Monti del Sole: Piz de Nusiéda Cima Est da Le Rosse Alte
near Rosse Alte, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Salita a una vetta nell’area più a sud dei Monti del Sole che presenta difficoltà di vario tipo.
L’escursione non è lunga come numeri di km e dislivello, ma bisogna considerarla mediamente lunga come tempi perché va affrontata con calma e utilizzando le giuste attrezzature dove servono.
Servono ramponcini da prato e corda, e con questi – visto che i punti dove servono sono ben indicati nelle guide – bisogna “giocare d’anticipo” per non trovarsi “incasinati” nel bel mezzo di qualche passaggio chiave.
Ovviamente servono ottima visibilità e uno stato del terreno di base che non sia umido o troppo secco.
I lunghi tratti di ripide loppe (in parte su base poco consistente) in alcuni punti non ammettono scivolate o inciampi.
Se si va con calma può diventare una bella “giornata selvaggia”.
Le due guide di riferimento sono:
Dal parcheggio di Le Rosse Alte all’uscita dall’itinerario dell’Alta Via dei Monti del Sole
Il parcheggio di Le Rosse Alte è l’inizio-fine sud della traversata dell’Alta Via dei Monti del Sole.
Fino a Casera Nusieda Alta (con locale bivacco sempre aperto) è un sentiero sempre evidente e oggi l’ho trovato ben pulito in ottimo stato di manutenzione.
Poco dopo la partenza si passa il bivio per la via normale al Piz de Vedana e, con passo più che tranquillo, in una ventina di minuti max si arriva a un bivio tra due varianti che conducono entrambe a Casera Nusieda Alta.
Al bivio dovrebbero esserci due cartelli che indicano “CASERA NUSIEDA NORMALE” e “CASERA NUSIEDA ATTREZZATO” (ho scritto dovrebbero perché ho notato nel tempo che questi cartelli spariscono e ricompaiono).
Oggi ho seguito all’andata la via attrezzata e al ritorno la via normale.
Lungo la via attrezzata si trovano una scaletta e un paio di cavi-corrimano.
A Casera Nusieda Alta si prosegue attraversando il prato verso nord-est sulla destra direzione arrivo della casera (se si passa a sinistra verso nord-ovest si va sul percorso della Cengia dei Contrabbandieri).
Il sentierino ricompare subito al rientro nel bosco e si continua senza svolte evidenti fino a un tornante sinistro (quota 1080/1090 circa) dove si nota un’altra traccia a terra abbastanza buona che prosegue diritta.
L’Alta Via dei Monti del Sole continua a sinistra verso la Forzèla de le Canevùze e per questa escursione si va diritti.
Dall’uscita dall’itinerario dell’Alta Via dei Monti del Sole al Piz de Nusieda Cima Est
La prima parte del nuovo sentierino è in bassissima pendenza e quasi rettilinea, e poi con breve salita si porta sotto la fascia rocciosa di sinistra all’inizio di una serie di anfratti veramente scenografici detti Cógoi de Manuele (anche Cógoi de Piero o Cógoi de Nusiéda secondo la guida di Sommavilla-Celi).
Ora si procede vicini alla fascia rocciosa e dopo poche decine di metri sulla sinistra c’è l’eventuale deviazione per chi vuol salire al Piz de Nusieda Cima Ovest.
Continuando sotto la fascia rocciosa si arriva in vista (ma più alti) di una evidente stretta forcella detta “Al Forzelìn”.
Qui inizia il primo tratto chiave.
La traccia, arrivando al parallelo della stretta forcella, va ad aggirare uno spigolo che dà accesso al fianco destro idrografico della Val dei Pizét.
L’aggiramento è su un blocco roccioso arrotondato ben esposto: appoggi e appigli ci sono e la roccia ha un buon grip SE BEN ASCIUTTA come oggi.
Subito dopo c’è una breve cengia su cornice molto esposta sotto roccia aggettante: primo breve tratto dove si procede quasi carponi, poi vari passi dove basta piegare la schiena e finale assai delicato dove letteralmente bisogna strisciare (“passo del verme” più che “passo del gatto”).
Il passaggio finale è brevissimo, ma “manca un triangolino di roccia” sulla base della cornice, e qui la base è appena inclinata verso l’esterno e sporca di polvere-ghiaino.
Sulla guida di Mason è riportata la foto di uno che passa senza zaino spingendolo in avanti: io ho mantenuto lo zaino che strisciava appena sul tetto della roccia aggettante, ma ero veramente pancia a terra.
