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Monte Billiemi: anello Pizzo Manolfo - Piano Mollica

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Trail stats

Distance
8.43 mi
Elevation gain
1,470 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,470 ft
Max elevation
2,485 ft
TrailRank 
72 4.3
Min elevation
2,485 ft
Trail type
Loop
Coordinates
1095
Uploaded
April 11, 2020
Recorded
April 2020
  • Rating

  •   4.3 1 review

near Tommaso Natale, Sicilia (Italia)

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Itinerary description

Monte Billiemi: anello Pizzo Manolfo, Piano Mollica

Accesso monte Billiemi N 38°07’45”N E 13°14’55”
Percorso auto su strada forestale km 6,4
Partenza/arrivo N 38°10’23” E 13°16’16”
Lunghezza km 13,5 km
Guadagno/perdita mt 539/-539
Pendenza media 6,6%, -7,4%
Elevazione min/max mt 413/762
Tipo di suolo strada forestale
Difficoltà livello Medio

Il complesso di monte di Billiemi è poco conosciuto dai palermitani e la denominazione Billiemi è associata principalmente al noto marmo estratto dalla stessa montagna, un marmo duro di colorazione prevalentemente grigiastra, ampiamente utilizzato per lastricare i basolati e rivestire le chiese della città di Palermo.
Il monte chiude ad ovest la Conca d'Oro, separandola dalla piana di Carini. Il versante della Conca d’Oro va da Bellolampo a Sferracavallo, mentre il versante di Carini va da Isola delle Femmine a Torretta, con una superfice di ca. 5000 ettari. E’ formato da una serie di rilievi collinari di origine calcarea, in buona parte rimboschiti, con altezza massima nel Pizzo Castellaccio di 890 mt ed è attraversato da un inusuale dedalo di strade forestali, per uno sviluppo di ca. 30 km. La vicinanza alla città lo ha reso meta preferita per gli appassionati di mountain bike.
L’escursione si sviluppa intorno a Pizzo Manolfo, il rilievo più a Nord del complesso.
Il punto di partenza dell’escursione si raggiunge in auto accedendo all’area forestale di monte Billiemi attraverso l’ingresso su SP1bivio Montelepre Torretta, con un percorso in auto su strada forestale sterrata di 6,4 km.
Il primo tratto dell’itinerario (3,7 km) è in discesa, sul versante NE, all’interno di un bosco integro di conifere, con ampi scorci paesaggistici verso la Conca d’Oro e monte Pellegrino. Segue un tratto pianeggiante di un paio di km.
Al km 4,3 si incontra un punto panoramico con ampia veduta: in direzione Nord verso Sferracavallo, Pizzo Vuturo, Pizzo Sella e Monte Gallo ed in direzione Ovest verso il canyon della Cala di Isola e del Malopasso. Quest’ultima è una particolare formazione geologica che solca la parte più a nord del complesso di monte Billiemi, sede per qualche decennio di una base NATO, conosciuta dagli abitanti di Isola delle Femmine come la “galleria dei misteri”.
L’escursione prosegue quindi sul versante NW di Pizzo Manolfo, dentro formazioni miste di bosco di conifere ed eucalipti.
Al km 5,6 si lascia l’itinerario ad anello, per fare una puntata verso Piano Mollica, spettacolare punto panoramico verso la Piana di Carini e verso “Isola delle Femmine”: dall’alto sono chiaramente visibili le due correnti che si incrociano nel breve tratto di mare che la separa dalla terraferma e gli stormi di gabbiani che la colonizzano.
Nei mesi invernali, sul versante NW di Pizzo Manolfo e nel percorso verso Piano Mollica, si possono ammirare due specie botaniche con fioritura invernale. Si tratta della Iberide Florida (iberis semperflorens, fiori bianchi), che cresce nelle pareti scoscese, e della Litodora (Lithodora rosmarinifolia, fiori blu), nascosta nella prateria di ampelodesma.
Sempre a Piano Mollica si può osservare una particolare erosione a “nido d’ape” delle rocce causata da una chiocciola endemica, il Cornu Mazzullii.
Al km 8 si passa dalla fattoria Raffo Rosso. Questa località era nota sin dall’epoca araba per i suoi pascoli.
Da Raffo Rosso, guardando in direzione sud verso Pizzo di Mezzo (852 mt), un’altra delle alture del complesso Billiemi, si nota la Cava di Pian dell’Aia Tre Finaite. Questa cava è attiva e rifornisce direttamente, di calcare già macinato, attraverso tre gallerie e tre pozzi, lo stabilimento Italcementi di Isola delle Femmine. L’imboccatura di una delle gallerie è visibile lungo il percorso.
Indicativamente al km 9, si incontra un altro punto panoramico verso Isola delle Femmine.
L’itinerario prosegue sul versante Nord di Pizzo di Mezzo, in un bosco di conifere, fino al punto di partenza (12 km) da dove, con una breve deviazione, si prosegue fino alla cima di Pizzo Manolfo, con panorama verso Monte Pellegrino e Conca d’Oro (a/r 1,5 km, tot 13,5 km).

