Monti del Sole: Zengión de la Palaza, Forzèla de Peralòra e Cengia dei Contrabbandieri traversando da Candáten a Gena Bassa
near Casa Candaten, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Traversata da Candaten a Gena Bassa per il valico più basso possibile.
Non è tra le traversate più difficili dei Monti del Sole, ma serve comunque esperienza pregressa su queste montagne per affrontarla con il controllo della situazione.
Tranne la parte finale di salita alla Forzèla de Peralòra è un percorso mediamente ben segnato “nella media dei Monti del Sole”.
Bisogna però conoscere dove svoltare alle varie diramazioni perché ce ne sono molte, e in qualche caso quella corretta è quella meno evidente.
Non è un giro panoramico ma ci sono vari tratti belli come scenografia di contorno, dove “vale la pena esserci”.
La guida di riferimento è la solita «Monti del Sole e Piz de Mezodì» – antologia a cura di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
******************************
Guado del Torrente Cordevole alla partenza dall’Area Ristoro e Camper Candaten
Visto il percorso di traversata, il guado dall’Area Ristoro e Camper Candaten è “obbligatorio”.
Oggi tutto ok con l’acqua che arrivava al ginocchio o poco più, con “temperatura umana” e corrente debole.
Il punto di inizio guado è al grande ometto di fronte al termine (dall’altro lato del Torrente Cordevole) della Via Degli Ospizi in arrivo da San Gottardo.
Salita da fine guado per il sentiero del Col Bregon Bass, percorrenza del Zengión de la Palaza e successiva discesa al fondo della Val Salét
Dalla fine del tratto ciclabile della Via degli Ospizi in arrivo da San Gottardo, in poco più di 150 metri si arriva allo sbocco della Val Col dei Spin con impluvio che ha sempre portata d’acqua.
Pochi metri prima di arrivare all’impluvio, si stacca a sinistra un sentierino con varie indicazioni ENEL in vernice dipinte sul tronco di un abete.
Si sale per questo sentierino ben accompagnati dai segnavia, si passa a fianco di un pilone ENEL in un tratto quasi pianeggiante e si arriva a un bivio dove bisogna svoltare con tornante destro tralasciando il sentiero che continua diritto con iniziale leggera discesa.
Salendo ancora un po’ si arriva a un gruppo di altri tre piloni ENEL, e vicino a quello più alto una freccetta rossa a terra indica la direzione di prosecuzione.
Dopo qualche metro confuso con ramaglia a terra si ritrova la buona traccia con ometti e rami tagliati di segnalazione, e si prosegue in salita costante fino al promontorio del Col de la Sela.
Da qui inizia una diagonale dove gli ometti sono molto utili per stare sulla traccia giusta nei tratti dove ce ne sono multiple quasi parallele, e si arriva all’immissione nel sentiero che sale dai Prati Salét.
Attualmente il punto esatto di immissione è coperto da un paio di grossi alberi abbattuti, ma il pendio è poco inclinato lateralmente e l’aggiramento è facile.
Si continua fino all’attraversamento di un canale con evidente ometto e un covolo poco più in alto: qui (anche se non lo scrive chiaramente) la guida pone il limite est del Zengión de la Palaza.
Ora in effetti il sentiero “comincia ad assomigliare” ad una cengia, e arriva dentro un fianco boschivo più largo e molto facile.
All’uscita dal fianco boschivo c’è il tratto più di attenzione di tutto il Zengión de la Palaza: pochi metri su camminamento strettissimo con esposizione verticale sopra i Prati Salét.
Oggi non c’erano umidità sugli appoggi e neanche le lunghe loppe che avevo trovato al mio ultimo passaggio, quindi non troppo difficile tutto sommato.
Questo tratto si potrebbe anche aggirare salendo in anticipo con “ravanata” tra i mughi.
Poi non c’è molto altro da dire: la cengia scorre varia e mai veramente difficile tra camminamenti erbosi e tratti sotto fascia rocciosa.
