Monti del Sole e Gruppo del Piz de Mezodì: Col Pizzón via normale e Zengión del Col Pizzón
near La Muda, Veneto (Italia)
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Itinerary description
I due obiettivi di giornata – Col Pizzón e Zengión del Col Pizzón – si possono combinare in vari modi.
Basta osservare la vicinanza della traccia GPS tra l’ultima svolta di salita verso la vetta del Col Pizzón e la linea che passa poco più a ovest (cioè il waypoint “11 - Mandrìz del Col Pizzon”): sono poche decine di metri quasi pianeggianti.
Dunque, per ottimizzare l’escursione come percorrenza lineare, si potrebbe:
In questo modo ho allungato un po’ la parte in alto ma ho potuto programmare la bella discesa che sbuca nella parte bassa della Val Carbonère.
Salita al Col Pizzón per la via normale e percorrenza del Zengión del Col Pizzón con direzione est-ovest
Da La Muda si passa il ponte sul Torrente Cordevole, si svolta a sinistra e si passa la località Agre con la ben nota azienda agricola.
Si continua sulla stradetta e poco dopo la si abbandona verso destra in corrispondenza di vari bolli rossi sulle rocce a terra e di cartelli-freccia direzionali – ho notato che, nel tempo, queste frecce cambiano spesso, ma almeno una con la scritta “COL PIZON” dovrebbe esserci sempre.
Il sentiero che segue si può definire “di servizio ENEL” fin quasi a una casa abbandonata denominata nelle guide “Villino Zanella” (da non confondere con le Casere Fagarei a poche decine di metri di distanza e al di fuori della direttrice di questa salita).
Su un muro della casa la prosecuzione è indicata con una scritta “C. PIZZON” e freccia in giallo sbiadito … quasi dello stesso colore del muro …
Poi si continua nel bosco, si passa l’area del Col de Sóra, e con vari bolli rossi e ometti fino al punto di separazione tra la via normale al Col Pizzón e l’inizio del Zengión del Col Pizzón.
Da questo punto, per la vetta, inizia un tratto ripido per tracce e qualche raro bollo rosso fino a una fascia rocciosa che si sfila in salita diagonale sulla destra per buona traccia; infine ometti fino all’ultima svolta per la cima (panorama quasi del tutto impedito dagli alberi).
Dalla vetta – come già scritto all'inizio – oggi ho scelto di ritornare sui miei passi fino al bivio di separazione tra la via normale al Col Pizzón e l’inizio del Zengión del Col Pizzón.
Il bivio (assolutamente NON segnalato) si trova su un piccolo valloncello con un po’ di pietrisco a terra e, salendo, si nota bene a sinistra l’attacco stile “cengia erbosa” del Zengión del Col Pizzón – scendendo, invece, l‘attacco si nota quasi di fronte.
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In effetti – poco più in basso di quota – ci sono altre due possibilità di collegamento alla grande cengia, ma tutte e due portano in corrispondenza di due piccole scritte gialle sulla roccia e farebbero perdere un tratto dell’emozionante percorrenza.
Una di queste due possibilità è quella descritta da Vittorino Mason nel suo libro.
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La cengia è molto varia: alterna tratti di cengia erbosa, tratti nel bosco e tratti di cornice rocciosa.
Caratteristica è la GRANDE ESPOSIZIONE: si sta veramente sulla verticale – svariate centinaia di metri – della sottostante Val Pegolèra.
Altra caratteristica è il fatto che non bisogna mai “appendersi con le mani per i passaggi orizzontali” (mani che però si usano spesso per bilanciarsi bene): dunque, in un certo senso, è anche relativamente comoda da percorrere MA NON BISOGNA ASSOLUTAMENTE AVERE PROBLEMI DI VERTIGINI e bisogna essere già “un po’ vaccinati” a questo tipo di percorsi.
Dopo un primo lungo tratto alla stessa quota, bisogna scendere alcuni metri su un “fianchetto boschivo” e riprendere una cornice con rocce basse aggettanti che costringono a un lungo (10 metri secondo le guide) “passo del gatto”: si può dire che … è un gatto che non ha paura dell’esposizione.
La grande cengia termina in un canalone con un ultimo segmento erboso non ben definito – è ben inclinato di lato e se l’erba fosse un po’ umida o troppo secca non ci starebbero male i ramponcini da prato.
Ora c’è l’unico settore a mio giudizio non proprio intuitivo.
Nel canalone si arriva nei pressi (non importa se poco sopra o poco sotto) di un grande masso incastrato; a questo punto si scende verso sinistra per qualche decina di metri, fino ad un ometto che sta a destra in un punto di aggiramento di una costola dove ha inizio la risalita di un canalino sempre verso destra.
Il canalino è stretto e piuttosto incassato: qui il GPS “ha dato di matto”, e per questo motivo ho eliminato quel tratto di traccia registrata e ho tirato una linea diritta (comunque a quel punto, linea o non linea del GPS, l’avanzamento è obbligato).
