Monti del Sole: Le Stornàde per la Val dei Zoldani e la Cengia Alta del Versante Est partendo da La Muda
near La Muda, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Salita a una delle vette escursionistiche meno frequentate dei Monti del Sole.
La guida di riferimento è la solita “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
Ci sono altri libri che scrivono di questa montagna, ma tutti propongono una sola versione di salita, mentre quello che ho preso come riferimento dettaglia tutte le possibilità e varianti, e si può scegliere da dove iniziare.
La variante percorsa in questa escursione è quella considerata “la più normale”: meglio iniziare da qui visto l’ambiente complicato e solitario in cui ci si muove.
Ho valutato l’itinerario “molto difficile” considerando, per una volta, non solo l’aspetto tecnico ma la continua concentrazione che qui è indispensabile per rimanere “attaccati al percorso” sia all’andata che al ritorno.
La valutazione considera anche il caso di una prima percorrenza, perché se uno ci va per 4 o 5 volte è normale che poi sembra tutto (o quasi) facile o per lo meno sempre sotto controllo.
La traccia GPS registrata è molto lunga e supera i 10.000 punti: 10.000 punti è il limite di visualizzazione di quasi tutti i terminali di fascia alta, e se il proprio terminale non supporta lunghezze superiori bisogna dividere la traccia con gli appositi software.
******************************
Il versante est Le Stornade è “tagliato” da tre cenge-bancate sovrapposte distanziate di circa 70/100 metri di dislivello l’una dall’altra.
Non hanno un nome definito, e per praticità mi riferisco a quella di questa escursione con “Cengia Alta del Versante Est Le Stornade”.
La media e la bassa si percorrono, in tutto o in parte, per altre vie.
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Per maggior chiarezza (spero … 😊) ho inserito alcune foto in successione logica di salita anche se scattate in discesa – si notano, dunque, diverse condizioni di illuminazione ma dovrebbe esserci una visione generale più coerente dell’itinerario.
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C’è un’altra via per Le Stornade considerata “normale”, ed è quella dell’itinerario → Monti del Sole: Le Stornàde per Val Fogarè (o Fagarè), Val della Fratta, Val Col dei Boi e Forzèla dei Vanùz da San Gottardo.
Visti insieme i due itinerari, è chiaro che salta subito in mente la possibilità di una bella traversata tra versanti diversi.
Tuttavia, sconsiglio traversate se non si è già affrontata in salita la via scelta per la discesa.
Se si vuol comunque affrontare la traversata senza esperienze pregresse, è decisamente meglio fare in discesa quella di questa escursione e l’altra in salita.
Salita da La Muda al Mandrìz de la Rochéta per la Val dei Zoldani
Dalla partenza si segue la Via degli Ospizi verso sud guadagnando quota un po’ alla volta fino al bivio di uscita poco sotto gli 800 metri.
Fino al bivio è quasi un’oretta di camminata, e oggi c’erano una freccia direzionale della Via degli Ospizi e una mini-tabella “Il Cammino delle Dolomiti”.
Il sentiero che va verso la Val dei Zoldani è inizialmente ben marcato e va con un unico lungo traverso fino al tornante destro di Col della Farina – qui c’è una traccia di sentiero che prosegue diritta e dopo quasi 100 metri passa a fianco di un gran covolo: se si vede il covolo … bisogna tornare indietro (al waypoint del tornante ho inserito una foto del covolo cancellando però il breve segmento di traccia per raggiungerlo).
Dopo il tornante destro si arriva alla breve risalita di un valloncello a fondo per lo più erboso e poi, con altro traverso e qualche svolta, si arriva su un ripido che si risale fin sotto una fascia rocciosa dove si trova un evidentissimo ometto – fino a qui, comunque, ci sono vari ometti, rami tagliati e qualche bollino rosso nell’ultimo tratto.
Dall’ometto in testata del ripido si arriva quasi subito al passaggio più caratteristico: un breve tratto di “vera cengia” che contorna due rientranze del pendio.
Poi, di evidente, c’è un viscido saltino di roccia trasversale poco prima di un gran covolo e infine il pendio finale boschivo segnalato con ometti e rami tagliati che guidano sulle labili tracce.
Ci sono molte svolte nel mezzo con qualche attraversamento di canaletti secondari dove bisogna stare attenti agli ometti per vedere la prosecuzione dall’altro lato.
