Monti del Sole: Forzèla de le Coraie da Candáten per il Viàz Eleonora e il Valón de le Coraie, e discesa in Val Pegolèra
near Casa Candaten, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Itinerario impegnativo e selvaggio come tutte le traversate nei Monti del Sole.
Inoltre la sua percorrenza può dare una percezione di difficoltà ben diversa a seconda delle condizioni di giornata e di come si è sviluppato il meteo nei giorni precedenti.
Il breve, caratteristico nonché BELLISSIMO (ma … proprio bello) finale di salita alla Forzèla de le Coraie è il tratto che più risente di quanto accaduto nei giorni precedenti, e anche in tutto l’inverno precedente se si va a inizio stagione estiva.
Con i due amici di escursione – Tomaso e Daniele – avevamo deciso di provarci con ottime previsioni meteo e dopo almeno 2/3 giorni precedenti senza precipitazioni.
L’asciutto perfetto è fondamentale nell’ultima parte, e comunque si troveranno tratti bagnati-scivolosi in altri punti delicati ma più gestibili.
Nessuno di noi tre aveva mai fatto questa salita, e siamo partiti con le relazioni di due libri-guida:
È opportuno – qualunque sia il senso di percorrenza della traversata – conoscere già l’itinerario di discesa.
Se si è «appassionati del genere» è un itinerario che darà grande soddisfazione.
La valutazione di difficoltà «molto difficile» nella scala Wikiloc vale per le condizioni perfette che richiedono momenti di concentrazione di durata limitata per superare i punti più difficili.
In altre condizioni diventa subito «per esperti» perché bisogna mettere in atto manovre più complesse o trovare delle alternative per chiudere la giornata.
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Premessa
Questo itinerario è stato percorso il 16 ottobre 2021, e tutte le note che seguono valgono in pieno solo per questa uscita.
Guado del Torrente Cordevole alla partenza dall’Area Ristoro e Camper Candaten
Visto il percorso di traversata, il guado dall’Area Ristoro e Camper Candaten è “quasi obbligatorio” per non allungare il tutto partendo a piedi da San Gottardo: già il solo percorso base è lungo come tempi, e a metà ottobre non c’è tanto margine con le ore di luce.
Oggi tutto ok con l’acqua che arrivava appena sotto il ginocchio e con … temperatura umana.
Al punto di inizio guado c’era un ometto veramente grande che abbiamo subito individuato con le pile frontali.
Poi ci siamo diretti verso l’altro lato del Torrente Cordevole al punto dove termina la parte ciclabile della Via Degli Ospizi in arrivo da San Gottardo.
Non è l’unica soluzione per l’attacco di questo itinerario: ad esempio, guadando si può puntare un po’ più verso nord dove sbocca il canaletto superficiale alla base della Val Col dei Spin.
Salita da fine guado al punto di uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca (o Cima delle Coraie)
Dalla fine del tratto ciclabile della Via degli Ospizi in arrivo da San Gottardo, in circa 200 metri si arriva ad attraversare, ancora al livello del Torrente Cordevole che sta sulla destra, un canaletto che quasi sempre ha buona portata d’acqua.
Poi il largo sentiero inizia a salire e, dopo circa 250 metri lineari di camminata con un paio di svolte, sulla sinistra si stacca il sentierino di uscita dalla Via degli Ospizi dove si nota un ometto circa 20 metri all’interno: l’ometto sta a un bivio con segni rossi ENEL verso tutte e due le diramazioni, e bisogna andare a destra.
Ora si continua verso il Col de la Cazeta sempre su traccia riconoscibile, con qualche tratto inerbato dove serve attenzione per non tirare diritti a qualche tornante su tracce secondarie.
Appena prima della collinetta boschiva del Col de la Cazeta, il sentiero svolta a sinistra verso il Col dei Porz.
Fino ai pianori boschivi del Col dei Porz è tutto evidente con vari ometti sulla via.
Dopo l’ultimo pianoro il sentiero arriva a una svolta a sinistra segnalata con cartello-freccia “MONT ALT” e qui, oltre ai soliti rami tagliati, inizia anche la segnaletica con piccoli bollini rossi: piccoli-piccoli ma ben evidenti.
In 5 minuti si arriva a un caratteristico tratto di cengia in una zona denominata “Le Scalete” secondo le varie guide che descrivono questa salita: è la “Zengia Longa Alta”.
La cengia scorre quasi sempre abbastanza larga su grande altezza (tendenza leggera discesa all’andata), ma non mancano un paio di passaggi più stretti dove serve attenzione.
Poi il sentiero continua per un tratto a traversare su ripido fianco e arriva alla risalita di una costa boschiva dopo aver attraversato un canale anticipato da un grande ometto
Questa risalita è su tracce di camminamento quasi sempre larghe e qui, dove c’è qualche dubbio su tracce multiple, forse i piccoli bollini rossi sono quelli più di aiuto oltre agli ometti e ai rami tagliati.
