Monte Grappa: Val Caprile (ex CAI 32 dismesso) - Strada delle Penise - Val di San Lorenzo (ex CAI 31 dismesso) da San Marino
near Costa, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Avevo già pubblicato questo itinerario a Novembre 2017 ma, visto che lo percorro regolarmente, ho eliminato quello vecchio in favore di questa registrazione con più foto e con una descrizione più dettagliata – peraltro, nel frattempo, sono cambiate alcune situazioni che meritavano un aggiornamento.
È un “buon allenamento selvaggio” per chi è interessato a percorsi “al di fuori degli schemi”, ed è un percorso che richiede senz’altro impegno tecnico e capacità di micro-orientamento.
Introduzione
Sul lato ovest del Monte Grappa che si affaccia sul Canale del Brenta sono tracciati numerosissimi percorsi segnati e numerati CAI; alcuni di questi, nel tempo, sono stati dismessi, e tutti arrivano a intersecare – più o meno intorno ai 1.000 metri di quota – la Strada delle Penise oltre la quale si può proseguire in svariate direzioni.
In questo caso ho percorso – come da splendida guida “Valsugana e Canale del Brenta” di Paolo Bonetti e Marco Rocca – un circuito con la Val Caprile nella parte iniziale di salita e la Val di San Lorenzo in discesa.
Sono due sentieri ex CAI dismessi da moltissimo tempo: il 31 della Val di San Lorenzo compare in una vecchia cartina del 1983 e poi mai più; il 32 della Val Caprile non compare neanche in quella cartina come tracciato CAI.
Nonostante sia stato dismesso da più tempo, l’ex CAI 32 – che di base è più difficile – è in condizioni migliori e con una recente manutenzione in alcuni passaggi chiave.
Hanno caratteristiche molto diverse.
L’ex CAI 32, dopo un primo breve tratto, corre quasi tutto su creste (a cavallo fra Val Caprile e Val dell’Asta) e pendii “aerei”.
L’ex CAI 31 sta tutto ben incassato dentro la Valle di San Lorenzo.
Tutti e due – a loro modo – sono “sentieri selvaggi”.
In Val di San Lorenzo il GPS ha sofferto di molti rimbalzi di segnale, e pertanto la traccia registrata è imprecisa in vari punti.
**********
L’ex CAI 32 ha due tratti in comune con il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale; vedi itinerario → Massiccio del Monte Grappa: ex Sentiero CAI Castelfranco del Grappa Occidentale dismesso – parte 2 nord da Londa a San Marino.
Il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale è riconoscibile per i segni a bande bianco-gialle, e dopo il secondo tratto comune si trovano ancora un paio di bolli gialli (di forma e tonalità diverse da quelli ufficiali) che non c’entrano nulla.
**********
Salita da San Marino alla Strada delle Penìse per la prima parte della Val Caprile lungo l’ex sentiero CAI 32
Il parcheggio è alla Trattoria Impero che si può considerare come punto di arrivo della direzione consigliata sud-nord del sopracitato Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale.
Dalla trattoria si va in direzione sud fino a Via Col Moschin (quella del cimitero) e si sale in pochi metri fino al primo tornantino verso sinistra: qui c’è già un segnavia bianco-giallo del Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale che invita a uscire verso destra, attraversare il canale artificiale dell’impluvio della Val Caprile e proseguire sul bordo destro direzione salita.
Poi si riattraversa la strada del cimitero e si continua dentro il canale artificiale per un centinaio di metri, si risale per gradini sul bordo verso destra e si arriva subito a un manufatto in cemento con evidentissime freccia e scritta “439” che indicano la direzione del relativo traliccio.
Ora bisogna andare fino al traliccio 439 seguendo i numerosi bolli rossi ENEL.
Lungo questo tratto si trovano pochissimi e sbiaditissimi segnavia dell’ex CAI 32 e non conviene cercare di individuarli: bastano e avanzano i numerosi segni ENEL – a un certo punto, riprendono anche quelli bianco-gialli.
