Monti della Destra Mis: Spìgol Séch e Monte Morséca o Morsecca Bassa – rientro per il Viàz La Lasta e il Cógol della Gióza
near Gene Media, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Salita a una cima che per ognuna delle vie possibili presenta varie difficoltà tecniche e/o di orientamento.
Proprio la varietà contraddistingue il giro ad anello scelto in questo caso.
Oltre a tratti di normali sentierini, si affrontano ripidi di tutti i tipi tra “loppe” di erba e roccette con brevi passi di arrampicata, nonché vari brevi tratti di cengia e una “cengia vera” al rientro per La Lasta.
Per praticità di descrizione mi riferisco a questa cengia con il toponimo “Viàz La Lasta” anche se, a mia conoscenza, non ha un nome proprio definito.
La discesa finale dopo il Viàz La Lasta è sul tracciato normale che collega il Ponte di Gena a Forzèla Agneléze o de le Scortegàde – vedi itinerario → Monti della Destra Mis: Forcella e Monte Agnelezze o Agneléze per la Val Scortegàde dalla Valle del Mis a Pattine.
Quest’ultima parte non è tecnicamente difficile rispetto al resto, ma è meglio averla già fatta in salita per non andare in affanno se si è in debito di tempo.
Tra i vari ripidi da affrontare nella prima parte dell’escursione ce n’è uno che, a mio giudizio, “richiede a gran voce” l’utilizzo dei ramponcini forestali o da prato per avere più margine di sicurezza.
La guida di riferimento è: “Agneléze Erèra Pizzòcco Monti della Destra Mis” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti (FONDAZIONE GIOVANNI ANGELINI CENTRO STUDI SULLA MONTAGNA).
Salita dal Ponte di Gena allo Spìgol Séch o Spìgol Séc
Dopo aver attraversato l’area di ingresso e il vialetto di avvicinamento ai Cadìni del Brentón, si imbocca il sentiero che va in direzione di Casera Morseca.
Si attraversa l’impluvio della Val Brentón appena sopra una cascatella e si prosegue fino al tornante destro di pochi metri oltre quota 700 – è l’ultimo tornante prima di Casera Morseca o Morsecca e rappresenta il bivio di andata e ritorno di questa escursione.
Al tornante si va diritti attraversando un ruscello, inizialmente si sale con alcune svolte e in poco più di 10 minuti si arriva all’attraversamento di un canale sotto un’altissima e spettacolare cascata.
Poi si arriva a un’insellatura con promontorio dove bisogna salire sul filo di dorsale che sta dal lato opposto del promontorio.
Con diagonale tendenza salita si raggiunge il fondo roccioso di un canale oltre il quale si taglia verso est fino alla base del tratto ripido dello Spìgol Séch.
Fino a qui tagli di rami e ometti guidano bene.
Il ripido dello Spìgol Séch ha tratti molto ripidi sempre guidati dai rami tagliati e quasi sempre discretamente gradinati – c’è una “certa esposizione” in qualche breve passaggio e serve attenzione.
La guida scrive «… in discesa ci si può assicurare sui mughi».
Il tratto ripido più esposto sulla cresta è di circa 130/140 metri di dislivello e poi si entra su un facile crinale boschivo.
Il crinale boschivo è una salita continua in leggera pendenza, e la vetta dello Spìgol Séch è fissata su una “mini elevazione arrotondata” di quota 1148 dove c’è una grossa pietra con alla base segni di fuoco da bivacco.
Alla fine del tratto ripido c’è un pulpito che è un ottimo punto di osservazione su tutta la parete nord-ovest della Róa Bianca che sta sopra la Val Brentón Orientale; da qui è possibile osservare tutto lo sviluppo della Zéngia Bruta della Róa Bianca … per chi sa dove scorre – vedi itinerario → Monti della Destra Mis: Zéngia Bruta (o Zéngia Burta o Zengión Nord) della Róa Bianca dal km 13-III SP 2 Valle del Mis.
Dallo Spìgol Séch o Spìgol Séc alla Morséca o Morsecca Bassa
Dall’elevazione di vetta dello Spìgol Séch si continua sul crinale boschivo seguendo tagli di rami e ometti che vanno verso Porta Alta in testata della Val Brentón Occidentale.