Dopo varie svolte-tornanti, e dopo circa 100 metri di dislivello in salita nella costa boschiva, si arriva a una quota di circa 1320 dove – verso destra – si abbandona la via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca.
Al punto di uscita da questa via normale si notano una traccia a terra un po’ meno evidente e un paio di ometti sulla destra della traccia.
Dal punto di uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca (o Cima delle Coraie) all’attraversamento della Val del Lenzuol passando per il Viàz Eleonora
Il sentierino di uscita svanisce quasi subito, e si continua più o meno alla stessa quota nel fianco boschivo per poco meno di 100 metri lineari dal punto di uscita.
Poco più in alto verso sinistra (circa 15 metri di dislivello, ma dipende dalla linea tenuta sul fianco boschivo) compare una fascia rocciosa, e bisogna raggiungerla.
Salendo un po’ a caso abbiamo visto un paio di rami tagliati, e poi dalla base della fascia rocciosa inizia un “percorso strutturato, ma strutturato sempre nella media dei Monti del Sole”.
Da qui in poi bisogna far affidamento su rami tagliati e pochi ometti: non ci sono più segnavia di vernice.
Dalla base della fascia rocciosa, in meno di 5 minuti si arriva a un ripido salto “terroso-franoso” tra i mughi con cavetto di aiuto: oggi c’era anche un’asola di cordino agganciata al cavetto con funzione di utile maniglia.
Da qui si continua senza più salti sempre tra variegati tagli e camminamenti nei mughi, con brevi saliscendi su gobbe che superano delle piccole coste della montagna: bastano attenzione e … pazienza.
Si arriva così allo spettacolare fianco roccioso dove si trovano la targa e il quaderno delle firme del Viàz Eleonora.
Dopo la targa si cammina su liste di roccia fino a una macchia di mughi che anticipa la discesa al fondo della Val del Lenzuol.
In questa macchia di mughi non ci sono tagli di segnalazione, e bisogna cercare il passaggio giusto in leggera discesa tra gli scarsi corridoi naturali.
Il passaggio giusto che conduce (quasi) facilmente al fondo della valle esiste: è inutile insistere con soluzioni che appaiono difficili fin dall’inizio.
Noi abbiamo perso 3/4 minuti, ma siamo scesi in sicurezza allo spettacolare passaggio dell’impluvio della Val del Lenzuol.
Questo lungo traverso, che inizia dalla base della fascia rocciosa dopo l’uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca, è un camminamento di circa 1,2 km ma dove si guadagnano non più di 50 metri di dislivello netti, e quelli effettivamente percorsi sono circa 90/100 con le controsalite.
Dall’attraversamento della Val del Lenzuol all’immissione nel canale finale di uscita dal Valón de le Coraie
Dal punto di attraversamento della Val del Lenzuol si risalgono alcuni metri su roccette sporche di ghiaia e che “trasudano acqua”.
Bisogna portarsi il prima possibile alla base della fascia rocciosa da dove si continua su cengia ESPOSTA e con qualche passo delicato.
Poi la bancata si fa più agevole, si riprende tra contorti tagli di mughi e, dopo una svolta verso sinistra, si arriva a un PASSAGGIO DI ATTENZIONE.
C’è un breve restringimento del camminamento in esposizione completa con paretina verticale a fianco.
Piccoli appigli per le mani e appoggi per i piedi ci sono, ma valuterei questi 3/4 metri un buon “II° grado orizzontale”.
Si continua … con pazienza … tra tagli contorti finché si arriva a svoltare con vista aperta su tutta la parte alta del Valón de le Coraie.
Qui conviene fare mente locale su tutto il prosieguo: sulla destra della gran spaccatura del canale di fondo valle si vedono le pareti verticali delle Pale dei Forni; sulla sinistra una serie di bancate verdi interrotte da canali trasversali; bisogna andare fino in fondo stando sulle bancate di sinistra a distanze variabili (ma sempre limitate) dalle fasce rocciose di sinistra; si esce solo dopo “l’ultima macchia verde”.
Si continua fino a un ripido di una ventina di metri che immette all’attraversamento di un piccolo canale di rocce grigiastre dove la traccia continua tra i mughi di fronte con inizio poco visibile e un ramo tagliato a livello terra: qui la situazione non è chiara e abbiamo perso 5 minuti prima di vedere il punto di continuazione.
Poi si procede su bancate con poca vegetazione fino a un largo canale di pietre-rocce bianche.