Waypoints

PictographWaypoint Altitude 1,846 ft

Ingresso da SP1 bivio Montelepre Torretta

38° 7'45.85"N 13°14'55.29"E Il punto di partenza dell’escursione si raggiunge in auto accedendo all’area forestale di monte Billiemi attraverso l’ingresso su SP1bivio Montelepre Torretta, con un percorso in auto su strada forestale sterrata di 6,4 km.

PictographWaypoint Altitude 2,304 ft
Photo ofPartenza/Arrivo Photo ofPartenza/Arrivo

Partenza/Arrivo

N 38°07’45”N E 13°14’55” Il punto di partenza dell’escursione si raggiunge in auto accedendo all’area forestale di monte Billiemi attraverso l’ingresso su SP1bivio Montelepre Torretta, con un percorso in auto su strada forestale sterrata di 6,4 km. Il primo tratto dell’itinerario (3,7 km) è in discesa, sul versante NE, all’interno di un bosco integro di conifere, con ampi scorci paesaggistici verso la Conca d’Oro e monte Pellegrino. Segue un tratto pianeggiante di un paio di km.

PictographPanorama Altitude 2,217 ft
Photo ofPanorama 1

Panorama 1

Bosco di conifere con scorci panoramici verso Palermo

PictographIntersection Altitude 1,642 ft

Bivio sn

Sinistra

PictographIntersection Altitude 1,357 ft

Bivio sn

Sinistra

PictographPanorama Altitude 1,363 ft
Photo ofPanorama 2

Panorama 2

Panorama verso Sferracavallo e Pizzo Vuturo

PictographPanorama Altitude 1,343 ft
Photo ofPanorama 3 Photo ofPanorama 3

Panorama 3

Al km 4,3 si incontra un punto panoramico con ampia veduta: in direzione Nord verso Sferracavallo, Pizzo Vuturo, Pizzo Sella e Monte Gallo ed in direzione Ovest verso il canyon della Cala di Isola e del Malopasso. Quest’ultima è una particolare formazione geologica che solca la parte più a nord del complesso di monte Billiemi, sede per qualche decennio di una base NATO, conosciuta dagli abitanti di Isola delle Femmine come la “galleria dei misteri”.

PictographWaypoint Altitude 562 ft

Canyon della Cala di Isola e del Malopasso

particolare formazione geologica che solca la parte più a nord del complesso di Ponte Billiemi, sede per qualche decennio di una base NATO, conosciuta dagli abitanti di Isola delle Femmine come la “galleria dei misteri”.