La via boschiva si sposta verso destra direzione salita con vista su un canale che la affianca di lato.
Più o meno a quota 1250 bisogna abbandonare la dorsale di salita per Porta Alta e attraversare verso destra il canale poco sotto una serie di salti impraticabili.
Dall’altro lato si entra in un bosco e si va lungamente in direzione nord.
È un tratto senza sentiero definito per la prima parte: seguendo le indicazioni della guida, e tutti i riferimenti di quota indicati per attraversare nei punti più agevoli i primi canali-fossati, ho sempre visto tracce discontinue di animali ma non sentieri “lavorati dall’uomo”.
Comunque, dopo l’inizio ci si alza abbastanza regolarmente in diagonale, si passa un “solco terroso” infido (alzandomi qualche metro ho trovato un passaggio sicuro) e si arriva a quota 1370 circa indicata dalla guida al punto di facile attraversamento di un canale di roccia bianca.
Ora la guida indica che bisogna proseguire in leggera discesa diagonale fino a quota 1340 all’attraversamento della confluenza di due canali.
Io sono arrivato un po’ basso e ho risalito una decina di metri perché il passaggio qui è veramente obbligato sopra un salto.
Attraversando esattamente alla confluenza c’è un mini-covolo proprio di fronte, e si nota una lista-cengetta erbosa che si raggiunge con pochi metri di salita a fianco del secondo canale di confluenza.
All’inizio della lista-cengetta – molto opportunamente – inizia un tratto con rami tagliati di segnalazione e qualche ometto.
La lista-cengetta aggira, con breve tratto in forte esposizione, un costone erboso e poi il sentierino porta dentro un vallone e di fronte a una coppia di covoli.
Si risale il vallone per un 30/40 metri di dislivello e poi i rami tagliati fanno uscire verso destra per un sentierino che porta sotto il punto – a mio giudizio – più difficile dell’escursione, per lo meno il “più atipico”.
Qui si attraversa facilmente l’impluvio dell’ennesimo canale e la guida scrive «… piegando a NE, si sale diritti su roccia e loppa a imboccare un evidente canalone e per questo si raggiunge (qualche passo di arrampicata) la forcelletta che stacca dal crinale sud-orientale della Bareta del Prete la cuspide 1520 m IGM».
È tutto molto evidente e MOLTO delicato.
È un ripidissimo muro di loppe e roccette: circa 100 metri di dislivello ma qui il GPS non è affidabile per dare un numero preciso.
Vista la maggior area coperta da loppe, ho guardato bene da sotto una linea di massima da tenere e sono salito con i ramponcini evitando le roccette (non perfettamente asciutte all’ora di passaggio) tranne dei singoli passi su larghi appoggi.
Qui sarebbe difficile organizzare una discesa sicura.
Seguendo le loppe si arriva alcuni metri a sinistra del canalino finale di uscita.
Ho tolto i ramponcini e ho traversato seguendo una linea il meno esposta possibile finendo sotto un paio di saltini su roccette solide superabili con singoli passaggi di II° grado.
A mio giudizio non è il caso di traversare più alti ed esposti per evitare questi saltini, perché un traverso più alto non sarebbe comunque meno del II° grado, e dentro il canalino finale si è più protetti.
Dopo i saltini, si arriva in forcella con breve “ravanamento” su terreno smosso ma con l’aiuto delle pareti del canalino che si restringono a larghezza “braccia umane”.
Oltre la forcella c’è un pendio boschivo “quasi dolce”: Bósch dei Òmi.
Qui la guida scrive di «scendere un tratto» ad incontrare una traccia di camosci e seguirla fino a un paio di ometti su un largo sentiero dove inizia la salita finale alla Morséca Bassa.
Senza un riferimento preciso di quote, sono sceso e ho incrociato almeno tre possibili tracce di camosci e alla fine ne ho presa una senza un perché visto che il bosco è poco inclinato lateralmente e non ci sono problemi.