Non ci sono ometti o tagli di segnalazione oltre l’impluvio del canale, e … bisogna risalirlo di 60/70 metri di dislivello per ritrovare gli “aiuti di continuazione”: abbiamo visto un ramo tagliato a destra poco prima della fine, e poi un paio di grossi ometti all’inizio del corridoio successivo tra gli arbusti-mughi.
Si continua su camminamenti più agevoli, si passa a fianco di un grande covolo, e si arriva a un altro canale di pietre-rocce bianche dove è intuitivo salire a fianco.
Fatta questa salitina, si continua praticamente in campo aperto, su fianchi erbosi, mughi isolati e qualche roccetta sulla via non obbligata.
E finalmente si arriva all’ultima “macchia di verde” da dove bisogna scendere nel fondo del canale del Valón de le Coraie; non c’è un punto obbligato perché il fondo qui è facile: io sono entrato alla fine un po’ dopo i miei compagni di escursione solo perché volevo scattare qualche foto dall’alto.
Risalita del finale del Valón de le Coraie fino alla Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Questo è il tratto dove il meteo del giorno – e del periodo precedente – fa la differenza.
Si inizia risalendo il fondo del canale per qualche decina di metri tra facili massi, solo con appoggi delle mani ma nulla che assomigli all’arrampicata.
E si arriva a una piega a sinistra dove il largo canale diventa assai stretto e inizia il famoso finale.
Provo a dettagliarlo per come l’abbiamo visto noi, ma qui ogni giorno può essere una storia diversa.
Subito c’è il passaggino più difficile: è un salto di poco meno di tre metri che si può definire un “mini diedro storto verso sinistra”.
A destra c’è roccia strapiombante e a sinistra un fianco a lastra inclinata: forse è l’unico punto di tutto il finale dove non batte mai il sole, che in qualsiasi altro punto arriva sempre per qualche ora al giorno.
Sul fianchetto di lastra inclinata ci sarebbe qualche appoggino per i piedi, ma è tutto “saponoso”, oggi non ci si poteva fare affidamento.
C’è una buona presa per una mano su un sasso incastrato e qualcosa poco sopra (fuori vista).
Per farla breve, si riesce a fare opposizione con i piedi dal lato destro ma – almeno noi – per girarci col corpo dentro lo stretto intaglio abbiamo dovuto togliere gli zaini: senza zaino è meno difficile.
Passa il primo, tira su il materiale con la corda e poi si va tutti insieme.
Fatto questo ci sono pochi metri camminabili e poi un secondo saltino sui 3 metri scarsi; questo è verticale, con ottimi appigli su roccia che prende il sole e per nulla liscia e scivolosa: un II° grado più tranquillo.
E per finire il lungo diedro dai “fianchi lisciati”, ma ravvicinati e con costanti piccoli e solidi appigli.
In condizioni di asciutto perfetto come oggi è un divertimento assoluto.
Con appena un po’ di umidità immagino sia assai preoccupante.
Siamo saliti tutti e tre in modo indipendente senza piazzare la corda.
Non saprei giudicare i gradi di inclinazione, ma se dovessi dare un giudizio di difficoltà alpinistica CON L’ASCIUTTO direi:
Discesa a La Muda dalla Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Si fa al contrario la prima parte dell’itinerario sopra citato.
Metto una descrizione a parte perché non è facile seguire descrizioni in senso inverso.
Però, se si vuol caricare una traccia GPS sul proprio terminale, conviene caricare anche quella dell’itinerario sopra citato, perché la traccia di salita (pur con tutte le imprecisioni dei GPS) è sempre più indicativa: in discesa si tende – dove il pendio lo consente – a fare qualche taglio che in salita è difficilmente replicabile.
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Il canale di discesa dalla Forzèla de le Coraie verso il Van Pìciol inizia subito con il passaggio chiave, di fatto l’unico veramente difficile di tutta la discesa («unico difficile» è inteso nella media di questa escursione).
C’è un grande masso incastrato che ostruisce tutto il canale, e che si evita dal lato sinistro direzione discesa con qualche passo di II° grado costante su piccoli solidi appigli.
Il problema è che – dalla mia esperienza qui e dai racconti di altri – è quasi sempre bagnato e scivolosissimo: oggi era perfettamente asciutto e siamo scesi in modo indipendente.
Avevamo già deciso in partenza di calarci con la corda se avessimo trovato umidità.
Completato il canale tra gli sfasciumi, si piega a sinistra per attraversare il circo del Van Pìciol: oggi c’era qualche “piccola listarella di ghiaccio” ma evitabile vista la poca inclinazione del circo.
Si arriva sopra una sella che immette – come fa capire il nome – nel ben più grande e articolato Van Grant.
Seguendo i segnavia, si traversa in discesa su una specie di bancata inclinata a fondo misto, con tratti di camminamento larghi e stretti, fino ad arrivare nei pressi dell’impluvio del circo dove si trova un roccione con grande scritta “FOR. CORAIE” in bianco + freccia rossa ad uso di chi deve salire.
