Monti Prenestini. Ciciliano. Trebula Suffenas - Rocca de Lice - Cascate della Rocchetta - Cascata Parabocio.
near Passo della Fortuna, Lazio (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Prenestini, Simbruini, Lucretili, Sabini, di acqua da queste montagne ne sgorga parecchia e lo sapevano gli Equi e lo seppero i romani e nel medioevo ancora fu una fortuna averla accanto ai castelli arroccati. Oggi, tolto il fatto che l'acqua mediante l'Acea rifornisce i comuni della zona nonché gli impianti che la conducono a Roma, rimane perlopiù a vantaggio degli animali selvatici e di allevamento ma non solo, per coloro che amano immergersi nei boschi e risalire o scendere i ripidi sentieri lo spettacolo più grande sarà trovarsi di fronte a questi prodigi della natura.
Si parte dall'Osteria Passo della Fortuna. Il luogo prende il nome da un tempietto di età arcaica dedicato alla Dea Fortuna che si trovava nei pressi del crocevia delle rotte di transumanza che collegavano Tibur con Praeneste. Nei pressi del luogo sacro nel XVII secolo venne realizzata una casa di posta o osteria che ospitava viandanti e barrocciai che attraversavano la via Empolitana.
Poco oltre troviamo la Chiesa ed Ospedale Santa Maria Maddalena del 1400, ricostruito nel corso del 1600 offriva ospitalità ai pellegrini diretti al Santuario della Mentorella.
Ancora più avanti, nella tenuta della Villa Manni si trovano i resti dell'antico abitato degli Equi, Trebula Suffenas o Casale dei Suffenati sorto nel VII secolo a.C. e attivo sino al IV secolo d.C. L'area archeologica è visitabile e prezzi ed orari sono esposti all'ingresso della villa.
Si sale sul selciato di un'antica strada, la salita non è impegnativa e la strada ampia. Si gode di un ottimo panorama che spazia dai Monti Simbruini ai Monti Lucretili.
Un cancello arrugginito sbarra il passo, cartelli di zone assegnate alla caccia al cinghiale sono esposti tutti intorno, fortunatamente il cancello si apre e di cacciatori oggi nemmeno l'ombra.
Si continua a salire in un'area boschiva adibita al taglio della legna. Superato un vecchio abbeveratoio per gli animali si arriva in prossimità dei ruderi della Rocchetta.
Il castello sorto intorno all'anno mille su di uno sperone ad un'altitudine di 767m offre un privilegiato punto di vista su tutta la valle dalla quale appaiono in un'atmosfera fredda e umida Sambuci, Saracinisco, Cerreto Laziale, Gerano etc...
Il castello chiamato anche Rocca de Lice (da ilex=leccio) rimase in piedi sino al 1500 quando Ciciliano passò in mano alla famiglia Theodoli perdendo di valore.
Si continua lungo la sterrata, l'acqua scorre lungo la strada e affiora qua e la dal pendio boscoso. Si supera il bivio che raggiunge la Mentorella dalle Cimate e si arriva infine alla Fonte della Nocchia che getta acqua copiosa e cristallina lungo il fosso.
Seguendo il Fosso della Nocchietta sulla sinistra orografica (anche se noi lo abbiamo per un tratto percorso sulla destra ammirando un paio di piccole cascate) si arriva ad un primo importante salto di roccia (che da vita ad una bella cascata) che anticipa quello più grande molto più in basso.
Il sentiero non è segnato, si districa tra qualche rovo e in alcuni punti è esposto essendo prossimo al precipizio del fosso. L'acqua erodendo i margini del terreno ha creato un discreto dislivello che può risultare antipatico con fondo fangoso e scivoloso. Fate attenzione!
Si scende seguendo lo scroscio dell'acqua sino a giungere in un punto dal quale è possibile ammirare la Cascata della Rocchetta dall'alto. L'impatto è impressionante.
Si continua a scendere con difficoltà su terreno scivoloso sino a raggiungere il greto del torrente. Lo si risale guadando e affondando le scarpe nell'acqua cristallina sino al punto dal quale si può osservare per la quasi totalità questo straordinario lavoro della natura.
Per chi fosse attrezzato si può anche superare la parete di roccia sulla quale scorre veloce e fredda l'acqua e raggiungere la base della cascata. Noi ci siamo accontentati di vederla a distanza.