Il traliccio 439 è all’arrivo sulla dorsale-cresta che divide la Val Caprile dalla Val dell’Asta e si segue il crinale in salita.
Da qui continuano i bolli ENEL verso il traliccio 440 ed anche i segni bianco-gialli.
Si arriva sopra (in senso longitudinale) a una sella boschiva di svariati metri, alla cui fine c’è un bivio che indica il traliccio ENEL 440 verso sinistra: si va diritti abbandonando il tracciato ENEL e anche il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale – nella direzione corretta, pochi metri dopo si trova un ancora evidente segnavia CAI con il numero 32.
Ora si traversa a lungo incontrando un paio di piccoli bolli rossi e un altro paio di bolli gialli.
Al secondo bollo giallo che ho visto (con ultra-sbiadito segno CAI nelle vicinanze) il sentiero arriva sotto una specie di breve valloncello che si infila dentro un ripido pendio erboso.
Dopo pochi metri sulla destra, si evidenzia una stretta ma marcata traccia che piega a sinistra in decisa salita, e poi ritorna più in alto con tendenza destra sempre su ripido ed esposto pendio: in totale si sale in questo modo per circa 100 metri di dislivello, e ogni tanto bisogna pure usare le mani per aiutarsi sugli esposti gradoni erbosi.
Finito il “difficilino” ripido erboso si riprende sulla linea di massima pendenza di un comodo crinale.
Questo crinale porta sotto uno spuntone di cresta che si aggira verso sinistra su traccia di sentiero degradata indicata da qualche rametto tagliato.
Poi bisogna salire a una sella-forcelletta che sta tra questo primo spuntone e il successivo più alto: ci sono delle tracce incerte, con rametti tagliati, all’inizio della breve e ripida risalita in corrispondenza di un bollo rosso prima di un valloncello trasversale.
Sopra la sella-forcelletta inizia un breve passaggio chiave: il sentiero, che da qui torna più evidente, è parzialmente franato in un traverso MOLTO ESPOSTO.
C’è un cavetto di acciaio di aiuto che però è fissato un po’ alto rispetto a dove si possono appoggiare i piedi (e a guardar bene non c’è alternativa di fissaggio): dunque, se si vuol utilizzare il cavo con le mani, non si appoggiano per bene i piedi e bisogna appendersi di forza (qui nel 2017 c’era un ulteriore cavetto rosso che non c’è più).
Siccome mi ricordavo del cavo troppo lontano dalla base per i piedi, avevo in tasca una lunga fettuccia, a cui ho fatto un paio di asole e poi l’ho agganciata al cavo con una “bocca di lupo” creando “una prolunga dal cavo”: a quel punto ho “camminato di traverso” su quel che rimaneva del sentierino franato ed esposto facendo scorrere, come sicurezza, in avanti la fettuccia sul cavo – può essere una soluzione, poi ognuno utilizza i suoi sistemi.
Subito dopo il sentiero evidente riprende a salire su crinale ripido ma non troppo, e ne esce verso destra per pochi metri per risalirci a partire da un grosso ramo tagliato di segnalazione.
Ancora pochi metri e si arriva sotto un passaggio caratteristico: c’è una vecchia ma più che solida scala metallica all’inizio di un salto roccioso, che indirizza dentro un camminamento-intaglio con catena di aiuto nuovissima.
Sopra il salto roccioso si trova un’asta con bandiera della Repubblica Serenissima a brandelli: qui dev’essere un posto mediamente ventoso, perché negli anni ho trovato varie bandiere sempre a brandelli.
Dopo pochi metri c’è un ben conservato segnavia CAI con numero 32, e si va di traverso fino a una secca svolta a sinistra per salire qualche roccetta dove si usano le mani.
