Monte Grappa: Val Granda o Val Grande (ex CAI 39 dismesso), Madonna del Pertùso e Val Lanàri da Lanàri
near Lanari, Veneto (Italia)
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Avevo già pubblicato questo itinerario a Novembre 2017 ma, visto che lo percorro regolarmente, ho eliminato quello vecchio in favore di questa registrazione con più foto e una descrizione più dettagliata.
È sempre un “buon allenamento selvaggio” per chi è interessato a percorsi “al di fuori degli schemi”.
Introduzione
Sul lato ovest del Monte Grappa che si affaccia sul Canale del Brenta sono tracciati numerosissimi percorsi segnati e numerati CAI.
Alcuni di questi, nel tempo, sono stati dismessi, e tutti arrivano a intersecare – più o meno intorno ai 1.000 metri di quota – la Strada delle Penìse oltre la quale si può proseguire in svariate direzioni.
In questo caso ho percorso in salita l’ex sentiero CAI 39 in Val Granda (o Val Grande) e in discesa la Val Lanàri nella quale non c’è mai stato un tracciato CAI, ma dove si trovano tratti di sentieri ENEL e vecchi tracciati locali.
L’ex CAI 39 è dismesso da molti anni: compare in una mia vecchia cartina del 1983 e poi non è più indicato come sentiero CAI nelle versioni/ristampe successive, e in nessuna di tutte le cartine recenti di qualsiasi casa editrice.
Tutte e due le valli sono intersecate dal Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale (vedi itinerario → Massiccio del Monte Grappa: ex Sentiero CAI Castelfranco del Grappa Occidentale dismesso – parte 1 sud da Solagna a Londa) – la Val Granda per una minima parte, mentre in Val Lanari i segnavia bianco-gialli di questo lungo sentiero accompagnano e aiutano per un bel tratto.
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La guida di riferimento di questo itinerario è “Valsugana e Canale del Brenta” di Paolo Bonetti e Marco Rocca.
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Salita della Val Granda o Val Grande
Dal parcheggio si raggiunge l’abitato di Lanari e si infila l’evidente mulattiera a fianco delle ultime case dopo la piccola piazza.
In breve si arriva al bivio tra le due valli dove si trova una statuetta della Madonna su un’edicola in legno: per la Val Granda si va a destra (nella cartina Tabacco ci sono vari errori di toponomastica in questa zona).
Ora bisogna semplicemente risalire tutta la lunga valle fino all’alta fascia rocciosa che la chiude a quota 900 circa.
C’è un buon tratto iniziale sempre stile larga mulattiera, e poi il tracciato diventa sentierino quando la pendenza aumenta.
Dopo il tratto mulattiera il fondo valle rimane abbastanza largo e senza solchi evidenti, e si è aiutati per le linee migliori da vari segni blu quadrati-rettangolari, ometti di varie dimensioni e qualche raro nastro di robusta plastica arancione, o meglio ex-arancione e quasi marrone.
L’unico punto di attenzione per l’orientamento di questa prima parte è a quota 860 metri circa, dove una costola divide la valle.
La direzione di arrivo data dai segnavia è nettamente a destra della costola, e non sembra logico saltarla per andare a sinistra quando si vede la fascia rocciosa di termine poco più sopra.
E invece no: il percorso ufficiale piega a sinistra su tracce in questo punto labili, e scavalca una gobba abbastanza dolce che anticipa la parte dirupata della costola.
Qui ho notato solo un paio di minuscoli ometti, e i segni blu sono sbiaditi al contrario di quelli vivaci visti finora.
Dopo la piega a sinistra l’impronta a terra migliora, si notano un paio di nastri arancione e si arriva sotto la fascia rocciosa dove riprendono i segni blu in “versione brillante”.
Raggiunta la fascia rocciosa, si va a sinistra su sentiero più largo in direzione di un’evidente forcella boschiva.
Lo strappo finale per la forcella è … uno strappo: bello ripido con esili tracce che conviene seguire bene per fare una presa migliore con le scarpe.
Alla larga forcella c’è una scritta “P.S.F.” rossa su roccia un po’ a sinistra del punto più logico in cui si può salire sopra.
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Non conosco l’origine di questa scritta “P.S.F.” in un posto così solitario, ma potrebbe essere una delle tante “firme” lasciate in giro dal noto cacciatore dei tempi andati Severino Pagnussat da Cergnai vicino a Feltre: nell’area delle vicine Vette Feltrine ci sono vari “P.S.” rossi dipinti su roccia lungo i suoi itinerari di caccia più selvaggi che oggi sono diventati itinerari escursionistici assai impegnativi.