PictographWaypoint Altitude 203 ft

ex Base Nato

Base Nato Isola delle Femmine (le gallerie dei misteri) – da La Repubblica Per anni abbiamo visto quel militare sulla galleria dell'autostrada di Isola delle Femmine, armato come se fosse in guerra. Provavamo a scrutare oltre, ma c' era sempre un bosco che sembrava di un'altra regione a coprire la montagna. Tutti gli altri boschi attorno a Palermo venivano cancellati dalle villette, il bosco di Isola no. Poi, un giorno di cinque anni fa, il militare non salì più sulla garitta blindata. E tutti si chiesero che fine avesse fatto. Ognuno aveva la sua storia: dicevano che nel ventre della montagna c'era una polveriera, oppure un deposito non si sa di cosa. Qualcuno era passato dai portici di via Ruggero Settimo e aveva incrociato i cartelloni dei pacifisti: su Isola c'era il simbolo della Nato e di un deposito di munizioni. Quando nessuno lo sapeva, Peppino Impastato aveva fotografato uno strano elicottero che atterrava dentro il bosco. Per entrare oltre il segreto militare, che nessun civile ha mai potuto attraversare, è stata necessaria a Repubblica un'autorizzazione della Marina. «La base è stata dismessa dalla Nato nel 2000 e adesso è tornata al Demanio», dice il capitano di fregata Francesco Maugeri mentre attraversiamo il cancello sulla strada statale di Isola, quasi all'ingresso del paese. «La futura utilizzazione non sarà militare - precisa l'ufficiale - la Marina ha già comunicato di non essere interessata alla struttura. Al momento, noi ci limitiamo a custodire i luoghi». La strada è tutta in salita e comincia subito ad arrampicarsi sulla montagna. Ci scortano gli uomini che hanno in custodia la struttura: il corteo di auto procede lentamente su una curva mozzafiato che passa sulla galleria dell'autostrada e finisce alla garitta del militare che non c'è più. Da quel punto il corteo può accelerare: la strada sembra tutta dritta, fino al bosco che si vede in lontananza, il bosco che nasconde il mistero. C' è un silenzio irreale attorno. All'improvviso non si vedono più neanche le auto che sfrecciano sull'autostrada. Da un lato c'è la montagna, dall'altro il mare e l'isolotto delle Femmine che sembra di poter toccare con un dito. Peppino Impastato aveva fatto la foto giusta: nel bosco c'è un grande eliporto. Ci vogliono cento e più passi per percorrere solo un lato del quadrato dipinto con le strisce bianche: è l'unica vera porta per entrare dentro la base. Dal cielo. Adesso la montagna è lì, davanti all'eliporto, e appare nel suo vero aspetto. Il segreto è rimasto protetto per cinquant'anni da una gola: fra le pareti ricoperte di reti anti massi sale una strada intervallata da due piazzole. Si comincia a vedere una grande apertura dentro la montagna, se ne intravede anche un'altra. I custodi della base spiegano che sono l'ingresso delle gallerie. La base ne ha sei: la più piccola è di 650 metri, la più lunga di 950. Ci avviciniamo. Un cancello sbarra l'ingresso alla galleria numero uno. Sopra c'è il simbolo della Nato. Ovunque le scritte sono in italiano e inglese. L'enorme macchinario che alimenta il sistema di aerazione del tunnel appare in ottimo stato. Si può provare a guardare oltre il cancello: c'è un corridoio di trenta metri, dal quale si dipartono i due rami della galleria. Inutile chiedere alle guide cosa ci fosse dentro. Non rispondono. Negli anni sono state diverse le interrogazioni parlamentari sulla finalità della base (NBC? Nucleare, batteriologica, chimica). Nell' 86 il ministro della Difesa Spadolini provò a rassicurare che nel ventre della montagna non c'erano testate nucleari. Ma il deputato della Sinistra indipendente Giovanni Salatiello insisteva: «Elicotteri sbarcano armi pericolose dalle navi della Sesta Flotta ferme al largo». Doveva esserci un gran fermento fra queste gallerie. Mi spiegano che qualunque cosa portassero dentro, utilizzavano muletti elettrici. «La base nacque negli anni Cinquanta - spiega il comandante Maugeri - all' epoca c'erano solo quattro aperture. Nel '92 furono iniziati i lavori per gli altri due tunnel, poi completati nel '97». Eccoli, sono quelli più alto, e anche i più profondi. La guerra fredda era finita da un pezzo, eppure la Nato continuava a scavare nelle montagne alle porte di Palermo per sistemare altre armi e munizioni. C'era davvero una polveriera sotto il paese, e nessuno lo sapeva. Qualcuno a Isola provava a protestare, ma la protesta durava una notte, il tempo necessario ai militari per chiudere gli ingressi al paese e far passare colonne di camion sulla statale. Fra i ricordi della Guerra fredda c'è anche l'arrivo di una nave americana al porticciolo del paese, due volte all'anno. Nessuno ha mai saputo cosa scaricassero alla base. Da quassù, quasi a toccare Pizzo Mollica e Monte Raffo Rosso, parte un canale: passa sotto l'autostrada e va a finire a mare. I pescatori raccontano di quella maledetta primavera di vent'anni fa: le motovedette blindarono il mare davanti al canale. Sembra che la violenza dell’acqua proveniente dal canale avesse causato, forse, uno sversamento di liquidi o altro materiale finito in mare. «La zona della base, sotto la vigilanza della Marina, è rimasta intatta dal punto di vista naturalistico - tiene a dire Francesco Maugeri - e le gallerie sono state sigillate dopo un'accurata bonifica. Continuiamo a tutelare l'area fino a quando non arriverà un nuovo proprietario». Ecco il punto. Il Comune di Isola ha lanciato la proposta di annettere i 450 mila metri quadrati dell'ex struttura militare alla riserva di Capo Gallo. Anche l'Ismett, l'istituto trapianti, ha chiesto notizie sulle gallerie. Per il momento non ci sono altri pretendenti. Non resta che guardare ancora una volta lo spettacolo mozzafiato che si gode dalla grande terrazza sul mare, e sperare che da queste parti non arrivino mai gli speculatori. Altrimenti, meglio che la base resti chiusa per altri cinquant' anni.