Da qui bisogna perdere circa 70 metri di dislivello o poco più (nelle vicinanze dell’impluvio) per trovare il FONDAMENTALE taglio di mughi verso sinistra che permette di uscire da questo gran circo-anfiteatro.
Qui, conoscendo già la soluzione finale, non abbiamo seguito metro per metro i segnavia, e siamo andati a occhio.
Il taglio di mughi per l’uscita inizia subito sopra qualche saltino dell’impluvio e si segue senza problemi.
Si esce definitivamente dal Van Grant sopra la testata di un facile canale che immette (sempre in discesa) nella Busa de le Caze Alte, dove dall’altro lato si nota il finale delle Banche de le Caze Alte – vedi itinerario → Monti del Sole: Banche de le Caze Alte (Cenge delle Cacce Alte) con traversata da Gena Bassa a La Muda.
A seconda del punto esatto in cui ci si immette nel fondo della Busa de le Caze Alte, si scende il facile canale per circa 40/45/50 metri di dislivello seguendo segnavia CAI e ometti vari.
Poi si esce verso destra dentro il boschetto denominato “Al Boscon” e lo si attraversa seguendo sempre i numerosi segnavia CAI di vernice e ometti (la traccia a terra non è sempre molto visibile, ma i segnavia sono molti).
Dal Boscon si esce in discesa ripidina verso sinistra poco dopo un grande ometto, si entra per un breve tratto in un “fosso roccioso”, e poi in un sentiero-cengia che dopo un tornante a destra conduce fino al fondo in testata della Val Chegadór o Val del Cargadór.
Attraversato l’accidentato fondo valle verso la destra idrografica (con l’aiuto di vari ometti), si imbocca una cengia che presenta anche un breve tratto molto esposto con cavo in acciaio di aiuto.
Da qui si arriva alla dorsale boschiva della Costa dei Faghèr che bisogna scendere per oltre 300 metri di dislivello fino ad incontrare il sentiero della destra Val Pegolèra: svolta a destra per La Muda.
Subito all’inizio c’è un grande albero schiantato da aggirare e si prosegue per lungo tratto libero da impedimenti fino a una serie di altri schianti in corrispondenza di alcuni tornantini ravvicinati: qui la traccia GPS non rispetta il sentiero perché abbiamo tagliato il pendio (che non è troppo ripido in quel punto) per evitare del tutto i fastidiosi scavalcamenti/aggiramenti – oggi abbiamo tagliato per circa 60 metri di dislivello e abbiamo saltato 5 tornantini, 3 a destra e 2 a sinistra.
È un pendio dove si può scendere liberamente, e ogni volta si farà il taglio in modo diverso dal precedente: la prosecuzione del sentiero si intercetta di sicuro sapendo che più in basso del punto di inizio taglio la traccia deve per forza andare definitivamente a destra per uscire dalla Val Pegolera.
Poi avanti senza altri problemi fino all’immissione nella stradetta di valle della Via degli Ospizi e per questa, verso sinistra, al ponte sul Torrente Cordevole e al parcheggio di La Muda.
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Il dislivello reale di salita è di circa 1.700 metri e non oltre 2.200 come riportato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Inoltre la sua percorrenza può dare una percezione di difficoltà ben diversa a seconda delle condizioni di giornata e di come si è sviluppato il meteo nei giorni precedenti.
Il breve, caratteristico nonché BELLISSIMO (ma … proprio bello) finale di salita alla Forzèla de le Coraie è il tratto che più risente di quanto accaduto nei giorni precedenti, e anche in tutto l’inverno precedente se si va a inizio stagione estiva.
Con i due amici di escursione – Tomaso e Daniele – avevamo deciso di provarci con ottime previsioni meteo e dopo almeno 2/3 giorni precedenti senza precipitazioni.
L’asciutto perfetto è fondamentale nell’ultima parte, e comunque si troveranno tratti bagnati-scivolosi in altri punti delicati ma più gestibili.
Nessuno di noi tre aveva mai fatto questa salita, e siamo partiti con le relazioni di due libri-guida:
- “Monti del Sole e Piz de Mezodì” Antologia a cura di Pietro Sommavilla e Luca Celi
- “I sentieri del silenzio” di Mario Minute e Elvio Damin (questo di difficile reperibilità)
È opportuno – qualunque sia il senso di percorrenza della traversata – conoscere già l’itinerario di discesa.
Se si è «appassionati del genere» è un itinerario che darà grande soddisfazione.
La valutazione di difficoltà «molto difficile» nella scala Wikiloc vale per le condizioni perfette che richiedono momenti di concentrazione di durata limitata per superare i punti più difficili.