Vedi come esempi:
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Si scavalca la forcella e si continua a traversare seguendo i segni blu mantenendo più o meno la quota: all’inizio ho fatto un arco per aggirare qualche albero abbattuto.
Dopo quasi 200 metri in linea d’aria si arriva a uno scavato e “franosetto” vallone, che bisognerebbe attraversare in direzione del segno blu che si vede dall’altra parte, dopo il quale ci si ricongiunge con il tracciato che sale dalla Val Lanari.
Però si può evitare la “mini ravanata” di attraversamento salendo semplicemente sul lato destro direzione salita del pendio che affianca il vallone scavato: è un po’ ripido ma si cammina bene.
Dopo una cinquantina di metri lineari si può piegare a sinistra senza problemi e uscire su un primo prato con baracca in fondo a destra: qui si è sopra sia la Val Granda appena risalita che la Val Lanari da cui bisogna scendere.
Continuazione per la Madonna del Pertuso
Dal primo praticello si continua e si entra in una specie di piccolo circo prativo dove a sinistra c’è una casa, e si raggiunge la stradetta di servizio a questa casa.
Dalla stradetta si va a destra per 250/300 metri circa (dipende dal punto in cui si raggiunge), e si nota sulla destra un evidente sentiero che inizia con i primi metri in leggera discesa.
Proseguendo su questo comodissimo sentiero per 150 metri circa, si arriva al grande incavo del pendio dove c’è la statuetta della Madonna del Pertuso.
Il tratto di sentiero che continua di fronte all’incavo del pendio passa sopra un arco naturale di roccia.
Per il ritorno si continua nella stessa direzione per poco più di 200 metri di camminamento a semicerchio con qualche stretta svolta nel finale, fino ad uscire sulla Strada delle Penìse.
Da qui si torna indietro passando davanti a un’edicola su roccia con un’immagine sempre della Madonna del Pertuso (ben colorata questa) per chi non può scendere fino al vero “pertuso” (o pertugio per chi non è pratico della lingua locale).
Poi ancora una cinquantina di metri e si trova il bivio per la stradetta di servizio alla casa di fine salita.
Discesa per la Val Lanari
Si passano i due prati di fine salita stando verso destra dove si trova una traccia marcata che porta sopra un facile saltino di roccette: qui si nota un primo segno rosso a terra e poi, poco sotto, altri segni rossi e blu.
Ora serve attenzione perché sotto il saltino e il brevissimo canaletto successivo, c’è un tratto con molta ramaglia a terra che nasconde la traccia di sentiero.
Dopo il breve canaletto, il sentiero scende con qualche svolta su una poco accentuata dorsale per circa 40 metri “in linea d’aria”, e poi va a sinistra per tornare in Val Granda e a destra per la Val Lanari.
In tutte e due le direzioni i primi metri sono assai confusi.
Tuttavia, qui il GPS riceve un discreto segnale e si può tenere come riferimento la linea che compare sul terminale; quindi “investigare” nel raggio di 5/10 metri max del punto di svolta che compare a video.
Rilevato l’esile inizio di sentierino, si avanza notando quasi subito un miglioramento, e si arriva contro uno sperone roccioso nel bosco che crea una forcelletta.
Bisogna aggirare verso destra lo sperone scendendo per poco (su traccia a terra con segno rosso) dalla forcelletta e continuando su traverso quasi-cengia.
In poche decine di metri si arriva alla forcelletta dall’altro alto dello sperone dove c’è un mini-terrazzino panoramico.
Si scavalca la seconda forcelletta verso sinistra e si continua per circa 150 metri lineari poco sotto il filo di cresta, fino a ritornare dall’altro lato con dolce svolta a destra – qui è importante perché iniziano dei regolari rametti tagliati di segnalazione: chi è abituato a orientarsi con i rami tagliati, da qui in poi è molto facilitato.
Si continua a scendere fino al bivio con un sentiero che entra (con svolta secca verso destra) in Val Sarzè: qui inizia il lungo tratto comune con il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale, e da qui i segni bianco-gialli aiutano molto assieme ai bolli rossi ENEL.
Subito dopo questo bivio c’è qualche metro di un’aerea crestina (aerea ma con discreto camminamento) che finisce sotto una piccola punta panoramica.