Poco prima di arrivare allo slargo con i resti del Mandrìz de la Rochéta, si trovano nel bosco i resti del basamento di un altro rudere – qui bisogna continuare a salire al centro dell’avvallamento boschivo senza considerare altri ometti che vanno in direzione del Viàz della Zinturèla e della via normale a La Rochéta (vedi itinerario → Monti del Sole: La Rochéta per il Viàz de la Zinturèla, traversando da San Gottardo a La Muda sulla Via degli Ospizi).
Salita dal Mandrìz de la Rochéta all’inizio nord della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade
Dal Mandrìz de la Rochéta bisogna proseguire in direzione della Forzèla de la Rochéta che separa Le Stornade dal Col Zaresìn.
La forcella è poco più di 100 metri di dislivello più in alto e c’è un sentierino ostacolato nei primi metri da una fascia di alberi abbattuti e, oggi, poco visibile per la ricrescita stagionale del verde.
Qui la guida scrive di salire fino a breve distanza dal valico e poi volgere a sinistra per cengia sotto roccia.
La cengia sotto roccia NON inizia accanto al sentiero, ma ad almeno 150 metri di distanza.
Per intercettare la giusta traccia di traverso (tra le varie e labili presenti), sono salito a sinistra e oltre la quota della Forzèla de la Rochéta, scendendo poi in diagonale nel boschetto di faggi, betulle e larici (qui la traccia di discesa è più ottimizzata).
Casualmente ho incontrato un grosso ramo tagliato di betulla e ho continuato fino al “bordo di caduta” del pendio nell’alta Val Col dei Boi, e risalendo pochi metri ho visto l’imbocco della breve cengia segnalata in guida con ometto ben in evidenza.
La cengetta porta dentro un canalino di circa 70 metri di dislivello secondo il mio GPS (80 secondo la guida) che bisogna risalire fino a una forcelletta.
All’inizio c’è una placca inclinata fattibile se asciutta: oggi bagnata e scivolosissima, ma si può aggirare verso sinistra direzione salita su ripide loppe con radi mughi.
Poi si va tranquilli tranne un piccolo altro saltino sempre aggirabile, con finale su base erba.
Alla forcelletta di arrivo che separa dall’alta Val del Mus c’è un “muretto di mughi” che impedisce la vista dall’altro lato.
Dalla forcelletta di arrivo si sale verso sinistra con un iniziale taglio tra i mughi MOLTO ripido.
Infine, su corridoio prativo più largo e meno pendente, si arriva alla base della fascia rocciosa dell’inizio nord della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade.
Percorrenza della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade fino all’attacco della salita finale
Qui la guida scrive «… si prendono a sinistra le lunghe cenge che fasciano i versanti orientale e meridionale delle Stornàde. Per queste si procede a lungo (circa 500 m) senza difficoltà verso Sud, in direzione della Forzèla dei Vanùz. Prima di raggiungerla si incontra un evidente canalino, che sale a ovest verso un salto di roccia chiara, dal basso simile a una piccola torre …».
Secondo il mio GPS i 500 metri sono da intendersi in “linea d’aria”, e dunque sono di più come metri lineari camminati tenendo conto di tutte le non poche rientranze e i su e giù.
Poi è vero che si procede senza difficoltà se si considera solo il lato tecnico, almeno senza difficoltà “nella media dei Monti del Sole”.
Tuttavia, dove la bancata-cengia è più larga, ci sono alcuni punti di varia interpretazione, e bisogna stare attenti ai discontinui tagli di rami di mugo per non perdere tempo e sprecare energie alla ricerca delle linee migliori evitando quelle che improvvisamente si interrompono o diventano troppo difficoltose.
Per quanto riguarda l’individuazione del canalino di salita finale, ne ho visti un paio ravvicinati compatibili con la descrizione della guida.
Di tutti e due si vedevano bene solo i primi metri, e il primo dei due ha un attacco ben più largo dell’altro.
Nessuno dei due oggi aveva segnalazioni alla base – di solito si trova un ometto alla base dei canalini di “cambio direzione verticale”.
Alla fine, ho deciso per il secondo perché più strettino all’inizio e più compatibile con il diminutivo “canalino”: è andata bene.
Salita finale a Le Stornade
Il canalino “prescelto” ha un attacco di vari metri continui su roccia compatta tra il I° e II° grado.
