Monti del Sole: Cengia Col dei Séch da Gena Bassa
near Gene Media, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Escursione dal sapore esplorativo anche se è interamente descritta nella guida “Il Libro delle Cenge” di Vittorino Mason.
Il tratto fino al canalino per l’attacco alla cima del Col dei Sech (oggi umidissimo e “poco frequentabile”) è ben transitabile tenendo conto di com’è la media dei tracciati nei Monti del Sole.
Poi c’è un “percorso logico” indicato da Mason (ma non presente in “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Sommavilla e Celi) che, nel finale di collegamento con il sentiero del Forzelon de le Mughe, scorre su tracce molto discontinue.
Questa seconda parte, di fatto, è una bancata sospesa ma sempre abbastanza larga da poter procedere, se si sta attenti alla direzione, con ragionevole sicurezza: il problema nel finale è trovare i tagli giusti fra la vegetazione per faticare il meno possibile.
Dopo il solito tratto asfaltato fino a Gena Alta, si imbocca la stradetta forestale a fianco della fontanella e alla fine si svolta, in corrispondenza di due ometti, per traversare un torrentello appena sopra una cascata (c’è un cartello con affissa un ‘ordinanza di divieto di frequentazione dei canyon del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi in data 12 Luglio 2018).
Qui comincia un lungo tratto sempre segnalato con bolli rossi sbiaditi e ometti.
L’impronta a terra del sentiero è quasi sempre ben visibile ma esile, e ci vuole attenzione per vedere i vari segni.
Si sta sopra la Val Pisson e poi sopra la Val dei Forti, si attraversa l’impluvio della Val Covolera e si giunge a un breve canale roccioso non difficile che si risale fin nei pressi di una grotta/landro abbastanza grande.
Da qui si traversa a destra fino a una breve cengia di collegamento che porta sul fondo di un canalone: qualche decina di metri di risalita un po’ ripida e si arriva “Al Boschet”.
Da questo boschetto le segnalazioni (sempre bolli molto sbiaditi e ometti) porterebbero alla Forcella de la Caza Granda; a un certo punto, invece, si abbandonano le tracce e si piega a destra traversando il bosco in un tratto di pendio poco inclinato lateralmente.
Non c’è un punto esatto definito per traversare (e lo scrivono anche le guide): bisogna stare appena sopra la quota di partenza della Cengia Col dei Sech che già è ben visibile prima di entrare nel boschetto.
Poco prima di arrivare nel canale da dove parte la cengia, ho notato una breve traccia che mi ha fatto scendere tranquillamente all’interno.
La Cengia Col dei Sech scorre fino all’aggiramento dello spallone ovest del Col dei Sech, è molto larga e – sempre con attenzione – non crea problemi a chi è abituato a questi percorsi.
Fra il canale di attacco alla cima del Col dei Sech e l’aggiramento dello spallone ovest, c’è qualche passo dove serve più attenzione.
Dal gran terrazzo erboso sotto lo spallone ovest, si nota tutto il primo tratto verso sud della bancata del rientro che finisce sopra un altro terrazzo erboso: memorizzare bene tutta la linea perché, una volta iniziato il collegamento, non c’è più tanta visibilità sulla media distanza a causa della vegetazione.
I primissimi metri di discesa sotto lo spallone ovest prevedono un paio di movimenti sul I° grado circa.
Arrivati alla seconda terrazza erbosa inizia il lungo tratto di bancata verso est.
Qui è difficile dare indicazioni: bisogna seguire i tagli fra i mughi che ancora sono abbastanza percorribili, ma lentamente.
Si passa anche un boschetto dove si “cammina normalmente”, ancora tagli stretti fra i mughi e poi altro boschetto che termina su un gran salto sopra un canalone.
Da qui, ma anche da prima, sono ben visibili il Forzelon de le Mughe e l’ultima più difficile (come orientamento) bancata che, con direzione nord-sud, riporta sul sentiero di discesa dal Forzelon.
Bisogna scendere nel largo canalone dove lo stesso presenta una pendenza abbastanza regolare e camminabile poco sopra un salto di roccia impraticabile.
Per trovare il varco di discesa ho camminato a fianco della fascia di mughi che sta sul ripido bordo fra il boschetto e l’impluvio.
A un certo punto si nota una diagonale con 2/3 saltini di I° grado circa che interrompe la verticalità del bordo: aiutandosi anche con i mughi si scende abbastanza tranquillamente.
Dall’interno dell’impluvio si risale il canalone qualche decina di metri per uscire a destra e raggiungere un gran albero molto evidente in mezzo a tutti gli altri mughi e arbusti più bassi.