Sopra questo saltino si trova una piccola statuetta in ferro che rappresenta un Angelo.
Dopo l’Angelo c’è ancora qualche metro di salita ripida dove, in uscita, inizia una nuovissima catena che accompagna lungo la successiva bella ed esposta cengia che scorre verso destra.
A fine cengia ci si infila, con tornante sinistro, dentro un lungo intaglio diagonale che risale un bel salto roccioso: è RIPIDO e anche qui c’è una nuova catena che ha sostituito (o affianca) i vecchi cavi in ferro.
Sopra il salto roccioso si è nel boschetto finale: qui c’è qualche ramo tagliato che guida su tracce incerte verso destra, e poi si sale in breve il facile pendio boschivo fino ad immettersi nella Strada delle Penìse.
Collegamento tra il fine salita dell’ex sentiero CAI 32 e l’inizio discesa dell’ex sentiero CAI 31 in Val di San Lorenzo
Si segue semplicemente la Strada delle Penìse con direzione iniziale nord-est per una ventina di minuti a passo tranquillo.
A inizio sentiero di discesa verso sinistra c’è una piccola freccia in legno con scritta “Bastianazzi” piantata su un albero con un nastrino giallo.
È appena un po’ sotto la strada forestale e non si nota molto: qui una precedente traccia GPS aiuta per individuare il punto di svolta.
Discesa per la Val di San Lorenzo lungo l’ex sentiero CAI 31
Il sentiero inizia larghissimo e in bassa pendenza verso sinistra, dopo un paio di svolte secche arriva a un piccolo saltino con catena, e poi ancora in un tratto con tre tornanti dove la traccia un po’ si confonde con altre: però ci si ritrova con qualche ramo tagliato, un paio di nastri arancione tipici di questa valle e pure un paio di vecchi segnavia CAI.
Ora il sentiero esegue un lungo arco verso destra fino a incontrare un “bel cavo ad altezza d’uomo” di una teleferica boschiva.
Meno di 50 metri dopo il cavo inizia il tratto chiave di orientamento della discesa.
Il sentiero arriva al bordo di un canale-vallone con roccette bianche affioranti dal fondo boschivo, e comincia ad affiancarlo a varie distanze in discesa (senza mai attraversarlo) con alcune svolte – il canale, dunque, rimane sulla destra direzione discesa, ed è bene ricordarlo.
Poco dopo un evidente gruppetto di rami tagliati di segnalazione, il sentiero svolta con traverso a sinistra e si infila in una fascia di bosco con quasi tutti gli alberi abbattuti.
Non bisogna seguire il sentiero e “litigare con gli schianti”, perché comunque il sentiero poi ritorna verso destra più in basso per infilarsi proprio dentro il fondo del canale di destra dove questo diventa facile.
Dunque, conviene tagliare diretti giù nel pendio boschivo ripido ma non troppo, tenendo d’occhio gli schianti a sinistra e il canale a destra: un po’ alla volta ci si avvicina al canale e si ritrova il sentiero.
Alla fine, si entra nel canale di destra in corrispondenza di un grande nastro arancione fissato su un grosso albero (prima di questo si potrebbero-dovrebbero vedere un altro paio di nastri e qualche ramo tagliato).
Poi si segue per una quarantina di metri in discesa il canale finché si unisce a un altro canale principale che arriva da sinistra.
Ancora un 40/50 metri lungo il canale principale e bisogna attraversare verso sinistra un marcato fossato-franamento – c’è una piccola traccia che finisce contro un ometto all’inizio di una larga mulattiera nel bosco di sinistra: scendendo piano questi 40/50 metri lineari l’inizio mulattiera si vede.
Il fondo della mulattiera degrada un po’ alla volta (a tratti scassato ma sempre visibile) e poi quasi svanisce prima di attraversare un canaletto laterale che arriva da sinistra: riprende poco sotto in forma di sentierino stretto che ridiventa poco dopo ancora buona mulattiera con muretti di sostegno.