Prima della piccola punta (che merita una visita) il sentiero svolta a sinistra e scende fino a infilarsi in un largo vallone con, sulla linea centrale di massima pendenza, un evidente macereto di grosse pietre nere.
Si scende a fianco del macereto senza mai attraversarlo, e qui bisogna stare attenti all’orientamento.
Dopo 40/50 metri lineari di ripida discesa, il calpestio nell’erba del sentiero continua diritto a fianco del macereto: ma bisogna stare attenti a un “quasi nascosto” grande segno bianco-giallo sulla sinistra che indica un sentiero di uscita sempre verso sinistra – il sentiero si nota, e se non si “corre” c’è il tempo per accorgersene.
Infilato il sentiero giusto si traversa fino a una forcelletta con gli ultimi metri esposti stile cornice di cengia su base di camminamento abbastanza larga.
Passata la forcelletta il sentiero prosegue per poco strettino ma marcato, con varie svolte e con vari segnavia.
Fatto questo tratto sinuoso, ci si immette in un fondo valle quasi rettilineo e sempre più evidente che accompagna fino alla fine.
È sempre un “buon allenamento selvaggio” per chi è interessato a percorsi “al di fuori degli schemi”.
Introduzione
Sul lato ovest del Monte Grappa che si affaccia sul Canale del Brenta sono tracciati numerosissimi percorsi segnati e numerati CAI.
Alcuni di questi, nel tempo, sono stati dismessi, e tutti arrivano a intersecare – più o meno intorno ai 1.000 metri di quota – la Strada delle Penìse oltre la quale si può proseguire in svariate direzioni.
In questo caso ho percorso in salita l’ex sentiero CAI 39 in Val Granda (o Val Grande) e in discesa la Val Lanàri nella quale non c’è mai stato un tracciato CAI, ma dove si trovano tratti di sentieri ENEL e vecchi tracciati locali.
L’ex CAI 39 è dismesso da molti anni: compare in una mia vecchia cartina del 1983 e poi non è più indicato come sentiero CAI nelle versioni/ristampe successive, e in nessuna di tutte le cartine recenti di qualsiasi casa editrice.
Tutte e due le valli sono intersecate dal Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale (vedi itinerario → Massiccio del Monte Grappa: ex Sentiero CAI Castelfranco del Grappa Occidentale dismesso – parte 1 sud da Solagna a Londa) – la Val Granda per una minima parte, mentre in Val Lanari i segnavia bianco-gialli di questo lungo sentiero accompagnano e aiutano per un bel tratto.
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La guida di riferimento di questo itinerario è “Valsugana e Canale del Brenta” di Paolo Bonetti e Marco Rocca.
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Salita della Val Granda o Val Grande
Dal parcheggio si raggiunge l’abitato di Lanari e si infila l’evidente mulattiera a fianco delle ultime case dopo la piccola piazza.
In breve si arriva al bivio tra le due valli dove si trova una statuetta della Madonna su un’edicola in legno: per la Val Granda si va a destra (nella cartina Tabacco ci sono vari errori di toponomastica in questa zona).
Ora bisogna semplicemente risalire tutta la lunga valle fino all’alta fascia rocciosa che la chiude a quota 900 circa.
C’è un buon tratto iniziale sempre stile larga mulattiera, e poi il tracciato diventa sentierino quando la pendenza aumenta.
Dopo il tratto mulattiera il fondo valle rimane abbastanza largo e senza solchi evidenti, e si è aiutati per le linee migliori da vari segni blu quadrati-rettangolari, ometti di varie dimensioni e qualche raro nastro di robusta plastica arancione, o meglio ex-arancione e quasi marrone.
L’unico punto di attenzione per l’orientamento di questa prima parte è a quota 860 metri circa, dove una costola divide la valle.
La direzione di arrivo data dai segnavia è nettamente a destra della costola, e non sembra logico saltarla per andare a sinistra quando si vede la fascia rocciosa di termine poco più sopra.
E invece no: il percorso ufficiale piega a sinistra su tracce in questo punto labili, e scavalca una gobba abbastanza dolce che anticipa la parte dirupata della costola.
Qui ho notato solo un paio di minuscoli ometti, e i segni blu sono sbiaditi al contrario di quelli vivaci visti finora.