Si può evitare – e l’ho fatto – salendo una traccia diagonale che inizia pochi metri prima di arrivare all’impluvio del canalino: gli ultimi 3/4 passettini per arrivare sopra il bordo superiore dell’attacco sono un po’ appesi e delicati, ma con attenzione si riesce.
Poi il canalino è sempre fattibile senza arrampicare, usando le mani solo per appoggi di tanto in tanto.
Si restringe e si allarga più volte prima di aprirsi nella parte più alta.
Verso la fine si piega leggermente sulla destra per andare a prendere più comodamente la traccia che sta alla base della fascia rocciosa.
Da qui si entra nel primo dei due “van” o circhi che caratterizzano la parte alta del versante est Le Stornade.
Ora si contorna questo primo e più piccolo “van” stando attenti alle linee tra i discontinui tagli di rami di mugo che indirizzano su corridoi “reali ma poco visibili se non si fa l’occhio alla situazione”.
Il circo di questo “van”, comunque, è su base per lo più erbosa, e dopo il doppiaggio di una costa si entra nel Van Grant o Van de Le Stornade.
Questo – come “suggerisce” il nome – è ben più grande e, soprattutto, è più variegato.
L’aspetto di maggior attenzione – sia in salita ma soprattutto in discesa – è l’attraversamento di alcuni canalini secondari, dove si cambia di livello tra immissione e uscita.
In salita ho sempre individuato subito i tagli di uscita, ma in discesa non si vedono bene, anzi si vedono meglio alcune “false tracce”: mentre si sale bisogna MEMORIZZARE BENE questi passaggi per non perdere tempo al ritorno.
Già all’ingresso del Van Grant si nota il “muro di erba e saltini” che lo chiude dall’altro lato, e che bisogna risalire per accedere alla cresta est finale.
Come sempre, la distanza crea un effetto schiacciamento che accentua l’impressione di ripidità del tutto.
È comunque ripido e a tratti molto ripido, ma l’ho trovato sufficientemente gradinato da poter avanzare senza gran fatica, e avanzando si capiscono bene le linee da tenere per evitare i saltini.
C’è un covolo-grotta segnalato in tutte le guide poco oltre i 1850 metri di quota incastrato nell’unica fascia continua di roccette.
Pochi metri a sinistra direzione salita, e in corrispondenza di un paio di mughi, c’è il “punto debole” della fascia che si supera con un paio di passi di I° grado.
Poi sempre in buona pendenza e con più gradini sporchi di ghiaia si arriva sopra la cresta, per la quale si va in vetta seguendo un taglio tra i fitti mughi veramente molto opportuno.
Qui c’è un solo saltino, segnalato con ometto, dove si usano le mani.
I punti vetta sono due con due ometti, uno grande al punto est e uno piccolo al punto ovest.
Conviene visitarli tutti e due perché ognuno nasconde parte della vista all’altro.
Oggi, purtroppo, verso l’orario di arrivo in vetta a mezzogiorno si è formato uno strato di nubi basse che ha impedito le viste di lontananza da questa cima che è considerata tra le più panoramiche in assoluto dei Monti del Sole.
Però quelli che … stavano sulla Schiara stavano peggio, perché La Schiara era proprio nella nebbia totale.
RIPETO: memorizzare bene i passaggi di salita ai cambi di livello, e stare concentrati in discesa per non perdersi in pochi metri – memorizzare anche la posizione delle varie grotte-covoli per eventuali “pernottamenti” o soste forzate (☂⚡): non serve la prenotazione … 😉
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.800 metri e non oltre 2.300 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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La guida di riferimento è la solita “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
Ci sono altri libri che scrivono di questa montagna, ma tutti propongono una sola versione di salita, mentre quello che ho preso come riferimento dettaglia tutte le possibilità e varianti, e si può scegliere da dove iniziare.
La variante percorsa in questa escursione è quella considerata “la più normale”: meglio iniziare da qui visto l’ambiente complicato e solitario in cui ci si muove.
Ho valutato l’itinerario “molto difficile” considerando, per una volta, non solo l’aspetto tecnico ma la continua concentrazione che qui è indispensabile per rimanere “attaccati al percorso” sia all’andata che al ritorno.
La valutazione considera anche il caso di una prima percorrenza, perché se uno ci va per 4 o 5 volte è normale che poi sembra tutto (o quasi) facile o per lo meno sempre sotto controllo.