Si arriva a un “nuovo degrado” che porta per pochi metri nell’impluvio del canale principale appena sopra un salto.
Si esce subito nuovamente a sinistra per scendere sotto il salto, e rientrare nell’impluvio su una bianchissima e lunga placca quasi pianeggiante che porta sopra un altro salto: qui si esce verso destra su buona traccia che scende sotto questo secondo salto.
Dopo breve discesa si riattraversa, per l’ultima volta da destra verso sinistra, l’impluvio del canale principale e si entra nel tratto finale di mulattiera che, anziché degradare come prima, migliora sempre più fino all’arrivo in località Bastianazzi.
Da qui con circa 700 metri su asfalto si ritorna al parcheggio iniziale della Trattoria Impero.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 150 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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È un “buon allenamento selvaggio” per chi è interessato a percorsi “al di fuori degli schemi”, ed è un percorso che richiede senz’altro impegno tecnico e capacità di micro-orientamento.
Introduzione
Sul lato ovest del Monte Grappa che si affaccia sul Canale del Brenta sono tracciati numerosissimi percorsi segnati e numerati CAI; alcuni di questi, nel tempo, sono stati dismessi, e tutti arrivano a intersecare – più o meno intorno ai 1.000 metri di quota – la Strada delle Penise oltre la quale si può proseguire in svariate direzioni.
In questo caso ho percorso – come da splendida guida “Valsugana e Canale del Brenta” di Paolo Bonetti e Marco Rocca – un circuito con la Val Caprile nella parte iniziale di salita e la Val di San Lorenzo in discesa.
Sono due sentieri ex CAI dismessi da moltissimo tempo: il 31 della Val di San Lorenzo compare in una vecchia cartina del 1983 e poi mai più; il 32 della Val Caprile non compare neanche in quella cartina come tracciato CAI.
Nonostante sia stato dismesso da più tempo, l’ex CAI 32 – che di base è più difficile – è in condizioni migliori e con una recente manutenzione in alcuni passaggi chiave.
Hanno caratteristiche molto diverse.
L’ex CAI 32, dopo un primo breve tratto, corre quasi tutto su creste (a cavallo fra Val Caprile e Val dell’Asta) e pendii “aerei”.
L’ex CAI 31 sta tutto ben incassato dentro la Valle di San Lorenzo.
Tutti e due – a loro modo – sono “sentieri selvaggi”.
In Val di San Lorenzo il GPS ha sofferto di molti rimbalzi di segnale, e pertanto la traccia registrata è imprecisa in vari punti.
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L’ex CAI 32 ha due tratti in comune con il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale; vedi itinerario → Massiccio del Monte Grappa: ex Sentiero CAI Castelfranco del Grappa Occidentale dismesso – parte 2 nord da Londa a San Marino.
Il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale è riconoscibile per i segni a bande bianco-gialle, e dopo il secondo tratto comune si trovano ancora un paio di bolli gialli (di forma e tonalità diverse da quelli ufficiali) che non c’entrano nulla.
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Salita da San Marino alla Strada delle Penìse per la prima parte della Val Caprile lungo l’ex sentiero CAI 32
Il parcheggio è alla Trattoria Impero che si può considerare come punto di arrivo della direzione consigliata sud-nord del sopracitato Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale.
Dalla trattoria si va in direzione sud fino a Via Col Moschin (quella del cimitero) e si sale in pochi metri fino al primo tornantino verso sinistra: qui c’è già un segnavia bianco-giallo del Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale che invita a uscire verso destra, attraversare il canale artificiale dell’impluvio della Val Caprile e proseguire sul bordo destro direzione salita.
Poi si riattraversa la strada del cimitero e si continua dentro il canale artificiale per un centinaio di metri, si risale per gradini sul bordo verso destra e si arriva subito a un manufatto in cemento con evidentissime freccia e scritta “439” che indicano la direzione del relativo traliccio.