Poco sopra l’albero si nota qualche taglio fra i mughi e si inizia la parte “labirintica” più complicata come orientamento.
I tagli non sono continui e lineari.
A volte si trova qualche bel corridoio a bordo rocce, ma si interrompe ben presto.
A volte conviene fare un po’ di dislivello in più e prendere qualche canaletto erboso o di pietrisco, per andare avanti con uno “zig-zag verticale” ed evitare le sempre fastidiosissime passeggiate sopra i mughi.
Oggi l’erba fra i mughi era spesso abbastanza alta e si notavano molti schiacciamenti dovuti, con tutta probabilità, ad animali di passaggio: siccome gli animali non amano faticare, ho cercato di seguire le liste di erba schiacciata fra i vari tagli.
Alla fine, comunque, qui non serve una traccia GPS già registrata per seguirla nelle minime svolte (anche se è utilissima per la direzione generale): bisogna fare affidamento sull’osservazione del terreno mentre si avanza con poca visibilità complessiva.
Molto utile, prima di entrare nel canalone, osservare bene quest’ultima bancata nel suo intero sviluppo.
Infine si ritorna al parcheggio seguendo il sentiero del Forzelon de le Mughe che, nella parte alta, è strettino, con qualche passo esposto e un paio di brevi tratti attrezzati: ci sono vari ometti ma non sono sempre visibilissimi.
Itinerario difficilmente fotografabile: la Cengia Col dei Sech è rivolta a nord-ovest e quando arriva il sole è meglio … essere un po’ più vicini al parcheggio; il resto è molto imboscato.
IL DISLIVELLO DI SALITA/DISCESA, IN QUESTA VERSIONE DELL’ESCURSIONE, CALCOLATO CON “Garmin BaseCamp” – E CONFERMATO CON ALTIMETRO A PRESSIONE – È DI CIRCA 1.450 METRI, ED È QUELLO GIUSTO.
QUANDO CI SONO DI MEZZO CENGE/CRESTE/GOLE CHE SCORRONO AI BORDI DI GRAN DISLIVELLI, WIKILOC RICALCOLA SEMPRE IN MODO MOLTO ABBONDANTE PERCHÉ, PROBABILMENTE, FISSA LE QUOTE SULLA BASE DELLE PROPRIE MAPPE SOVRAPPONENDOCI LA TRACCIA DEL GPS CHE NON È CERTAMENTE PERFETTA: IN CENGIA/CRESTA/GOLA ANCHE UNO SCARTO LATERALE DI 3/5 METRI PUÒ DARE ORIGINE A QUOTE NOTEVOLMENTE DIVERSE SE RICALCOLATE SU ALTRE MAPPE.
NON SONO 1.960 METRI COME INDICATO NEL SITO.
Il tratto fino al canalino per l’attacco alla cima del Col dei Sech (oggi umidissimo e “poco frequentabile”) è ben transitabile tenendo conto di com’è la media dei tracciati nei Monti del Sole.
Poi c’è un “percorso logico” indicato da Mason (ma non presente in “Monti del Sole e Piz de Mezodì” di Sommavilla e Celi) che, nel finale di collegamento con il sentiero del Forzelon de le Mughe, scorre su tracce molto discontinue.
Questa seconda parte, di fatto, è una bancata sospesa ma sempre abbastanza larga da poter procedere, se si sta attenti alla direzione, con ragionevole sicurezza: il problema nel finale è trovare i tagli giusti fra la vegetazione per faticare il meno possibile.
Dopo il solito tratto asfaltato fino a Gena Alta, si imbocca la stradetta forestale a fianco della fontanella e alla fine si svolta, in corrispondenza di due ometti, per traversare un torrentello appena sopra una cascata (c’è un cartello con affissa un ‘ordinanza di divieto di frequentazione dei canyon del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi in data 12 Luglio 2018).
Qui comincia un lungo tratto sempre segnalato con bolli rossi sbiaditi e ometti.
L’impronta a terra del sentiero è quasi sempre ben visibile ma esile, e ci vuole attenzione per vedere i vari segni.
Si sta sopra la Val Pisson e poi sopra la Val dei Forti, si attraversa l’impluvio della Val Covolera e si giunge a un breve canale roccioso non difficile che si risale fin nei pressi di una grotta/landro abbastanza grande.
Da qui si traversa a destra fino a una breve cengia di collegamento che porta sul fondo di un canalone: qualche decina di metri di risalita un po’ ripida e si arriva “Al Boschet”.