La traccia GPS registrata è molto lunga e supera i 10.000 punti: 10.000 punti è il limite di visualizzazione di quasi tutti i terminali di fascia alta, e se il proprio terminale non supporta lunghezze superiori bisogna dividere la traccia con gli appositi software.
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Il versante est Le Stornade è “tagliato” da tre cenge-bancate sovrapposte distanziate di circa 70/100 metri di dislivello l’una dall’altra.
Non hanno un nome definito, e per praticità mi riferisco a quella di questa escursione con “Cengia Alta del Versante Est Le Stornade”.
La media e la bassa si percorrono, in tutto o in parte, per altre vie.
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Per maggior chiarezza (spero … 😊) ho inserito alcune foto in successione logica di salita anche se scattate in discesa – si notano, dunque, diverse condizioni di illuminazione ma dovrebbe esserci una visione generale più coerente dell’itinerario.
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C’è un’altra via per Le Stornade considerata “normale”, ed è quella dell’itinerario → Monti del Sole: Le Stornàde per Val Fogarè (o Fagarè), Val della Fratta, Val Col dei Boi e Forzèla dei Vanùz da San Gottardo.
Visti insieme i due itinerari, è chiaro che salta subito in mente la possibilità di una bella traversata tra versanti diversi.
Tuttavia, sconsiglio traversate se non si è già affrontata in salita la via scelta per la discesa.
Se si vuol comunque affrontare la traversata senza esperienze pregresse, è decisamente meglio fare in discesa quella di questa escursione e l’altra in salita.
Salita da La Muda al Mandrìz de la Rochéta per la Val dei Zoldani
Dalla partenza si segue la Via degli Ospizi verso sud guadagnando quota un po’ alla volta fino al bivio di uscita poco sotto gli 800 metri.
Fino al bivio è quasi un’oretta di camminata, e oggi c’erano una freccia direzionale della Via degli Ospizi e una mini-tabella “Il Cammino delle Dolomiti”.
Il sentiero che va verso la Val dei Zoldani è inizialmente ben marcato e va con un unico lungo traverso fino al tornante destro di Col della Farina – qui c’è una traccia di sentiero che prosegue diritta e dopo quasi 100 metri passa a fianco di un gran covolo: se si vede il covolo … bisogna tornare indietro (al waypoint del tornante ho inserito una foto del covolo cancellando però il breve segmento di traccia per raggiungerlo).
Dopo il tornante destro si arriva alla breve risalita di un valloncello a fondo per lo più erboso e poi, con altro traverso e qualche svolta, si arriva su un ripido che si risale fin sotto una fascia rocciosa dove si trova un evidentissimo ometto – fino a qui, comunque, ci sono vari ometti, rami tagliati e qualche bollino rosso nell’ultimo tratto.
Dall’ometto in testata del ripido si arriva quasi subito al passaggio più caratteristico: un breve tratto di “vera cengia” che contorna due rientranze del pendio.
Poi, di evidente, c’è un viscido saltino di roccia trasversale poco prima di un gran covolo e infine il pendio finale boschivo segnalato con ometti e rami tagliati che guidano sulle labili tracce.
Ci sono molte svolte nel mezzo con qualche attraversamento di canaletti secondari dove bisogna stare attenti agli ometti per vedere la prosecuzione dall’altro lato.
Poco prima di arrivare allo slargo con i resti del Mandrìz de la Rochéta, si trovano nel bosco i resti del basamento di un altro rudere – qui bisogna continuare a salire al centro dell’avvallamento boschivo senza considerare altri ometti che vanno in direzione del Viàz della Zinturèla e della via normale a La Rochéta (vedi itinerario → Monti del Sole: La Rochéta per il Viàz de la Zinturèla, traversando da San Gottardo a La Muda sulla Via degli Ospizi).
Salita dal Mandrìz de la Rochéta all’inizio nord della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade
Dal Mandrìz de la Rochéta bisogna proseguire in direzione della Forzèla de la Rochéta che separa Le Stornade dal Col Zaresìn.
La forcella è poco più di 100 metri di dislivello più in alto e c’è un sentierino ostacolato nei primi metri da una fascia di alberi abbattuti e, oggi, poco visibile per la ricrescita stagionale del verde.
Qui la guida scrive di salire fino a breve distanza dal valico e poi volgere a sinistra per cengia sotto roccia.
La cengia sotto roccia NON inizia accanto al sentiero, ma ad almeno 150 metri di distanza.