Dopo la piega a sinistra l’impronta a terra migliora, si notano un paio di nastri arancione e si arriva sotto la fascia rocciosa dove riprendono i segni blu in “versione brillante”.
Raggiunta la fascia rocciosa, si va a sinistra su sentiero più largo in direzione di un’evidente forcella boschiva.
Lo strappo finale per la forcella è … uno strappo: bello ripido con esili tracce che conviene seguire bene per fare una presa migliore con le scarpe.
Alla larga forcella c’è una scritta “P.S.F.” rossa su roccia un po’ a sinistra del punto più logico in cui si può salire sopra.
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Non conosco l’origine di questa scritta “P.S.F.” in un posto così solitario, ma potrebbe essere una delle tante “firme” lasciate in giro dal noto cacciatore dei tempi andati Severino Pagnussat da Cergnai vicino a Feltre: nell’area delle vicine Vette Feltrine ci sono vari “P.S.” rossi dipinti su roccia lungo i suoi itinerari di caccia più selvaggi che oggi sono diventati itinerari escursionistici assai impegnativi.
Vedi come esempi:
- Alpi Feltrine: Zéngia de Severino Pagnussat in Val Cavalèr o Val Cavaller per la Pala Fiòca da Roncoi di Fuori)
- Monti della Destra Mis: Cengia Anulare della Cima di Porta Bassa, Zéngia de Severino Pagnussat, Porta Alta e Spìgol Séch
- Alpi Feltrine: anello tra la Val Càsole e la Val Fosserla salendo per la Via Severino Pagnussat a nord del Monte Tre Pietre
- Alpi Feltrine: traversata dalla Val Canzoi alla Val Scura per la Val delle Vacche e scavalcando le Creste del Pievidùr
- Alpi Feltrine: Vecchio Sentiero dei Cacciatori ai Prati del Pievidùr – uscita verso la Pala del Ciso e il Passo Forca
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Si scavalca la forcella e si continua a traversare seguendo i segni blu mantenendo più o meno la quota: all’inizio ho fatto un arco per aggirare qualche albero abbattuto.
Dopo quasi 200 metri in linea d’aria si arriva a uno scavato e “franosetto” vallone, che bisognerebbe attraversare in direzione del segno blu che si vede dall’altra parte, dopo il quale ci si ricongiunge con il tracciato che sale dalla Val Lanari.
Però si può evitare la “mini ravanata” di attraversamento salendo semplicemente sul lato destro direzione salita del pendio che affianca il vallone scavato: è un po’ ripido ma si cammina bene.
Dopo una cinquantina di metri lineari si può piegare a sinistra senza problemi e uscire su un primo prato con baracca in fondo a destra: qui si è sopra sia la Val Granda appena risalita che la Val Lanari da cui bisogna scendere.
Continuazione per la Madonna del Pertuso
Dal primo praticello si continua e si entra in una specie di piccolo circo prativo dove a sinistra c’è una casa, e si raggiunge la stradetta di servizio a questa casa.
Dalla stradetta si va a destra per 250/300 metri circa (dipende dal punto in cui si raggiunge), e si nota sulla destra un evidente sentiero che inizia con i primi metri in leggera discesa.
Proseguendo su questo comodissimo sentiero per 150 metri circa, si arriva al grande incavo del pendio dove c’è la statuetta della Madonna del Pertuso.
Il tratto di sentiero che continua di fronte all’incavo del pendio passa sopra un arco naturale di roccia.
Per il ritorno si continua nella stessa direzione per poco più di 200 metri di camminamento a semicerchio con qualche stretta svolta nel finale, fino ad uscire sulla Strada delle Penìse.
Da qui si torna indietro passando davanti a un’edicola su roccia con un’immagine sempre della Madonna del Pertuso (ben colorata questa) per chi non può scendere fino al vero “pertuso” (o pertugio per chi non è pratico della lingua locale).
Poi ancora una cinquantina di metri e si trova il bivio per la stradetta di servizio alla casa di fine salita.
Discesa per la Val Lanari
Si passano i due prati di fine salita stando verso destra dove si trova una traccia marcata che porta sopra un facile saltino di roccette: qui si nota un primo segno rosso a terra e poi, poco sotto, altri segni rossi e blu.
Ora serve attenzione perché sotto il saltino e il brevissimo canaletto successivo, c’è un tratto con molta ramaglia a terra che nasconde la traccia di sentiero.
