Monti della Laga: Pizzo di Moscio, Pelone sud, Spaccato e Gorzano
near Preta, Lazio (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Lungo e impegnativo percorso nel cuore del massiccio della Laga, con partenza dal Sacro Cuore (3 km di strada asfaltata ma malconcia da Capricchia, frazione di Amatrice).
Lasciata l'auto sullo spiazzo, si prende il sentiero 300B che sale da Preta e ci si inoltra nella faggeta di Selva Grande, con pendenza appena percettibile nei primi 3 km. Lungo il tragitto si incrociano numerosi torrentelli che offrono la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi: il più grande di essi è il Fosso di Gorzano, che si guada facilmente in località Piani Fonte.
Da questo momento il sentiero da seguire è il 337 (mentre il 3300B se ne va a nord per poi dirigersi verso Amatrice), che esce dalla faggeta a quota 1.715 mt e poi costeggia le pendici erbose della Solagna, regalando panorami stupendi sulle cime sovrastanti e sulla vallata, mentre lo scroscio delle numerose cascatelle fa da piacevole colonna sonora all'escursionista.
La pendenza si fa più accentuata fino a raggiungere la Sella della Solagna (2.221 mt), dove è quasi inevitabile essere investiti dal vento, che soffia quasi costantemente sulle creste più alte della Laga. Si prende a sinistra il sentiero 301 che in circa 1 km conduce alla vetta del Pizzo di Moscio (2.411 mt, grande croce di metallo ed edicola dedicata alla Madonna), quarta cima più elevata del massiccio. Nella mia traccia compare una deviazione, sia in salita che in discesa, per evitare un enorme gregge che pascolava proprio sulle pendici del monte,
Tornati alla Sella della Solagna, si percorre l'ampia cresta erbosa per raggiungere la doppia cima del monte Pelone meridionale (2.259 mt): i due mucchi di pietre, uno dei quali reso più solenne da una targa del GEM (Gruppo Escursionisti Majella), distano 200 metri l'uno dall'altro.
Da qui con un saliscendi più accentuato si giunge in 1,3 km alla vetta del Monte Spaccato (2.283 mt, mucchio di sassi), che intuisco debba il suo nome alle profonde spaccature nella roccia, la più grande delle quali, appena sotto la vetta, può diventare d'inverno un insidiosissimo crepaccio. Bellissima da qui la vista verso nord con il Pizzo di Moscio e la Cima Lepri, e quella a destra, con l'imponente e verticale parete nord del Gorzano.
Da qui la via che porta alla vetta del Gorzano, quasi 200 metri più in alto, sembra ripidissima e scoraggiante, ma avvicinandosi ci si rende conto che il dislivello è ben ammortizzato dal sentiero e dagli scalini naturali presenti un po' ovunque.
Si tocca la cima (2.458 mt, croce di metallo) con la consapevolezza di essere nel punto più elevato non solo del massiccio della Laga, ma dell'intero Lazio, e si può iniziare subito a scendere sulla dorsale ovest del Gorzano, lungo il sentiero 305 (il 301 prosegue sulla lunghissima cresta sud, fin sopra il lago di Campotosto).
La discesa in cresta si può fare a passo veloce per 3 km, perdendo circa 450 metri di dislivello, ma quando il sentiero entra nel bosco le cose cambiano: il sentiero diventa strettissimo e a tratti molto esposto e bisogna procedere con grande cautela. In un paio di passaggi occorre addirittura fare manovra di disarrampicata tra i massi, aiutandosi con le mani, e comunque è richiesta sempre la massima concentrazione per via della pendenza accentuata e delle insidie del terreno (foglie e rami secchi). Un percorso che va assolutamente evitato quando il terreno è bagnato!
In linea di massima i segni rossi sugli alberi sono abbastanza frequenti, ma un paio di volte sono uscito per sbaglio dal sentiero e ho dovuto recuperare la giusta traiettoria.
L'anello si chiude dopo 19 km e quasi 1.800 metri di dislivello: in breve, è per molti ma non proprio per tutti.
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Lasciata l'auto sullo spiazzo, si prende il sentiero 300B che sale da Preta e ci si inoltra nella faggeta di Selva Grande, con pendenza appena percettibile nei primi 3 km. Lungo il tragitto si incrociano numerosi torrentelli che offrono la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi: il più grande di essi è il Fosso di Gorzano, che si guada facilmente in località Piani Fonte.