Da questo boschetto le segnalazioni (sempre bolli molto sbiaditi e ometti) porterebbero alla Forcella de la Caza Granda; a un certo punto, invece, si abbandonano le tracce e si piega a destra traversando il bosco in un tratto di pendio poco inclinato lateralmente.
Non c’è un punto esatto definito per traversare (e lo scrivono anche le guide): bisogna stare appena sopra la quota di partenza della Cengia Col dei Sech che già è ben visibile prima di entrare nel boschetto.
Poco prima di arrivare nel canale da dove parte la cengia, ho notato una breve traccia che mi ha fatto scendere tranquillamente all’interno.
La Cengia Col dei Sech scorre fino all’aggiramento dello spallone ovest del Col dei Sech, è molto larga e – sempre con attenzione – non crea problemi a chi è abituato a questi percorsi.
Fra il canale di attacco alla cima del Col dei Sech e l’aggiramento dello spallone ovest, c’è qualche passo dove serve più attenzione.
Dal gran terrazzo erboso sotto lo spallone ovest, si nota tutto il primo tratto verso sud della bancata del rientro che finisce sopra un altro terrazzo erboso: memorizzare bene tutta la linea perché, una volta iniziato il collegamento, non c’è più tanta visibilità sulla media distanza a causa della vegetazione.
I primissimi metri di discesa sotto lo spallone ovest prevedono un paio di movimenti sul I° grado circa.
Arrivati alla seconda terrazza erbosa inizia il lungo tratto di bancata verso est.
Qui è difficile dare indicazioni: bisogna seguire i tagli fra i mughi che ancora sono abbastanza percorribili, ma lentamente.
Si passa anche un boschetto dove si “cammina normalmente”, ancora tagli stretti fra i mughi e poi altro boschetto che termina su un gran salto sopra un canalone.
Da qui, ma anche da prima, sono ben visibili il Forzelon de le Mughe e l’ultima più difficile (come orientamento) bancata che, con direzione nord-sud, riporta sul sentiero di discesa dal Forzelon.
Bisogna scendere nel largo canalone dove lo stesso presenta una pendenza abbastanza regolare e camminabile poco sopra un salto di roccia impraticabile.
Per trovare il varco di discesa ho camminato a fianco della fascia di mughi che sta sul ripido bordo fra il boschetto e l’impluvio.
A un certo punto si nota una diagonale con 2/3 saltini di I° grado circa che interrompe la verticalità del bordo: aiutandosi anche con i mughi si scende abbastanza tranquillamente.
Dall’interno dell’impluvio si risale il canalone qualche decina di metri per uscire a destra e raggiungere un gran albero molto evidente in mezzo a tutti gli altri mughi e arbusti più bassi.
Poco sopra l’albero si nota qualche taglio fra i mughi e si inizia la parte “labirintica” più complicata come orientamento.
I tagli non sono continui e lineari.
A volte si trova qualche bel corridoio a bordo rocce, ma si interrompe ben presto.
A volte conviene fare un po’ di dislivello in più e prendere qualche canaletto erboso o di pietrisco, per andare avanti con uno “zig-zag verticale” ed evitare le sempre fastidiosissime passeggiate sopra i mughi.
Oggi l’erba fra i mughi era spesso abbastanza alta e si notavano molti schiacciamenti dovuti, con tutta probabilità, ad animali di passaggio: siccome gli animali non amano faticare, ho cercato di seguire le liste di erba schiacciata fra i vari tagli.
Alla fine, comunque, qui non serve una traccia GPS già registrata per seguirla nelle minime svolte (anche se è utilissima per la direzione generale): bisogna fare affidamento sull’osservazione del terreno mentre si avanza con poca visibilità complessiva.
Molto utile, prima di entrare nel canalone, osservare bene quest’ultima bancata nel suo intero sviluppo.
Infine si ritorna al parcheggio seguendo il sentiero del Forzelon de le Mughe che, nella parte alta, è strettino, con qualche passo esposto e un paio di brevi tratti attrezzati: ci sono vari ometti ma non sono sempre visibilissimi.
Itinerario difficilmente fotografabile: la Cengia Col dei Sech è rivolta a nord-ovest e quando arriva il sole è meglio … essere un po’ più vicini al parcheggio; il resto è molto imboscato.
IL DISLIVELLO DI SALITA/DISCESA, IN QUESTA VERSIONE DELL’ESCURSIONE, CALCOLATO CON “Garmin BaseCamp” – E CONFERMATO CON ALTIMETRO A PRESSIONE – È DI CIRCA 1.450 METRI, ED È QUELLO GIUSTO.