Proseguendo verso nord-est e poi nord ho cambiato più volte il livello delle tracce quasi parallele, senza differenze di scorrevolezza fino a una traccia finale ben più evidente che ha condotto all’attraversamento piatto di un canale di roccia bianca: subito dopo c’era un evidentissimo ometto all’inizio di un ottimo sentiero, ovvero il segnale di inizio della salita finale per la Morséca Bassa.
******************************
Dall’ometto, prima di salire in vetta, ho proseguito per l’ottimo sentiero fino alla testata segnalata in guida di un intaglio-canalino.
Volevo verificare l’inizio di un’alternativa possibile di discesa se non fosse stata praticabile quella in programma per La Lasta.
Ho lasciato questa deviazione nella registrazione GPS.
Per seguire questa discesa alternativa … bisogna leggersi la guida visto che non è un tracciato super-intuitivo.
******************************
Dall’ometto dopo il canale di roccia bianca, verso monte inizia un sinuoso avvallamento ripido tra le roccette in area boschiva ricoperta di faggi.
Dopo alcune “esse” si piega con evidenza verso sinistra dentro un inizialmente dolce vallone erboso in rado boschetto sempre di faggi.
Per farla breve, se si va su diritti si arriva alla “Sèla de la Morséca” e poi in vetta verso destra.
Avanzando verso la sella, come sempre, la pendenza aumenta, e ho deciso di piegare verso destra in direzione della dorsale di delimitazione del vallone per trovare terreno più gradinato visto che non avevo voglia di ricalzare i ramponcini.
Così sono arrivato in vetta senza passare per la sella, ma le opzioni sono molte in questo tratto finale.
Percorrenza del Viàz La Lasta dalla vetta della Morséca o Morsecca Bassa
Dalla vetta si scende in direzione sud-ovest verso la sella per puntare alla base dell’imponente parete della Moséca Alta o Barèta del Prete.
C’è un torrioncino roccioso che anticipa questa alta parete e sembra che la traccia porti ad aggirarlo verso destra.
Bisogna invece aggirarlo verso sinistra, stando inizialmente bassi rispetto al filo dell’insellatura e risalendo all’ultimo un (molto) ripido erboso di una ventina di metri di dislivello.
Così si arriva allo spigolo nord-est di base della Morséca Alta e subito si apre la vista sulla bellissima linea di cengia.
Il Viàz La Lasta contorna due anfiteatri di roccia dolomitica.
Alterna passaggi relativamente facili ad altri molto-molto esposti su terreno sporco di ghiaino dove serve MOLTA attenzione.
Ci sono qualche ometto e qualche taglio nei mughi a dare un aiuto nei riferimenti di media distanza.
Nel punto di passaggio tra il primo ed il secondo anfiteatro c’è una breve ed esposta lista di roccia dove conviene procedere al “passo del gatto” se non si vuol stare con la schiena che “tira in fuori” procedendo in piedi.
Il finale dall’ultimo ometto, nella direzione di oggi, prevede una discesetta su roccette con varie possibili linee.
È un “quasi I° grado” un po’ sporco – vista la neve presente alla base, ho scelto una linea di uscita il più alta possibile per evitare pericolosi ponti di neve, ma senza neve alla base sono roccette molto interpretabili.
Discesa finale dall’uscita dal Viàz La Lasta
Come scritto all’inizio, ci si immette sul tracciato normale che collega il Ponte di Gena a Forzèla Agneléze o de le Scortegàde.
Inizialmente – dipende dal punto di uscita dalle roccette finali di La Lasta – si scende per pietraia-ghiaione per oltre 100 metri di dislivello.
Ci sono vari camminamenti ma non un sentiero unico, e bisogna tener d’occhio una lista erbosa verso destra che compare alla base dell’alta fascia rocciosa dopo l’attraversamento di un canale superficiale.
Questa lista erbosa sta sopra un pendio di mughi e si arriva a due piccoli ometti un po’ distanziati all’inizio di un evidente taglio tra i mughi.
Per questo si scende un centinaio di metri di dislivello e poi si piega verso sinistra dentro un vallone in rado bosco.
Ancora circa 80 metri di dislivello in discesa e si attraversa verso destra, sotto un salto roccioso, un largo canalone.
