Mulini Covoli e Eremi
near Mossano, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Waypoints
Mulini
I mulini non sono molto lontani dal punto di partenza; nonostante siano rimasti solo due mulini idraulici attivi, in passato lungo la strada ve n’erano ben 12, tutti di origine medievale. Il primo è molto ben ristrutturato e molto scenografico, mentre la ruota del secondo non viene fatta girare dall'acqua. Il nome stesso della strada, via Calbin, è strettamente legato alla storia della contrada. Si vocifera difatti che il controllo delle acque fosse assegnato a un certo Calbino che, in epoca medievale, riscuoteva denaro in cambio dell’utilizzo dell’acqua del ruscello; azionando una chiusa per interromperne il flusso e il lavoro dei mugnai in caso di mancato pagamento. Nel risalire brevemente la strada asfaltata vi troverete presto in una piccola contrada. Se osservate bene, sul lato sinistro della strada passa uno stretto corso d’acqua che, come potete osservare poco sopra la cascata, andava ad alimentare i mulini (tutti sistemati negli edifici a sinistra) e proprio qui si trova ancora la chiusa che veniva gestita dal Calbino! L’altra ruota ancora funzionante è quella del Mulino Dalla Pozza in via Calbin numero 77. L’aia antica è rustica, con le sue basse case in sasso e il mulino ad azionare l’antica macina in pietra, utilizzata in passato per la produzione di farine. Sfortunatamente, questo mulino si trova in una proprietà privata ed apre solo in occasione della Festa dei Mulini e la Festa del Pescegatto (durante il secondo e terzo finesettimana di Giugno), durante la quale la macina torna in funzione ed è possibile visitarla liberamente. Durante questi quattro giorni è possibile inoltre prendere parte ai festeggiamenti della via, danzando nel vecchio fienile e mangiando all’aperto, sotto le foglie del vigneto della fattoria.
San Giovanni in Monte
La parrocchia attuale fu istituita dal vescovo Carlo Zinato per soddisfare le esigenze religiose degli abitanti del luogo, una vasta area collinare divisa tra i comuni di Barbarano Mossano, Zovencedo e Arcugnano[senza fonte]. Un centro parrocchiale sorse nel 1953, cui si aggiunsero presto la parrocchiale (1954), la canonica (1955) e il campanile (1957-1962). L'edificio, sebbene di forme moderne, conserva pregevoli opere provenienti dalla vecchia chiesa. Tra queste, spiccano la pala San Giovanni che battezza Cristo attribuita ad Alessandro Maganza (anche se alcuni tratti rimandano a Palma il Giovane), e una statua policroma del patrono.
Gruppi di covoli
Una serie di grotte naturali, i “Covoli delle Tette“, insenature nella roccia che devono questo nome alla particolare forma tondeggiante delle stalattiti sulla volta del Covolo principale.
Grotta di San Bernardino
La Grotta di San Bernardino, con il deposito archeologico stratificatosi per oltre tre metri al suo interno, costituisce una testimonianza di straordinaria importanza per lo studio dell’ambiente e del popolamento umano nell’area berica e, più in generale, veneta durante il Paleolitico. In tempi più recenti, la grotta fu intensamente frequentata in età medievale e moderna, in particolare in occasione delle predicazioni compiute da San Bernardino da Siena nella prima metà del Quattrocento. Sia il percorso di accesso, provvisto di punti di sosta, sia l’interno della grotta sono stati recentemente attrezzati e risultano facilmente accessibili. Storia della ricerca e degli studi La Grotta di San Bernardino, frequentata anche in età medievale e moderna, fu purtroppo sterrata sino alla roccia di fondo sul finire del XIX secolo, determinando l’asportazione di gran parte delle testimonianze archeologiche e paleofaunistiche. Le attività di scavo sistematico iniziarono soltanto molti decenni dopo, una volta accertata la presenza di una porzione di statigrafia superstite presso l’ingresso. Le indagini furono condotte dall’Università di Ferrara tra il 1959 e il 1961 e, più recentemente, tra il 1986 e il 1995. Nelle immediate vicinanze gli scavi interessarono anche la Grotta minore. La grotta maggiore di San Bernardino, sovrastata da un suggestivo pinnacolo roccioso è rivolta verso il bel panorama della pianura veneta. La cavità è lunga una trentina di metri, larga 7-11 m e alta 10-12 m. La grotta fu frequentata per un lunghissimo periodo a partire da 100.000 anni fa, nel corso del Paleolitico medio e superiore e anche in epoca successiva. Le testimonianze archeologiche più cospicue rinvenute negli scavi riguardano la presenza dell’uomo di Neanderthal. Purtroppo gran parte del deposito archeologico, in particolare la porzione più interna e quella superficiale, fu asportata sul finire dell’Ottocento, ma lo svuotamento della grotta risparmiò fortunatamente il settore anteriore, in corrispondenza del muro medievale che si erge all’ingresso. In questo punto sono efficacemente musealizzate le interessantissime “pareti di scavo” (prof. max. 3,5 m), raggiungibili scendendo una scala metallica attrezzata, che offrono non solo una testimonianza della frequentazione del sito da parte dell’uomo e dei mutamenti climatici intercorsi nella Preistoria, ma anche un esempio delle moderne tecniche di scavo stratigrafico applicate dagli archeologi. Interessanti sono anche le riproduzioni di un focolare acceso dall'uomo di Neanderthal all’ingresso della grotta (uno dei più antichi sinora conosciuti) e di un accumulo di schegge di selce lavorata rinvenuto nelle vicinanze. Assai modeste sono invece le testimonianze antropiche raccolte nella vicina Grotta minore (selci lavorate di tecnica musteriana attribuibili all’uomo di Neanderthal).
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Information
Easy to follow
Scenery
Easy
Bellissimo percorso fatto inizio primavera. D'estate potrebbe essere più difficile x il caldo.