Qui ognuno deve fare le sue valutazioni.
Fatto questo, ci si rialza su sentiero normale e si gira subito uno spigoletto dove ho visto un cordino su clessidra, che però immagino sia stato piazzato non per la cengia ma per il successivo breve (ma non difficile a mio giudizio) saltino di I° grado in discesa ad attraversare un canalino.
Passato il canalino si sale una prima evidente bancata su loppe: senza problemi in salita ma in discesa non si corre perché si può scivolare anche qui – questa bancata scorre a fianco di un’altra serie di anfratti molto belli, e si trovano vari ometti e qualche rametto tagliato di segnalazione.
Si arriva all’aggiramento di un altro spigoletto che immette nell’attraversamento del canale che divide le due cime del Piz de Nusieda e che bisogna seguire più in alto per salire alla Cima Est: ma qui si prosegue su altra bancata-pala senza salire direttamente (a questa quota il canale è impraticabile a livello escursionistico).
Si continua con di fronte i Pizét senza raggiungere l’impluvio della Val dei Pizét.
Quando ormai diventa visibile la Forzèla dei Pizét, si è su una larga pala (delle “solite” loppe) dove si nota tutto verso sinistra una bancata ben inclinata che torna indietro rispetto alla direzione generale tenuta finora.
In questo tratto le tracce sono labili e multiple, e a una quota di 1350 metri circa ci si alza verso la base della fascia rocciosa e si inizia a tornare indietro.
Si punta a un pino che sta alla base della fascia rocciosa e all’ingresso del canale che divide le due cime del Piz de Nusieda: qui ho tirato fuori i ramponcini dallo zaino e li ho agganciati a un moschettone per averli pronti all’uso.
Si inizia in quasi piano / leggera discesa ad attraversare il fianco di arrivo del canale su loppe ben inclinate, si passa sotto un tratto con piccole roccette affioranti e poi bisogna salire sul molto ripido senza allontanarsi troppo dalla fascia rocciosa di destra direzione salita.
Salendo ci sono un paio di alberi in mezzo alle loppe dove ho visto due cordini buoni per la discesa se si vuol utilizzare la corda.
Tenendo una ripida diagonale ci si avvicina a dei covoli con dei “ciuffi di mughi” piantati sopra il tetto aggettante: qui c’è l’altro passaggio chiave dell’escursione, con una scaletta metallica sotto un “ciuffo di mughi” che permette di superare i 4 metri strapiombanti che danno accesso ai pendii finali per la vetta.
Non è semplice come può sembrare.
Dopo la scaletta (dove serve un po’ di forza perché è comunque un po’ strapiombante) si entra in un intaglio MOLTO RIPIDO e con terra inconsistente sopra roccette scivolose: c’è un cavetto di aiuto ma non offre una gran presa, e c’è ancora la schiena che “tira indietro”.
Qui NON SI PUÒ mollare la presa, e il mio consiglio è di imbragarsi prima di salire la scaletta e poi agganciarsi subito al cavetto.
Al punto di fissaggio in alto del cavetto c’è un doppio cordino utile per (dal mio punto di vista) l’indispensabile calata in doppia per la discesa (io non avevo una corda abbastanza lunga per una calata da qui, e in discesa ho fatto il tratto del cavetto metallico assicurandomi con un machard a 4(!) spire perché tenesse).
Dalla fine del cavetto … forse è meglio avere i ramponcini già calzati (io li avevo avendo letto le guide) perché ci sono alcuni metri liberi su loppe ancora su terreno di base con poca consistenza: attenzione!
Ci si alza trovando altri alberelli utili per la discesa (qui ho visto ancora cordini già piazzati) e il fondo di base sotto le loppe migliora.
Si prosegue con tendenza nord-est sempre sul molto ripido evitando qualche roccetta continua che “disturberebbe” la progressione con i ramponcini.
Seguendo una linea che mi è sembrata logica senza incontrare segnalazioni (difficili anche da allestire in campo aperto di loppe) sono arrivato contro un ometto a un cambio di pendenza “in meglio”.
Dall’ometto si entra in un non difficile fianco che sale in direzione nord, poi piega brevemente verso ovest e segue un ultimo avvallamento verso nord-ovest per arrivare sul filo della cresta ovest del Piz de Nusieda Cima Est.
La cresta ha un aspetto aereo ma non è difficile, si cammina con attenzione sempre su buona base per i piedi e ci sono alcuni ometti.
Si arriva così sotto il cucuzzolo di vetta che si sale dal lato sud … su ripide loppe tanto per cambiare.
