Monti del Sole: La Rochéta per il Viàz de la Zinturèla, traversando da San Gottardo a La Muda sulla Via degli Ospizi
near San Gottardo, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Salita a una cima dal profilo slanciato che si stacca dalle vette più alte del fianco est del Gruppo dei Monti del Sole.
Ci sono varie vie di avvicinamento alla dorsale ovest di salita finale, e oggi (mentre scendevo) ho incontrato due coppie di escursionisti che erano in arrivo da due altre diverse direzioni, ma tutti avevamo in programma la discesa per la Val dei Zoldani.
Visto che in questo periodo è improponibile il guado del Torrente Cordevole per abbreviare il raggiungimento dei vari attacchi delle salite, ho pensato di fare la traversata da San Gottardo a La Muda con rientro in bicicletta.
Chi vuol fare andata-ritorno da San Gottardo può avvicinarsi in bicicletta per i primi 4 km circa di stradetta che passano per i Prati di Salet.
Gli altri 4 escursionisti che ho incontrato oggi erano partiti tutti da La Muda per una andata-ritorno.
Purtroppo oggi c’erano molte più nuvole di quelle previste che hanno impedito la maggior parte delle belle viste possibili dalla vetta.
La guida di riferimento è “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
**********
È senz’altro possibile prendere il meglio di questa escursione e unirlo al meglio di → Monti del Sole: La Rochéta per l'Acquedotto Val Fogarè e Fratta di Falisèppo con discesa per la Val dei Zoldani da San Gottardo.
Si possono programmare salita e discesa per la Fratta di Falisèppo e il Viàz de la Zinturèla, escludendo la Val dei Zoldani: però sono due vie complicate da fare in discesa se già non si conoscono in salita, anche con “l’assistenza del GPS”.
Pertanto, consiglio di fare una delle due in salita, e poi riprogrammarla in discesa in combinazione con l’altra: di sicuro ne uscirà un’escursione “di gran carattere”.
Da San Gottardo all’inizio del Viàz de la Zinturèla passando per il Col dei Béch Basso e il Col dei Béch Alto
Da San Gottardo si imbocca la Via degli Ospizi lungo il Torrente Cordevole, che si percorre su stradetta per i primi 4 km circa: anche oggi 2 mountain bike parcheggiate dove finisce il tratto ciclabile più o meno di fronte all’area pic-nic di Candaten che si trova dall’altro lato del torrente.
In breve si attraversano un paio di impluvi per arrivare a quello ben più marcato della Val Fagaré (qui su una tabella ENEL è scritto Val Fogaré, mentre nella guida ci si riferisce come Val Coraie).
Poco più di 300 metri dopo il quasi-guado di oggi (c’era molta acqua) si arriva a un gruppo di evidenti tagli di alberi dove a sinistra si stacca un sentiero con bolli rossi ENEL, e qui si abbandona la Via degli Ospizi.
Si sale a sinistra per poco più di 100 metri lineari fino a un bivio con una traccia molto più esile sulla destra, ma ben segnalata da grandi bolli rossi ENEL.
Qui c’è un errore nella guida che scrive «… si va a sinistra ripidamente a un grande traliccio della linea elettrica …».
Il traliccio si vede poco più in alto nel bosco, ma per il ripido di collegamento si va a destra (a sinistra il sentiero prosegue in piano).
Si arriva al traliccio (oggi con qualche metro ricoperto da felci) e subito dopo il sentiero ritorna evidente.
Si passano un paio di bivi andando sempre a destra, e poi iniziano ometti e qualche taglio di rami a togliere qualsiasi dubbio.
Il sentiero si porta su un costone e lo risale fino al Col dei Béch Bass, che è una spianata boschiva con qualche ondulazione.
Qui ci sono vari alberi schiantati a terra che coprono il sentiero, ma basta alzarsi di poco sul pendio di sinistra (non troppo inclinato lateralmente) e proseguire paralleli al tracciato originale tenendo d’occhio gli ometti.
Passati facilmente gli schianti, si rientra su ottimo sentiero verso nord fino a un costone dove si svolta verso sinistra-ovest (molti ometti che guidano), e si risale questo costone fino al Col dei Béch Alt.
La risalita del costone è in buona pendenza, per lo più evidente con ometti, ma ci sono alcuni brevi punti in cui la traccia a terra quasi svanisce o si confonde con tracce di animali, e la prosecuzione è segnalata da rami tagliati.