Per intercettare la giusta traccia di traverso (tra le varie e labili presenti), sono salito a sinistra e oltre la quota della Forzèla de la Rochéta, scendendo poi in diagonale nel boschetto di faggi, betulle e larici (qui la traccia di discesa è più ottimizzata).
Casualmente ho incontrato un grosso ramo tagliato di betulla e ho continuato fino al “bordo di caduta” del pendio nell’alta Val Col dei Boi, e risalendo pochi metri ho visto l’imbocco della breve cengia segnalata in guida con ometto ben in evidenza.
La cengetta porta dentro un canalino di circa 70 metri di dislivello secondo il mio GPS (80 secondo la guida) che bisogna risalire fino a una forcelletta.
All’inizio c’è una placca inclinata fattibile se asciutta: oggi bagnata e scivolosissima, ma si può aggirare verso sinistra direzione salita su ripide loppe con radi mughi.
Poi si va tranquilli tranne un piccolo altro saltino sempre aggirabile, con finale su base erba.
Alla forcelletta di arrivo che separa dall’alta Val del Mus c’è un “muretto di mughi” che impedisce la vista dall’altro lato.
Dalla forcelletta di arrivo si sale verso sinistra con un iniziale taglio tra i mughi MOLTO ripido.
Infine, su corridoio prativo più largo e meno pendente, si arriva alla base della fascia rocciosa dell’inizio nord della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade.
Percorrenza della Cengia Alta del Versante Est Le Stornade fino all’attacco della salita finale
Qui la guida scrive «… si prendono a sinistra le lunghe cenge che fasciano i versanti orientale e meridionale delle Stornàde. Per queste si procede a lungo (circa 500 m) senza difficoltà verso Sud, in direzione della Forzèla dei Vanùz. Prima di raggiungerla si incontra un evidente canalino, che sale a ovest verso un salto di roccia chiara, dal basso simile a una piccola torre …».
Secondo il mio GPS i 500 metri sono da intendersi in “linea d’aria”, e dunque sono di più come metri lineari camminati tenendo conto di tutte le non poche rientranze e i su e giù.
Poi è vero che si procede senza difficoltà se si considera solo il lato tecnico, almeno senza difficoltà “nella media dei Monti del Sole”.
Tuttavia, dove la bancata-cengia è più larga, ci sono alcuni punti di varia interpretazione, e bisogna stare attenti ai discontinui tagli di rami di mugo per non perdere tempo e sprecare energie alla ricerca delle linee migliori evitando quelle che improvvisamente si interrompono o diventano troppo difficoltose.
Per quanto riguarda l’individuazione del canalino di salita finale, ne ho visti un paio ravvicinati compatibili con la descrizione della guida.
Di tutti e due si vedevano bene solo i primi metri, e il primo dei due ha un attacco ben più largo dell’altro.
Nessuno dei due oggi aveva segnalazioni alla base – di solito si trova un ometto alla base dei canalini di “cambio direzione verticale”.
Alla fine, ho deciso per il secondo perché più strettino all’inizio e più compatibile con il diminutivo “canalino”: è andata bene.
Salita finale a Le Stornade
Il canalino “prescelto” ha un attacco di vari metri continui su roccia compatta tra il I° e II° grado.
Si può evitare – e l’ho fatto – salendo una traccia diagonale che inizia pochi metri prima di arrivare all’impluvio del canalino: gli ultimi 3/4 passettini per arrivare sopra il bordo superiore dell’attacco sono un po’ appesi e delicati, ma con attenzione si riesce.
Poi il canalino è sempre fattibile senza arrampicare, usando le mani solo per appoggi di tanto in tanto.
Si restringe e si allarga più volte prima di aprirsi nella parte più alta.
Verso la fine si piega leggermente sulla destra per andare a prendere più comodamente la traccia che sta alla base della fascia rocciosa.
Da qui si entra nel primo dei due “van” o circhi che caratterizzano la parte alta del versante est Le Stornade.
Ora si contorna questo primo e più piccolo “van” stando attenti alle linee tra i discontinui tagli di rami di mugo che indirizzano su corridoi “reali ma poco visibili se non si fa l’occhio alla situazione”.
Il circo di questo “van”, comunque, è su base per lo più erbosa, e dopo il doppiaggio di una costa si entra nel Van Grant o Van de Le Stornade.