Nel suo libro Mason dà una soluzione diversa per il finale con ometti anche da quel lato.
Se ho ben capito lui non va subito in direzione della cresta per traversare poi dall’alto come ho fatto io, e stando sulla cresta si nota effettivamente che si potrebbe traversare inizialmente verso la vetta anche da più in basso.
Anche qui, a ognuno le sue scelte.
Considerazioni finali
Dei due passaggi chiave, anche se arrivandoci non sembra, quello della scaletta + cavetto a mio giudizio è il più infido.
Per quello della cengia non ci sono sorprese rispetto al primo colpo d’occhio: è esattamente come si vede fin da subito, e entrandoci non cambia la percezione di difficoltà (già alta da subito).
Ripeto quanto già scritto sopra: prepararsi per bene prima di iniziare a salire la scaletta – dopo la salita sarà ben chiaro cosa fare in discesa.
Nella guida di Sommavilla-Celi, contrariamente al solito, c’è una descrizione un po’ sommaria del difficile finale, mentre Mason in questo caso dà più riferimenti.
Il GPS – com’era da aspettarsi – ha sofferto molto per i rimbalzi di segnale nei tratti aggettanti sotto le varie fasce rocciose con anfratti.
Dunque, in questi punti non è affidabile, ma la buona notizia è che la via è quasi del tutto obbligata e non ci sono problemi di orientamento in generale.
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Il dislivello reale di questa versione dell’escursione è di circa 1.250 metri e non oltre 1.400 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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L’escursione non è lunga come numeri di km e dislivello, ma bisogna considerarla mediamente lunga come tempi perché va affrontata con calma e utilizzando le giuste attrezzature dove servono.
Servono ramponcini da prato e corda, e con questi – visto che i punti dove servono sono ben indicati nelle guide – bisogna “giocare d’anticipo” per non trovarsi “incasinati” nel bel mezzo di qualche passaggio chiave.
Ovviamente servono ottima visibilità e uno stato del terreno di base che non sia umido o troppo secco.
I lunghi tratti di ripide loppe (in parte su base poco consistente) in alcuni punti non ammettono scivolate o inciampi.
Se si va con calma può diventare una bella “giornata selvaggia”.
Le due guide di riferimento sono:
- «Monti del Sole e Piz de Mezodì» – antologia a cura di Pietro Sommavilla e Luca Celi
- «Sulle tracce di pionieri e camosci» – di Vittorino Mason
Dal parcheggio di Le Rosse Alte all’uscita dall’itinerario dell’Alta Via dei Monti del Sole
Il parcheggio di Le Rosse Alte è l’inizio-fine sud della traversata dell’Alta Via dei Monti del Sole.
Fino a Casera Nusieda Alta (con locale bivacco sempre aperto) è un sentiero sempre evidente e oggi l’ho trovato ben pulito in ottimo stato di manutenzione.
Poco dopo la partenza si passa il bivio per la via normale al Piz de Vedana e, con passo più che tranquillo, in una ventina di minuti max si arriva a un bivio tra due varianti che conducono entrambe a Casera Nusieda Alta.
Al bivio dovrebbero esserci due cartelli che indicano “CASERA NUSIEDA NORMALE” e “CASERA NUSIEDA ATTREZZATO” (ho scritto dovrebbero perché ho notato nel tempo che questi cartelli spariscono e ricompaiono).
Oggi ho seguito all’andata la via attrezzata e al ritorno la via normale.
Lungo la via attrezzata si trovano una scaletta e un paio di cavi-corrimano.
A Casera Nusieda Alta si prosegue attraversando il prato verso nord-est sulla destra direzione arrivo della casera (se si passa a sinistra verso nord-ovest si va sul percorso della Cengia dei Contrabbandieri).
Il sentierino ricompare subito al rientro nel bosco e si continua senza svolte evidenti fino a un tornante sinistro (quota 1080/1090 circa) dove si nota un’altra traccia a terra abbastanza buona che prosegue diritta.
L’Alta Via dei Monti del Sole continua a sinistra verso la Forzèla de le Canevùze e per questa escursione si va diritti.
Dall’uscita dall’itinerario dell’Alta Via dei Monti del Sole al Piz de Nusieda Cima Est
La prima parte del nuovo sentierino è in bassissima pendenza e quasi rettilinea, e poi con breve salita si porta sotto la fascia rocciosa di sinistra all’inizio di una serie di anfratti veramente scenografici detti Cógoi de Manuele (anche Cógoi de Piero o Cógoi de Nusiéda secondo la guida di Sommavilla-Celi).