Da questo momento il sentiero da seguire è il 337 (mentre il 3300B se ne va a nord per poi dirigersi verso Amatrice), che esce dalla faggeta a quota 1.715 mt e poi costeggia le pendici erbose della Solagna, regalando panorami stupendi sulle cime sovrastanti e sulla vallata, mentre lo scroscio delle numerose cascatelle fa da piacevole colonna sonora all'escursionista.
La pendenza si fa più accentuata fino a raggiungere la Sella della Solagna (2.221 mt), dove è quasi inevitabile essere investiti dal vento, che soffia quasi costantemente sulle creste più alte della Laga. Si prende a sinistra il sentiero 301 che in circa 1 km conduce alla vetta del Pizzo di Moscio (2.411 mt, grande croce di metallo ed edicola dedicata alla Madonna), quarta cima più elevata del massiccio. Nella mia traccia compare una deviazione, sia in salita che in discesa, per evitare un enorme gregge che pascolava proprio sulle pendici del monte,
Tornati alla Sella della Solagna, si percorre l'ampia cresta erbosa per raggiungere la doppia cima del monte Pelone meridionale (2.259 mt): i due mucchi di pietre, uno dei quali reso più solenne da una targa del GEM (Gruppo Escursionisti Majella), distano 200 metri l'uno dall'altro.
Da qui con un saliscendi più accentuato si giunge in 1,3 km alla vetta del Monte Spaccato (2.283 mt, mucchio di sassi), che intuisco debba il suo nome alle profonde spaccature nella roccia, la più grande delle quali, appena sotto la vetta, può diventare d'inverno un insidiosissimo crepaccio. Bellissima da qui la vista verso nord con il Pizzo di Moscio e la Cima Lepri, e quella a destra, con l'imponente e verticale parete nord del Gorzano.
Da qui la via che porta alla vetta del Gorzano, quasi 200 metri più in alto, sembra ripidissima e scoraggiante, ma avvicinandosi ci si rende conto che il dislivello è ben ammortizzato dal sentiero e dagli scalini naturali presenti un po' ovunque.
Si tocca la cima (2.458 mt, croce di metallo) con la consapevolezza di essere nel punto più elevato non solo del massiccio della Laga, ma dell'intero Lazio, e si può iniziare subito a scendere sulla dorsale ovest del Gorzano, lungo il sentiero 305 (il 301 prosegue sulla lunghissima cresta sud, fin sopra il lago di Campotosto).
La discesa in cresta si può fare a passo veloce per 3 km, perdendo circa 450 metri di dislivello, ma quando il sentiero entra nel bosco le cose cambiano: il sentiero diventa strettissimo e a tratti molto esposto e bisogna procedere con grande cautela. In un paio di passaggi occorre addirittura fare manovra di disarrampicata tra i massi, aiutandosi con le mani, e comunque è richiesta sempre la massima concentrazione per via della pendenza accentuata e delle insidie del terreno (foglie e rami secchi). Un percorso che va assolutamente evitato quando il terreno è bagnato!
In linea di massima i segni rossi sugli alberi sono abbastanza frequenti, ma un paio di volte sono uscito per sbaglio dal sentiero e ho dovuto recuperare la giusta traiettoria.
L'anello si chiude dopo 19 km e quasi 1.800 metri di dislivello: in breve, è per molti ma non proprio per tutti.
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Waypoints
Intersection
5,051 ft
Terzo bivio
Il bivio del Monte Gorzano (1.559 mt): a destra il sentiero 365 sale verso la dorsale ovest del Gorzano, a sinistra si prosegue verso Pizzo di Moscio
Intersection
5,060 ft
Quarto bivio
Bivio tra il sentiero 300 e il 337: si prende quest'ultimo, sulla destra
Waypoint
5,628 ft
Sì esce dalla faggeta
Punto di uscita dalla faggeta di Selva Grande, a quota 1,715 mt
Fauna
7,524 ft
Cavalli al pascolo
Un gruppo di cavalli bradi poco sotto la vetta del Pizzo di Moscio
Summit
7,393 ft
Monte Pelone meridionale (prima vetta)
Vetta del Pelone meridionale (2.259 mt) con targa del Gruppo Escursionistico Majella
Summit
7,398 ft
Monte Pelone meridionale (seconda vetta)
Mucchio di pietre a 200 metri dalla prima vetta del Pelone meridionale (2.259 mt). In effetti, questa corrisponde alle coordinate del Garmin
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