Bellano in trionfo con l'orso, che vien pelato, e per l'inverno fa mille servizi al signor Boldoni, che si ha foderato il soprabito. Un altro giorno ci mettiamo in barca e col tirano (5) si vola fino alla Pliniana, dove c'è una fontana che or dà acqua, or s'asciuga e massime quando ha da far temporale (6). Poi si torna indietro e, alla punta della Cavagnola, ancora discendiamo a cercar il luogo dove una volta, diceva lui, sorgeva un tempio, venerando pe' molti pericoli de' naviganti e sacro al divo Nicolao, il cui presidio invocavano con supplici grida nel lor tragitto i nocchieri, e con liete voci iterando ne vanno il
(1) Generalmente si attribuisce l'invenzione della polvere da cannone a due monaci; l'uno è Bertoldo Schwarz detto perciò il frate nero, e l'altro che lo precedette Roggero Bacone, monaco versatissimo nelle scienze, che viveva nel XV secolo. Questa opinione, senz'essere del tutto falsa, è però inesatta, non potendosi attribuire a nessuno l'esclusività di tale invenzione. (A. Besso. Le grandi invenzioni e scoperte antiche e moderne



due campanelle della parocchia ripetuto ogni tanto languidamente dall’eco del monte, faceva affrettare i passi ad un giovane di ventitre anni, uscito in quel punto da una casa, pochi passi fuori del paese. Egli marciava diritto per mezzo della strada, in gran gala, con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello nel taschino de'calzoni, e con una cert'aria di festa e nello stesso tempo di braveria, comune allora anche agli uomini più quieti. Era Renzo, il filatore di seta, il promesso sposo della Lucia, e lo accompagnava l'ospite, che lo alloggiava, un coetaneo, a cui la peste aveva portati via padre, madre, fratelli e sorelle.
Costui, che noi, per dargli un nome, chiameremo Tommaso; cresciuto fin da piccino insieme a Renzo, aveva accolto il compaesano in casa sua a braccia aperte, per modo che, dopo un'assenza di forse due anni da parte del filatore, i due si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d'essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perchè all'uno e all'altro, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all'animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri Era egli cosi poveretto il nostro sposo di non aver una casa sua, una spanna di terren suos Li ebbe, e li aveva, per vero dire, ancora, ma, Dio mio! in quale stato. Il poderetto che faceva lavorare e lavoravā egli stesso, quando il filatoio stava fermo, del cancello non aveva più neppure i gan. gheri, e una vettacciuola, una fronda d'albero, di quelli che ci aveva lasciati nel suo partir per Milano, non si vedeva vedeva passare il muro, a pagarla cento scudi l'una i viti,
Si, e quel monosillabo echeggið sotto la volta della chiesa.

Volse il curato la stessa domanda a Lucia, se intendeva ricevere per marito Renzo Tramaglino; ed ella, con voce tremante dalla segreta commozione, rispose un si, che, di fondo alla chiesa, il marchese non potė udire. Allora don Abbondio, col cuore gonfio di una santa allegrezza per quel sacramento, che univa, secondo l'intendimento di Paolo apostolo, due corpi in un'anima sola, trovo, meglio che sui libri, le poche parole da indirizzare alla copia Quziale.
« Cristiani, figliuoli, la santa Chiesa nostra madre, vi ha, per la mia parola, uniti ad un nodo, che le passioni del mondo potranno alterare, ma che la sola morte può spezzare quaggiù. Dopo tanti guai, tante tribolazioni oggi il Signore vi ha concessa la grazia di essere marito e mo. glie; ma questa grazia Egli non ve l'ha concessa per procurarvi consolazioni mondane, che passano, che finiscono, ma per avviarvi sulla strada che mena alle consolazioni che durano in eterno. Questa nostra, e voi l'avete avu. to a prova, è una miseranda valle di lagrime, una terra di esiglio, da cui dovremo passare, dopo qualche giorno, tutti alla gran patria, lassù. Adunque, amatevi come compagni di viaggio, in cammino per una medesima meta, dove avrete trovarvi per sempre. Voi l'avete visto, Dio che talvolta pare che colmi di favore i prepotenti, ue qui si morse la lingua per essergli scappata la parola di bocca, in presenza dell'amico di fondo alla chiesa, # Dio c'è anche pei poverelli, e, quando meno lo pensano, li soccorre, li tira fuori d'imbroglio, li conforta con qual che grazia, come quella che ha fatto oggi a voi, unendovi in matrimonio. Adunque, se Dio vi concederá figliuoli, fate di allevarli bene, d'istillar loro l'amore della giustizia, l'odio alla prepotenza e la forza di resistere ai travagli della vita, cosi che Dio li possa benedire in ogni cosa, come io, nel Suo Nome, benedico voi. »

Quando don Abbondio, uscendo di chiesa, ando per prendere gli ordini del suo nobile ospite, non ebbero nè l'uno nè l'altro, per due minuti, voce di parlarsi, tant'erano commossi. A Lucia s'erano fatte gonfie e rosse le pupille, come a chi sta per piangere: Agnese e la mercantessa di Milano avevan messo il fazzoletto agli occhi, per nascon. dere le lagrime: Renzo, all'incontro, glielo perdonino i lettori, pensava, più che altro, al trionfo che l'aspettava di salire al palazzotto di don Rodrigo. I testimoni, se mai pensavano qualche cosa, era al pranzo, che la bontà del signor marchese aveva fatto apparecchiare per tutta la comitiva nel suo palazzo. Intanto che s'incamminano fuori del paese, noi spenderemo alcune parole intorno il personaggio del signor marchese.

CAPITOLO II.
Il marchese don Alvaro di Villanane vantava discendere da una di quelle donne superiori al loro sesso, che hanno nome in Francia Giovanna d'Arco, Brigida Avogadro in Brescia, Onorata Rodiani in Cremona e Anita Garibaldi in America. L'eroina spagnuola si chiamava Maria Perez, Giovine di ventitre anni, ella abitava il palazzo signorile di Villanane, nel regno di Castiglia, in compagnia de' suoi due fratelli, Gomez ed Alvaro. Altrettanto robusta del corpo che leggiadra del viso, quasi le repugnava, fin dai primi, anni, adoperare la mano ai lavori proprii

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