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Monte Mirabella periplo e grotta

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Trail stats

Distance
6.51 mi
Elevation gain
2,283 ft
Technical difficulty
Difficult
Elevation loss
2,283 ft
Max elevation
3,607 ft
TrailRank 
75
Min elevation
3,607 ft
Trail type
Loop
Coordinates
2059
Uploaded
April 11, 2021
Recorded
April 2021

near Ginestra, Sicilia (Italia)

Viewed 2557 times, downloaded 97 times

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Itinerary description

Monte Mirabella: periplo e grotta

Itinerario Anello
Partenza/arrivo SP 67bis/ N 37°59'54" - E 13°13'02”
Lunghezza km 10,4
Guadagno/perdita mt 755/-755
Pendenza media 15,6%/-11,5%
Pendenza max 56,5%/-35,5%
Elevazione min/max mt 520/1096
Tipo di suolo sentiero agevole 78%, sentiero difficile o assente ed in forte pendenza 22%
Difficoltà livello Difficile (EE)

Monte Mirabella fa parte del gruppo di rilievi che cingono la Conca d’Oro separandola, nel settore meridionale, dalla vicina Valle dello Jato.
Il complesso montuoso nasce da sedimentazioni marine iniziate nel Trias superiore (200-230 Ma), con la formazione di rocce di dolomie con interstrati marnosi.
Il monte offre scorci paesaggistici diversi da ogni suo versante: piramidale da quello meridionale, con la sinuosa orlatura della cresta che si sviluppa per circa 3 km dal Vallone Procura ad Ovest fino al Vallone della Chiusa ad Est, con apice ai 1165 mt dell’aguzza vetta; con pendii ondulati e con affioramenti rocciosi nel versante Nord Orientale; fortemente dirupato nel versante Nord Occidentale.
Le abbondanti acque che sgorgano dai due valloni, oltre a rendere particolarmente rigogliosa la valle, sono le principali fonti del Fiume Jato che, percorsi una quarantina di chilometri, sfocia nel Golfo di Castellammare fra Balestrate e Trappeto.
Nonostante la sua aspra orografia, per la sua vicinanza alla rigogliosa valle dello Jato e per la sua posizione strategica, a separazione con la Conca d’Oro, monte Mirabella conserva antiche ed importanti tracce della frequentazione umana. Sono notevoli anche le evidenze geologiche:
1. Grotta Mirabella
2. Federico II e la resistenza araba
3. Il Dammuso di Pizzo Mirabella
4. Le acque del Mirabella
5. La Cannavera
6. Travertino ed inclusioni fossili

Il periplo di monte Mirabella è sicuramente una delle escursioni più interessante ed impegnativa nel complesso delle alture che circondano la Conca d’Oro. L’itinerario presenta tratti ad elevata pendenza e con fitta vegetazione di ampelodesma, che lo rendono particolarmente difficile (EE). Richiede inoltre una attenta programmazione, specie per le condizioni meteo che dovranno essere buone e con assenza di pioggia da diversi giorni, per avere terreno asciutto e mantenere buoni livelli di sicurezza. Per apprezzare al meglio i paesaggi è preferibile una giornata con buona visibilità.
Il percorso si sviluppa ad anello partendo dal Paviglione, una particolare formazione geologica con omonima grotta alla base del monte Mirabella. Dopo avere superato la sorgente Paviglione, un sentiero, in alcuni tratti cancellato dalla fitta vegetazione ad ampelodesma, sale in forte pendenza verso la Grotta Mirabella (1), una antica condotta carsico freatica, ricovero dell’uomo preistorico che vi ha lasciato importanti tracce della sua presenza. L’ingresso della grotta è agevolato da una corda.
Il percorso prosegue in salita verso la Cresta del Mirabella, utilizzando un tratto di una antica mulattiera, probabilmente utilizzata in epoca medioevale per eludere il pagamento dei dazi. Si attraversa la “Vuscagghiera”, un residuo boschetto di roverella a testimonianza dell’antica copertura, per poi salire verso la Cresta, nel tratto più impegnativo dell’escursione (p. media 35%, max 55%). Si raggiunge il primo punto panoramico, verso il Vallone della Chiusa e Serra del Frassino a SE e Pizzo Mirabella a W. Il percorso prosegue quindi, su facile sentiero parallelo alla caratteristica Cresta, in direzione di Pizzo Mirabella.
Nel punto più alto del percorso, il valico tra monte Matassaro Renna e Pizzo Mirabella, si raggiunge con una deviazione un punto panoramico verso il Pizzo Mirabella (2-3), che non fa parte dell’escursione perché è accessibile solo con mezzi idonei all’arrampicata.
Il percorso prosegue quindi in discesa su strada forestale, che si abbandona al terzo tornante in direzione della Cannavera (4), l’antica trazzera che purtroppo oggi porta i segni del degrado e dell’abbandono di questo territorio: l’acqua piovana e l’acqua delle sorgenti di cui è ricca la vallata, non imbrigliate, l’hanno profondamente intaccata.
Fermata d’obbligo alla masseria Brivatura, con il pagliaio, l’antico abbeveratoio, al piano terra i locali per il ricovero del bestiame ed a quello rialzato quelli per i lavoratori ed i viandanti.
La discesa continua verso il Vallone della Procura, con una successione di paesaggi inusuali e di straordinaria bellezza. In prossimità della masseria Cannavera la pendenza del terreno si riduce sino ad annullarsi in un vasto pianoro, solcato da un torrente, tra salici, che raccoglie le acque provenienti dalle sorgenti.
Il percorso volge a sinistra e si restringe immettendosi nel ripido Vallone della Procura, tra il versante ovest del Mirabella e quello est di monte Dammusi, con vistoso panorama verso la valle dello Jato e la Masseria della Procura. Dopo aver oltrepassato i resti di una torre di avvistamento, il sentiero scende sul versante est del monte Dammusi, scavato nella roccia in quella che è chiamata "Scala della Corte". La scala termina nei resti della Masseria della Procura (4), che si erge su un blocco di travertino ricco di fossili (5).
L’ultimo tratto del percorso passa in prossimità delle ricche sorgenti di acqua alla base del Mirabella, che imbrigliate alimentano i paesi a valle.