La fine lato ovest è in corrispondenza di un evidente bollo rosso sulla parete rocciosa con ramo tagliato poco più in basso a sinistra all’inizio di un camminamento in discesa.
Seguendo il camminamento-sentierino si arriva subito a un tornante sinistro dove c’è una più esile traccia che continua diritta verso la Busa del Fornèl.
Si esegue il tornante, si seguono altre strette svolte in discesa continua, si passa un saltino ripido (bollo rosso evidente) e si arriva sopra una placca nerastra bagnata, che si evita con diagonale su piccoli ma solidi appoggi.
Scesi sotto la placca (bollo rosso a fianco) si è alla fine ovest del Zengionèt (vedi itinerario → Monti del Sole: El Zengionèt e El Zengión de La Palàza da San Gottardo).
Ora bisogna prendere il sentiero che scende al fondo della Val Salét che non è proprio dove indicato dalla guida che descrive l’attacco sotto la placca bagnata appena scesa.
Dalla base della placca bagnata bisogna spostarsi lungo il sentiero del Zengionèt verso est – sinistra direzione arrivo – per alcuni metri in piano e poi in discesa diagonale nella stessa direzione.
Si trova un primo ometto al passaggio di un canaletto e poi vari altri fino a un bivio con grande ometto ben visibile dentro il ramo destro; per questa escursione bisogna andare a destra (questo bivio è a 150 metri o poco più dalla base della placca rocciosa bagnata sopra citata).
Dopo l’inversione di direzione non si può più sbagliare e si scende fino all’attraversamento dell’impluvio della Val Salét.
Salita dal fondo della Val Salét alla Forzèla de Peralòra
In pratica è la parte alta dell’itinerario «7b» secondo la numerazione della guida.
Dopo l’attraversamento dell’impluvio si sale, con qualche tratto ripido e di attenzione alle segnalazioni, verso il Col de la Stua: di passaggio ci sono diramazioni verso sinistra per il Col Bósch Nero e verso destra per la Busa del Fornèl (a quest’ultima diramazione, seppur segnata con piccolo ometto, è meno evidente la traccia di questa escursione).
Dal Col de la Stua si continua a salire tenendo d’occhio rami tagliati e ometti in qualche breve tratto con labile camminamento a terra, e la guida dà come riferimento la quota 1250 per il fondamentale bivio tra la Forzèla de Peralòra e la Forzèla de le Canevùze (o Forcella del Sass di Peralòra).
Casualmente il mio altimetro oggi dava la stessa esatta quota, e non capita spesso.
Oggi al bivio non c’era alcun ometto o altro come segnalazione, e la traccia a terra verso sinistra per la Forzèla de Peralòra in quel punto è ben meno evidente dell’altra, e poco prima ce ne sono altre simili che vanno in direzione dell’impluvio della Val Bosch Nero.
Da qui la guida scrive semplicemente: “Si continua diritti per il fianco sinistro idrografico della Val Bosch Nero fino alla forcella”.
Premesso che non ho avuto alcun problema perché … avevo già fatto in discesa questo tratto, a me non sembra così semplice come orientamento, anche perché sono quasi assenti i segnavia classici: in tutta la salita ho visto solo un paio di rami tagliati (magari ne ho perso qualcuno, ma di sicuro non abbondano).
Dal bivio, dopo un breve traverso si passa sotto un canaletto con placca nerastra compatta umida-bagnata.
Qui la traccia sale in diagonale dentro alcuni mughi con qualche ramo troppo ricresciuto che nasconde il camminamento: con un passo del gatto di 2-3 metri si ritrova l’evidenza della traccia.
Si continua in un corridoio naturale nei mughi (NO TAGLI) fin sotto un canaletto erboso molto ripido: ci sono dei gradini naturali a cui appoggiarsi e con attenzione si sale per almeno 30 metri di dislivello.