PictographIntersection Altitude 1,438 ft

Bivio dx

Destra verso Piano Mollica

PictographPanorama Altitude 1,466 ft
Photo ofPanorama 4 Photo ofPanorama 4

Panorama 4

Panorama tra Pizzo Mollica e Pizzo Manolfo verso Pizzo Vuturo

PictographWaypoint Altitude 1,537 ft
Photo ofErosione da Cornu Mazzullii Photo ofErosione da Cornu Mazzullii Photo ofErosione da Cornu Mazzullii

Erosione da Cornu Mazzullii

Erosione a grappolo da Cornu Mazzullii “Vidi chi dannu ca fannu i babbaluci, ca cu li corna ammuttano i balati” Tra le rupi delle alture della Sicilia nord occidentale si possono notare grappoli di fori circolari più o meno profondi. E' il risultato dell'azione di una chiocciola endemica siciliana, il Cornu Mazzullii (Erctella mazzullii). È una chiocciola lunga 3-5 cm, con conchiglia a spira panciuta ed angolo apicale retto. L’area di distribuzione molto limitata (Monte Cofano, Monte Gallo e Monte Pellegrino), la raccolta indiscriminata e gli incendi hanno reso questa specie a forte rischio di estinzione. Nei giorni umidi e piovosi o di notte, le chiocciole sono in movimento sul terreno alla ricerca dei vegetali di cui si nutrono, mentre nelle giornate asciutte si rifugiano tra le pietre o sui tronchi degli alberi. Il rifugio del Cornu Mazzullii è particolare perché costituito da una serie di fori a grappolo, scavati nella roccia, di diverso diametro e profondità. Questo mollusco, quando si ripara negli anfratti della roccia, ha la peculiarità di secernere una bava acida di colore giallo-verdiccio, quasi fluorescente. La funzione di questa bava è quella di creare, all’interno del riparo, un ambiente umido, protetto dall’esterno dallo stesso guscio che aderisce ermeticamente al fondo del foro (vedi foto). In questo particolare ambiente si sviluppa una alga verde (Chlorophyta=“lippo”) di cui la lumaca si nutre. L’ambiente acido favorisce a sua volta lo scioglimento di un sottile strato di calcare in carbonato di calcio. Per alimentarsi la lumaca asporta con la radula, la sua lingua munita di tanti denti microscopici con cui grattugia il cibo prima di ingoiarlo, uno strato di alga e con essa anche uno strato di carbonato di calcio, levigando il fondo del foro ed aumentandone progressivamente la profondità. Negli anni, forse centinaia o migliaia, il foro tende ad essere sempre più grande e profondo. La vicinanza e la numerosità dei fori, nonché la progressiva frantumazione delle pareti tra i fori, hanno creato nelle rocce zone di profonda erosione. Le erosioni più antiche hanno formato nelle rocce vistosi fori passanti, poi abrasi dall’erosione delle acque piovane, senza lasciare traccia degli originari fori a grappolo. I fori sono utilizzati come riparo anche da altre specie di chiocciole, ma è solo il Cornu Mazzullii ad averli creati. Se si osservano con attenzione la successione di queste erosioni sulla roccia, si può notare che hanno un fattore comune. Sono prevalentemente esposte a sud. La roccia esposta a sud è illuminata dai raggi solari ed ha una temperatura superficiale superiore rispetto alle altre esposizioni anche di diversi gradi, favorendo così lo sviluppo dell’alga, nutriente del Cornu Mazzullii.