Dall’altro lato riprende la traccia sempre segnata da tagli di rami e ometti: è un lungo traverso ad arco di circa 300 metri in linea d’aria – più o meno a metà, e prima di attraversare un canale, c’è un breve franamento che impone un aggiramento verso l’alto di pochissimi metri nei mughi.
Si arriva così all’inizio di una RIPIDA discesa in taglio di mughi di circa 90/100 metri di dislivello.
All’inizio il taglio è largo e poi si restringe con minor frequenza di rami tagliati.
In uscita sotto si trova un buon sentiero che piega a destra e porta al passaggio di un canale che bisogna risalire qualche metro per infilarsi in una breve cengia dall’altro lato.
A fine cengetta c’è il caratteristico Cógol o Cóvol della Gióza con gocciolamento permanente convogliato in un piccolo raccoglitore di legno.
Da qui si scende sopra una piccola radura-pulpito, e poi su sentieri più evidenti si arriva ai ruderi di Casera Morséca e ci si ricollega al bivio di andata-ritorno dell’escursione.
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Il dislivello reale dell’escursione è di poco più di 1.500 metri e non oltre 1.900 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Proprio la varietà contraddistingue il giro ad anello scelto in questo caso.
Oltre a tratti di normali sentierini, si affrontano ripidi di tutti i tipi tra “loppe” di erba e roccette con brevi passi di arrampicata, nonché vari brevi tratti di cengia e una “cengia vera” al rientro per La Lasta.
Per praticità di descrizione mi riferisco a questa cengia con il toponimo “Viàz La Lasta” anche se, a mia conoscenza, non ha un nome proprio definito.
La discesa finale dopo il Viàz La Lasta è sul tracciato normale che collega il Ponte di Gena a Forzèla Agneléze o de le Scortegàde – vedi itinerario → Monti della Destra Mis: Forcella e Monte Agnelezze o Agneléze per la Val Scortegàde dalla Valle del Mis a Pattine.
Quest’ultima parte non è tecnicamente difficile rispetto al resto, ma è meglio averla già fatta in salita per non andare in affanno se si è in debito di tempo.
Tra i vari ripidi da affrontare nella prima parte dell’escursione ce n’è uno che, a mio giudizio, “richiede a gran voce” l’utilizzo dei ramponcini forestali o da prato per avere più margine di sicurezza.
La guida di riferimento è: “Agneléze Erèra Pizzòcco Monti della Destra Mis” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti (FONDAZIONE GIOVANNI ANGELINI CENTRO STUDI SULLA MONTAGNA).
Salita dal Ponte di Gena allo Spìgol Séch o Spìgol Séc
Dopo aver attraversato l’area di ingresso e il vialetto di avvicinamento ai Cadìni del Brentón, si imbocca il sentiero che va in direzione di Casera Morseca.
Si attraversa l’impluvio della Val Brentón appena sopra una cascatella e si prosegue fino al tornante destro di pochi metri oltre quota 700 – è l’ultimo tornante prima di Casera Morseca o Morsecca e rappresenta il bivio di andata e ritorno di questa escursione.
Al tornante si va diritti attraversando un ruscello, inizialmente si sale con alcune svolte e in poco più di 10 minuti si arriva all’attraversamento di un canale sotto un’altissima e spettacolare cascata.
Poi si arriva a un’insellatura con promontorio dove bisogna salire sul filo di dorsale che sta dal lato opposto del promontorio.
Con diagonale tendenza salita si raggiunge il fondo roccioso di un canale oltre il quale si taglia verso est fino alla base del tratto ripido dello Spìgol Séch.
Fino a qui tagli di rami e ometti guidano bene.
Il ripido dello Spìgol Séch ha tratti molto ripidi sempre guidati dai rami tagliati e quasi sempre discretamente gradinati – c’è una “certa esposizione” in qualche breve passaggio e serve attenzione.
La guida scrive «… in discesa ci si può assicurare sui mughi».
Il tratto ripido più esposto sulla cresta è di circa 130/140 metri di dislivello e poi si entra su un facile crinale boschivo.