1 - Grotta Mirabella (fonte Giovanni Mannino)
La Grotta del Mirabella è ubicata alla base di una parete di rocce mosse e discontinue, poco più in basso della Cresta, accessibile dalle sorgenti del Paviglione attraverso un antico sentiero su un versante con esposizione SW ad elevata pendenza.
La Grotta Mirabella è un relitto di una antichissima condotta carsico freatica, costituita da un solo ambiente lungo una trentina di metri, che si rastrema verso il fondo, interamente illuminato per la sua esposizione a sud. Il suo ingresso, di forma imbutiforme di mt 5 di larghezza e 7 di altezza, è ben visibile dalla scorrimento veloce tra Portella della Paglia e S. Giuseppe Jato.
La grotta fu ricovero dell’uomo preistorico, cacciatore e raccoglitore di epoca neo-eneolitica, che ha lasciato visibili tracce della sua presenza. Sulla parete sinistra, subito dopo l’ingresso, è riprodotta una serie di figure antropomorfe e zoomorfe. Le figure accertate sono dieci, tutte dipinte in tinta unita rosso vivo, alcune in rosso cupo.
Le figure zoomorfe, dipinte a contorni pieni ed in atteggiamento dinamico, sono di cani: sono tre figure riprodotte di profilo, con la testa rivolta a sinistra, la più in alto è quasi del tutto sbiadita e si intravvede solo inumidendo la superficie rocciosa, la seconda e la terza sono alte rispettivamente cm 6 e cm 11.
Le figure antropomorfe sono sette, tutte femminili, rappresentate in maniera diversa da sembrare addirittura un piccolo campionario di forme: dal naturalismo infantile della figurina con le gambe divaricate e le braccia sollevate si passa all'estrema schematizzazione realizzata con un semplice segno semicircolare.
Sulla stessa parete sinistra esistono diverse tracce di colore che per il loro degradare, talvolta per la presenza d'incrostazioni calcaree, fanno pensare a tracce di figure sbiadite a causa dello stillicidio.
Le figure antropomorfe della Grotta del Mirabella sono tutte riprodotte frontalmente a contorni pieni. La loro particolarità, dopo quella già detta del campionario di silhouettes, sta nella presenza di soli personaggi femminili.