Si arriva al Col dei Béch Alt con un larghissimo dolce pendio boschivo finale con mega-ometto al centro del camminamento – sulla sinistra direzione salita c’è una dolce “gobba di dorsale”.
Poco dopo il mega-ometto la dolce salita scollina su una dolce e larga conca discendente verso destra: da qui si vede molto bene La Rochéta – il problema è che si vede bene perché il fitto bosco della dolce conca è completamente abbattuto, devastato dalla Tempesta Vaia, e non è assolutamente superabile (e si vede che la traccia si infila lì in mezzo).
Per fortuna c’è una soluzione “a costo zero di fatica”.
Bisogna portarsi sul filo della “gobba di dorsale” di sinistra e, dove si trovano i primi schianti anche lì sopra, scendere di poco nell’altro versante, dove c’è una bancata sopra i dirupi.
La bancata è erbosa con pochi alberelli tutti in piedi, non è troppo inclinata lateralmente e si percorre trovando pure qualche traccia di animali.
Si esegue così un semicerchio di aggiramento della conca devastata: solo verso la fine ho trovato 2/3 alberi abbattuti che si superano facilmente.
Si arriva così alla sella che “salda” la conca del Col dei Béch Alt con il pendio che scende dal Pian de la Rochéta dove inizia il Viàz de la Zinturèla.
Dalla sella si ritrova il sentiero originale con ometti e qualche ramo tagliato.
Si risale il ripido pendio per tracce gradinate e si arriva al ripiano del Pian de la Rochéta in un punto con qualche schianto isolato.
Qui ho trovato una freccia rossa su roccia che mi ha diretto – con una cinquantina di metri prima boschivi e poi in tagli di mughi – verso l’inizio del Viàz de la Zinturèla.
Percorrenza del Viàz de la Zinturèla o Zinturèla de la Rochéta
Il viàz inizia in salita su bancata aperta, passa un largo canale su ghiaie-pietrisco abbastanza stabili, continua in un rado boschetto e si infila in lunghi tagli di mughi a completare il lato est.
Dopo la svolta verso il lato nord, continua nei tagli di mughi fino a un canale-circo sotto spettacolari rocce aggettanti molto scure: qualche passo di maggior attenzione per la base bagnata di camminamento visto lo stillicidio.
Poi ancora tagli di mughi fino a due canaletti uniti da una bancatina: per attraversare i canaletti ci sono un paio di passi più delicati degli altri.
Già da questo punto si può osservare la sella (dove si trova il Mandrìz de la Rochéta) che divide La Rochéta dal Col Zaresìn e che è la fine del viàz.
Dopo i canaletti ancora tagli di mughi fino a un facile tratto finale nel bosco dove gli ometti guidano verso i resti di una costruzione (penso sia una ex-casera, visto il vicino “mandrìz” che è un recinto per animali).
Ora in breve si va a sinistra fino alla sella con i resti del Mandrìz de la Rochéta.
Salita in vetta a La Rochéta dal Mandriz de la Rochéta
Dal Mandrìz de la Rochéta si vedono la vetta e pure lo sviluppo della dorsale ovest da risalire.
La salita in pratica è in tre balzi con due tratti piani intermedi.
Si va a base dorsale dove si trova un ometto all’inizio di un labile sentierino che diventa quasi subito evidente appena la schiena della dorsale si restringe un po’ obbligando il percorso su una linea unica.
La pendenza è abbastanza sostenuta e tra ometti e tagli di rami si arriva al primo settore pianeggiante.
Si esce dal piano verso sinistra per infilare un canalino che è il tratto più difficile: c’è un bollo rosso all’attacco e poi altri verso l’uscita.
Il canalino ha un fondo di roccette con delle erbe sul fianco sinistro direzione salita.
In uscita c’è un restringimento con il tratto di II° grado segnalato in guida.
Sono tre metri circa oggi ben umidi, e credo che (vista l’esposizione) siano pochi i giorni dell’anno in cui sarà tutto perfettamente “essiccato”.
Appoggi e appigli ci sono, bisogna valutarli bene e – per fortuna – in discesa li ho visti con più chiarezza.
Non ho guardato bene ma, visti i molti mughi circostanti, con un breve spezzone di corda si potrebbe eventualmente assicurare in discesa questo passaggio.