In questa risalita c’è un unico passaggio più o meno di I° grado per superare un piccolo salto.
Dopo aver percorso il primo tratto della breve cengia successiva (inizio verso sinistra nel senso di percorrenza di oggi con un paio di ometti quasi subito) il GPS ha ripreso ad essere affidabile.
Finito il traverso-cengia si sale per ripido pendio erboso e poi con ultima diagonale in leggera salita nel bosco si arriva al Mandrìz del Col Pizzón da cui – come già scritto all’inizio – ci si può ricollegare velocemente alla via normale del Col Pizzón e scendere più velocemente alla partenza senza fare la successiva discesa che ho fatto io.
La discesa di oggi inizia con un traverso nel bosco, e la traccia a terra in breve porta fino a una dolce selletta, ma bisogna svoltare giù verso destra qualche decina di metri prima.
Oggi c’era un piccolo ometto al punto di svolta, ma se non ci fosse … la traccia GPS può dare una mano perché i primi metri di continuazione sono un po’ labili.
Si arriva ai poco visibili ruderi di Casera Vecia – sono rimaste solo le prime pietre di base delle costruzioni.
Attenzione all’orientamento per la prosecuzione perché qui alcuni alberi abbattuti coprono l’impronta del sentiero.
Il fianco boschivo in quel punto è quasi piatto e gli alberi si aggirano facilmente, ma questo tipo di sentierini li vedi bene finché ci sei sopra, e appena ti sposti di lato svaniscono alla vista.
Infine, l’impronta a terra migliora costantemente; verso la parte bassa della Val Carbonere ci si immette in una mulattiera con qualche galleria, e poi sulla Via degli Ospizi per il rientro a La Muda.
È una bella discesa varia che val la pena fare se non si hanno problemi di tempo.
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Il dislivello reale di questa versione dell’escursione è di circa 1.300 metri e non oltre 1.800 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Basta osservare la vicinanza della traccia GPS tra l’ultima svolta di salita verso la vetta del Col Pizzón e la linea che passa poco più a ovest (cioè il waypoint “11 - Mandrìz del Col Pizzon”): sono poche decine di metri quasi pianeggianti.
Dunque, per ottimizzare l’escursione come percorrenza lineare, si potrebbe:
- Percorrere lo Zengión del Col Pizzón nel senso classico di questa escursione, poi salire brevemente in vetta e scendere dal Col Pizzón per tutta la via normale
- Salire al Col Pizzón per tutta la via normale e poi percorrere lo Zengión del Col Pizzón nel senso inverso rispetto a quello di questa escursione
In questo modo ho allungato un po’ la parte in alto ma ho potuto programmare la bella discesa che sbuca nella parte bassa della Val Carbonère.
Salita al Col Pizzón per la via normale e percorrenza del Zengión del Col Pizzón con direzione est-ovest
Da La Muda si passa il ponte sul Torrente Cordevole, si svolta a sinistra e si passa la località Agre con la ben nota azienda agricola.
Si continua sulla stradetta e poco dopo la si abbandona verso destra in corrispondenza di vari bolli rossi sulle rocce a terra e di cartelli-freccia direzionali – ho notato che, nel tempo, queste frecce cambiano spesso, ma almeno una con la scritta “COL PIZON” dovrebbe esserci sempre.
Il sentiero che segue si può definire “di servizio ENEL” fin quasi a una casa abbandonata denominata nelle guide “Villino Zanella” (da non confondere con le Casere Fagarei a poche decine di metri di distanza e al di fuori della direttrice di questa salita).
Su un muro della casa la prosecuzione è indicata con una scritta “C. PIZZON” e freccia in giallo sbiadito … quasi dello stesso colore del muro …
Poi si continua nel bosco, si passa l’area del Col de Sóra, e con vari bolli rossi e ometti fino al punto di separazione tra la via normale al Col Pizzón e l’inizio del Zengión del Col Pizzón.
Da questo punto, per la vetta, inizia un tratto ripido per tracce e qualche raro bollo rosso fino a una fascia rocciosa che si sfila in salita diagonale sulla destra per buona traccia; infine ometti fino all’ultima svolta per la cima (panorama quasi del tutto impedito dagli alberi).
Dalla vetta – come già scritto all'inizio – oggi ho scelto di ritornare sui miei passi fino al bivio di separazione tra la via normale al Col Pizzón e l’inizio del Zengión del Col Pizzón.
Il bivio (assolutamente NON segnalato) si trova su un piccolo valloncello con un po’ di pietrisco a terra e, salendo, si nota bene a sinistra l’attacco stile “cengia erbosa” del Zengión del Col Pizzón – scendendo, invece, l‘attacco si nota quasi di fronte.
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In effetti – poco più in basso di quota – ci sono altre due possibilità di collegamento alla grande cengia, ma tutte e due portano in corrispondenza di due piccole scritte gialle sulla roccia e farebbero perdere un tratto dell’emozionante percorrenza.
