Monte Asprano. Roccasecca - Castello dei Conti d'Aquino - Colle San Magno - Castello di Castro Coeli - Castrocielo - Caprile
near Roccasecca, Lazio (Italia)
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Itinerary description
Ogni volta che si passa sotto il Monte Asprano è inevitabile non essere attratti da quei ruderi sporgenti che si alternano sulla lunga cresta e, quando gli impegni lo permettono, giunge l'ora di mettere in piedi un'escursione per soddisfare la propria curiosità.
Con Gigi ed Emidio decidiamo di fare l'anello che comprende tutti i paesi sotto il Monte Asprano toccando i punti storici, religiosi, naturalistici che questo monte offre.
Parcheggiata l'auto subito dopo il vecchio borgo di Roccasecca ci inerpichiamo tra le strette vie del paese che in questo periodo natalizio sono addobbate di piccoli e grandi presepi. Salendo verso il castello s'incontra la casa della famiglia degli Aquino, poi poco più in alto la Chiesa di San Tommaso d'Aquino, raggiungibile anche in auto. La Chiesa del 1325 costruita in onore del santo ha una pianta gotica a croce latina con affreschi del '400 e si trova ai piedi della fortificazione dei Conti d'Aquino eretta sul Monte Asprano ad un'altezza di 553 metri.
Il borgo di Roccasecca fu un antico "pagus" dei Volsci, all'imbocco della Valle di Comino e sotto il Monte Asprano che permetteva il controllo della Valle del Liri. Il borgo attuale risale al periodo delle invasioni barbariche, gli abitanti di Aquino e della valle del Melfa fuggirono arroccandosi in luoghi più sicuri. Posseduta nell'Alto Medioevo dai Conti d'Aquino e sotto il controllo dell'Abbazia di Montecassino passò nel corso dei secoli in mano di diverse famiglie nobiliari strette tra i contrasti dello Stato Pontificio e quello degli Angioini e Aragonesi sino alla fine del '600 quando passò sotto il dominio spagnolo, come tutto il sud d'Italia, cadendo in uno stato di declino tra povertà e malattie epidemiche. Risollevatasi sotto il Regno di Napoli come provincia denominata Terra di Lavoro divenne luogo di insurrezioni repubblicane prima e scorribande di briganti dopo l'unificazione d'Italia fino al triste epilogo della Seconda Guerra Mondiale che la vide sede del quartier generale del XIV Panzerkorps e pesantemente colpita dai bombardamenti alleati. La realizzazione di impianti industriali durante gli anni del boom economico risolleveranno l'economia delle famiglie ma non quello dei borghi storici modificati da discutibili interventi contemporanei.
Detto questo, i ruderi del Castello d'Aquino mantengono un discreto fascino impreziosito da un panorama bellissimo mentre gli interventi di valorizzazione dello stesso sono oramai in stato di sfacelo ridotti ad un inutile accumulo di rottami vandalizzati.
Subito dopo il Castello s'incontra la Chiesa di Santa Croce fuori le mura, dove si narra venne battezzato San Tommaso. Poco oltre la Torre del Cannone dove il santo venne rinchiuso per costringerlo a rinunciare alla sua decisione di prendere i voti.
Continuando sul sentiero Via della Serra si passa accanto al bivio che conduce a Caprile e poco più avanti si giunge all'edicola posta nel luogo dove si stabilì l'Eremita Buono. Ritenuto il profeta di Tommaso d'Aquino (in quanto predisse la nascita del santo alla madre Teodora), nacque a Cantalupo e visse da eremita nella attuale Chiesa di S. Rocco fino alla sua morte. Venne seppellito nella Chiesa di San Pietro a Cantalupo e poi trasferito a Colle San Magno.
Borgo di appena 50 anime ospita i ruderi della chiesa dove il corpo dell'eremita fu sepolto, purtroppo lo stato della chiesa è in pessime condizioni mentre il borgo, seppur semiabbandonato è reso decoroso dallo sforzo degli abitanti.
Il paese di Cantalupo prende il nome dall'ululare dei lupi che arrecavano danno alla comunità montana. Nacque intorno al XIII secolo, quando gli abitanti di Castro Coeli arroccatisi per proteggersi dalle scorribande dei Longobardi nel VIII secolo decisero di tornare a valle, chi volle riprendere a coltivare le terre nella Valle del Liri e chi attaccato alle attività agricole e pastorali portate avanti dopo la creazione del castello sulla montagna decise di creare un casale sul versante interno del monte. Da questa comunità di pastori, contadini e taglialegna nacque Canta-Lupo. La sua debolezza difensiva però spinse la crescente comunità a creare un ben più saldo sistema difensivo edificando il borgo di Colle San Magno.
Colle San Magno appare popolato e rinnovato nell'aspetto e con qualche attività che permette anche di fare uno spuntino. Il forno del paese però lo troverete aperto solo nel pomeriggio. Anche questo borgo subì i danni della vicina Linea Gustav e molti edifici ricostruiti negli anni dello sviluppo economico portano i segni della disattenzione estetica che caratterizza gran parte d'Italia.
Si risale sulla carrabile che conduce al Santuario della Madonna del Monte Leucio. Sulla destra un sentierello conduce alla croce del Monte Leucio e poco più avanti si incontra un cippo di confine probabile ricordo della separazione tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. Ancora oltre e si avrà un notevole affaccio sulla Valle Latina.
Attraverso un breve fuori sentiero giungiamo al Santuario. Risalente al 1300 in onore di San Leucio appare oggi nella sua forma Cinquecentesca e ospita la festa di Pasquetta dove le comunità di Colle San Magno e Castrocielo si alternano in processione e banchetti.