Si esce dal canalino a sinistra per breve taglio di mughi, e poi per breve “imbuto erboso” fino al secondo tratto piano.
Da qui si prosegue fino a un ripido scivolo erboso abbastanza gradinato e poi, con breve spostamento a destra, si imbocca il canalino finale di roccette di I° grado segnalato in guida.
Oggi queste roccette erano perfettamente asciutte o con ottimo “grip”.
Ho visto un chiodo alla base e uno ben più vistoso e utile a 3/4 circa del canalino.
Discesa da La Rochéta per la Val dei Zoldani
Il tratto dalla vetta al Mandrìz de la Rochéta è intuitivo, e tutti i vari ometti e rami tagliati si vedono bene anche in discesa – salendo c’è solo da memorizzare bene il punto di ritrovo della testata del canalino con i passaggi di II° grado.
Poi dal mandrìz si scende verso l’altro rudere incontrato in uscita dal Viàz de le Zinturèla, e subito sotto inizia una lunga serie di ometti molto ravvicinati.
Il sentiero scende per un lungo tratto più o meno sulla linea di massima pendenza, e poi va a piegare in diagonale con tendenza destra.
Qui serve attenzione per vari motivi:
In generale, la Val dei Zoldani non è difficile da seguire “rispetto allo standard dei Monti del Sole”, che rimane però uno standard alto.
NOTA BENE: dentro la Val dei Zoldani il GPS ha avuto molti rimbalzi di segnale, e pertanto la traccia registrata non è molto precisa in vari punti.
**********
Il dislivello reale dell’escursione è di circa 200 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Ci sono varie vie di avvicinamento alla dorsale ovest di salita finale, e oggi (mentre scendevo) ho incontrato due coppie di escursionisti che erano in arrivo da due altre diverse direzioni, ma tutti avevamo in programma la discesa per la Val dei Zoldani.
Visto che in questo periodo è improponibile il guado del Torrente Cordevole per abbreviare il raggiungimento dei vari attacchi delle salite, ho pensato di fare la traversata da San Gottardo a La Muda con rientro in bicicletta.
Chi vuol fare andata-ritorno da San Gottardo può avvicinarsi in bicicletta per i primi 4 km circa di stradetta che passano per i Prati di Salet.
Gli altri 4 escursionisti che ho incontrato oggi erano partiti tutti da La Muda per una andata-ritorno.
Purtroppo oggi c’erano molte più nuvole di quelle previste che hanno impedito la maggior parte delle belle viste possibili dalla vetta.
La guida di riferimento è “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Pietro Sommavilla e Luca Celi.
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È senz’altro possibile prendere il meglio di questa escursione e unirlo al meglio di → Monti del Sole: La Rochéta per l'Acquedotto Val Fogarè e Fratta di Falisèppo con discesa per la Val dei Zoldani da San Gottardo.
Si possono programmare salita e discesa per la Fratta di Falisèppo e il Viàz de la Zinturèla, escludendo la Val dei Zoldani: però sono due vie complicate da fare in discesa se già non si conoscono in salita, anche con “l’assistenza del GPS”.
Pertanto, consiglio di fare una delle due in salita, e poi riprogrammarla in discesa in combinazione con l’altra: di sicuro ne uscirà un’escursione “di gran carattere”.
Da San Gottardo all’inizio del Viàz de la Zinturèla passando per il Col dei Béch Basso e il Col dei Béch Alto
Da San Gottardo si imbocca la Via degli Ospizi lungo il Torrente Cordevole, che si percorre su stradetta per i primi 4 km circa: anche oggi 2 mountain bike parcheggiate dove finisce il tratto ciclabile più o meno di fronte all’area pic-nic di Candaten che si trova dall’altro lato del torrente.
In breve si attraversano un paio di impluvi per arrivare a quello ben più marcato della Val Fagaré (qui su una tabella ENEL è scritto Val Fogaré, mentre nella guida ci si riferisce come Val Coraie).
Poco più di 300 metri dopo il quasi-guado di oggi (c’era molta acqua) si arriva a un gruppo di evidenti tagli di alberi dove a sinistra si stacca un sentiero con bolli rossi ENEL, e qui si abbandona la Via degli Ospizi.
Si sale a sinistra per poco più di 100 metri lineari fino a un bivio con una traccia molto più esile sulla destra, ma ben segnalata da grandi bolli rossi ENEL.