Si esce a sinistra prima della fine in alto del canaletto, e si traversa passando anche sotto un bel covolo di riferimento.
Poi si continua ancora per altro camminamento in corridoio naturale tra i mughi (NO TAGLI) che scorre sopra una parete dirupata alta sull’impluvio della Val Bosch Nero.
Infine si nota in alto la comparsa di un largo fianco di bosco coprente e con varie svolte intuitive lo si raggiunge.
Da qui tutto facile fino alla Forzèla de Peralòra: i labili camminamenti si notano meglio in discesa che in salita, e non conviene cercarli a tutti costi perché questo pendio finale non è molto ripido.
Dalla Forzèla de Peralòra a Casera Nandrina Alta, passando per Casera Nusiéda Alta e la Cengia dei Contrabbandieri (o Cengia dei Finanzieri o Cengia de la Finanza)
Dalla Forzèla de Peralòra si scende liberamente nel bosco fino ad incontrare il sentiero CAI che in questo tratto è parte dell’Alta Via dei Monti del Sole.
Guidati dai numerosi ometti (ormai i segnavia CAI non si vedono più) si scende fino a Casera Nusiéda Alta spesso sul facile o quasi, con un tratto che aggira una ben nota frana e un altro stile cengia con qualche passo esposto.
Si aggira Casera Nusiéda Alta passando a fianco dell’altro vecchio fabbricato, si attraversa il prato successivo e si infila il sentiero che conduce alla Cengia dei Contrabbandieri.
Questa prima parte è comoda e pure “di una bellezza rilassante”, con l’attraversamento degli impluvi della Val Nusiéda e Val Nandrina, e il passaggio sotto una spettacolare cascata.
Alla cascata è meglio “fare un reset” perché 3 minuti dopo inizia la parte difficile.
Arrivando all’aggiramento di una costa emerge dall’erba un grosso cavo, che serve ad assicurare il successivo tratto di cornice espostissimo e su base di roccia friabile.
Poi si continua su “bancate variabili”, con tratti abbastanza semplici alternati ad altri brevi segmenti di attenzione per ristrettezza ed esposizione: seguire sempre i numerosi ed utilissimi segnavia di tutti i tipi (ometti, rami tagliati e bolli di vernice).
Si arriva così all’ultima vera difficoltà: un canaletto erboso MOLTO RIPIDO in discesa seguito da una breve stretta cornicetta verso destra che continua su aereo traverso sopra la larga testata di un canale.
Poco dopo si sale nel bosco guidati da bolli rossi molto ravvicinati, e infine facile discesa fino a Casera Nandrina Alta con un unico saltino roccioso di attenzione agevolato da una corda annodata.
Chiusura escursione da Casera Nandrina Alta passando per Casera Piscalòr
Da Casera Nandrina Alta si continua con pochi metri infestati da ramaglia a terra ritrovando quasi subito un buon sentiero.
Il buon sentiero diventa … OTTIMO PER BELLEZZA in un tratto sotto fascia rocciosa, passato il quale si finisce dentro un fianco della montagna dove il bosco è quasi completamente abbattuto.
Sono circa 350 metri lineari dove un gran lavoro di tagli permette il passaggio con pochi scavalcamenti e solo sopra tronchi molto bassi che non creano problemi.
Poi si rientra su bosco coprente fino a una caratteristica fascia rocciosa “macchiata di rosso”.
Ancora avanti fino a un paio di grandi ometti che guidano all’attraversamento di un largo vallone-canale, con successiva salita fino ad incrociare un sentiero che potrebbe già condurre in discesa verso l’arrivo.
Qui però ho voluto raggiungere Casera Piscalòr con breve continuazione in salita.
Da Casera Piscalor discesa classica fino a Gena Bassa iniziando per il lungo pianoro prativo che sta poco sotto e dove sono cresciuti molti piccoli faggi.