In altre condizioni diventa subito «per esperti» perché bisogna mettere in atto manovre più complesse o trovare delle alternative per chiudere la giornata.
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Premessa
Questo itinerario è stato percorso il 16 ottobre 2021, e tutte le note che seguono valgono in pieno solo per questa uscita.
Guado del Torrente Cordevole alla partenza dall’Area Ristoro e Camper Candaten
Visto il percorso di traversata, il guado dall’Area Ristoro e Camper Candaten è “quasi obbligatorio” per non allungare il tutto partendo a piedi da San Gottardo: già il solo percorso base è lungo come tempi, e a metà ottobre non c’è tanto margine con le ore di luce.
Oggi tutto ok con l’acqua che arrivava appena sotto il ginocchio e con … temperatura umana.
Al punto di inizio guado c’era un ometto veramente grande che abbiamo subito individuato con le pile frontali.
Poi ci siamo diretti verso l’altro lato del Torrente Cordevole al punto dove termina la parte ciclabile della Via Degli Ospizi in arrivo da San Gottardo.
Non è l’unica soluzione per l’attacco di questo itinerario: ad esempio, guadando si può puntare un po’ più verso nord dove sbocca il canaletto superficiale alla base della Val Col dei Spin.
Salita da fine guado al punto di uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca (o Cima delle Coraie)
Dalla fine del tratto ciclabile della Via degli Ospizi in arrivo da San Gottardo, in circa 200 metri si arriva ad attraversare, ancora al livello del Torrente Cordevole che sta sulla destra, un canaletto che quasi sempre ha buona portata d’acqua.
Poi il largo sentiero inizia a salire e, dopo circa 250 metri lineari di camminata con un paio di svolte, sulla sinistra si stacca il sentierino di uscita dalla Via degli Ospizi dove si nota un ometto circa 20 metri all’interno: l’ometto sta a un bivio con segni rossi ENEL verso tutte e due le diramazioni, e bisogna andare a destra.
Ora si continua verso il Col de la Cazeta sempre su traccia riconoscibile, con qualche tratto inerbato dove serve attenzione per non tirare diritti a qualche tornante su tracce secondarie.
Appena prima della collinetta boschiva del Col de la Cazeta, il sentiero svolta a sinistra verso il Col dei Porz.
Fino ai pianori boschivi del Col dei Porz è tutto evidente con vari ometti sulla via.
Dopo l’ultimo pianoro il sentiero arriva a una svolta a sinistra segnalata con cartello-freccia “MONT ALT” e qui, oltre ai soliti rami tagliati, inizia anche la segnaletica con piccoli bollini rossi: piccoli-piccoli ma ben evidenti.
In 5 minuti si arriva a un caratteristico tratto di cengia in una zona denominata “Le Scalete” secondo le varie guide che descrivono questa salita: è la “Zengia Longa Alta”.
La cengia scorre quasi sempre abbastanza larga su grande altezza (tendenza leggera discesa all’andata), ma non mancano un paio di passaggi più stretti dove serve attenzione.
Poi il sentiero continua per un tratto a traversare su ripido fianco e arriva alla risalita di una costa boschiva dopo aver attraversato un canale anticipato da un grande ometto
Questa risalita è su tracce di camminamento quasi sempre larghe e qui, dove c’è qualche dubbio su tracce multiple, forse i piccoli bollini rossi sono quelli più di aiuto oltre agli ometti e ai rami tagliati.
Dopo varie svolte-tornanti, e dopo circa 100 metri di dislivello in salita nella costa boschiva, si arriva a una quota di circa 1320 dove – verso destra – si abbandona la via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca.
Al punto di uscita da questa via normale si notano una traccia a terra un po’ meno evidente e un paio di ometti sulla destra della traccia.
Dal punto di uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca (o Cima delle Coraie) all’attraversamento della Val del Lenzuol passando per il Viàz Eleonora
Il sentierino di uscita svanisce quasi subito, e si continua più o meno alla stessa quota nel fianco boschivo per poco meno di 100 metri lineari dal punto di uscita.
Poco più in alto verso sinistra (circa 15 metri di dislivello, ma dipende dalla linea tenuta sul fianco boschivo) compare una fascia rocciosa, e bisogna raggiungerla.
Salendo un po’ a caso abbiamo visto un paio di rami tagliati, e poi dalla base della fascia rocciosa inizia un “percorso strutturato, ma strutturato sempre nella media dei Monti del Sole”.
Da qui in poi bisogna far affidamento su rami tagliati e pochi ometti: non ci sono più segnavia di vernice.
Dalla base della fascia rocciosa, in meno di 5 minuti si arriva a un ripido salto “terroso-franoso” tra i mughi con cavetto di aiuto: oggi c’era anche un’asola di cordino agganciata al cavetto con funzione di utile maniglia.