Qui c’è un errore nella guida che scrive «… si va a sinistra ripidamente a un grande traliccio della linea elettrica …».
Il traliccio si vede poco più in alto nel bosco, ma per il ripido di collegamento si va a destra (a sinistra il sentiero prosegue in piano).
Si arriva al traliccio (oggi con qualche metro ricoperto da felci) e subito dopo il sentiero ritorna evidente.
Si passano un paio di bivi andando sempre a destra, e poi iniziano ometti e qualche taglio di rami a togliere qualsiasi dubbio.
Il sentiero si porta su un costone e lo risale fino al Col dei Béch Bass, che è una spianata boschiva con qualche ondulazione.
Qui ci sono vari alberi schiantati a terra che coprono il sentiero, ma basta alzarsi di poco sul pendio di sinistra (non troppo inclinato lateralmente) e proseguire paralleli al tracciato originale tenendo d’occhio gli ometti.
Passati facilmente gli schianti, si rientra su ottimo sentiero verso nord fino a un costone dove si svolta verso sinistra-ovest (molti ometti che guidano), e si risale questo costone fino al Col dei Béch Alt.
La risalita del costone è in buona pendenza, per lo più evidente con ometti, ma ci sono alcuni brevi punti in cui la traccia a terra quasi svanisce o si confonde con tracce di animali, e la prosecuzione è segnalata da rami tagliati.
Si arriva al Col dei Béch Alt con un larghissimo dolce pendio boschivo finale con mega-ometto al centro del camminamento – sulla sinistra direzione salita c’è una dolce “gobba di dorsale”.
Poco dopo il mega-ometto la dolce salita scollina su una dolce e larga conca discendente verso destra: da qui si vede molto bene La Rochéta – il problema è che si vede bene perché il fitto bosco della dolce conca è completamente abbattuto, devastato dalla Tempesta Vaia, e non è assolutamente superabile (e si vede che la traccia si infila lì in mezzo).
Per fortuna c’è una soluzione “a costo zero di fatica”.
Bisogna portarsi sul filo della “gobba di dorsale” di sinistra e, dove si trovano i primi schianti anche lì sopra, scendere di poco nell’altro versante, dove c’è una bancata sopra i dirupi.
La bancata è erbosa con pochi alberelli tutti in piedi, non è troppo inclinata lateralmente e si percorre trovando pure qualche traccia di animali.
Si esegue così un semicerchio di aggiramento della conca devastata: solo verso la fine ho trovato 2/3 alberi abbattuti che si superano facilmente.
Si arriva così alla sella che “salda” la conca del Col dei Béch Alt con il pendio che scende dal Pian de la Rochéta dove inizia il Viàz de la Zinturèla.
Dalla sella si ritrova il sentiero originale con ometti e qualche ramo tagliato.
Si risale il ripido pendio per tracce gradinate e si arriva al ripiano del Pian de la Rochéta in un punto con qualche schianto isolato.
Qui ho trovato una freccia rossa su roccia che mi ha diretto – con una cinquantina di metri prima boschivi e poi in tagli di mughi – verso l’inizio del Viàz de la Zinturèla.
Percorrenza del Viàz de la Zinturèla o Zinturèla de la Rochéta
Il viàz inizia in salita su bancata aperta, passa un largo canale su ghiaie-pietrisco abbastanza stabili, continua in un rado boschetto e si infila in lunghi tagli di mughi a completare il lato est.
Dopo la svolta verso il lato nord, continua nei tagli di mughi fino a un canale-circo sotto spettacolari rocce aggettanti molto scure: qualche passo di maggior attenzione per la base bagnata di camminamento visto lo stillicidio.
Poi ancora tagli di mughi fino a due canaletti uniti da una bancatina: per attraversare i canaletti ci sono un paio di passi più delicati degli altri.
Già da questo punto si può osservare la sella (dove si trova il Mandrìz de la Rochéta) che divide La Rochéta dal Col Zaresìn e che è la fine del viàz.
Dopo i canaletti ancora tagli di mughi fino a un facile tratto finale nel bosco dove gli ometti guidano verso i resti di una costruzione (penso sia una ex-casera, visto il vicino “mandrìz” che è un recinto per animali).
Ora in breve si va a sinistra fino alla sella con i resti del Mandrìz de la Rochéta.