2 - Federico II e la resistenza araba
Dal 1212 al 1220 Federico II abbandonò il regno di Sicilia e si dedicò completamente alla conquista della corona imperiale. Durante la sua assenza la secessione musulmana si consolidò, raggiungendo l’indipendenza nella Sicilia occidentale, dove si formò un vero e proprio stato islamico ribelle nel cuore del regnum Siciliae con a capo Muhammed ibn Abbad, proclamatosi amir al muslimin (principe dei credenti). Muhammed ibn Abbad coniò una propria moneta e la sua autorità si estese a tutto l’interno della Sicilia occidentale, da Entella a Segesta, fino ad Agrigento.
Nel 1221 Federico II tornò in Sicilia con l’intenzione di ricondurre i saraceni al loro originario posto di villani a cui richiedere la tassazione sulle terre coltivate. Lo scontro fu durissimo ed i saraceni si rifugiarono nelle loro fortezze montane, dove resistettero per anni allo strapotere delle milizie sveve, al punto da costringere Federico II ad assediare i principali centri.
Jato fu assediata, dal 1222 al 1224, senza risultato e Muhammed ibn Abbad si rifugiò su un casteddu quasi inespugnabile proprio sull’apice di Pizzo Mirabella, da dove era possibile comunicare con una vasta area del territorio.
L’inutilità dell’assedio costrinse Federico II a cambiare strategia. Lo racconta il Pitrè nella sua Biblioteca delle Tradizioni Popolari:
Sulla montagna vivevano due potenti e ricchi baroni, padre e figlio, entrambi di nome Marabetta, che dalla loro posizione inespugnabile tenevano tutti, anche il re, in soggezione. Per sbarazzarsi degli avversari, il re mise sulla loro testa una taglia, spingendo così uno dei servitori dei due Marabetta al tradimento ed all’uccisione dei suoi signori. Per questo, la montagna fu detta “Rocca di Marabetta”, poi Mirabella.
Così il racconto popolare:
"Ssu ruccuni, ch'è 'n forma di spicchiali a facciu di S. Giuseppi, cc'era di supra un casteddu e ci abitavanu un patri e un figghiu ca si chiamavanu tutti dui Marabetta. Eranu baruna putirusi e 'stremu ricchi, e tinianu 'ntra un pugnu a tutti, macari a lu Re, pirchì si privalianu ca ddà supra nun cci abbastava a nuddu l'armu di acchianarici. Lu Re, chi pensa di fari? pigghia un saccu di grana. mittemu cinqunt'unzi; ora, dici, a cu' mi cunsigna a Marabetta, o vivu o mortu, ci su sti dinari. Lu dinaru, Signuri, fa viniri la vista all'orvi; e dunca un famighiu di li Marabetta, pr'amuri di li cinquant'unzi. scannau a lu patri ed a lu figghiu ddà supra stissu. E pri chistu ssu pizzo si chiama la Rocca di Marabetta.

3 - Il Dammuso di Pizzo Mirabella
La leggenda narra dell’esistenza di un casteddu sul Monte Mirabella.
La cima del rilievo è formata da due piccoli pianori artificiali posti a quote leggermente diverse: il primo, a quota 1.160, presenta forma ovoidale ed ha una superficie di 130 mq. Il pianoro risulta delimitato da due mammelloni rocciosi verso Est e verso Sud: il primo costituisce l'anticima del Pizzo e degrada bruscamente verso valle in direzione della Masseria Procura, il secondo è la cima vera e propria del Mirabella e culmina anch’esso in un piccolo pianoro. La spianata artificiale di quota mt 1.160 è stata ricavata artificialmente mediante l'erezione di muraglioni di pietrame a secco, che saldandosi ad affioramenti rocciosi naturali uniscono i due mammelIoni rocciosi.
Sul pianoro esistono una cisterna ed i resti di un edificio addossato al fianco roccioso della montagna, fittamente coperto da lecci ed euforbie. Si tratta di un piccolo ambiente a pianta quadrata con ingresso largo m. 1 che si apre sul lato Nord.
Il secondo pianoro, che raggiunge quota mt 1.165, costituisce la cima vera e propria del monte e reca i resti di un piccolo ambiente in pietra calcarea locale. Questo "dammuso " è edificato quasi a strapiombo sulle pareti della cima e conserva le mura perimetrali per tre lati. Sulla parete opposta a quella ove si apriva la porta d'ingresso è ancora esistente una finestra a sesto acuto.
I pochi resti del piccolo monumento sono stati interpretati dai ricercatori quale "insediamento militare di età sveva”.

4 - La Cannavera
Nel Medioevo la trazzera della Cannavera era una importante via di comunicazione commerciale tra il capoluogo siciliano e la Valle dello Jato. La valle era intensamente coltivata e i prodotti dell’agricoltura venivano trasportati in città attraverso una mulattiera che valicava i monti tra il Cozzo Busino e la Costalunga, a quota 931 mt. La Cannavera svela una Sicilia poco nota, quella dei mandriani, della vita contadina, della transumanza e dei ‘marcati’. Nel tratto tra la valle dello Jato e Cozzo Busino custodisce pagine di antiche tradizioni, unite ad un ambiente naturalistico di rilievo.
Ne sono testimonianza i resti delle masserie, che oltre a ricoverare uomini ed animali nelle stagioni di pascolo, fornivano anche ristoro e ricovero per la notte agli uomini che trasportavano i prodotti delle campagne verso la città di Palermo.
Nel suo tratto più caratteristico, che collega il valico di Portella Busino alla valle dello Jato, si incontrano i resti delle antiche Masserie, centro organizzativo della vita del latifondo, costruite come corti agricole fortificate dove viveva il signore e tutto il personale. La prima che si incontra, collocata su uno sperone roccioso, in una zona ricca di acqua, è la masseria Brivatura, con i suoi locali per il ricovero di uomini e bestiame, il pagliaio e l’antico abbeveratoio; vicino le case Zerbi e più a valle la masseria Cannavera.
Tutta la Zona ha subito un abbondante degrado, che specie negli ultimi decenni ha ridotto notevolmente l’originaria copertura forestale, compresi i rimboschimenti a conifere dell’ultimo dopoguerra. I versanti che partono da Portella Busino, nel versante NE verso la Conca d’Oro e nel versante SW verso la Valle dello Jato, sono tutt’oggi terreno di pascolo, anche se notevolmente ridimensionato rispetto al passato.
In epoca medioevale i percorsi delle regie trazzere sfociavano solitamente in strettoie naturali, per controllare e canalizzare il flusso dei viandanti e percepire i tributi sulle merci trasportate.
Anche la trazzera della Cannavera non sfugge a questa regola. Superata l’omonima masseria, la trazzera si riduce ad un ripido sentiero che si immette nella suggestiva gola tra le ripide pareti del monte Mirabella e del monte Dammusi, il “Vallone della Curia”. Il sentiero, dopo aver oltrepassato i resti di una torre di avvistamento, si trasforma in una gradonata scavata nella roccia, la "Scala della Corte". Proprio a chiusura del vallone si erge, in posizione strategica, un blocco di travertino sormontato dalla “Masseria della Procura”, un fabbricato fortificato ascrivibile al XII sec. adibito all’esazione dei dazi ed al deposito delle derrate provenienti dai decimi (esazione in natura: 10% della merce), destinati all’Arcivescovado di Monreale. Una parete dei ruderi conserva ancora oggi una antica bifora di fattura orientale.