Poi c’è un tratto di sentiero ben marcato e “univoco”, seguito da alcuni pianori dove bisogna stare attenti alle segnalazioni per non sbagliare traccia.
Si ritorna su sentiero “univoco” e si scende fino al ponticello sopra la forra della Val Soffia, seguito da un po’ di risalita fino al sentierino finale che porta al tornante 9 della strada che sale da Gena Bassa a Gena Alta.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.600 metri in salita e 15 metri in meno in discesa per la poca differenza di quota tra partenza e arrivo.
Non sono gli oltre 2.300 metri indicati dai dati di riepilogo Wikiloc.
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Non è tra le traversate più difficili dei Monti del Sole, ma serve comunque esperienza pregressa su queste montagne per affrontarla con il controllo della situazione.
Tranne la parte finale di salita alla Forzèla de Peralòra è un percorso mediamente ben segnato “nella media dei Monti del Sole”.
Bisogna però conoscere dove svoltare alle varie diramazioni perché ce ne sono molte, e in qualche caso quella corretta è quella meno evidente.
Non è un giro panoramico ma ci sono vari tratti belli come scenografia di contorno, dove “vale la pena esserci”.
La guida di riferimento è la solita «Monti del Sole e Piz de Mezodì» – antologia a cura di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
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Guado del Torrente Cordevole alla partenza dall’Area Ristoro e Camper Candaten
Visto il percorso di traversata, il guado dall’Area Ristoro e Camper Candaten è “obbligatorio”.
Oggi tutto ok con l’acqua che arrivava al ginocchio o poco più, con “temperatura umana” e corrente debole.
Il punto di inizio guado è al grande ometto di fronte al termine (dall’altro lato del Torrente Cordevole) della Via Degli Ospizi in arrivo da San Gottardo.
Salita da fine guado per il sentiero del Col Bregon Bass, percorrenza del Zengión de la Palaza e successiva discesa al fondo della Val Salét
Dalla fine del tratto ciclabile della Via degli Ospizi in arrivo da San Gottardo, in poco più di 150 metri si arriva allo sbocco della Val Col dei Spin con impluvio che ha sempre portata d’acqua.
Pochi metri prima di arrivare all’impluvio, si stacca a sinistra un sentierino con varie indicazioni ENEL in vernice dipinte sul tronco di un abete.
Si sale per questo sentierino ben accompagnati dai segnavia, si passa a fianco di un pilone ENEL in un tratto quasi pianeggiante e si arriva a un bivio dove bisogna svoltare con tornante destro tralasciando il sentiero che continua diritto con iniziale leggera discesa.
Salendo ancora un po’ si arriva a un gruppo di altri tre piloni ENEL, e vicino a quello più alto una freccetta rossa a terra indica la direzione di prosecuzione.
Dopo qualche metro confuso con ramaglia a terra si ritrova la buona traccia con ometti e rami tagliati di segnalazione, e si prosegue in salita costante fino al promontorio del Col de la Sela.
Da qui inizia una diagonale dove gli ometti sono molto utili per stare sulla traccia giusta nei tratti dove ce ne sono multiple quasi parallele, e si arriva all’immissione nel sentiero che sale dai Prati Salét.
Attualmente il punto esatto di immissione è coperto da un paio di grossi alberi abbattuti, ma il pendio è poco inclinato lateralmente e l’aggiramento è facile.
Si continua fino all’attraversamento di un canale con evidente ometto e un covolo poco più in alto: qui (anche se non lo scrive chiaramente) la guida pone il limite est del Zengión de la Palaza.
Ora in effetti il sentiero “comincia ad assomigliare” ad una cengia, e arriva dentro un fianco boschivo più largo e molto facile.
All’uscita dal fianco boschivo c’è il tratto più di attenzione di tutto il Zengión de la Palaza: pochi metri su camminamento strettissimo con esposizione verticale sopra i Prati Salét.