QUANDO CI SONO DI MEZZO CENGE/CRESTE/GOLE CHE SCORRONO AI BORDI DI GRAN DISLIVELLI, WIKILOC RICALCOLA SEMPRE IN MODO MOLTO ABBONDANTE PERCHÉ, PROBABILMENTE, FISSA LE QUOTE SULLA BASE DELLE PROPRIE MAPPE SOVRAPPONENDOCI LA TRACCIA DEL GPS CHE NON È CERTAMENTE PERFETTA: IN CENGIA/CRESTA/GOLA ANCHE UNO SCARTO LATERALE DI 3/5 METRI PUÒ DARE ORIGINE A QUOTE NOTEVOLMENTE DIVERSE SE RICALCOLATE SU ALTRE MAPPE.
NON SONO 1.960 METRI COME INDICATO NEL SITO.
Waypoints
Waypoint
1,445 ft
01 - Parcheggio a Gena Bassa presso il Bar Ristorante alla Soffia
Waypoint
2,622 ft
02 - Gena Alta e fine asfalto iniziale su strada chiusa al traffico
Waypoint
2,608 ft
03 - Svolta a fine stradetta forestale con due ometti
Waypoint
3,868 ft
04 - Attraversamento impluvio Val Covolera
Waypoint
4,492 ft
05 - Testata breve canale con pietre nei pressi di una grotta
Waypoint
4,741 ft
08 - Uscita da traccia con segnavia e ometti che condurrebbe alla Forcella di Caza Granda o Forzèla de la Caza Granda
Waypoint
4,933 ft
15 - Fondo canalone e inizio tratto di collegamento nord-sud verso sentiero del Forzelón de le Mughe
Waypoint
3,461 ft
20 - Col dei Viègoi
Waypoint
1,721 ft
22 - Rientro su breve asfalto finale della strada Gena Bassa - Gena Alta
Comments (2)
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Information
Easy to follow
Scenery
Experts only
Caro ZioMario, grazie mille per aver caricato questo percorso .
La descrizzione è molto buona al limite della perfezione , direi anche molto accurata , la prima parte fino "al Boschet " bella e divertente . Nella cengia Col dei Sech si è praticamente persa la traccia, direi ancora un 10% legata a tagli di Mugo ( anche abbastanza vecchi ) . Questa parte di sentiero è completamente senza visibilità e va gestita a fiuto, relazione, GPS.
Da quando si intercetta il sentiero del Forzelon de le Mughe , tutto ritorna semplice e sotto controllo.
Ti consiglierei di etichettarlo come "Per Esperti" e forse suggerire un tardo autunno come preferenza.
Ultimo punto , forse banale per chi è pratico della zona, usare un repellente per le zecche e controllare a fine escursione , la zona si mantiene sempre critica per la presenza di zecche.
Grazie a te per il commento positivo.
Sulle zecche hai perfettamente ragione: bisognerebbe mettere qualche frase copia-incolla su tutti gli itinerari dei Monti del Sole o del vicino Gruppo della Schiara, e anche della destra Valle del Mis verso i pendii sotto il Pizzocco e l’Agnelezze.
Anzi, i veri problemi li ho avuti proprio su questi ultimi pendii, ma … per fortuna non nell’escursione dell’altro ieri alla Morseca Bassa! 😊
Io non uso repellenti ma mi controllo spessissimo a vista sulle braccia, e in viso con la camera frontale del cellulare – poi check up completo al rientro al parcheggio, con eventuali … estrazioni con pinzette.
L’autunno è la miglior stagione per tutti i Monti del Sole compatibilmente con le ore di luce disponibili in rapporto alla lunghezza delle gite programmate, e ci sono meno zecche.
Per le valutazioni mi attengo alle linee guida Wikiloc che raccomandano di valutare l’aspetto tecnico senza considerare la lunghezza, e non si fa cenno all’orientamento che conta molto nei Monti del Sole e che spesso fa sforare sui tempi stimati.
Nell’aspetto tecnico io considero anche il fattore “pericolo ambientale”.
Se consideriamo l’orientamento si può definire “per esperti” nel senso che serve molta esperienza per infilare i giusti (e vecchi in questo caso) tagli di mughi.
Come tecnica, tra i miei percorsi più facili e quelli più difficili (tipo Croda Rossa d’Ampezzo) questo sta a metà e per questo l’ho giudicato difficile.
Se lo indicassi “per esperti” ce ne sarebbero molti che potrebbero sembrare paragonabili quando in realtà sono di ben altra categoria.
Però adesso hai un termine di paragone per “tradurre in difficoltà reale” quello che scrivo.
Ciao, grazie ancora e buon cammino. 😉