Ora bisogna andare fino al traliccio 439 seguendo i numerosi bolli rossi ENEL.
Lungo questo tratto si trovano pochissimi e sbiaditissimi segnavia dell’ex CAI 32 e non conviene cercare di individuarli: bastano e avanzano i numerosi segni ENEL – a un certo punto, riprendono anche quelli bianco-gialli.
Il traliccio 439 è all’arrivo sulla dorsale-cresta che divide la Val Caprile dalla Val dell’Asta e si segue il crinale in salita.
Da qui continuano i bolli ENEL verso il traliccio 440 ed anche i segni bianco-gialli.
Si arriva sopra (in senso longitudinale) a una sella boschiva di svariati metri, alla cui fine c’è un bivio che indica il traliccio ENEL 440 verso sinistra: si va diritti abbandonando il tracciato ENEL e anche il Sentiero CAI Castelfranco Veneto del Grappa Occidentale – nella direzione corretta, pochi metri dopo si trova un ancora evidente segnavia CAI con il numero 32.
Ora si traversa a lungo incontrando un paio di piccoli bolli rossi e un altro paio di bolli gialli.
Al secondo bollo giallo che ho visto (con ultra-sbiadito segno CAI nelle vicinanze) il sentiero arriva sotto una specie di breve valloncello che si infila dentro un ripido pendio erboso.
Dopo pochi metri sulla destra, si evidenzia una stretta ma marcata traccia che piega a sinistra in decisa salita, e poi ritorna più in alto con tendenza destra sempre su ripido ed esposto pendio: in totale si sale in questo modo per circa 100 metri di dislivello, e ogni tanto bisogna pure usare le mani per aiutarsi sugli esposti gradoni erbosi.
Finito il “difficilino” ripido erboso si riprende sulla linea di massima pendenza di un comodo crinale.
Questo crinale porta sotto uno spuntone di cresta che si aggira verso sinistra su traccia di sentiero degradata indicata da qualche rametto tagliato.
Poi bisogna salire a una sella-forcelletta che sta tra questo primo spuntone e il successivo più alto: ci sono delle tracce incerte, con rametti tagliati, all’inizio della breve e ripida risalita in corrispondenza di un bollo rosso prima di un valloncello trasversale.
Sopra la sella-forcelletta inizia un breve passaggio chiave: il sentiero, che da qui torna più evidente, è parzialmente franato in un traverso MOLTO ESPOSTO.
C’è un cavetto di acciaio di aiuto che però è fissato un po’ alto rispetto a dove si possono appoggiare i piedi (e a guardar bene non c’è alternativa di fissaggio): dunque, se si vuol utilizzare il cavo con le mani, non si appoggiano per bene i piedi e bisogna appendersi di forza (qui nel 2017 c’era un ulteriore cavetto rosso che non c’è più).
Siccome mi ricordavo del cavo troppo lontano dalla base per i piedi, avevo in tasca una lunga fettuccia, a cui ho fatto un paio di asole e poi l’ho agganciata al cavo con una “bocca di lupo” creando “una prolunga dal cavo”: a quel punto ho “camminato di traverso” su quel che rimaneva del sentierino franato ed esposto facendo scorrere, come sicurezza, in avanti la fettuccia sul cavo – può essere una soluzione, poi ognuno utilizza i suoi sistemi.
Subito dopo il sentiero evidente riprende a salire su crinale ripido ma non troppo, e ne esce verso destra per pochi metri per risalirci a partire da un grosso ramo tagliato di segnalazione.
Ancora pochi metri e si arriva sotto un passaggio caratteristico: c’è una vecchia ma più che solida scala metallica all’inizio di un salto roccioso, che indirizza dentro un camminamento-intaglio con catena di aiuto nuovissima.