PictographPanorama Altitude 1,670 ft
Photo ofPanorama 5 Photo ofPanorama 5 Photo ofPanorama 5

Panorama 5

Panorama verso Piana di Carini e Isola delle Femmine

PictographSummit Altitude 1,758 ft

Pizzo Mollica mt 533

Pizzo Mollica mt 533

PictographWaypoint Altitude 1,743 ft
Photo ofPiano Mollica Photo ofPiano Mollica

Piano Mollica

Al km 5,6 si lascia l’itinerario ad anello, per fare una puntata verso Piano Mollica, spettacolare punto panoramico verso la Piana di Carini e verso “Isola delle Femmine”: dall’alto sono chiaramente visibili le due correnti che si incrociano nel breve tratto di mare che la separa dalla terraferma e gli stormi di gabbiani che la colonizzano. Nei mesi invernali, sul versante NW di Pizzo Manolfo e nel percorso verso Piano Mollica, si possono ammirare due specie botaniche con fioritura invernale. Si tratta della Iberide Florida (iberis semperflorens, fiori bianchi), che cresce nelle pareti scoscese, e della Litodora (Lithodora rosmarinifolia, fiori blu), nascosta nella prateria di ampelodesma. Sempre a Piano Mollica si può osservare una particolare erosione a “nido d’ape” delle rocce causata da una chiocciola endemica, il Cornu Mazzullii.

PictographWaypoint Altitude 1,596 ft

Raffo Rosso

Al km 8 si passa dalla fattoria Raffo Rosso. Questa località era nota sin dall’epoca araba per i suoi pascoli.

PictographMine Altitude 1,585 ft

Pozzo Cava Pian dell'Aia

Cava Pian dell’Aia “Pian dell’Aia” è una cava di calcare sita in prossimità della cima dell’altopiano chiamato “Serra Tre Finaite”. Il progetto di coltivazione prevede uno sviluppo della cava dall’alto verso il basso a gradoni discendenti di altezza limitata. Il calcare è frantumato direttamente in cava e raggiunge la cementeria di Isola delle Femmine mediante un sistema di 3 pozzi e 3 nastri trasportatori. La cava di Pian dell’Aia si trova su terreni di proprietà Demaniale. Quando la coltivazione di un settore di cava è terminata e viene raggiunta la morfologia definitiva delle scarpate, si procede alle operazioni di recupero ambientale, contemporaneamente ai lavori di coltivazione di altri settori di cava non ancora esauriti. Per realizzare il recupero ambientale si procede per fasi: • sagomatura delle scarpate finali con creazione di una inclinazione naturale (30°-35°) con scarpate a inclinazione maggiore; • ove previsto dal progetto, riporto di terreno vegetale sulla scarpata finale (di norma 25-30 cm); • idrosemina o semina a spaglio e, a distanza di due anni dalla fine dei lavori, piantumazione di arbusti o alberi di specie scelte tra quelle indicate nel progetto autorizzato. In località Raffo Rosso è visibile il raccordo tra una galleria ed un pozzo.

PictographPanorama Altitude 1,783 ft
Photo ofPanorama 6

Panorama 6

Panorama verso Isola delle Femmine

PictographIntersection Altitude 1,826 ft

Bivio sn

Sinistra verso versante nord Pizzo di Mezzo

PictographSummit Altitude 2,478 ft
Photo ofPizzo Manolfo 763 mt

Pizzo Manolfo 763 mt

si prosegue fino alla cima di Pizzo Manolfo, con panorama verso Monte Pellegrino e Conca d’Oro