5 - Blocco travertino con inclusioni fossili
La Masseria della Procura fu edificata su un blocco di travertino ricco di resti fossili, perfettamente leggibili di foglie, tronchi, rami e pollini di una antica vegetazione, diversa da quella attuale. Il prof. Enzo Burgio direttore dell'osservatorio Paleontologico Gemmellaro di (Palermo), ha definito questa formazione, per bellezza e interesse scientifico, singolare e unica, soprattutto in relazione alla ricchezza varietale delle associazioni vegetali rilevate. I botanici vi hanno riconosciuto diverse specie di piante tra cui un alloro, Laurus azorica, che oggi è estinto dalla parte orientale del suo vecchio areale e sopravvive nelle isole Azzorre, Canarie e Madeira e in Marocco.
La formazione del blocco di travertino sembra possa farsi risalire ad un milione di anni fa a causa di una serie favorevole di fattori concomitanti, quali il clima, ma soprattutto per la presenza in tempi passati di sorgenti di acque termali (condizione essenziale per la formazione del travertino).

6 - Le acque del Mirabella
La base del Mirabella, in prossimità della Masseria della Curia, concentra numerose e ricche sorgenti.
Dell’abbondanza delle acque sono testimonianza, lo ricorda Pitrè, i resti dei Mulini della Chiusa, della Provvidenza e del Principe, e la storia di Don Pietro Mazzinga. Quest’ultimo, ricevette dal padre, nella metà del 1500, la concessione enfiteutica del feudo di Fallamonica: 135 salme di terreno per una retta annua di 57 once da pagare al Vescovo di Monreale. Il Pezzinga pensò bene di impiegare le abbondanti acque dello Jato per impiantare una risaia, riuscendo a produrre un utile annuo di 1085 once, attirando così le attenzioni dell’Arcivescovado che chiese ed ottenne per via giudiziaria, per la prepotenza del vescovo, la rescissione del contratto.

Waypoints

PictographCar park Altitude 1,724 ft
Photo ofP/A Photo ofP/A

P/A

SP 67bis/ N 37°59'54" - E 13°13'02” nei pressi dell'agriturismo Massera La Chiusa

PictographCave Altitude 1,844 ft
Photo ofIl Paviglione Photo ofIl Paviglione

Il Paviglione

Grotta del Paviglione. Pa. n. 263. L’ingresso è vasto, largo una decina di metri ed alto un terzo, dal quale si diparte un ambiente a sviluppo negativo, molto degradato per la frequentazione di un gregge. Poco probabile la presenza di deposito in posto. All’ingresso, poggiato su un masso, ho trovato un bel frammento di coppa o tazza probabilmente su alto piede a tromba con decorazione graffita databile al Bronzo medio. F°258 I N.O., Piana degli Albanesi; UTM: UC44330758, Quota: m 720, Sviluppo 45. MANNINO G., 1996.

PictographFountain Altitude 2,034 ft
Photo ofSorgente del Paviglione Photo ofSorgente del Paviglione

Sorgente del Paviglione

Dopo avere superato la sorgente Paviglione, un sentiero, in alcuni tratti cancellato dalla fitta vegetazione ad ampelodesma, sale in forte pendenza verso la Grotta Mirabella

PictographCave Altitude 2,282 ft
Photo ofAscesa grotta Mirabella Photo ofAscesa grotta Mirabella Photo ofAscesa grotta Mirabella

Ascesa grotta Mirabella

Dopo avere superato la sorgente Paviglione, un sentiero, in alcuni tratti cancellato dalla fitta vegetazione ad ampelodesma, sale in forte pendenza verso la Grotta Mirabella, una antica condotta carsico freatica, ricovero dell’uomo preistorico che vi ha lasciato importanti tracce della sua presenza. L’ingresso della grotta è agevolato da una corda.