Da qui si continua senza più salti sempre tra variegati tagli e camminamenti nei mughi, con brevi saliscendi su gobbe che superano delle piccole coste della montagna: bastano attenzione e … pazienza.
Si arriva così allo spettacolare fianco roccioso dove si trovano la targa e il quaderno delle firme del Viàz Eleonora.
Dopo la targa si cammina su liste di roccia fino a una macchia di mughi che anticipa la discesa al fondo della Val del Lenzuol.
In questa macchia di mughi non ci sono tagli di segnalazione, e bisogna cercare il passaggio giusto in leggera discesa tra gli scarsi corridoi naturali.
Il passaggio giusto che conduce (quasi) facilmente al fondo della valle esiste: è inutile insistere con soluzioni che appaiono difficili fin dall’inizio.
Noi abbiamo perso 3/4 minuti, ma siamo scesi in sicurezza allo spettacolare passaggio dell’impluvio della Val del Lenzuol.
Questo lungo traverso, che inizia dalla base della fascia rocciosa dopo l’uscita dalla via normale per il Mont Alt e la Croda Bianca, è un camminamento di circa 1,2 km ma dove si guadagnano non più di 50 metri di dislivello netti, e quelli effettivamente percorsi sono circa 90/100 con le controsalite.
Dall’attraversamento della Val del Lenzuol all’immissione nel canale finale di uscita dal Valón de le Coraie
Dal punto di attraversamento della Val del Lenzuol si risalgono alcuni metri su roccette sporche di ghiaia e che “trasudano acqua”.
Bisogna portarsi il prima possibile alla base della fascia rocciosa da dove si continua su cengia ESPOSTA e con qualche passo delicato.
Poi la bancata si fa più agevole, si riprende tra contorti tagli di mughi e, dopo una svolta verso sinistra, si arriva a un PASSAGGIO DI ATTENZIONE.
C’è un breve restringimento del camminamento in esposizione completa con paretina verticale a fianco.
Piccoli appigli per le mani e appoggi per i piedi ci sono, ma valuterei questi 3/4 metri un buon “II° grado orizzontale”.
Si continua … con pazienza … tra tagli contorti finché si arriva a svoltare con vista aperta su tutta la parte alta del Valón de le Coraie.
Qui conviene fare mente locale su tutto il prosieguo: sulla destra della gran spaccatura del canale di fondo valle si vedono le pareti verticali delle Pale dei Forni; sulla sinistra una serie di bancate verdi interrotte da canali trasversali; bisogna andare fino in fondo stando sulle bancate di sinistra a distanze variabili (ma sempre limitate) dalle fasce rocciose di sinistra; si esce solo dopo “l’ultima macchia verde”.
Si continua fino a un ripido di una ventina di metri che immette all’attraversamento di un piccolo canale di rocce grigiastre dove la traccia continua tra i mughi di fronte con inizio poco visibile e un ramo tagliato a livello terra: qui la situazione non è chiara e abbiamo perso 5 minuti prima di vedere il punto di continuazione.
Poi si procede su bancate con poca vegetazione fino a un largo canale di pietre-rocce bianche.
Non ci sono ometti o tagli di segnalazione oltre l’impluvio del canale, e … bisogna risalirlo di 60/70 metri di dislivello per ritrovare gli “aiuti di continuazione”: abbiamo visto un ramo tagliato a destra poco prima della fine, e poi un paio di grossi ometti all’inizio del corridoio successivo tra gli arbusti-mughi.
Si continua su camminamenti più agevoli, si passa a fianco di un grande covolo, e si arriva a un altro canale di pietre-rocce bianche dove è intuitivo salire a fianco.
Fatta questa salitina, si continua praticamente in campo aperto, su fianchi erbosi, mughi isolati e qualche roccetta sulla via non obbligata.
E finalmente si arriva all’ultima “macchia di verde” da dove bisogna scendere nel fondo del canale del Valón de le Coraie; non c’è un punto obbligato perché il fondo qui è facile: io sono entrato alla fine un po’ dopo i miei compagni di escursione solo perché volevo scattare qualche foto dall’alto.
Risalita del finale del Valón de le Coraie fino alla Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Questo è il tratto dove il meteo del giorno – e del periodo precedente – fa la differenza.
Si inizia risalendo il fondo del canale per qualche decina di metri tra facili massi, solo con appoggi delle mani ma nulla che assomigli all’arrampicata.
E si arriva a una piega a sinistra dove il largo canale diventa assai stretto e inizia il famoso finale.
Provo a dettagliarlo per come l’abbiamo visto noi, ma qui ogni giorno può essere una storia diversa.
Subito c’è il passaggino più difficile: è un salto di poco meno di tre metri che si può definire un “mini diedro storto verso sinistra”.
