Nebrodi: Le Cerrete di monte Trefinaidi e Lago Urio Zilio
near Contrada Felicita, Sicilia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Itinerario Punto punto a/r, breve tratto ad anello
Partenza/arrivo Portella Calcari N 37°58’01.23” - E 14°23'29.19”
Lunghezza km 9,42
Guadagno/perdita mt 668/-668
Pendenza media 11,2%/-11,5%
Pendenza max 42,6/-42,9%
Elevazione min/max mt 791/1098
Tipo di suolo facile: pista forestale 95% con brevi tratti pietrosi, fuori pista 5%
Livello difficoltà Medio (E)
L’escursione si sviluppa sui versanti NW, N, E e SE del monte Trefinaidi, nella porzione occidentale dei Nebrodi.
Due sono gli obiettivi dell’escursione: conoscere le belle e tipiche Cerrete dei Nebrodi, fitte, continue, con alte chiome e con un sottobosco "pulito" senza rovi, e i suoi ambienti umidi, con la meta finale del laghetto naturale Urio Zilio.
L’Inventario Forestale Regionale (IFRS) ha individuato in Sicilia oltre 25.000 ha di boschi di cerro, concentrati quasi esclusivamente sui Monti Nebrodi. Queste cenosi forestali occupano una ampia fascia di vegetazione compresa da quella collinare a quella montana. La massima distribuzione altitudinale si ha sul versante tirrenico, dove le Cerrete si trovano a partire da 400 metri di quota fino a 1.300 m; viceversa sul versante interno la fascia di distribuzione si assottiglia e si sposta verso l’alto, fino a quote anche maggiori di 1.500 mt.
Il Cerro è una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Fagaceae, presente in Sicilia nella varietà base Quercus Cerris e nella sottospecie endemica Quercus Gussonei, con una copertura rispettivamente di 14600 ha (altitudine > 1000 mt) e 9400 ha (400-1000 mt).
Il Cerro forma boschi pressochè puri, con una incidenza della specie superiore all’80%. E’ proprio questa caratteristica a rendere piacevole una escursione nella cerreta. Il piano arboreo alto e molto chiuso dei Cerri limita lo sviluppo del sottobosco, consentendo notevole visibilità all’interno del bosco.
Il Cerro ha tronco dritto e slanciato con rami che si dipartono nel terzo superiore, con branche robuste, le più basse orizzontali e corte, poi ascendenti e sinuose, che formano una chioma dapprima ovale, poi globosa e mediamente densa. Può raggiungere i 30 mt di altezza e diametri del tronco che possono superare il metro.
La corteccia, nei primi anni è grigia e liscia, ma già dopo una decina di anni si formano scanalature sempre più profonde e verticali, interrotte da solchi trasversali stretti di colore grigio scuro che, a differenza delle altre querce, mostrano la zona di crescita di color salmone, molto evidente durante la stagione vegetativa.
Il Cerro (Cerris) ha foglie spesso profondamente lobate, quasi a toccare la nervatura centrale in numero di 4-7 per lato. Sono lunghe da 6 a 11 cm e larghe 4-6 cm, con un picciolo di 0.5-1,5 cm; da giovani sono biancastre, in seguito diventano coriacee e scabre superiormente, per la presenza di peli.
Il Cerro di Gussone si differenzia per la forma delle foglie, più ampie e con margine meno profondamente inciso, oblunghe ad ellittiche, lunghe 10-18 cm.
La fioritura avviene in aprile-maggio. I frutti alla fine del primo anno sono piccoli come gemme e brevemente peduncolati; durante la stagione vegetativa riprendono lo sviluppo e nel mese di ottobre maturano e disseminano.
Le ghiande sono portate sui rami del secondo anno, sono di forma allungata e sono più grandi che nelle altre specie di querce, raggiungendo i 3,5 cm nella varietà Cerris, i 4,2 cm nella varietà endemica Gussonei. La ghianda è attaccata e protetta fino alla metà da una cupola emisferica, formata da squame lunghe e libere anche di 1 cm.
Le ghiande contengono molto tannino e sono pertanto di gusto amaro e poco appetite dagli animali.
Il legno del Cerro è molto duro e pesante, ma non contiene tannino perciò a differenza delle querce a legno pregiato, non è durevole se esposto alle intemperie e soprattutto all'acqua, non è facilmente lavorabile e normalmente tende a spaccarsi lungo le fibre. In genere, il legname veniva utilizzato per traverse ferroviarie, per doghe da botti, raggi di ruote, ma ora viene utilizzato più come ottimo legno da ardere e per la produzione di carbone, migliore ancora del legno delle altre querce in quanto privo di tannino che rallenta la combustione.
L'apparato radicale del Cerro è molto sviluppato, adatto a sopportare anche periodi di siccità, ha un fittone che penetra molto in profondità già all'inizio della crescita e rimane sempre attivo per tutta la vita della pianta.
Il Cerro è una specie a comportamento mesofilo, cioè predilige ambienti umidi. E' limitato dal basso dalle leccete più xerofile (ambienti aridi) e dall'alto dalle faggete più fresche, dove la stagione vegetativa è più corta e le temperature estive non permetterebbero la completa maturazione dei frutti.
Il sottobosco delle Cerrete è generalmente poco sviluppato, per via del piano arboreo molto chiuso. Mancano i rovi, sono presenti arbusti termofili come erica arborea e cisti alle quote più basse, arbusti a rosacee ed agrifoglio a quelle più elevate.
