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Monte Rapina (2027m)

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Trail stats

Distance
7.11 mi
Elevation gain
3,317 ft
Technical difficulty
Very difficult
Elevation loss
3,317 ft
Max elevation
6,586 ft
TrailRank 
39
Min elevation
6,586 ft
Trail type
Loop
Coordinates
439
Uploaded
July 12, 2020
Recorded
July 2020
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1 comment
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near Sant'Eufemia a Maiella, Abruzzo (Italia)

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Itinerary description

Partenza: SR per il Guado Sant’Antonio (1065m) – Contrada San Nicolao (Caramanico Terme, PE)
Snodi:
1) GUADO SANT’ANTONIO – BIVACCO PAOLO BARRASSO
Il sentiero parte ufficialmente dal Guado Sant’Antonio (1250m): un parcheggio sterrato dal quale è possibile intraprendere più percorsi, di diverse difficoltà e per le più disparate mete. A causa delle pessime condizioni del manto stradale, però, dopo aver zigzagato tra buche e rocce per evitare che la macchina mi lasciasse a piedi, e fatto un fulmineo incontro con una lepre, ho posteggiato lungo strada a circa 1km dal Guado. In questi casi i piedi funzionano meglio delle ruote. E le gambe meglio degli ammortizzatori.
Dal piazzale partono due sterrate chiuse al traffico: una, in direzione est, scende nella Valle dell’Orfento; l’altra, in direzione sud, sale in direzione bivacco Barrasso – Monte Rapina. È lei. Iniziamo quindi a salire, giungendo, dopo pochissimi metri in dolce falsopiano, in località Macchialonga. Teniamo la destra sul Sentiero B3 e, costeggiando un antico (ed ormai in disuso) abbeveratoio, inoltriamoci in quelli che risulteranno essere gli unici metri di discesa fino alla vetta. La quiete prima della tempesta. La mulattiera solca il pendio erboso di Prato della Corte in maniera verticale. Interminabile. Per uno strano scherzo della natura la rada vegetazione sembra avvicinare la vetta. E la fatica respingerla. Pare quasi di camminare sulla Tela di Penelope. Risalita faticosamente la prima parte della valle e superato un piccolo costone, immersi nel caratteristico e verde manto erboso, però, iniziamo ad intravedere il bivacco. Incoraggiante visione.
Il sole tedia il nostro fisico tanto quanto la costante salita. Ed i 20 minuti che ci separano dal rifugio sono al contempo faticosi e colmi di desiderio. Chissà se Paolo Barrasso, biologo a cui il bivacco è intitolato, provasse cotanta fatica tutti i giorni nel percorrere questi sentieri al fine di studiare la Majella e la sua fauna. Il Rifugio si trova a 1542m e la sua posizione, dominante la Val Pescara fino all’Adriatico, consente di ammirare tutta la catena del Gran Sasso nonché quella dei monti della Laga, del Velino e del Sirente.
2) BIVACCO PAOLO BARRASSO – VETTA MONTE RAPINA
Raggiunto il ricovero e consumata una doverosa sosta all’ombra, merce più unica che rara in questo trekking, valutate, in base alla vostra preparazione e conoscenza della montagna, la scelta da operarsi. Siamo di fronte alla faggeta che, ‘macchiandolo’, caratterizza l’aspetto del Monte Rapina: il sentiero tracciato continua la sua imperterrita salita sopravanzandola e spostandosi in cresta; tuttavia il manto erboso permette al contempo di aggirarla fuori traccia dal lato opposto o, addirittura, di addentrarsi in essa. A voi la scelta.
Lascito il bivacco alle spalle, il sentiero continua la sua ripida salita per scoscesi prati fino al crinale, a quota 1750m. La fatica ci ha letteralmente permesso di aprire la porta di quel cancello protettivo che è il Monte Rapina. Ora ci è permesso gustare di un panorama che spazia dal Mar Adriatico al Monte Amaro, cima principe della Majella, passando per le rinomate falesie della Valle dell’Orfento. Sopra di noi, il Monte Pescolfalcone, incappucciato di nebbia, ancora ci è ostile. Accontentiamoci. La salita in larga cresta si fa leggermente più dolce. Gli occhi colmi di stupore alleviano la fatica. Slalomeggiamo come Tomba tra i pini mughi e nel farlo non possiamo non notare una lingua nevosa discendente dal Monte Amaro. Si tratta del nevaio semi-perenne della Valle dell’Orfento. Sebbene situato più a meridione del Gran Sasso e di elevazione poco più bassa, il Massiccio della Majella presenta infatti condizioni più favorevoli per lo sviluppo di formazioni nevose (le quali rappresentano un’importante riserva di approvvigionamento idrico per la zona). Cullati dal pensiero di un ghiacciaio a meno di 60km dal mare ed immaginando la sua passata magnificenza, raggiungiamo, in meno di mezz’ora, un dosso a quota 1950m, oltre il quale una vasta conca erbosa fa da contro altare alla cima ed alla retrostante dorsale del Pescofalcone. Seguendo la cresta, aggiriamo la conca sul lato sinistro ed affrontiamo l’ultimo tratto di salita (una passeggiata di piacere rispetto ai precedenti) fino alla sommità. ‘Monte Rapina 2027m’: un ometto segnavia circondato da fitti pini mughi batte la nostra mano. Ce l’abbiamo fatta, siamo in vetta!
3) VETTA MONTE RAPINA – GUADO SANT’ANTONIO
La discesa si percorre lungo l’esatta traccia della salita. Ciò permette dapprima di godere di tutta la Val Pescara nella sua interezza fino a scrutare Gran Sasso e Monti della Laga e poi della dirimpettaia catena del Morrone. Pervenuti ormai al Guado in tempistiche quasi dimezzate rispetto all’ascesa, lasciamo per qualche metro il sentiero B3 per visitare una splendida costruzione in legno. Testimone dei tempi che furono, quando l’uomo era parte integrante del territorio, tra muretti in pietra, pascoli e faggete dove la pastorizia e l’agricoltura regnavano solitarie.
L’ultima mirabilia ci viene gentilmente offerta dalla vegetazione in località Macchialonga: un’esplosione colorata, data dal contrasto tra verde e giallo, solcata da detriti pietrosi, lacrime di sasso lasciate a testimonianza dell’ineluttabile potenza di madre natura.
Arrivo: SR per il Guado Sant’Antonio (1065m) – Contrada San Nicolao (Caramanico Terme, PE)

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Comments  (1)

  • Photo of mirko.pagliai
    mirko.pagliai May 6, 2022

    "Difficoltà tecnica - Molto difficile". Perché? Che passaggi tecnici ci sono?

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