Il crinale boschivo è una salita continua in leggera pendenza, e la vetta dello Spìgol Séch è fissata su una “mini elevazione arrotondata” di quota 1148 dove c’è una grossa pietra con alla base segni di fuoco da bivacco.
Alla fine del tratto ripido c’è un pulpito che è un ottimo punto di osservazione su tutta la parete nord-ovest della Róa Bianca che sta sopra la Val Brentón Orientale; da qui è possibile osservare tutto lo sviluppo della Zéngia Bruta della Róa Bianca … per chi sa dove scorre – vedi itinerario → Monti della Destra Mis: Zéngia Bruta (o Zéngia Burta o Zengión Nord) della Róa Bianca dal km 13-III SP 2 Valle del Mis.
Dallo Spìgol Séch o Spìgol Séc alla Morséca o Morsecca Bassa
Dall’elevazione di vetta dello Spìgol Séch si continua sul crinale boschivo seguendo tagli di rami e ometti che vanno verso Porta Alta in testata della Val Brentón Occidentale.
La via boschiva si sposta verso destra direzione salita con vista su un canale che la affianca di lato.
Più o meno a quota 1250 bisogna abbandonare la dorsale di salita per Porta Alta e attraversare verso destra il canale poco sotto una serie di salti impraticabili.
Dall’altro lato si entra in un bosco e si va lungamente in direzione nord.
È un tratto senza sentiero definito per la prima parte: seguendo le indicazioni della guida, e tutti i riferimenti di quota indicati per attraversare nei punti più agevoli i primi canali-fossati, ho sempre visto tracce discontinue di animali ma non sentieri “lavorati dall’uomo”.
Comunque, dopo l’inizio ci si alza abbastanza regolarmente in diagonale, si passa un “solco terroso” infido (alzandomi qualche metro ho trovato un passaggio sicuro) e si arriva a quota 1370 circa indicata dalla guida al punto di facile attraversamento di un canale di roccia bianca.
Ora la guida indica che bisogna proseguire in leggera discesa diagonale fino a quota 1340 all’attraversamento della confluenza di due canali.
Io sono arrivato un po’ basso e ho risalito una decina di metri perché il passaggio qui è veramente obbligato sopra un salto.
Attraversando esattamente alla confluenza c’è un mini-covolo proprio di fronte, e si nota una lista-cengetta erbosa che si raggiunge con pochi metri di salita a fianco del secondo canale di confluenza.
All’inizio della lista-cengetta – molto opportunamente – inizia un tratto con rami tagliati di segnalazione e qualche ometto.
La lista-cengetta aggira, con breve tratto in forte esposizione, un costone erboso e poi il sentierino porta dentro un vallone e di fronte a una coppia di covoli.
Si risale il vallone per un 30/40 metri di dislivello e poi i rami tagliati fanno uscire verso destra per un sentierino che porta sotto il punto – a mio giudizio – più difficile dell’escursione, per lo meno il “più atipico”.
Qui si attraversa facilmente l’impluvio dell’ennesimo canale e la guida scrive «… piegando a NE, si sale diritti su roccia e loppa a imboccare un evidente canalone e per questo si raggiunge (qualche passo di arrampicata) la forcelletta che stacca dal crinale sud-orientale della Bareta del Prete la cuspide 1520 m IGM».
È tutto molto evidente e MOLTO delicato.
È un ripidissimo muro di loppe e roccette: circa 100 metri di dislivello ma qui il GPS non è affidabile per dare un numero preciso.
Vista la maggior area coperta da loppe, ho guardato bene da sotto una linea di massima da tenere e sono salito con i ramponcini evitando le roccette (non perfettamente asciutte all’ora di passaggio) tranne dei singoli passi su larghi appoggi.
Qui sarebbe difficile organizzare una discesa sicura.
Seguendo le loppe si arriva alcuni metri a sinistra del canalino finale di uscita.
Ho tolto i ramponcini e ho traversato seguendo una linea il meno esposta possibile finendo sotto un paio di saltini su roccette solide superabili con singoli passaggi di II° grado.
A mio giudizio non è il caso di traversare più alti ed esposti per evitare questi saltini, perché un traverso più alto non sarebbe comunque meno del II° grado, e dentro il canalino finale si è più protetti.