Oggi non c’erano umidità sugli appoggi e neanche le lunghe loppe che avevo trovato al mio ultimo passaggio, quindi non troppo difficile tutto sommato.
Questo tratto si potrebbe anche aggirare salendo in anticipo con “ravanata” tra i mughi.
Poi non c’è molto altro da dire: la cengia scorre varia e mai veramente difficile tra camminamenti erbosi e tratti sotto fascia rocciosa.
La fine lato ovest è in corrispondenza di un evidente bollo rosso sulla parete rocciosa con ramo tagliato poco più in basso a sinistra all’inizio di un camminamento in discesa.
Seguendo il camminamento-sentierino si arriva subito a un tornante sinistro dove c’è una più esile traccia che continua diritta verso la Busa del Fornèl.
Si esegue il tornante, si seguono altre strette svolte in discesa continua, si passa un saltino ripido (bollo rosso evidente) e si arriva sopra una placca nerastra bagnata, che si evita con diagonale su piccoli ma solidi appoggi.
Scesi sotto la placca (bollo rosso a fianco) si è alla fine ovest del Zengionèt (vedi itinerario → Monti del Sole: El Zengionèt e El Zengión de La Palàza da San Gottardo).
Ora bisogna prendere il sentiero che scende al fondo della Val Salét che non è proprio dove indicato dalla guida che descrive l’attacco sotto la placca bagnata appena scesa.
Dalla base della placca bagnata bisogna spostarsi lungo il sentiero del Zengionèt verso est – sinistra direzione arrivo – per alcuni metri in piano e poi in discesa diagonale nella stessa direzione.
Si trova un primo ometto al passaggio di un canaletto e poi vari altri fino a un bivio con grande ometto ben visibile dentro il ramo destro; per questa escursione bisogna andare a destra (questo bivio è a 150 metri o poco più dalla base della placca rocciosa bagnata sopra citata).
Dopo l’inversione di direzione non si può più sbagliare e si scende fino all’attraversamento dell’impluvio della Val Salét.
Salita dal fondo della Val Salét alla Forzèla de Peralòra
In pratica è la parte alta dell’itinerario «7b» secondo la numerazione della guida.
Dopo l’attraversamento dell’impluvio si sale, con qualche tratto ripido e di attenzione alle segnalazioni, verso il Col de la Stua: di passaggio ci sono diramazioni verso sinistra per il Col Bósch Nero e verso destra per la Busa del Fornèl (a quest’ultima diramazione, seppur segnata con piccolo ometto, è meno evidente la traccia di questa escursione).
Dal Col de la Stua si continua a salire tenendo d’occhio rami tagliati e ometti in qualche breve tratto con labile camminamento a terra, e la guida dà come riferimento la quota 1250 per il fondamentale bivio tra la Forzèla de Peralòra e la Forzèla de le Canevùze (o Forcella del Sass di Peralòra).
Casualmente il mio altimetro oggi dava la stessa esatta quota, e non capita spesso.
Oggi al bivio non c’era alcun ometto o altro come segnalazione, e la traccia a terra verso sinistra per la Forzèla de Peralòra in quel punto è ben meno evidente dell’altra, e poco prima ce ne sono altre simili che vanno in direzione dell’impluvio della Val Bosch Nero.
Da qui la guida scrive semplicemente: “Si continua diritti per il fianco sinistro idrografico della Val Bosch Nero fino alla forcella”.
Premesso che non ho avuto alcun problema perché … avevo già fatto in discesa questo tratto, a me non sembra così semplice come orientamento, anche perché sono quasi assenti i segnavia classici: in tutta la salita ho visto solo un paio di rami tagliati (magari ne ho perso qualcuno, ma di sicuro non abbondano).
Dal bivio, dopo un breve traverso si passa sotto un canaletto con placca nerastra compatta umida-bagnata.