PictographCave Altitude 2,879 ft
Photo ofGrotta Mirabella Photo ofGrotta Mirabella Photo ofGrotta Mirabella

Grotta Mirabella

Grotta Mirabella (fonte Giovanni Mannino) La Grotta del Mirabella è ubicata alla base di una parete di rocce mosse e discontinue, poco più in basso della Cresta, accessibile dalle sorgenti del Paviglione attraverso un antico sentiero su un versante con esposizione SW ad elevata pendenza. La Grotta Mirabella è un relitto di una antichissima condotta carsico freatica, costituita da un solo ambiente lungo una trentina di metri, che si rastrema verso il fondo, interamente illuminato per la sua esposizione a sud. Il suo ingresso, di forma imbutiforme di mt 5 di larghezza e 7 di altezza, è ben visibile dalla scorrimento veloce tra Portella della Paglia e S. Giuseppe Jato. La grotta fu ricovero dell’uomo preistorico, cacciatore e raccoglitore di epoca neo-eneolitica, che ha lasciato visibili tracce della sua presenza. Sulla parete sinistra, subito dopo l’ingresso, è riprodotta una serie di figure antropomorfe e zoomorfe. Le figure accertate sono dieci, tutte dipinte in tinta unita rosso vivo, alcune in rosso cupo. Le figure zoomorfe, dipinte a contorni pieni ed in atteggiamento dinamico, sono di cani: sono tre figure riprodotte di profilo, con la testa rivolta a sinistra, la più in alto è quasi del tutto sbiadita e si intravvede solo inumidendo la superficie rocciosa, la seconda e la terza sono alte rispettivamente cm 6 e cm 11. Le figure antropomorfe sono sette, tutte femminili, rappresentate in maniera diversa da sembrare addirittura un piccolo campionario di forme: dal naturalismo infantile della figurina con le gambe divaricate e le braccia sollevate si passa all'estrema schematizzazione realizzata con un semplice segno semicircolare. Sulla stessa parete sinistra esistono diverse tracce di colore che per il loro degradare, talvolta per la presenza d'incrostazioni calcaree, fanno pensare a tracce di figure sbiadite a causa dello stillicidio. Le figure antropomorfe della Grotta del Mirabella sono tutte riprodotte frontalmente a contorni pieni. La loro particolarità, dopo quella già detta del campionario di silhouettes, sta nella presenza di soli personaggi femminili.

PictographRuins Altitude 2,925 ft
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Antica mulattiera

Il percorso prosegue in salita verso la Cresta del Mirabella, utilizzando un tratto di una antica mulattiera, probabilmente utilizzata in epoca medioevale per eludere il pagamento dei dazi.

PictographTree Altitude 3,034 ft
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Vuscagghiera

Si attraversa la “Vuscagghiera”, un residuo boschetto di roverella a testimonianza dell’antica copertura, per poi salire verso la Cresta, nel tratto più impegnativo dell’escursione (p. media 35%, max 55%)

PictographPanorama Altitude 3,328 ft
Photo ofPanorama Photo ofPanorama Photo ofPanorama

Panorama

Si raggiunge il primo punto panoramico, verso il Vallone della Chiusa e Serra del Frassino a SE e Pizzo Mirabella a W. Il percorso prosegue quindi, su facile sentiero parallelo alla caratteristica Cresta, in direzione di Pizzo Mirabella.

PictographSummit Altitude 3,451 ft
Photo ofCreste del Mirabella Photo ofCreste del Mirabella Photo ofCreste del Mirabella

Creste del Mirabella

Il percorso prosegue quindi, su facile sentiero parallelo alla caratteristica Cresta, in direzione di Pizzo Mirabella. La Cresta del Mirabella, con la sua sinuosa orlatura, si sviluppa per circa 3 km dal Vallone Procura ad Ovest fino al Vallone della Chiusa ad Est, con apice ai 1165 mt dell’aguzza vetta.

PictographPanorama Altitude 3,523 ft
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Panorama Pizzo Mirabella

Nel punto più alto del percorso, il valico tra monte Matassaro Renna e Pizzo Mirabella, si raggiunge con una deviazione un punto panoramico verso il Pizzo Mirabella, che non fa parte dell’escursione perché è accessibile solo con mezzi idonei all’arrampicata.