Questo – come “suggerisce” il nome – è ben più grande e, soprattutto, è più variegato.
L’aspetto di maggior attenzione – sia in salita ma soprattutto in discesa – è l’attraversamento di alcuni canalini secondari, dove si cambia di livello tra immissione e uscita.
In salita ho sempre individuato subito i tagli di uscita, ma in discesa non si vedono bene, anzi si vedono meglio alcune “false tracce”: mentre si sale bisogna MEMORIZZARE BENE questi passaggi per non perdere tempo al ritorno.
Già all’ingresso del Van Grant si nota il “muro di erba e saltini” che lo chiude dall’altro lato, e che bisogna risalire per accedere alla cresta est finale.
Come sempre, la distanza crea un effetto schiacciamento che accentua l’impressione di ripidità del tutto.
È comunque ripido e a tratti molto ripido, ma l’ho trovato sufficientemente gradinato da poter avanzare senza gran fatica, e avanzando si capiscono bene le linee da tenere per evitare i saltini.
C’è un covolo-grotta segnalato in tutte le guide poco oltre i 1850 metri di quota incastrato nell’unica fascia continua di roccette.
Pochi metri a sinistra direzione salita, e in corrispondenza di un paio di mughi, c’è il “punto debole” della fascia che si supera con un paio di passi di I° grado.
Poi sempre in buona pendenza e con più gradini sporchi di ghiaia si arriva sopra la cresta, per la quale si va in vetta seguendo un taglio tra i fitti mughi veramente molto opportuno.
Qui c’è un solo saltino, segnalato con ometto, dove si usano le mani.
I punti vetta sono due con due ometti, uno grande al punto est e uno piccolo al punto ovest.
Conviene visitarli tutti e due perché ognuno nasconde parte della vista all’altro.
Oggi, purtroppo, verso l’orario di arrivo in vetta a mezzogiorno si è formato uno strato di nubi basse che ha impedito le viste di lontananza da questa cima che è considerata tra le più panoramiche in assoluto dei Monti del Sole.
Però quelli che … stavano sulla Schiara stavano peggio, perché La Schiara era proprio nella nebbia totale.
RIPETO: memorizzare bene i passaggi di salita ai cambi di livello, e stare concentrati in discesa per non perdersi in pochi metri – memorizzare anche la posizione delle varie grotte-covoli per eventuali “pernottamenti” o soste forzate (☂⚡): non serve la prenotazione … 😉
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.800 metri e non oltre 2.300 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
2,591 ft
02 - Bivio di uscita dalla Via degli Ospizi verso la Val dei Zoldani
Waypoint
4,277 ft
05 - Resti basamento del Mandrìz de la Rochéta a fine risalita della Val dei Zoldani
Waypoint
4,377 ft
06 - Foto a ometto dopo gli schianti boschivi risalendo verso la Forzèla de la Rochéta
Waypoint
4,795 ft
07 - Ramo tagliato di betulla di riferimento per imboccare la breve cengia successiva
Waypoint
4,873 ft
09 - Base (con placca bagnata evitabile) canalino da risalire per 70/80 metri di dislivello fino in forcella
Waypoint
5,055 ft
10 - Forcelletta prima dell'ultimo ripido per l'accesso alla Cengia Alta Versante Est Le Stornade
Waypoint
5,148 ft
11 - Inizio a nord sotto fascia rocciosa della Cengia Alta Versante Est Le Stornade
Waypoint
5,013 ft
18 - Base canalino di uscita dalla Cengia Alta Versante Est Le Stornade in direzione della vetta
Waypoint
5,260 ft
19 - Foto verso la fine del canale di uscita dalla Cengia Alta Versante Est Le Stornade
Waypoint
5,444 ft
20 - Arrivo sotto fascia rocciosa poco prima di entrare nel primo 'van' di accesso verso la vetta Le Stornade
Waypoint
5,814 ft
23 - Arrivo a canalino secondario da risalire parzialmente nel Van Grant o Van de Le Stornade
Waypoint
5,879 ft
24 - Arrivo a canalino secondario da risalire parzialmente nel Van Grant o Van de Le Stornade
Waypoint
6,070 ft
25 - Foto dalla prima parte del ripido erboso finale di accesso alla cresta est Le Stornade
Waypoint
6,120 ft
26 - Grotta utlissima come riparo di emergenza poco sotto l'arrivo sulla cresta est Le Stornade
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