Qui la traccia sale in diagonale dentro alcuni mughi con qualche ramo troppo ricresciuto che nasconde il camminamento: con un passo del gatto di 2-3 metri si ritrova l’evidenza della traccia.
Si continua in un corridoio naturale nei mughi (NO TAGLI) fin sotto un canaletto erboso molto ripido: ci sono dei gradini naturali a cui appoggiarsi e con attenzione si sale per almeno 30 metri di dislivello.
Si esce a sinistra prima della fine in alto del canaletto, e si traversa passando anche sotto un bel covolo di riferimento.
Poi si continua ancora per altro camminamento in corridoio naturale tra i mughi (NO TAGLI) che scorre sopra una parete dirupata alta sull’impluvio della Val Bosch Nero.
Infine si nota in alto la comparsa di un largo fianco di bosco coprente e con varie svolte intuitive lo si raggiunge.
Da qui tutto facile fino alla Forzèla de Peralòra: i labili camminamenti si notano meglio in discesa che in salita, e non conviene cercarli a tutti costi perché questo pendio finale non è molto ripido.
Dalla Forzèla de Peralòra a Casera Nandrina Alta, passando per Casera Nusiéda Alta e la Cengia dei Contrabbandieri (o Cengia dei Finanzieri o Cengia de la Finanza)
Dalla Forzèla de Peralòra si scende liberamente nel bosco fino ad incontrare il sentiero CAI che in questo tratto è parte dell’Alta Via dei Monti del Sole.
Guidati dai numerosi ometti (ormai i segnavia CAI non si vedono più) si scende fino a Casera Nusiéda Alta spesso sul facile o quasi, con un tratto che aggira una ben nota frana e un altro stile cengia con qualche passo esposto.
Si aggira Casera Nusiéda Alta passando a fianco dell’altro vecchio fabbricato, si attraversa il prato successivo e si infila il sentiero che conduce alla Cengia dei Contrabbandieri.
Questa prima parte è comoda e pure “di una bellezza rilassante”, con l’attraversamento degli impluvi della Val Nusiéda e Val Nandrina, e il passaggio sotto una spettacolare cascata.
Alla cascata è meglio “fare un reset” perché 3 minuti dopo inizia la parte difficile.
Arrivando all’aggiramento di una costa emerge dall’erba un grosso cavo, che serve ad assicurare il successivo tratto di cornice espostissimo e su base di roccia friabile.
Poi si continua su “bancate variabili”, con tratti abbastanza semplici alternati ad altri brevi segmenti di attenzione per ristrettezza ed esposizione: seguire sempre i numerosi ed utilissimi segnavia di tutti i tipi (ometti, rami tagliati e bolli di vernice).
Si arriva così all’ultima vera difficoltà: un canaletto erboso MOLTO RIPIDO in discesa seguito da una breve stretta cornicetta verso destra che continua su aereo traverso sopra la larga testata di un canale.
Poco dopo si sale nel bosco guidati da bolli rossi molto ravvicinati, e infine facile discesa fino a Casera Nandrina Alta con un unico saltino roccioso di attenzione agevolato da una corda annodata.
Chiusura escursione da Casera Nandrina Alta passando per Casera Piscalòr
Da Casera Nandrina Alta si continua con pochi metri infestati da ramaglia a terra ritrovando quasi subito un buon sentiero.
Il buon sentiero diventa … OTTIMO PER BELLEZZA in un tratto sotto fascia rocciosa, passato il quale si finisce dentro un fianco della montagna dove il bosco è quasi completamente abbattuto.
Sono circa 350 metri lineari dove un gran lavoro di tagli permette il passaggio con pochi scavalcamenti e solo sopra tronchi molto bassi che non creano problemi.
Poi si rientra su bosco coprente fino a una caratteristica fascia rocciosa “macchiata di rosso”.
Ancora avanti fino a un paio di grandi ometti che guidano all’attraversamento di un largo vallone-canale, con successiva salita fino ad incrociare un sentiero che potrebbe già condurre in discesa verso l’arrivo.