Sopra il salto roccioso si trova un’asta con bandiera della Repubblica Serenissima a brandelli: qui dev’essere un posto mediamente ventoso, perché negli anni ho trovato varie bandiere sempre a brandelli.
Dopo pochi metri c’è un ben conservato segnavia CAI con numero 32, e si va di traverso fino a una secca svolta a sinistra per salire qualche roccetta dove si usano le mani.
Sopra questo saltino si trova una piccola statuetta in ferro che rappresenta un Angelo.
Dopo l’Angelo c’è ancora qualche metro di salita ripida dove, in uscita, inizia una nuovissima catena che accompagna lungo la successiva bella ed esposta cengia che scorre verso destra.
A fine cengia ci si infila, con tornante sinistro, dentro un lungo intaglio diagonale che risale un bel salto roccioso: è RIPIDO e anche qui c’è una nuova catena che ha sostituito (o affianca) i vecchi cavi in ferro.
Sopra il salto roccioso si è nel boschetto finale: qui c’è qualche ramo tagliato che guida su tracce incerte verso destra, e poi si sale in breve il facile pendio boschivo fino ad immettersi nella Strada delle Penìse.
Collegamento tra il fine salita dell’ex sentiero CAI 32 e l’inizio discesa dell’ex sentiero CAI 31 in Val di San Lorenzo
Si segue semplicemente la Strada delle Penìse con direzione iniziale nord-est per una ventina di minuti a passo tranquillo.
A inizio sentiero di discesa verso sinistra c’è una piccola freccia in legno con scritta “Bastianazzi” piantata su un albero con un nastrino giallo.
È appena un po’ sotto la strada forestale e non si nota molto: qui una precedente traccia GPS aiuta per individuare il punto di svolta.
Discesa per la Val di San Lorenzo lungo l’ex sentiero CAI 31
Il sentiero inizia larghissimo e in bassa pendenza verso sinistra, dopo un paio di svolte secche arriva a un piccolo saltino con catena, e poi ancora in un tratto con tre tornanti dove la traccia un po’ si confonde con altre: però ci si ritrova con qualche ramo tagliato, un paio di nastri arancione tipici di questa valle e pure un paio di vecchi segnavia CAI.
Ora il sentiero esegue un lungo arco verso destra fino a incontrare un “bel cavo ad altezza d’uomo” di una teleferica boschiva.
Meno di 50 metri dopo il cavo inizia il tratto chiave di orientamento della discesa.
Il sentiero arriva al bordo di un canale-vallone con roccette bianche affioranti dal fondo boschivo, e comincia ad affiancarlo a varie distanze in discesa (senza mai attraversarlo) con alcune svolte – il canale, dunque, rimane sulla destra direzione discesa, ed è bene ricordarlo.
Poco dopo un evidente gruppetto di rami tagliati di segnalazione, il sentiero svolta con traverso a sinistra e si infila in una fascia di bosco con quasi tutti gli alberi abbattuti.
Non bisogna seguire il sentiero e “litigare con gli schianti”, perché comunque il sentiero poi ritorna verso destra più in basso per infilarsi proprio dentro il fondo del canale di destra dove questo diventa facile.
Dunque, conviene tagliare diretti giù nel pendio boschivo ripido ma non troppo, tenendo d’occhio gli schianti a sinistra e il canale a destra: un po’ alla volta ci si avvicina al canale e si ritrova il sentiero.
Alla fine, si entra nel canale di destra in corrispondenza di un grande nastro arancione fissato su un grosso albero (prima di questo si potrebbero-dovrebbero vedere un altro paio di nastri e qualche ramo tagliato).
Poi si segue per una quarantina di metri in discesa il canale finché si unisce a un altro canale principale che arriva da sinistra.
Ancora un 40/50 metri lungo il canale principale e bisogna attraversare verso sinistra un marcato fossato-franamento – c’è una piccola traccia che finisce contro un ometto all’inizio di una larga mulattiera nel bosco di sinistra: scendendo piano questi 40/50 metri lineari l’inizio mulattiera si vede.