Si torna indietro per un breve tratto e ora si sale sulla destra orografica del fosso dando spinta con i quadricipiti per superare il tratto in pendenza molto scivoloso ed in parte esposto che ci separa dal sentiero della Rocchetta.
D'ora in poi tutto torna più semplice. Si raggiunge il bivio per il sentiero dei Pellegrini che conduce alla Mentorella e si prende la direzione per Ciciliano. Piccolo excursus sulla prominenza panoramica accanto al bivio.
Ora si scende, con attenzione, su un sentiero segnato con bolli CAI e che tra zig zag e piccoli saltelli pietrosi conduce sino ai terreni agricoli. Di nuovo una recinzione apribile e ci si trova su di una comoda carrareccia. Tre cani si incontreranno in questo punto. Due custoditi dietro una recinzione, uno libero ma che seppur abbaiando rimane a distanza.
Eccoci infine alla cascata del Parabocio. Bellissima anche questa, con le sue acque cristalline ha come caratteristica peculiare quella di essere sormontata da un masso gigante sotto il quale, appunto da un "buco", fuoriesce l'acqua.
Il torrente qui imbrigliato offre la possibilità di farsi osservare in altri piccoli salti che danno vita a interessanti cascatelle.
Il giro si conclude poco dopo tornando al bivio accanto alla Villa Manni. Non ci rimane che far visita al Borgo di Cicliano e più tardi a quello innevato di Monte Guadagnolo dal quale fanno bella mostra le cime imbiancate della catena dei Simbuini.
Si parte dall'Osteria Passo della Fortuna. Il luogo prende il nome da un tempietto di età arcaica dedicato alla Dea Fortuna che si trovava nei pressi del crocevia delle rotte di transumanza che collegavano Tibur con Praeneste. Nei pressi del luogo sacro nel XVII secolo venne realizzata una casa di posta o osteria che ospitava viandanti e barrocciai che attraversavano la via Empolitana.
Poco oltre troviamo la Chiesa ed Ospedale Santa Maria Maddalena del 1400, ricostruito nel corso del 1600 offriva ospitalità ai pellegrini diretti al Santuario della Mentorella.
Ancora più avanti, nella tenuta della Villa Manni si trovano i resti dell'antico abitato degli Equi, Trebula Suffenas o Casale dei Suffenati sorto nel VII secolo a.C. e attivo sino al IV secolo d.C. L'area archeologica è visitabile e prezzi ed orari sono esposti all'ingresso della villa.
Si sale sul selciato di un'antica strada, la salita non è impegnativa e la strada ampia. Si gode di un ottimo panorama che spazia dai Monti Simbruini ai Monti Lucretili.
Un cancello arrugginito sbarra il passo, cartelli di zone assegnate alla caccia al cinghiale sono esposti tutti intorno, fortunatamente il cancello si apre e di cacciatori oggi nemmeno l'ombra.
Si continua a salire in un'area boschiva adibita al taglio della legna. Superato un vecchio abbeveratoio per gli animali si arriva in prossimità dei ruderi della Rocchetta.
Il castello sorto intorno all'anno mille su di uno sperone ad un'altitudine di 767m offre un privilegiato punto di vista su tutta la valle dalla quale appaiono in un'atmosfera fredda e umida Sambuci, Saracinisco, Cerreto Laziale, Gerano etc...
Il castello chiamato anche Rocca de Lice (da ilex=leccio) rimase in piedi sino al 1500 quando Ciciliano passò in mano alla famiglia Theodoli perdendo di valore.
Si continua lungo la sterrata, l'acqua scorre lungo la strada e affiora qua e la dal pendio boscoso. Si supera il bivio che raggiunge la Mentorella dalle Cimate e si arriva infine alla Fonte della Nocchia che getta acqua copiosa e cristallina lungo il fosso.
Seguendo il Fosso della Nocchietta sulla sinistra orografica (anche se noi lo abbiamo per un tratto percorso sulla destra ammirando un paio di piccole cascate) si arriva ad un primo importante salto di roccia (che da vita ad una bella cascata) che anticipa quello più grande molto più in basso.