Qui però ho voluto raggiungere Casera Piscalòr con breve continuazione in salita.
Da Casera Piscalor discesa classica fino a Gena Bassa iniziando per il lungo pianoro prativo che sta poco sotto e dove sono cresciuti molti piccoli faggi.
Poi c’è un tratto di sentiero ben marcato e “univoco”, seguito da alcuni pianori dove bisogna stare attenti alle segnalazioni per non sbagliare traccia.
Si ritorna su sentiero “univoco” e si scende fino al ponticello sopra la forra della Val Soffia, seguito da un po’ di risalita fino al sentierino finale che porta al tornante 9 della strada che sale da Gena Bassa a Gena Alta.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.600 metri in salita e 15 metri in meno in discesa per la poca differenza di quota tra partenza e arrivo.
Non sono gli oltre 2.300 metri indicati dai dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
1,373 ft
01 - Parcheggio dell'Area Ristoro e Camper Candaten
Waypoint
1,343 ft
03 - Immissione nella Via degli Ospizi a fine guado del Torrente Cordevole
Waypoint
1,379 ft
04 - Uscita dalla Via degli Ospizi pochi metri prima dell'impluvio della Val Col dei Spin
Waypoint
2,767 ft
06 - Col de la Sèla
Waypoint
3,527 ft
07 - Inizio est del Zengión de la Palaza al passaggio di un canaletto con ometto e covolo
Waypoint
3,175 ft
10 - Segnavia di fine ovest del Zengión de la Palaza e inizio discesa verso la fine ovest del Zengionét
Waypoint
3,008 ft
12 - Arrivo alla fine ovest del Zengionèt scendendo sotto una placca nerastra bagnata
Waypoint
2,740 ft
13 - Bivio di uscita dal Zengionèt per discesa finale verso l'impluvio della Val Salét
Waypoint
4,077 ft
17 - Bivio sentierini per Forzèla de Peralòra e Forzèla de le Canevùze a quota 1250 circa
Waypoint
4,141 ft
18 - Foto nella prima parte del sentiero di salita verso la Forzèla de Peralòra passando sotto una placca bagnata
Waypoint
4,466 ft
20 - Foto nel fianco boschivo finale per la Forzèla de Peralòra dopo l'uscita dall'ultimo corridoio nei mughi
Waypoint
4,731 ft
21 - Forzèla de Peralòra o Forcella di Peralora
Waypoint
4,668 ft
22 - Immissione nel sentiero dell'Alta Via dei Monti del Sole per discesa verso Casera Nusiéda Alta
Waypoint
3,154 ft
26 - Inizio est della Cengia dei Contrabbandieri o Cengia dei Finanzieri o Cengia de la Finanza
Waypoint
3,141 ft
27 - Fine del tratto iniziale attrezzato con cavo della Cengia dei Contrabbandieri
Waypoint
3,047 ft
30 - Inizio traverso esposto in testata di un canale dopo una discesa molto ripida lungo la Cengia dei Contrabbandieri
Waypoint
3,058 ft
31 - Svolta in salita nel bosco segnata con molti bolli rossi uscendo dalla Cengia dei Contrabbandieri
Waypoint
3,151 ft
32 - Saltino roccioso assicurato con spezzone di corda scendendo verso Casera Nandrina Alta
Waypoint
2,868 ft
35 - Foto tra i tagli di tronchi nel tratto di bosco abbattuto dopo Casera Nandrina Alta
Waypoint
1,916 ft
38 - Ponticello sulla forra della Val Soffia
Waypoint
1,808 ft
40 - Immissione nell'asfalto finale al nono tornante della stradetta che sale da Gena Bassa a Gena Alta
Waypoint
1,568 ft
41 - Parcheggio di fine escursione a Gena Bassa nei pressi del Ristorante Bar alla Soffia
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