A destra c’è roccia strapiombante e a sinistra un fianco a lastra inclinata: forse è l’unico punto di tutto il finale dove non batte mai il sole, che in qualsiasi altro punto arriva sempre per qualche ora al giorno.
Sul fianchetto di lastra inclinata ci sarebbe qualche appoggino per i piedi, ma è tutto “saponoso”, oggi non ci si poteva fare affidamento.
C’è una buona presa per una mano su un sasso incastrato e qualcosa poco sopra (fuori vista).
Per farla breve, si riesce a fare opposizione con i piedi dal lato destro ma – almeno noi – per girarci col corpo dentro lo stretto intaglio abbiamo dovuto togliere gli zaini: senza zaino è meno difficile.
Passa il primo, tira su il materiale con la corda e poi si va tutti insieme.
Fatto questo ci sono pochi metri camminabili e poi un secondo saltino sui 3 metri scarsi; questo è verticale, con ottimi appigli su roccia che prende il sole e per nulla liscia e scivolosa: un II° grado più tranquillo.
E per finire il lungo diedro dai “fianchi lisciati”, ma ravvicinati e con costanti piccoli e solidi appigli.
In condizioni di asciutto perfetto come oggi è un divertimento assoluto.
Con appena un po’ di umidità immagino sia assai preoccupante.
Siamo saliti tutti e tre in modo indipendente senza piazzare la corda.
Non saprei giudicare i gradi di inclinazione, ma se dovessi dare un giudizio di difficoltà alpinistica CON L’ASCIUTTO direi:
- I°+ o II°- costante di media (non ho mai capito la differenza tra I°+ e II°- 😊)
- un paio di brevi cali di pendenza (o appoggi migliori) di I° semplice dove ci si può fermare e guardare con calma lo spettacolo alle spalle
- 4 o 5 singole prese di II° pieno
- alla fine del diedro c’è un saltino evitabile a destra con poco più di 2 metri di II° o quasi su chiari appoggi
- è chiaro che non ci sono singoli passi veramente difficili, ma anche che più si sale … più aumenta l’esposizione dietro alle spalle
Discesa a La Muda dalla Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Si fa al contrario la prima parte dell’itinerario sopra citato.
Metto una descrizione a parte perché non è facile seguire descrizioni in senso inverso.
Però, se si vuol caricare una traccia GPS sul proprio terminale, conviene caricare anche quella dell’itinerario sopra citato, perché la traccia di salita (pur con tutte le imprecisioni dei GPS) è sempre più indicativa: in discesa si tende – dove il pendio lo consente – a fare qualche taglio che in salita è difficilmente replicabile.
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Il canale di discesa dalla Forzèla de le Coraie verso il Van Pìciol inizia subito con il passaggio chiave, di fatto l’unico veramente difficile di tutta la discesa («unico difficile» è inteso nella media di questa escursione).
C’è un grande masso incastrato che ostruisce tutto il canale, e che si evita dal lato sinistro direzione discesa con qualche passo di II° grado costante su piccoli solidi appigli.
Il problema è che – dalla mia esperienza qui e dai racconti di altri – è quasi sempre bagnato e scivolosissimo: oggi era perfettamente asciutto e siamo scesi in modo indipendente.
Avevamo già deciso in partenza di calarci con la corda se avessimo trovato umidità.
Completato il canale tra gli sfasciumi, si piega a sinistra per attraversare il circo del Van Pìciol: oggi c’era qualche “piccola listarella di ghiaccio” ma evitabile vista la poca inclinazione del circo.
Si arriva sopra una sella che immette – come fa capire il nome – nel ben più grande e articolato Van Grant.
Seguendo i segnavia, si traversa in discesa su una specie di bancata inclinata a fondo misto, con tratti di camminamento larghi e stretti, fino ad arrivare nei pressi dell’impluvio del circo dove si trova un roccione con grande scritta “FOR. CORAIE” in bianco + freccia rossa ad uso di chi deve salire.
Da qui bisogna perdere circa 70 metri di dislivello o poco più (nelle vicinanze dell’impluvio) per trovare il FONDAMENTALE taglio di mughi verso sinistra che permette di uscire da questo gran circo-anfiteatro.
Qui, conoscendo già la soluzione finale, non abbiamo seguito metro per metro i segnavia, e siamo andati a occhio.
Il taglio di mughi per l’uscita inizia subito sopra qualche saltino dell’impluvio e si segue senza problemi.
Si esce definitivamente dal Van Grant sopra la testata di un facile canale che immette (sempre in discesa) nella Busa de le Caze Alte, dove dall’altro lato si nota il finale delle Banche de le Caze Alte – vedi itinerario → Monti del Sole: Banche de le Caze Alte (Cenge delle Cacce Alte) con traversata da Gena Bassa a La Muda.