Salita in vetta a La Rochéta dal Mandriz de la Rochéta
Dal Mandrìz de la Rochéta si vedono la vetta e pure lo sviluppo della dorsale ovest da risalire.
La salita in pratica è in tre balzi con due tratti piani intermedi.
Si va a base dorsale dove si trova un ometto all’inizio di un labile sentierino che diventa quasi subito evidente appena la schiena della dorsale si restringe un po’ obbligando il percorso su una linea unica.
La pendenza è abbastanza sostenuta e tra ometti e tagli di rami si arriva al primo settore pianeggiante.
Si esce dal piano verso sinistra per infilare un canalino che è il tratto più difficile: c’è un bollo rosso all’attacco e poi altri verso l’uscita.
Il canalino ha un fondo di roccette con delle erbe sul fianco sinistro direzione salita.
In uscita c’è un restringimento con il tratto di II° grado segnalato in guida.
Sono tre metri circa oggi ben umidi, e credo che (vista l’esposizione) siano pochi i giorni dell’anno in cui sarà tutto perfettamente “essiccato”.
Appoggi e appigli ci sono, bisogna valutarli bene e – per fortuna – in discesa li ho visti con più chiarezza.
Non ho guardato bene ma, visti i molti mughi circostanti, con un breve spezzone di corda si potrebbe eventualmente assicurare in discesa questo passaggio.
Si esce dal canalino a sinistra per breve taglio di mughi, e poi per breve “imbuto erboso” fino al secondo tratto piano.
Da qui si prosegue fino a un ripido scivolo erboso abbastanza gradinato e poi, con breve spostamento a destra, si imbocca il canalino finale di roccette di I° grado segnalato in guida.
Oggi queste roccette erano perfettamente asciutte o con ottimo “grip”.
Ho visto un chiodo alla base e uno ben più vistoso e utile a 3/4 circa del canalino.
Discesa da La Rochéta per la Val dei Zoldani
Il tratto dalla vetta al Mandrìz de la Rochéta è intuitivo, e tutti i vari ometti e rami tagliati si vedono bene anche in discesa – salendo c’è solo da memorizzare bene il punto di ritrovo della testata del canalino con i passaggi di II° grado.
Poi dal mandrìz si scende verso l’altro rudere incontrato in uscita dal Viàz de le Zinturèla, e subito sotto inizia una lunga serie di ometti molto ravvicinati.
Il sentiero scende per un lungo tratto più o meno sulla linea di massima pendenza, e poi va a piegare in diagonale con tendenza destra.
Qui serve attenzione per vari motivi:
- ci sono dei brevi settori di cengia non banali più altri isolati passi esposti
- in qualche punto la traccia cambia improvvisamente aspetto e i tagli di rami sono più utili degli ometti
- attenzione a un paio di punti (peraltro ben segnati da ometti) dove si scende diretti per un tratto anziché proseguire in diagonale
- attenzione poco dopo un tornante sinistro quando, a 920 metri di quota circa, si trova un bivio dove si va verso sinistra (con tagli di rami) per la traccia che inizialmente sembra “meno importante”
In generale, la Val dei Zoldani non è difficile da seguire “rispetto allo standard dei Monti del Sole”, che rimane però uno standard alto.
NOTA BENE: dentro la Val dei Zoldani il GPS ha avuto molti rimbalzi di segnale, e pertanto la traccia registrata non è molto precisa in vari punti.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 200 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
1,520 ft
05 - Uscita dalla Via degli Ospizi per sentiero del Col dei Béch Bass e Col dei Béch Alt
Waypoint
1,663 ft
06 - Svolta a destra a un bivio per traccia meno evidente verso un pilone ENEL
Waypoint
2,811 ft
08 - Spianata boschiva del Col dei Béch Bass
Waypoint
4,143 ft
16 - Freccia rossa che indirizza verso il Viàz de la Zinturèla o Zinturèla de la Rochéta
Waypoint
4,187 ft
24 - Resti di probabile casera alla fine del Viàz de la Zinturèla o Zinturèla de la Rochéta
Waypoint
4,632 ft
27 - Base ripido canalino tra il primo e il secondo piano salendo verso La Rochéta
Waypoint
4,790 ft
28 - Uscita da ripido canalino tra il primo e il secondo piano salendo verso La Rochéta
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