Una di queste due possibilità è quella descritta da Vittorino Mason nel suo libro.
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La cengia è molto varia: alterna tratti di cengia erbosa, tratti nel bosco e tratti di cornice rocciosa.
Caratteristica è la GRANDE ESPOSIZIONE: si sta veramente sulla verticale – svariate centinaia di metri – della sottostante Val Pegolèra.
Altra caratteristica è il fatto che non bisogna mai “appendersi con le mani per i passaggi orizzontali” (mani che però si usano spesso per bilanciarsi bene): dunque, in un certo senso, è anche relativamente comoda da percorrere MA NON BISOGNA ASSOLUTAMENTE AVERE PROBLEMI DI VERTIGINI e bisogna essere già “un po’ vaccinati” a questo tipo di percorsi.
Dopo un primo lungo tratto alla stessa quota, bisogna scendere alcuni metri su un “fianchetto boschivo” e riprendere una cornice con rocce basse aggettanti che costringono a un lungo (10 metri secondo le guide) “passo del gatto”: si può dire che … è un gatto che non ha paura dell’esposizione.
La grande cengia termina in un canalone con un ultimo segmento erboso non ben definito – è ben inclinato di lato e se l’erba fosse un po’ umida o troppo secca non ci starebbero male i ramponcini da prato.
Ora c’è l’unico settore a mio giudizio non proprio intuitivo.
Nel canalone si arriva nei pressi (non importa se poco sopra o poco sotto) di un grande masso incastrato; a questo punto si scende verso sinistra per qualche decina di metri, fino ad un ometto che sta a destra in un punto di aggiramento di una costola dove ha inizio la risalita di un canalino sempre verso destra.
Il canalino è stretto e piuttosto incassato: qui il GPS “ha dato di matto”, e per questo motivo ho eliminato quel tratto di traccia registrata e ho tirato una linea diritta (comunque a quel punto, linea o non linea del GPS, l’avanzamento è obbligato).
In questa risalita c’è un unico passaggio più o meno di I° grado per superare un piccolo salto.
Dopo aver percorso il primo tratto della breve cengia successiva (inizio verso sinistra nel senso di percorrenza di oggi con un paio di ometti quasi subito) il GPS ha ripreso ad essere affidabile.
Finito il traverso-cengia si sale per ripido pendio erboso e poi con ultima diagonale in leggera salita nel bosco si arriva al Mandrìz del Col Pizzón da cui – come già scritto all’inizio – ci si può ricollegare velocemente alla via normale del Col Pizzón e scendere più velocemente alla partenza senza fare la successiva discesa che ho fatto io.
La discesa di oggi inizia con un traverso nel bosco, e la traccia a terra in breve porta fino a una dolce selletta, ma bisogna svoltare giù verso destra qualche decina di metri prima.
Oggi c’era un piccolo ometto al punto di svolta, ma se non ci fosse … la traccia GPS può dare una mano perché i primi metri di continuazione sono un po’ labili.
Si arriva ai poco visibili ruderi di Casera Vecia – sono rimaste solo le prime pietre di base delle costruzioni.
Attenzione all’orientamento per la prosecuzione perché qui alcuni alberi abbattuti coprono l’impronta del sentiero.
Il fianco boschivo in quel punto è quasi piatto e gli alberi si aggirano facilmente, ma questo tipo di sentierini li vedi bene finché ci sei sopra, e appena ti sposti di lato svaniscono alla vista.
Infine, l’impronta a terra migliora costantemente; verso la parte bassa della Val Carbonere ci si immette in una mulattiera con qualche galleria, e poi sulla Via degli Ospizi per il rientro a La Muda.
È una bella discesa varia che val la pena fare se non si hanno problemi di tempo.
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Il dislivello reale di questa versione dell’escursione è di circa 1.300 metri e non oltre 1.800 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
1,595 ft
01 - Parcheggio partenza/arrivo a La Muda presso il ponte
Waypoint
1,621 ft
02 - Deviazione da sentiero che prosegue verso la Val Pegolera
Waypoint
3,055 ft
03 - Villino Zanella abbandonato riferimento
Waypoint
3,336 ft
04 - Ometto riferimento a Col de Sóra
Waypoint
4,808 ft
06 - Col Pizzon
Waypoint
4,124 ft
08 - Fine Zengion del Col Pizzon e inizio discesa canalone fino a ometto successivo
Waypoint
4,055 ft
09 - Ometto a destra in punto aggiramento costola e inizio salita canalone successivo
Waypoint
1,754 ft
14 - Immissione in ex SS 203 da CAI 874 per rientro a parcheggio
Comments (2)
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Ciao Mirko,
mi fa piacere che le mie indicazioni ti siano state utili: è una «cengetta» che mi piace molto.
Buone escursioni❗😉
Percorso oggi la cengia da est a ovest, poi la cima e ritorno per la normale; grazie per le precise indicazioni: molto utili