PictographWaypoint Altitude 230 ft

Ingresso Circonvallazione

Ingresso Circonvallazione

PictographWaypoint Altitude 869 ft

Ingresso Inserra

Ingresso Inserra

PictographSummit Altitude 2,626 ft

Monte Billiemi

Monti Billiemi I Monti di Billiemi delimitano ad Ovest la Conca d'Oro, separandola dalla piana di Carini. Impegnano dal versante palermitano da Bellolampo a Sferracavallo, da Capaci a Torretta nel versante Carini, con una superfice impegnata superiore a 5000 ettari, ca. 5 volte quella di Monte Pellegrino. I Monti di Billiemi sono formati da una serie di rilievi collinari di origine calcarea, in buona parte rimboschiti (60%), con altezza massima nel Pizzo Castellaccio di 890 mt. La particolare posizione (ovest Piana di Carini, nord mare, ovest Conca d’Oro) offre dai rilievi interessanti scorci paesaggistici. Una maglia si strade sterrate consente di visitare agevolmente l’area (spostamenti in auto con modeste escursioni in prossimità dei punti di maggiore interesse). La notevole disponibilità di aree destinate al pascolo ha favorito l’allevamento del bestiame (fattoria Raffo Rosso). Nel versante verso Sferracavallo da segnalare la RNO Grotta Conza (notevoli analogie con la Grotta Mazzamuto). I Monti di Billiemi sono poco conosciuti dai palermitani e la denominazione Billiemi è associata principalmente al noto marmo estratto dalla stessa montagna, un marmo duro di colorazione prevalentemente grigiastra, ampiamente utilizzato per lastricare i basolati e rivestire le chiese della città di Palermo (dialnet.unirioja.es/descarga/articulo/4034134.pdf). Ancora attiva l'attività estrattiva in 3 cave (Cava Buscemi, Bordonaro e Oliveri). Da non trascurare l’importanza archeologica del sito, rivalutata nel corso degli ultimi decenni (il mitico monte Eircte, il primo insediamento militare fenicio nel comprensorio della Conca d’Oro, originariamente associato a Monte Pellegrino, si è rivelato da recenti studi essere i Monti Billiemi). Accessi - A da SP1 Montelepre all'altezza del bivio vs Torretta (direz Torretta 150 mt dx) strada sterrata - B da Circonvallazione corsia laterale verso Palermo, via Pietro Calandra, mt 500 prima di Leroy Merlin - C Contrada Inserra Punti di interesse Cozzo San Rocco 733 mt - Facile escursione - Partenza L 0 - H 665 mt - Arrivo L 717 mt - H 733 mt - Punto panoramico verso Palermo direzione Sud Est; sulla sommità recinto per gregge Pizzo Castellaccio mt 890 - Sommità più alta di Monte Billiemi - Raggiungibile in auto su percorso sterrato - Sulla sommità ripetitori - Punto panoramico verso Carini direz Ovest, Isola delle Femmine Nord Ovest Pizzo Manolfo 763 mt - Raggiungibile in auto su percorso sterrato - Sulla sommità ripetitori - Punto panoramico verso Sferracavallo direz Nord, Mondello direz Nord Est - Ai piedi del Pizzo trivio (C): vs ingresso Torretta, vs Raffo Rosso, vs ingresso Tommaso Natale (no auto) Pizzo Mollica mt 533 - Punto panoramico verso Isola delle Femmine direz Nord Ovest - Deviazione in prossimità fattoria Raffo Rosso (D), strada sterrata RNO Grotta Conza - Raggiungibile dopo 3° tornate ingresso B - La riserva è collocata nella zona del Vallone della Cala, alle pendici della dorsale formata da Monte Gallo, Pizzo Manolfo e Monte Raffo Rosso, in prossimità della borgata di Tommaso Natale. L'ambiente che circonda la grotta è quello caratteristico dei monti di Palermo, dove le rocce calcare, che risalgono al Mesozoico ed al Terziario, assumono una colorazione variegata dal grigio al rosa al ruggine, segnato nei secoli dall’opera dell'uomo. L'area di riserva antistante l’ingresso della grotta è costituita da gariga e prateria steppica sviluppatasi in seguito al passato sfruttamento agro-silvo-pastorale, si notano infatti resti di recinti con muri a secco per le greggi; sulle stesse volte della grotta vi sono tracce di fumo nero dei fuochi dei pastori. La grotta è formata da un grande ambiente che misura circa 90 mt. di lunghezza e 30 di larghezza, che si apre con uno spettacolare antro di forma semi-ellittica, ai piedi di una parete verticale circondata da una lussureggiante vegetazione di frassini e carrubi. All’interno della montagna, prosegue ad andamento ascendente, con una pendenza media di 30 gradi. Il percorso è reso accidentato da un imponente accumulo di massi staccatisi dalla volta che crea due differenti ambienti: il primo è un reticolo di stretti e contorti cunicoli, Il secondo, più vicino al soffitto, si sviluppa per l'intera lunghezza della grotta con un'altezza media di 6 mt. Poco sviluppati sono i fenomeni di concrezionamento: più che stalattiti e stalagmiti, si incontrano delicate e trasparenti cannule ancora in via di formazione. La grotta è stata frequentata sin dall'uomo paleolitico, come attestano i resti di pasto e gli utensili in selce e ossidiana raccolti davanti l'ingresso.

PictographSummit Altitude 2,381 ft

Cozzo S. Rocco 733 mt

Cozzo S. Rocco 733 mt

PictographSummit Altitude 2,885 ft

Pizzo Castellaccio mt 890

Pizzo Castellaccio mt 890

Comments  (2)

  • Photo of Salvo Buttitta
    Salvo Buttitta May 31, 2020

    I have followed this trail  verified  View more

    Ho aggiunto nella traccia il tratto che ad sotto arriva all’anello ✌️

  • marco 90 1 Mar 17, 2021

    Ho provato a raggiungere il luogo di partenza ma ho trovato un cancello che chiude la strada..ci sarebbe modo di contattare chi ha caricato questo percorso per chiedere?

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