Dopo i saltini, si arriva in forcella con breve “ravanamento” su terreno smosso ma con l’aiuto delle pareti del canalino che si restringono a larghezza “braccia umane”.
Oltre la forcella c’è un pendio boschivo “quasi dolce”: Bósch dei Òmi.
Qui la guida scrive di «scendere un tratto» ad incontrare una traccia di camosci e seguirla fino a un paio di ometti su un largo sentiero dove inizia la salita finale alla Morséca Bassa.
Senza un riferimento preciso di quote, sono sceso e ho incrociato almeno tre possibili tracce di camosci e alla fine ne ho presa una senza un perché visto che il bosco è poco inclinato lateralmente e non ci sono problemi.
Proseguendo verso nord-est e poi nord ho cambiato più volte il livello delle tracce quasi parallele, senza differenze di scorrevolezza fino a una traccia finale ben più evidente che ha condotto all’attraversamento piatto di un canale di roccia bianca: subito dopo c’era un evidentissimo ometto all’inizio di un ottimo sentiero, ovvero il segnale di inizio della salita finale per la Morséca Bassa.
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Dall’ometto, prima di salire in vetta, ho proseguito per l’ottimo sentiero fino alla testata segnalata in guida di un intaglio-canalino.
Volevo verificare l’inizio di un’alternativa possibile di discesa se non fosse stata praticabile quella in programma per La Lasta.
Ho lasciato questa deviazione nella registrazione GPS.
Per seguire questa discesa alternativa … bisogna leggersi la guida visto che non è un tracciato super-intuitivo.
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Dall’ometto dopo il canale di roccia bianca, verso monte inizia un sinuoso avvallamento ripido tra le roccette in area boschiva ricoperta di faggi.
Dopo alcune “esse” si piega con evidenza verso sinistra dentro un inizialmente dolce vallone erboso in rado boschetto sempre di faggi.
Per farla breve, se si va su diritti si arriva alla “Sèla de la Morséca” e poi in vetta verso destra.
Avanzando verso la sella, come sempre, la pendenza aumenta, e ho deciso di piegare verso destra in direzione della dorsale di delimitazione del vallone per trovare terreno più gradinato visto che non avevo voglia di ricalzare i ramponcini.
Così sono arrivato in vetta senza passare per la sella, ma le opzioni sono molte in questo tratto finale.
Percorrenza del Viàz La Lasta dalla vetta della Morséca o Morsecca Bassa
Dalla vetta si scende in direzione sud-ovest verso la sella per puntare alla base dell’imponente parete della Moséca Alta o Barèta del Prete.
C’è un torrioncino roccioso che anticipa questa alta parete e sembra che la traccia porti ad aggirarlo verso destra.
Bisogna invece aggirarlo verso sinistra, stando inizialmente bassi rispetto al filo dell’insellatura e risalendo all’ultimo un (molto) ripido erboso di una ventina di metri di dislivello.
Così si arriva allo spigolo nord-est di base della Morséca Alta e subito si apre la vista sulla bellissima linea di cengia.
Il Viàz La Lasta contorna due anfiteatri di roccia dolomitica.
Alterna passaggi relativamente facili ad altri molto-molto esposti su terreno sporco di ghiaino dove serve MOLTA attenzione.
Ci sono qualche ometto e qualche taglio nei mughi a dare un aiuto nei riferimenti di media distanza.
Nel punto di passaggio tra il primo ed il secondo anfiteatro c’è una breve ed esposta lista di roccia dove conviene procedere al “passo del gatto” se non si vuol stare con la schiena che “tira in fuori” procedendo in piedi.
Il finale dall’ultimo ometto, nella direzione di oggi, prevede una discesetta su roccette con varie possibili linee.
È un “quasi I° grado” un po’ sporco – vista la neve presente alla base, ho scelto una linea di uscita il più alta possibile per evitare pericolosi ponti di neve, ma senza neve alla base sono roccette molto interpretabili.
Discesa finale dall’uscita dal Viàz La Lasta
Come scritto all’inizio, ci si immette sul tracciato normale che collega il Ponte di Gena a Forzèla Agneléze o de le Scortegàde.