Il fondo della mulattiera degrada un po’ alla volta (a tratti scassato ma sempre visibile) e poi quasi svanisce prima di attraversare un canaletto laterale che arriva da sinistra: riprende poco sotto in forma di sentierino stretto che ridiventa poco dopo ancora buona mulattiera con muretti di sostegno.
Si arriva a un “nuovo degrado” che porta per pochi metri nell’impluvio del canale principale appena sopra un salto.
Si esce subito nuovamente a sinistra per scendere sotto il salto, e rientrare nell’impluvio su una bianchissima e lunga placca quasi pianeggiante che porta sopra un altro salto: qui si esce verso destra su buona traccia che scende sotto questo secondo salto.
Dopo breve discesa si riattraversa, per l’ultima volta da destra verso sinistra, l’impluvio del canale principale e si entra nel tratto finale di mulattiera che, anziché degradare come prima, migliora sempre più fino all’arrivo in località Bastianazzi.
Da qui con circa 700 metri su asfalto si ritorna al parcheggio iniziale della Trattoria Impero.
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 150 metri in meno di quanto indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
568 ft
01 - Parcheggio Trattoria Impero a San Marino in Valsugana
Waypoint
1,666 ft
04 - Traliccio ENEL 439 su dorsale-cresta tra la Val Caprile e la Val dell'Asta
Waypoint
1,895 ft
05 - Bivio dopo sella boschiva con indicazione a sinistra per traliccio ENEL 440: andare diritti
Waypoint
2,078 ft
06 - Inizio ripido erboso di circa 100 metri di dislivello lungo l'ex sentiero CAI 32
Waypoint
2,412 ft
07 - Fine ripido erboso di circa 100 metri di dislivello lungo l'ex sentiero CAI 32
Waypoint
2,593 ft
08 - Inizio aggiramento verso sinistra di uno spuntone di cresta lungo l'ex sentiero CAI 32
Waypoint
2,742 ft
09 - Forcelletta con inizio cavetto metallico su breve traverso parzialmente franato
Waypoint
2,778 ft
10 - Inizio risalita altro crinale dopo traverso parzialmente franato con cavetto metallico
Waypoint
2,960 ft
11 - Base salto roccioso con scala metallica seguita da catene di aiuto lungo l'ex sentiero CAI 32
Waypoint
3,013 ft
12 - Bandiera strappata su pulpito panoramico dopo salto di roccia lungo l'ex sentiero CAI 32
Waypoint
3,153 ft
15 - Inizio cengia in gran parte assicurata con catena nel finale dell'ex sentiero CAI 32
Waypoint
3,245 ft
16 - Svolta a sinistra per diagonale di superamento ultima fascia rocciosa dell'ex sentiero CAI 32
Waypoint
3,521 ft
18 - Immissione nella Strada delle Penìse a fine salita da San Marino dell'ex sentiero CAI 32
Waypoint
3,757 ft
19 - Inizio discesa per l'ex sentiero CAI 31 della Val di San Lorenzo in direzione Bastianazzi
Waypoint
3,558 ft
20 - Facile saltino con catena scendendo per l'ex sentiero CAI 31 della Val di San Lorenzo
Waypoint
3,081 ft
21 - Cavo di teleferica di traverso sull'ex sentiero CAI 31 della Val di San Lorenzo
Waypoint
2,874 ft
23 - Inizio aggiramento schianti boschivi fuori sentiero sulla loro destra e a sinistra del canale precedente
Waypoint
2,568 ft
24 - Ingresso nel finale del canale di destra dopo aver ritrovato il sentiero a fine aggiramento schianti
Waypoint
2,442 ft
25 - Confluenza del canale in quello principale della Val di San Lorenzo proveniente da sinistra
Waypoint
2,405 ft
26 - Uscita dal canale principale di fondo della Val di San Lorenzo su mulattiera in sinistra idrografica
Waypoint
2,048 ft
27 - Attraversamento canaletto secondario su temporaneo tratto di labile sentierino
Waypoint
1,742 ft
28 - Foto dopo la ripresa della buona mulattiera lungo l'ex sentiero CAI 31 della Val di San Lorenzo
Waypoint
1,263 ft
30 - Punto di attraversamento del canale di fondo della Val di San Lorenzo da sinistra a destra idrografica
Waypoint
1,155 ft
31 - Punto di attraversamento del canale di fondo della Val di San Lorenzo da destra a sinistra idrografica
Waypoint
601 ft
33 - Sottopasso ferroviario in località Bastianazzi e inizio raccordo finale su asfalto
Comments (8)
You can add a comment or review this trail
fatto ieri, non banale la salita
la discesa troppa neve non l'abbiamo vista e siamo scesi per il Finestron
Ciao BRiccardo,
con la neve hai fatto bene ad evitare la discesa per la Val di San Lorenzo.