Photo ofPizzo Mirabella

Pizzo Mirabella

Il Dammuso di Pizzo Mirabella La leggenda narra dell’esistenza di un casteddu sul Monte Mirabella. La cima del rilievo è formata da due piccoli pianori artificiali posti a quote leggermente diverse: il primo, a quota 1.160, presenta forma ovoidale ed ha una superficie di 130 mq. Il pianoro risulta delimitato da due mammelloni rocciosi verso Est e verso Sud: il primo costituisce l'anticima del Pizzo e degrada bruscamente verso valle in direzione della Masseria Procura, il secondo è la cima vera e propria del Mirabella e culmina anch’esso in un piccolo pianoro. La spianata artificiale di quota mt 1.160 è stata ricavata artificialmente mediante l'erezione di muraglioni di pietrame a secco, che saldandosi ad affioramenti rocciosi naturali uniscono i due mammelIoni rocciosi. Sul pianoro esistono una cisterna ed i resti di un edificio addossato al fianco roccioso della montagna, fittamente coperto da lecci ed euforbie. Si tratta di un piccolo ambiente a pianta quadrata con ingresso largo m. 1 che si apre sul lato Nord. Il secondo pianoro, che raggiunge quota mt 1.165, costituisce la cima vera e propria del monte e reca i resti di un piccolo ambiente in pietra calcarea locale. Questo "dammuso " è edificato quasi a strapiombo sulle pareti della cima e conserva le mura perimetrali per tre lati. Sulla parete opposta a quella ove si apriva la porta d'ingresso è ancora esistente una finestra a sesto acuto. I pochi resti del piccolo monumento sono stati interpretati dai ricercatori quale "insediamento militare di età sveva”. Federico II e la resistenza araba Dal 1212 al 1220 Federico II abbandonò il regno di Sicilia e si dedicò completamente alla conquista della corona imperiale. Durante la sua assenza la secessione musulmana si consolidò, raggiungendo l’indipendenza nella Sicilia occidentale, dove si formò un vero e proprio stato islamico ribelle nel cuore del regnum Siciliae con a capo Muhammed ibn Abbad, proclamatosi amir al muslimin (principe dei credenti). Muhammed ibn Abbad coniò una propria moneta e la sua autorità si estese a tutto l’interno della Sicilia occidentale, da Entella a Segesta, fino ad Agrigento. Nel 1221 Federico II tornò in Sicilia con l’intenzione di ricondurre i saraceni al loro originario posto di villani a cui richiedere la tassazione sulle terre coltivate. Lo scontro fu durissimo ed i saraceni si rifugiarono nelle loro fortezze montane, dove resistettero per anni allo strapotere delle milizie sveve, al punto da costringere Federico II ad assediare i principali centri. Jato fu assediata, dal 1222 al 1224, senza risultato e Muhammed ibn Abbad si rifugiò su un casteddu quasi inespugnabile proprio sull’apice di Pizzo Mirabella, da dove era possibile comunicare con una vasta area del territorio. L’inutilità dell’assedio costrinse Federico II a cambiare strategia. Lo racconta il Pitrè nella sua Biblioteca delle Tradizioni Popolari: Sulla montagna vivevano due potenti e ricchi baroni, padre e figlio, entrambi di nome Marabetta, che dalla loro posizione inespugnabile tenevano tutti, anche il re, in soggezione. Per sbarazzarsi degli avversari, il re mise sulla loro testa una taglia, spingendo così uno dei servitori dei due Marabetta al tradimento ed all’uccisione dei suoi signori. Per questo, la montagna fu detta “Rocca di Marabetta”, poi Mirabella. Così il racconto popolare: "Ssu ruccuni, ch'è 'n forma di spicchiali a facciu di S. Giuseppi, cc'era di supra un casteddu e ci abitavanu un patri e un figghiu ca si chiamavanu tutti dui Marabetta. Eranu baruna putirusi e 'stremu ricchi, e tinianu 'ntra un pugnu a tutti, macari a lu Re, pirchì si privalianu ca ddà supra nun cci abbastava a nuddu l'armu di acchianarici. Lu Re, chi pensa di fari? pigghia un saccu di grana. mittemu cinqunt'unzi; ora, dici, a cu' mi cunsigna a Marabetta, o vivu o mortu, ci su sti dinari. Lu dinaru, Signuri, fa viniri la vista all'orvi; e dunca un famighiu di li Marabetta, pr'amuri di li cinquant'unzi. scannau a lu patri ed a lu figghiu ddà supra stissu. E pri chistu ssu pizzo si chiama la Rocca di Marabetta.

PictographMountain pass Altitude 3,217 ft
Photo ofPortella Busino

Portella Busino

I versanti che partono da Portella Busino, nel versante NE verso la Conca d’Oro e nel versante SW verso la Valle dello Jato, sono tutt’oggi terreno di pascolo, anche se notevolmente ridimensionato rispetto al passato.