Gli ambienti umidi dei Nebrodi, oltre alla loro particolare bellezza, esprimono aspetti di particolare interesse naturalistico sia dal punto di vista botanico che faunistico.
Le acque che scendono dalle parti alte del monte Trefinaidi ristagnano negli avvallamenti dando origine agli ambienti umidi. Nel nostro percorso si incontrano un paio di margi e, dove la depressione è più significativa, il laghetto Urio Zilio, nostra meta finale.
La vegetazione predominante dei margi è la caratteristica Thypa. Nelle poche pozze di acqua rimaste nel periodo estivo della nostra escursione hanno fatto bella mostra rane e lenticchie d’acqua.
Il laghetto naturale Urio Zilio (superficie 3000 mq) si trova in una depressione del versante SE del monte Trefinaidi, ad una altitudine di 1072 mt. Le condizioni ambientali sono molto simili a quelle del vicino (6 km) lago Urio Quattrocchi, con la differenza che la vegetazione ripariale è presente nella zona centrale del lago, in parte interrata. L’acqua è presente nell’anello esterno, coperta dal verde delle lenticchie d’acqua, Callitriche e Potamogeton.
Ovviamente numerosa è la presenza di anfibi. Non ci è nota la presenza della tartaruga (Emys orbicularis), presente nel lago Urio Quattrocchi.
Km 0 - Il percorso inizia da Portella Calcari, dove possiamo parcheggiare l’auto. Siamo all’esterno del bosco ed è interessante osservare la copertura invasiva dei rovi, che praticamente spariranno all’interno della Cerreta. Superato un cancello ci troviamo subito all’interno della Cerreta.
Km 0,48 - una breve deviazione a sinistra ci consente di vedere un laghetto collinare che raccoglie le acque destinate agli allevamenti bovini a valle;
km 0,89 - panorama verso il Tirreno
km 1,86 - deviazione sn
km 2,35 - querceta da sughero
km 3,09 - bivio ds
km 3,24 - bivio sn inizio di un breve tratto ad anello
km 3,80 - bivio ds
km 3,95 - ambiente umido margio
km 4,17 - bivio sn (ds ritorno tratto ad anello)
km 4,23 - esemplare di Cerro
km 4,77 - lago Urio Zilio
km 4,77-5,07 percorso sulle sponde del lago
km 5,07 - ritorno sullo stesso percorso dell’andata ad eccezione della deviazione a km 5,67 per un breve tratto ad anello
km 6,3 - deviazione a sn, fine tratto ad anello, ritorno sul percorso dell’andata
Waypoints
Santuario Letto Santo
Santuario Letto Santo Il Santuario del Letto Santo è un importante luogo di culto situato in una delle località più suggestive di Santo Stefano di Camastra. Si tratta di un meraviglioso edificio che è spesso sede di numerosi pellegrinaggi, oltre ad essere il luogo in cui ha inizio l’annuale Festa del Letto Santo, la quale coinvolge tutta la città e i suoi cittadini. Il Santuario del Letto Santo si trova a circa 10 km dal centro storico di Santo Stefano di Camastra, immerso in un ambiente paesaggistico ricco di verde e da cui è possibile godere di incantevoli panorami, rendendo questo luogo largamente frequentato non solo dai fedeli ma anche dai turisti, i quali non perdono certo l’occasione di visitare uno dei posti più belli della città. Le origini del Santuario del Letto Santo sono ancora oggi incerte, in quanto la maggior parte dei documenti relativi alla sua edificazione sono andati perduti. Dalle informazioni rimaste si può accertare la sua esistenza già durante il periodo normanno, quindi XI e XII secolo. Originariamente, questo santuario apparteneva all’Abazia Benedettina della Santissima Trinità di Mileto, mentre dal 1454 è passato alle dipendenze dell’Abazia di Sant’Anastasia di Castelbuono. Durante l’Ottocento, il Santuario del Letto Santo è stato ristrutturato e arricchito dalla presenza di una piccola chiesa dotata di una sola navata. Il Santuario del Letto Santo, durante la sua storia, è stato utilizzato sia come convento che come punto di ritrovo per i pellegrini, soprattutto in occasione di alcune festività religiose che hanno luogo proprio in questa struttura religiosa. Il santuario è oggi composto da un edificio più grande, quello originario, e da uno più piccolo, in cui vi è la Chiesa. Tra i locali più suggestivi di cui si compone vi è la stanza degli “ex voto”, trattasi del luogo in cui sono raffigurati i miracoli e le grazie concesse dal Letto Santo ai suoi fedeli, tanto che la città di Santo Stefano di Camastra conta un gran numero di suoi devoti. Il Santuario del Letto Santo è un luogo quasi sempre aperto al pubblico, permettendo ai devoti e a tutti quelli che scelgono di trascorrere le proprie vacanze a Santo Stefano di Camastra di visitarlo in qualsiasi momento, così da poterne ammirare le sue bellezze architettoniche e il suo affascinante stile artistico.
Portella Calcari
Portella Calcari
Bivio ds
Bivio ds
Andata bivio sn
Andata bivio sn
Bivio ds
Bivio ds
Bivio sn
Bivio sn
MonteTrefinaidi
MonteTrefinaidi
Monte Madonna della Neve
Monte Madonna della Neve
Ritorno bivio sn
Ritorno bivio sn
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