Dopo il breve canaletto, il sentiero scende con qualche svolta su una poco accentuata dorsale per circa 40 metri “in linea d’aria”, e poi va a sinistra per tornare in Val Granda e a destra per la Val Lanari.
In tutte e due le direzioni i primi metri sono assai confusi.
Tuttavia, qui il GPS riceve un discreto segnale e si può tenere come riferimento la linea che compare sul terminale; quindi “investigare” nel raggio di 5/10 metri max del punto di svolta che compare a video.
Rilevato l’esile inizio di sentierino, si avanza notando quasi subito un miglioramento, e si arriva contro uno sperone roccioso nel bosco che crea una forcelletta.
Bisogna aggirare verso destra lo sperone scendendo per poco (su traccia a terra con segno rosso) dalla forcelletta e continuando su traverso quasi-cengia.
In poche decine di metri si arriva alla forcelletta dall’altro alto dello sperone dove c’è un mini-terrazzino panoramico.
Si scavalca la seconda forcelletta verso sinistra e si continua per circa 150 metri lineari poco sotto il filo di cresta, fino a ritornare dall’altro lato con dolce svolta a destra – qui è importante perché iniziano dei regolari rametti tagliati di segnalazione: chi è abituato a orientarsi con i rami tagliati, da qui in poi è molto facilitato.
Si continua a scendere fino al bivio con un sentiero che entra (con svolta secca verso destra) in Val Sarzè: qui inizia il lungo tratto comune con il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale, e da qui i segni bianco-gialli aiutano molto assieme ai bolli rossi ENEL.
Subito dopo questo bivio c’è qualche metro di un’aerea crestina (aerea ma con discreto camminamento) che finisce sotto una piccola punta panoramica.
Prima della piccola punta (che merita una visita) il sentiero svolta a sinistra e scende fino a infilarsi in un largo vallone con, sulla linea centrale di massima pendenza, un evidente macereto di grosse pietre nere.
Si scende a fianco del macereto senza mai attraversarlo, e qui bisogna stare attenti all’orientamento.
Dopo 40/50 metri lineari di ripida discesa, il calpestio nell’erba del sentiero continua diritto a fianco del macereto: ma bisogna stare attenti a un “quasi nascosto” grande segno bianco-giallo sulla sinistra che indica un sentiero di uscita sempre verso sinistra – il sentiero si nota, e se non si “corre” c’è il tempo per accorgersene.
Infilato il sentiero giusto si traversa fino a una forcelletta con gli ultimi metri esposti stile cornice di cengia su base di camminamento abbastanza larga.
Passata la forcelletta il sentiero prosegue per poco strettino ma marcato, con varie svolte e con vari segnavia.
Fatto questo tratto sinuoso, ci si immette in un fondo valle quasi rettilineo e sempre più evidente che accompagna fino alla fine.
Waypoints
Waypoint
480 ft
01 - Parcheggio a circa 300 metri dall'ingresso nell'abitato di Lanari
Waypoint
3,450 ft
08 - Bivio da stradetta a sentiero verso destra per la Madonna del Pertuso
Waypoint
3,643 ft
10 - Immissione nella Strada delle Penìse
Waypoint
3,655 ft
12 - Uscita verso sinistra dalla Strada delle Penìse per altra stradetta
Waypoint
3,411 ft
13 - Saltino e successivo brevissimo canaletto a inizio discesa verso la Val Lanari
Waypoint
3,297 ft
14 - Svolta a destra in discesa (in tratto dal fondo confuso) per sentiero della Val Lanari
Waypoint
3,169 ft
15 - Sperone roccioso nel bosco e aggiramento a destra scendendo di poco da una prima forcelletta
Waypoint
3,126 ft
16 - Seconda forcelletta dopo lo sperone roccioso nel bosco scendendo verso la Val Lanari
Waypoint
2,671 ft
17 - Bivio con sentiero che entra verso destra in Val Sarzè prima di una breve e aerea crestina
Waypoint
2,589 ft
18 - Piccola elevazione poco dopo la breve e aerea crestina in discesa verso la Val Lanari
Waypoint
2,189 ft
19 - Svolta a sinistra in corrispondenza di un grande segno bianco-giallo scendendo in Val Lanari
Waypoint
2,112 ft
20 - Piccola forcella dopo traverso con breve tratto finale tipo cengia scendendo in Val Lanari
Comments (6)
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Peccato, dalla descrizione sembra agibile ma nella realtà la strada è tutta e dico TUTTA scivolosa e friabile. Ogni singola roccia sul sentiero non è sicura e tende a cadere nel dirupo lasciato ai piedi. Pure gli alberi sono marci e provare ad agganciarsi per la difficoltà della salita rende solo la cosa peggiore. Inoltre come accennato nella descrizione, a poco meno della metà del percorso le tracce si perdono, costeggiando dirupi impensabili. Purtroppo il nostro viaggio finisce lì, dove essendo completamente persi nella ricerca delle flebili orme abbiamo deciso di ripercorrere la già difficile strada sdrucciolevole. Tempo totale 7 ore e mezza. Diverse cadute derivate da massi che cadevano dell'alto. Come si può anche solo pensare di descrivere questo percorso come MEDIO?