All’inizio il pendio boschivo è molto allargato e sembra che si possa scendere dappertutto, ma non è così.
Se non si vede la traccia del camminamento ci sono molte possibilità di finire in punti morti da dove poi bisogna risalire, traversare, ecc., e può essere snervante.
E con tutte le foglie che ci sono a terra dubito che lo strato di neve si possa ben consolidare sul terreno.
Sono d’accordo che la salita non è banale: la manutenzione di due anni fa ai settori attrezzati ha tolto qualche pericolo oggettivo, ma rimangono punti dove bisogna stare concentrati.
Buon cammino! 😉
ho visto grandi giri, viaz, cenge e altro... sei anche su Facebook che mi piacerebbe seguirti?
grazie
Ciao BRiccardo,
non sono su Facebook e l’unico posto dove puoi seguire i miei giri è proprio qui su Wikiloc.
Qui metto solo giri di montagna e tutto il resto non lo rendo pubblico.
Se ti va, anche in Wikiloc c’è l’opzione per diventare follower ed avere gli avvisi delle ultime attività, altrimenti basta controllare il mio profilo ogni tanto.
Ci sentiamo e buone escursioni. 😊
Ok,sono un follower! Buona giornata
Giro fatto oggi, molto bella la salita.
Come varia la percezione delle difficoltà: a mio avviso più impegnativo ed esposto il ripidissimo pendio erboso (dopo un traverso iniziale l'abbiamo fatto tutto sul crinale, tracce molto labili), il passaggio esposto con cavetto ci è sembrato più semplice. Anzi, il primo di noi che è passato non ha neanche visto il cavetto, era posizionato un po' alto ma ci si poteva tenere senza problemi appoggiando i piedi.
Discesa relativamente tranquilla se si ha esperienza su questi terreni.
Grazie ancora per le info!
Ciao DDT1967,
ma che combinazione!
Proprio ieri 26 marzo ero anch’io da quelle parti e – all’interno di un altro itinerario – ho percorso nel pomeriggio la parte bassa più facile dell’ex CAI 32.
Se hai notato una mountain bike bianca “incatenata” di fronte al parcheggio della Trattoria Impero, quella era la mia.
È importante la tua considerazione sulla percezione delle difficoltà.
Bisogna sempre prendere le indicazioni come un “quadro generale” senza pensare di ritrovare e “sperimentare” tutti i dettagli così come esposti.
Per i dettagli entrano in campo le attitudini personali e soprattutto le micro-condizioni di giornata: più o meno visibilità da cielo limpido o coperto, più o meno umidità, più o meno erba ricresciuta, ecc.
Buone escursioni! 😉
Non ho fatto caso alla bici, ormai stavo pensando alla birra :-)
Attendo altri suggerimenti selvaggi allora, oppure se ti va mi aggrego volentieri per uscite in zona Valsugana.
Buone montagne!