PictographSummit Altitude 3,711 ft

Monte Matassaro Renna

Il Monte Matassaro Renna, altitudine m 1.151 s.l.m., è uno dei rilievi del settore orografico sud-occidentale del gruppo montuoso dei Monti Palermitani, cioè il settore dei Monti di Partinico. La parte orientale di questo settore, che comprende i Monti di Giacalone, si estende fra gli alti bacini dei fiumi Oreto e Jato.

PictographTree Altitude 3,305 ft
Photo ofLecceta Costalunga Photo ofLecceta Costalunga Photo ofLecceta Costalunga

Lecceta Costalunga

Lecceta Costalunga I Monti di Palermo, nonostante la notevole antropizzazione degli ultimi secoli, conservano piccoli frammenti, isolati e circoscritti, di vegetazione naturale di un certo pregio. Uno di questi è il Bosco di Costalunga, che si sviluppa su uno dei versanti settentrionali del gruppo di montagne che chiude a sud la Conca d'Oro, alle spalle di Giacalone (Monreale). Il bosco è una fitta lecceta che cresce su terreno calcareo tra gli 800 ed i 1030 mt. 1000 mt. L'adiacente Bosco di Aglisotto, che si estende ad occidente del bosco naturale di Costalunga, è un'area demaniale rimboschita principalmente con conifere mediterranee Pinus halepensis e Pinus domestica.

PictographRuins Altitude 2,868 ft
Photo ofMasseria Brivatura Photo ofMasseria Brivatura Photo ofMasseria Brivatura

Masseria Brivatura

Nel suo tratto più caratteristico che collega il valico di Portella Busino alla valle dello Jato, si incontrano i resti delle antiche Masserie, centro organizzativo della vita del latifondo, costruite come corti agricole fortificate dove viveva il signore e tutto il personale. La prima che si incontra, collocata su uno sperone roccioso, in una zona ricca di acqua, è la masseria Brivatura, con i suoi locali per il ricovero di uomini e bestiame, il pagliaio e l’antico abbeveratoio; vicino le case Zerbi e più a valle la masseria Cannavera.

PictographPanorama Altitude 2,657 ft
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Cannavera

La Cannavera Nel Medioevo la trazzera della Cannavera era una importante via di comunicazione commerciale tra il capoluogo siciliano e la Valle dello Jato. La valle era intensamente coltivata e i prodotti dell’agricoltura venivano trasportati in città attraverso una mulattiera che valicava i monti tra il Cozzo Busino e la Costalunga, a quota 931 mt. La Cannavera svela una Sicilia poco nota, quella dei mandriani, della vita contadina, della transumanza e dei ‘marcati’. Nel tratto tra la valle dello Jato e Cozzo Busino custodisce pagine di antiche tradizioni, unite ad un ambiente naturalistico di rilievo. Ne sono testimonianza i resti delle masserie, che oltre a ricoverare uomini ed animali nelle stagioni di pascolo, fornivano anche ristoro e ricovero per la notte agli uomini che trasportavano i prodotti delle campagne verso la città di Palermo. Nel suo tratto più caratteristico, che collega il valico di Portella Busino alla valle dello Jato, si incontrano i resti delle antiche Masserie, centro organizzativo della vita del latifondo, costruite come corti agricole fortificate dove viveva il signore e tutto il personale. La prima che si incontra, collocata su uno sperone roccioso, in una zona ricca di acqua, è la masseria Brivatura, con i suoi locali per il ricovero di uomini e bestiame, il pagliaio e l’antico abbeveratoio; vicino le case Zerbi e più a valle la masseria Cannavera. Tutta la Zona ha subito un abbondante degrado, che specie negli ultimi decenni ha ridotto notevolmente l’originaria copertura forestale, compresi i rimboschimenti a conifere dell’ultimo dopoguerra. I versanti che partono da Portella Busino, nel versante NE verso la Conca d’Oro e nel versante SW verso la Valle dello Jato, sono tutt’oggi terreno di pascolo, anche se notevolmente ridimensionato rispetto al passato. In epoca medioevale i percorsi delle regie trazzere sfociavano solitamente in strettoie naturali, per controllare e canalizzare il flusso dei viandanti e percepire i tributi sulle merci trasportate. Anche la trazzera della Cannavera non sfugge a questa regola. Superata l’omonima masseria, la trazzera si riduce ad un ripido sentiero che si immette nella suggestiva gola tra le ripide pareti del monte Mirabella e del monte Dammusi, il “Vallone della Curia”. Il sentiero, dopo aver oltrepassato i resti di una torre di avvistamento, si trasforma in una gradonata scavata nella roccia, la "Scala della Corte". Proprio a chiusura del vallone si erge, in posizione strategica, un blocco di travertino sormontato dalla “Masseria della Procura”, un fabbricato fortificato ascrivibile al XII sec. adibito all’esazione dei dazi ed al deposito delle derrate provenienti dai decimi (esazione in natura: 10% della merce), destinati all’Arcivescovado di Monreale. Una parete dei ruderi conserva ancora oggi una antica bifora di fattura orientale.