Ora si procede vicini alla fascia rocciosa e dopo poche decine di metri sulla sinistra c’è l’eventuale deviazione per chi vuol salire al Piz de Nusieda Cima Ovest.
Continuando sotto la fascia rocciosa si arriva in vista (ma più alti) di una evidente stretta forcella detta “Al Forzelìn”.
Qui inizia il primo tratto chiave.
La traccia, arrivando al parallelo della stretta forcella, va ad aggirare uno spigolo che dà accesso al fianco destro idrografico della Val dei Pizét.
L’aggiramento è su un blocco roccioso arrotondato ben esposto: appoggi e appigli ci sono e la roccia ha un buon grip SE BEN ASCIUTTA come oggi.
Subito dopo c’è una breve cengia su cornice molto esposta sotto roccia aggettante: primo breve tratto dove si procede quasi carponi, poi vari passi dove basta piegare la schiena e finale assai delicato dove letteralmente bisogna strisciare (“passo del verme” più che “passo del gatto”).
Il passaggio finale è brevissimo, ma “manca un triangolino di roccia” sulla base della cornice, e qui la base è appena inclinata verso l’esterno e sporca di polvere-ghiaino.
Sulla guida di Mason è riportata la foto di uno che passa senza zaino spingendolo in avanti: io ho mantenuto lo zaino che strisciava appena sul tetto della roccia aggettante, ma ero veramente pancia a terra.
Qui ognuno deve fare le sue valutazioni.
Fatto questo, ci si rialza su sentiero normale e si gira subito uno spigoletto dove ho visto un cordino su clessidra, che però immagino sia stato piazzato non per la cengia ma per il successivo breve (ma non difficile a mio giudizio) saltino di I° grado in discesa ad attraversare un canalino.
Passato il canalino si sale una prima evidente bancata su loppe: senza problemi in salita ma in discesa non si corre perché si può scivolare anche qui – questa bancata scorre a fianco di un’altra serie di anfratti molto belli, e si trovano vari ometti e qualche rametto tagliato di segnalazione.
Si arriva all’aggiramento di un altro spigoletto che immette nell’attraversamento del canale che divide le due cime del Piz de Nusieda e che bisogna seguire più in alto per salire alla Cima Est: ma qui si prosegue su altra bancata-pala senza salire direttamente (a questa quota il canale è impraticabile a livello escursionistico).
Si continua con di fronte i Pizét senza raggiungere l’impluvio della Val dei Pizét.
Quando ormai diventa visibile la Forzèla dei Pizét, si è su una larga pala (delle “solite” loppe) dove si nota tutto verso sinistra una bancata ben inclinata che torna indietro rispetto alla direzione generale tenuta finora.
In questo tratto le tracce sono labili e multiple, e a una quota di 1350 metri circa ci si alza verso la base della fascia rocciosa e si inizia a tornare indietro.
Si punta a un pino che sta alla base della fascia rocciosa e all’ingresso del canale che divide le due cime del Piz de Nusieda: qui ho tirato fuori i ramponcini dallo zaino e li ho agganciati a un moschettone per averli pronti all’uso.
Si inizia in quasi piano / leggera discesa ad attraversare il fianco di arrivo del canale su loppe ben inclinate, si passa sotto un tratto con piccole roccette affioranti e poi bisogna salire sul molto ripido senza allontanarsi troppo dalla fascia rocciosa di destra direzione salita.
Salendo ci sono un paio di alberi in mezzo alle loppe dove ho visto due cordini buoni per la discesa se si vuol utilizzare la corda.
Tenendo una ripida diagonale ci si avvicina a dei covoli con dei “ciuffi di mughi” piantati sopra il tetto aggettante: qui c’è l’altro passaggio chiave dell’escursione, con una scaletta metallica sotto un “ciuffo di mughi” che permette di superare i 4 metri strapiombanti che danno accesso ai pendii finali per la vetta.
Non è semplice come può sembrare.
Dopo la scaletta (dove serve un po’ di forza perché è comunque un po’ strapiombante) si entra in un intaglio MOLTO RIPIDO e con terra inconsistente sopra roccette scivolose: c’è un cavetto di aiuto ma non offre una gran presa, e c’è ancora la schiena che “tira indietro”.
Qui NON SI PUÒ mollare la presa, e il mio consiglio è di imbragarsi prima di salire la scaletta e poi agganciarsi subito al cavetto.