A seconda del punto esatto in cui ci si immette nel fondo della Busa de le Caze Alte, si scende il facile canale per circa 40/45/50 metri di dislivello seguendo segnavia CAI e ometti vari.
Poi si esce verso destra dentro il boschetto denominato “Al Boscon” e lo si attraversa seguendo sempre i numerosi segnavia CAI di vernice e ometti (la traccia a terra non è sempre molto visibile, ma i segnavia sono molti).
Dal Boscon si esce in discesa ripidina verso sinistra poco dopo un grande ometto, si entra per un breve tratto in un “fosso roccioso”, e poi in un sentiero-cengia che dopo un tornante a destra conduce fino al fondo in testata della Val Chegadór o Val del Cargadór.
Attraversato l’accidentato fondo valle verso la destra idrografica (con l’aiuto di vari ometti), si imbocca una cengia che presenta anche un breve tratto molto esposto con cavo in acciaio di aiuto.
Da qui si arriva alla dorsale boschiva della Costa dei Faghèr che bisogna scendere per oltre 300 metri di dislivello fino ad incontrare il sentiero della destra Val Pegolèra: svolta a destra per La Muda.
Subito all’inizio c’è un grande albero schiantato da aggirare e si prosegue per lungo tratto libero da impedimenti fino a una serie di altri schianti in corrispondenza di alcuni tornantini ravvicinati: qui la traccia GPS non rispetta il sentiero perché abbiamo tagliato il pendio (che non è troppo ripido in quel punto) per evitare del tutto i fastidiosi scavalcamenti/aggiramenti – oggi abbiamo tagliato per circa 60 metri di dislivello e abbiamo saltato 5 tornantini, 3 a destra e 2 a sinistra.
È un pendio dove si può scendere liberamente, e ogni volta si farà il taglio in modo diverso dal precedente: la prosecuzione del sentiero si intercetta di sicuro sapendo che più in basso del punto di inizio taglio la traccia deve per forza andare definitivamente a destra per uscire dalla Val Pegolera.
Poi avanti senza altri problemi fino all’immissione nella stradetta di valle della Via degli Ospizi e per questa, verso sinistra, al ponte sul Torrente Cordevole e al parcheggio di La Muda.
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Il dislivello reale di salita è di circa 1.700 metri e non oltre 2.200 come riportato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
1,372 ft
01 - Parcheggio all'Area Ristoro e Camper Candaten
Waypoint
1,359 ft
03 - Fine guado del Torrente Cordevole alla fine del tratto ciclabile della Via degli Ospizi in arrivo da San Gottardo
Waypoint
1,584 ft
04 - Uscita dal sentiero della Via degli Ospizi verso il Col de la Cazéta e il Col dei Porz
Waypoint
4,359 ft
08 - Uscita dalla via normale per il Mont Alt verso il Viàz Eleonora e il Valón de le Coraie
Waypoint
4,659 ft
15 - Foto tra i tagli di mughi e a un passaggio esposto poco dopo l'attraversamento della Val del Lenzuol
Waypoint
5,047 ft
18 - Testata canale risalito lungo le bancate finali di destra idrografica del Valón de le Coraie
Waypoint
5,084 ft
19 - Grande covolo lungo le bancate finali di destra idrografica del Valón de le Coraie
Waypoint
6,010 ft
22 - Foto nel primo tratto del canalino finale per la Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Waypoint
6,184 ft
26 - Grande masso che ostruisce il canalino nord della Forzèla de le Coraie o Forcella delle Coraie
Waypoint
5,664 ft
29 - Grande scritta su roccia 'FOR. CORAIE' poco sopra il canale-impluvio del Van Grant
Waypoint
5,209 ft
31 - Testata facile canale che in discesa collega il Van Grant con la Busa de le Caze Alte
Waypoint
4,884 ft
33 - Uscita dalla Busa de le Caze Alte e ingresso nel boschetto denominato «Al Boscon»
Waypoint
4,562 ft
34 - Uscita in discesa per ripido iniziale dal boschetto denominato «Al Boscon»
Waypoint
4,036 ft
36 - Foto sulla cengia di uscita in destra idrografica dalla Val Chegadór o Val del Cargadór
Waypoint
3,008 ft
37 - Arrivo sul sentiero di destra Val Pegolera a fine discesa della Costa dei Faghèr
Waypoint
2,614 ft
38 - Inizio taglio in discesa nel bosco per aggirare serie di alberi schiantati a terra sul sentiero
Waypoint
2,380 ft
39 - Rientro sul sentiero di destra Val Pegolera dopo aggiramento serie di alberi schiantati a terra
Waypoint
1,739 ft
41 - Immissione nella stradetta forestale finale della Via degli Ospizi
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