PictographRuins Altitude 2,587 ft

Masseria Cannavera

La discesa continua verso il Vallone della Procura, con una successione di paesaggi inusuali e di straordinaria bellezza. In prossimità della masseria Cannavera la pendenza del terreno si riduce sino ad annullarsi in un vasto pianoro, solcato da un torrente, tra salici, che raccoglie le acque provenienti dalle sorgenti.

PictographPanorama Altitude 2,499 ft
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Panorama

Panorama

PictographRuins Altitude 2,459 ft
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Torretta

Torretta

PictographMountain pass Altitude 2,187 ft
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Vallone della Procura

Il percorso volge a sinistra e si restringe immettendosi nel ripido Vallone della Procura, tra il versante ovest del Mirabella e quello est di monte Dammusi, con vistoso panorama verso la valle dello Jato e la Masseria della Procura.

PictographMountain pass Altitude 2,130 ft
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Scala della Curia

Dopo aver oltrepassato i resti di una torre di avvistamento, il sentiero scende sul versante est del monte Dammusi, scavato nella roccia in quella che è chiamata "Scala della Corte". La scala termina nei resti della Masseria della Procura, che si erge su un blocco di travertino ricco di fossil.

PictographSummit Altitude 2,939 ft
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Monte Dammusi

Monte Dammusi

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Masseria della Procura

Proprio a chiusura del vallone si erge, in posizione strategica, un blocco di travertino sormontato dalla “Masseria della Procura”, un fabbricato fortificato ascrivibile al XII sec. adibito all’esazione dei dazi ed al deposito delle derrate provenienti dai decimi (esazione in natura: 10% della merce), destinati all’Arcivescovado di Monreale. Una parete dei ruderi conserva ancora oggi una antica bifora di fattura orientale.

PictographMine Altitude 1,989 ft
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Blocco Travertino

Blocco travertino con inclusioni fossili La Masseria della Procura fu edificata su un blocco di travertino ricco di resti fossili, perfettamente leggibili di foglie, tronchi, rami e pollini di una antica vegetazione, diversa da quella attuale. Il prof. Enzo Burgio direttore dell'osservatorio Paleontologico Gemmellaro di (Palermo), ha definito questa formazione, per bellezza e interesse scientifico, singolare e unica, soprattutto in relazione alla ricchezza varietale delle associazioni vegetali rilevate. . I botanici vi hanno riconosciuto diverse specie di piante tra cui un alloro, Laurus azorica, che oggi è estinto dalla parte orientale del suo vecchio areale e sopravvive nelle isole Azzorre, Canarie e Madeira e in Marocco. La formazione del blocco di travertino sembra possa farsi risalire ad un milione di anni fa a causa di una serie favorevole di fattori concomitanti, quali il clima, ma soprattutto per la presenza in tempi passati di sorgenti di acque termali (condizione essenziale per la formazione del travertino).

PictographFountain Altitude 1,891 ft
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Sorgenti

Le acque del Mirabella La base del Mirabella, in prossimità della Masseria della Curia, concentra numerose e ricche sorgenti. Dell’abbondanza delle acque sono testimonianza, lo ricorda Pitrè, i resti dei Mulini della Chiusa, della Provvidenza e del Principe, e la storia di Don Pietro Mazzinga. Quest’ultimo, ricevette dal padre, nella metà del 1500, la concessione enfiteutica del feudo di Fallamonica: 135 salme di terreno per una retta annua di 57 once da pagare al Vescovo di Monreale. Il Pezzinga pensò bene di impiegare le abbondanti acque dello Jato per impiantare una risaia, riuscendo a produrre un utile annuo di 1085 once, attirando così le attenzioni dell’Arcivescovado che chiese ed ottenne per via giudiziaria, per la prepotenza del vescovo, la rescissione del contratto.

Comments  (3)

  • Photo of The prophet
    The prophet Apr 19, 2022

    Veramente un percorso stupendo e ben congegnato! Sicuramente da provare ! ( Ho parzialmente fatto le serre e creste del Mirabella partendo da Portella della Paglia ) 👏

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    SicilianTrekker Aug 18, 2023

    Bellissimo percorso, la grotta è spettacolare... Peccato che è tutto lasciato a sé stesso, segnaletica a terra, erbacce dappertutto... Purtroppo ho dovuto interrompere il percorso arrivato alla "Vuscagghia", l'erba mi arrivava al collo

  • Photo of SicilianTrekker
    SicilianTrekker Aug 18, 2023

    ... non vedevo più il percorso e due cinghiali giganti mi sono passanti a pochi metri. Ho preferito tornare indietro, ma tornerò magari iniziando il percorso dall'altro lato. Grazie della condivisione comunque, senza non sarei riuscito a trovare la strada!

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