Ciao ZioMario, itinerario percorso ieri.
Unico punto delicato per l'orientamento è lo scavalcamento della costola, per il resto nessun problema se si è abituati a seguire questa tipologia di percorsi.
Nella parte centrale della discesa (molto bella) in Val Lanari ho trovato anche dei bolli molto grandi color minio, inutili visto che già ci sono segnavia biancogialli, alcuni bolli rossi e dei nastri blu.
Grazie per lo spunto.
Ciao DDT1967,
grazie per aver apprezzato il percorso e per l’aggiornamento sullo stato dei segnavia in Val Lanari.
E poi per questo tipo di itinerari è importante avere più opinioni – anche da punti di vista assai diversi – per dar modo a tutti di farsi un’idea equilibrata di cosa ci si può aspettare.
Buon cammino! 😉
Oggi abbiamo fatto questo percorso. Solo 13000 passi, però non gli auguro a nessuno.
Una giornata da incubo. Sono una ragazza di 33 anni e una corsetta di 5 km manco la noto, 10 km faccio con calma. Non trovo la spiegazione come uno potrebbe consigliare un giro del genere.
Vi dico soltanto che ad un certo momento ho contattato i miei parenti per informarli che sto in pericolo e ho chiesto di chiamare il soccorso in caso se smetto di rispondere.
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Evitate questo percorso se non siete degli esperti. Non è la difficoltà media se non avete passato l’infanzia facendo i partigiani, se non siete un Spider-Man, o se non volete passare 8 ore tra disperazione, irritazione e indifferenza totale verso il proprio destino.
Se ancora non avete cambiato l’idea vi consiglio di prendere almeno 5 litri di acqua. Tanto per strada non trovate nessun modo per riempire la borraccia.
Strada facendo fidatevi dell’intuizione perché i segni a tratti non si vedono proprio e tocca a indovinare il percorso.
I paesaggi? Ogni tanto si intravedeva il panorama simpatico ma più che goderli pensavo alla sopravvivenza.
Ricapitolando direi che il giro forse non è da proibire perché forse nel mondo ci saranno 6-7 persone che saranno in grado di apprezzarlo. Però scrivere che la difficoltà è media considero proprio un inganno.
Ciao Анна Ногина,
ho letto bene i tuoi commenti e li rispetto fino alla penultima parola, perché l’ultima che scrivi è: “inganno”.
Non c’è alcun inganno.
Non esiste un metodo di valutazione generale per qualsiasi tipo di itinerario: esiste un metodo per ogni categoria.
La mia categoria si capisce dalla media degli itinerari che propongo.
Così è per tutti.
Questo itinerario era un tracciato CAI che è pubblicato e descritto in numerosi libri.
Il più recente libro che lo ha descritto è (clicca sul link Amazon) → Valsugana e canale del Brenta. 45 escursioni e 5 percorsi a tappe.
Il libro è di due dei più noti autori di libri di montagna in Italia: Paolo Bonetti e Marco Rocca.
Credimi che tra tutti gli itinerari in tutti i loro libri, questo è uno dei più tranquilli.
Paolo Bonetti è membro del “Gruppo italiano scrittori di montagna - Accademia di arte e cultura alpina”.
Il libro è vendutissimo e conosco un sacco di gente che ha fatto questo itinerario senza problemi.
Forse hai equivocato la categoria dell’itinerario.
Mi dispiace che hai vissuto una brutta giornata e spero che magari, un giorno, possiamo incontrarci per chiarire di cosa stiamo parlando.
Se vuoi, mandami un messaggio privato su Wikiloc.
Ripeto: rispetto le tue opinioni ma non c’è alcun inganno.
Buon cammino!