Inizialmente – dipende dal punto di uscita dalle roccette finali di La Lasta – si scende per pietraia-ghiaione per oltre 100 metri di dislivello.
Ci sono vari camminamenti ma non un sentiero unico, e bisogna tener d’occhio una lista erbosa verso destra che compare alla base dell’alta fascia rocciosa dopo l’attraversamento di un canale superficiale.
Questa lista erbosa sta sopra un pendio di mughi e si arriva a due piccoli ometti un po’ distanziati all’inizio di un evidente taglio tra i mughi.
Per questo si scende un centinaio di metri di dislivello e poi si piega verso sinistra dentro un vallone in rado bosco.
Ancora circa 80 metri di dislivello in discesa e si attraversa verso destra, sotto un salto roccioso, un largo canalone.
Dall’altro lato riprende la traccia sempre segnata da tagli di rami e ometti: è un lungo traverso ad arco di circa 300 metri in linea d’aria – più o meno a metà, e prima di attraversare un canale, c’è un breve franamento che impone un aggiramento verso l’alto di pochissimi metri nei mughi.
Si arriva così all’inizio di una RIPIDA discesa in taglio di mughi di circa 90/100 metri di dislivello.
All’inizio il taglio è largo e poi si restringe con minor frequenza di rami tagliati.
In uscita sotto si trova un buon sentiero che piega a destra e porta al passaggio di un canale che bisogna risalire qualche metro per infilarsi in una breve cengia dall’altro lato.
A fine cengetta c’è il caratteristico Cógol o Cóvol della Gióza con gocciolamento permanente convogliato in un piccolo raccoglitore di legno.
Da qui si scende sopra una piccola radura-pulpito, e poi su sentieri più evidenti si arriva ai ruderi di Casera Morséca e ci si ricollega al bivio di andata-ritorno dell’escursione.
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Il dislivello reale dell’escursione è di poco più di 1.500 metri e non oltre 1.900 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
2,292 ft
02 - Tornante di uscita diritti dal sentiero che a destra continua per Casera Morséca o Morsecca
Waypoint
2,670 ft
05 - Attraversamento facile canale appena prima dell'inizio salita dello Spìgol Séch
Waypoint
3,259 ft
07 - Fine del ripido dello Spìgol Séch e continuazione su facilissimo crinale boschivo
Waypoint
4,406 ft
13 - Arrivo alla base di un ripidissimo pendio misto loppe-roccette oltre un canale
Waypoint
4,686 ft
14 - Foto verso la fine del ripido pendio e all'ingresso del canalino di uscita verso il Bósch dei Òmi
Waypoint
4,563 ft
16 - Attraversamento vallone-canale nel Bósch dei Òmi appena prima dell'inizio della salita finale
Waypoint
4,512 ft
17 - Pulpito sopra un intaglio verso la discesa alternativa dalla Morséca Bassa
Waypoint
5,277 ft
23 - Spigolo di inizio est del Viàz La Lasta sotto la Morséca Alta o Barèta del Prete
Waypoint
5,071 ft
29 - Fine ovest del Viàz La Lasta nei pressi del sentiero che sale verso Forzèla Agneléze dal Ponte di Gena
Waypoint
4,667 ft
30 - Due piccoli ometti a inizio discesa in taglio di mughi da sotto fascia rocciosa
Waypoint
4,333 ft
31 - Immissione in vallone in rado bosco con 'ometto sospeso' su archetto di roccia
Waypoint
4,057 ft
32 - Attraversamento testata largo canale-vallone in discesa verso il Cógol della Gióza
Waypoint
3,999 ft
33 - Breve aggiramento piccola frana sul sentiero di discesa verso il Cógol della Gióza
Waypoint
3,950 ft
34 - Inizio ripido, stretto e contorto taglio di mughi in discesa verso il Cógol della Gióza
Waypoint
3,436 ft
35 - Rialzo del livello del sentiero su breve cengia dopo attraversamento di un canalino
Waypoint
2,479 ft
38 - Inizio serie di ruderi di Casera Morséca o Morsecca
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