Il sentiero non è segnato, si districa tra qualche rovo e in alcuni punti è esposto essendo prossimo al precipizio del fosso. L'acqua erodendo i margini del terreno ha creato un discreto dislivello che può risultare antipatico con fondo fangoso e scivoloso. Fate attenzione!
Si scende seguendo lo scroscio dell'acqua sino a giungere in un punto dal quale è possibile ammirare la Cascata della Rocchetta dall'alto. L'impatto è impressionante.
Si continua a scendere con difficoltà su terreno scivoloso sino a raggiungere il greto del torrente. Lo si risale guadando e affondando le scarpe nell'acqua cristallina sino al punto dal quale si può osservare per la quasi totalità questo straordinario lavoro della natura.
Per chi fosse attrezzato si può anche superare la parete di roccia sulla quale scorre veloce e fredda l'acqua e raggiungere la base della cascata. Noi ci siamo accontentati di vederla a distanza.
Si torna indietro per un breve tratto e ora si sale sulla destra orografica del fosso dando spinta con i quadricipiti per superare il tratto in pendenza molto scivoloso ed in parte esposto che ci separa dal sentiero della Rocchetta.
D'ora in poi tutto torna più semplice. Si raggiunge il bivio per il sentiero dei Pellegrini che conduce alla Mentorella e si prende la direzione per Ciciliano. Piccolo excursus sulla prominenza panoramica accanto al bivio.
Ora si scende, con attenzione, su un sentiero segnato con bolli CAI e che tra zig zag e piccoli saltelli pietrosi conduce sino ai terreni agricoli. Di nuovo una recinzione apribile e ci si trova su di una comoda carrareccia. Tre cani si incontreranno in questo punto. Due custoditi dietro una recinzione, uno libero ma che seppur abbaiando rimane a distanza.
Eccoci infine alla cascata del Parabocio. Bellissima anche questa, con le sue acque cristalline ha come caratteristica peculiare quella di essere sormontata da un masso gigante sotto il quale, appunto da un "buco", fuoriesce l'acqua.
Il torrente qui imbrigliato offre la possibilità di farsi osservare in altri piccoli salti che danno vita a interessanti cascatelle.
Il giro si conclude poco dopo tornando al bivio accanto alla Villa Manni. Non ci rimane che far visita al Borgo di Cicliano e più tardi a quello innevato di Monte Guadagnolo dal quale fanno bella mostra le cime imbiancate della catena dei Simbuini.
Waypoints
Comments (13)
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Ciao, ho notato che molti confondono la cascata della Rocchetta con quella del Parabocio, spesso le foto si mescolano, nell'una o l'altra descrizione. Do per scontato che le tue informazioni siano sempre quelle esatte.
Domanda: a parte i cani hai notato la presenza di altri animali, lupi, cinghiali?
Ciao, potrebbero esserci cinghiali e lupi anche se io non l'ho notati. Per il resto si tratta di un'escursione per l'80% con livello di difficoltà facile, poi per la cascata della Rocchetta bisogna fare molta attenzione.
Grazie mille, le tue recensioni sono sempre impeccabili👍
I have followed this trail verified View more
Information
Easy to follow
Scenery
Moderate
Interessante il percorso che hai condiviso. Quei posti non li concoscevo.
Ho girato anche un video dell'escursione che è stata molto bella.
https://vimeo.com/822470843
Grazie mille!
Grazie a te per la recensione positiva!
Ottima descrizione! Spero di provare presto il percorso
la camminata è quasi tutta su strada bianca e non sentiero vero e proprio?
Ciao Manuele, la prima parte del percorso è su strada bianca fino all'impianto idrico poi diventa sentiero CAI, per raggiungere la cascata della Rocchetta il percorso non è segnato, è molto complesso e scosceso nel tratto in cui si raggiunge il fondo del fosso, per arrivare fin sotto la cascata bisogna essere pratici ed esperti. Terminata la visita alla Rocchetta si intercetta il sentiero CAI comodo che conduce alla cascata del Parabocio.
Con il caldo lo vedi fattibile il percorso?
Il percorso è fattibile anche in estate ma bisogna vedere quanta acqua c'è alle cascate.
Grazie
Dicevo è ombreggiato?
Si Giuseppe, in gran parte, credo sia abbastanza fresco rispetto ai luoghi di pianura, altro non so dirti, questi luoghi li frequento prevalentemente in autunno o in inverno.