Al punto di fissaggio in alto del cavetto c’è un doppio cordino utile per (dal mio punto di vista) l’indispensabile calata in doppia per la discesa (io non avevo una corda abbastanza lunga per una calata da qui, e in discesa ho fatto il tratto del cavetto metallico assicurandomi con un machard a 4(!) spire perché tenesse).
Dalla fine del cavetto … forse è meglio avere i ramponcini già calzati (io li avevo avendo letto le guide) perché ci sono alcuni metri liberi su loppe ancora su terreno di base con poca consistenza: attenzione!
Ci si alza trovando altri alberelli utili per la discesa (qui ho visto ancora cordini già piazzati) e il fondo di base sotto le loppe migliora.
Si prosegue con tendenza nord-est sempre sul molto ripido evitando qualche roccetta continua che “disturberebbe” la progressione con i ramponcini.
Seguendo una linea che mi è sembrata logica senza incontrare segnalazioni (difficili anche da allestire in campo aperto di loppe) sono arrivato contro un ometto a un cambio di pendenza “in meglio”.
Dall’ometto si entra in un non difficile fianco che sale in direzione nord, poi piega brevemente verso ovest e segue un ultimo avvallamento verso nord-ovest per arrivare sul filo della cresta ovest del Piz de Nusieda Cima Est.
La cresta ha un aspetto aereo ma non è difficile, si cammina con attenzione sempre su buona base per i piedi e ci sono alcuni ometti.
Si arriva così sotto il cucuzzolo di vetta che si sale dal lato sud … su ripide loppe tanto per cambiare.
Nel suo libro Mason dà una soluzione diversa per il finale con ometti anche da quel lato.
Se ho ben capito lui non va subito in direzione della cresta per traversare poi dall’alto come ho fatto io, e stando sulla cresta si nota effettivamente che si potrebbe traversare inizialmente verso la vetta anche da più in basso.
Anche qui, a ognuno le sue scelte.
Considerazioni finali
Dei due passaggi chiave, anche se arrivandoci non sembra, quello della scaletta + cavetto a mio giudizio è il più infido.
Per quello della cengia non ci sono sorprese rispetto al primo colpo d’occhio: è esattamente come si vede fin da subito, e entrandoci non cambia la percezione di difficoltà (già alta da subito).
Ripeto quanto già scritto sopra: prepararsi per bene prima di iniziare a salire la scaletta – dopo la salita sarà ben chiaro cosa fare in discesa.
Nella guida di Sommavilla-Celi, contrariamente al solito, c’è una descrizione un po’ sommaria del difficile finale, mentre Mason in questo caso dà più riferimenti.
Il GPS – com’era da aspettarsi – ha sofferto molto per i rimbalzi di segnale nei tratti aggettanti sotto le varie fasce rocciose con anfratti.
Dunque, in questi punti non è affidabile, ma la buona notizia è che la via è quasi del tutto obbligata e non ci sono problemi di orientamento in generale.
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Il dislivello reale di questa versione dell’escursione è di circa 1.250 metri e non oltre 1.400 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
1,853 ft
01 - Parcheggio a fine strada asfaltata a Le Rosse Alte
Waypoint
3,579 ft
04 - Uscita dal sentiero dell'Alta Via dei Monti del Sole
Waypoint
3,846 ft
05 - Arrivo sotto fascia rocciosa ai Cógoi de Manuele o Cógoi de Piero o Cógoi de Nusiéda
Waypoint
3,957 ft
06 - Arrivo in vista della forcella detta Al Forzelìn poco prima del tratto di cengia all'ingresso nella Val dei Pizét
Waypoint
3,991 ft
08 - Foto all'andata in uscita dalla cengia in destra idrografica della Val dei Pizét
Waypoint
4,430 ft
09 - Foto in vista dei Pizét dove bisogna invertire la direzione verso ovest in salita
Waypoint
4,658 ft
12 - Scaletta in cavi metallici su salto strapiombante di 4 metri per l'accesso ai pendii finali per il Piz de Nusiéda Cima Est
Waypoint
4,858 ft
13 - Ometto a fine salita dei pendii più ripidi dopo la scaletta verso il Piz de Nusiéda Cima Est
Waypoint
4,658 ft
22 - Foto in discesa verso la scaletta in cavi metallici su salto strapiombante di 4 metri
Waypoint
4,003 ft
23 - Foto al rientro al passaggio più difficile della cengia in destra idrografica della Val dei Pizét
Waypoint
1,646 ft
25 - Foto all'attraversamento del fondo della Val Carpenàda in discesa da Casera di Nusiéda Alta
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