In un attimo si giunge ai ruderi del Catello di Castro Coeli dove capre e pastori maremmani ne sono i padroni. Del complesso difensivo rimane ben poco, così come di tutte le abitazioni che gradualmente scendono sul versante terrazzato fino al sentiero che porterà a Castrocielo.
All'imbocco del sentiero un pannello informativo ci dice che la loggetta di fianco, chiamata Loggetta di zì Nicola, fu la sede di una postazione di osservazione e artiglieria tedesca che aveva la funzione di difendere la ritirata dell'esercito tedesco e che venne messa fuori uso da un contingente indiano dell'esercito neozelandese.
Anche Castrocielo ha il suo borgo antico in parte ancora sventrato dalle bombe alleate mentre la parte sottostante più recente offre anche la possibilità di mangiare e bere qualcosa.
Procedendo con attenzione lungo Via Roma si arriva a Caprile. Nata nel Cinquecento ospita tre interessanti punti di attrazione. Il Varnale Cupo, una grotta carsica utilizzata come ricovero degli animali, l'Eremo di San Michele con gli affreschi del '400 e la Falesia di arrampicata sportiva che è molto frequentata.
Si torna infine a Roccasecca per passare l'ultima ora della giornata escursionistica a Roccasecca Scalo per fare un terzo tempo e spulciare le foto scattate durante la passeggiata.
Con Gigi ed Emidio decidiamo di fare l'anello che comprende tutti i paesi sotto il Monte Asprano toccando i punti storici, religiosi, naturalistici che questo monte offre.
Parcheggiata l'auto subito dopo il vecchio borgo di Roccasecca ci inerpichiamo tra le strette vie del paese che in questo periodo natalizio sono addobbate di piccoli e grandi presepi. Salendo verso il castello s'incontra la casa della famiglia degli Aquino, poi poco più in alto la Chiesa di San Tommaso d'Aquino, raggiungibile anche in auto. La Chiesa del 1325 costruita in onore del santo ha una pianta gotica a croce latina con affreschi del '400 e si trova ai piedi della fortificazione dei Conti d'Aquino eretta sul Monte Asprano ad un'altezza di 553 metri.
Il borgo di Roccasecca fu un antico "pagus" dei Volsci, all'imbocco della Valle di Comino e sotto il Monte Asprano che permetteva il controllo della Valle del Liri. Il borgo attuale risale al periodo delle invasioni barbariche, gli abitanti di Aquino e della valle del Melfa fuggirono arroccandosi in luoghi più sicuri. Posseduta nell'Alto Medioevo dai Conti d'Aquino e sotto il controllo dell'Abbazia di Montecassino passò nel corso dei secoli in mano di diverse famiglie nobiliari strette tra i contrasti dello Stato Pontificio e quello degli Angioini e Aragonesi sino alla fine del '600 quando passò sotto il dominio spagnolo, come tutto il sud d'Italia, cadendo in uno stato di declino tra povertà e malattie epidemiche. Risollevatasi sotto il Regno di Napoli come provincia denominata Terra di Lavoro divenne luogo di insurrezioni repubblicane prima e scorribande di briganti dopo l'unificazione d'Italia fino al triste epilogo della Seconda Guerra Mondiale che la vide sede del quartier generale del XIV Panzerkorps e pesantemente colpita dai bombardamenti alleati. La realizzazione di impianti industriali durante gli anni del boom economico risolleveranno l'economia delle famiglie ma non quello dei borghi storici modificati da discutibili interventi contemporanei.
Detto questo, i ruderi del Castello d'Aquino mantengono un discreto fascino impreziosito da un panorama bellissimo mentre gli interventi di valorizzazione dello stesso sono oramai in stato di sfacelo ridotti ad un inutile accumulo di rottami vandalizzati.
Subito dopo il Castello s'incontra la Chiesa di Santa Croce fuori le mura, dove si narra venne battezzato San Tommaso. Poco oltre la Torre del Cannone dove il santo venne rinchiuso per costringerlo a rinunciare alla sua decisione di prendere i voti.
Continuando sul sentiero Via della Serra si passa accanto al bivio che conduce a Caprile e poco più avanti si giunge all'edicola posta nel luogo dove si stabilì l'Eremita Buono. Ritenuto il profeta di Tommaso d'Aquino (in quanto predisse la nascita del santo alla madre Teodora), nacque a Cantalupo e visse da eremita nella attuale Chiesa di S. Rocco fino alla sua morte. Venne seppellito nella Chiesa di San Pietro a Cantalupo e poi trasferito a Colle San Magno.
Borgo di appena 50 anime ospita i ruderi della chiesa dove il corpo dell'eremita fu sepolto, purtroppo lo stato della chiesa è in pessime condizioni mentre il borgo, seppur semiabbandonato è reso decoroso dallo sforzo degli abitanti.
Il paese di Cantalupo prende il nome dall'ululare dei lupi che arrecavano danno alla comunità montana. Nacque intorno al XIII secolo, quando gli abitanti di Castro Coeli arroccatisi per proteggersi dalle scorribande dei Longobardi nel VIII secolo decisero di tornare a valle, chi volle riprendere a coltivare le terre nella Valle del Liri e chi attaccato alle attività agricole e pastorali portate avanti dopo la creazione del castello sulla montagna decise di creare un casale sul versante interno del monte. Da questa comunità di pastori, contadini e taglialegna nacque Canta-Lupo. La sua debolezza difensiva però spinse la crescente comunità a creare un ben più saldo sistema difensivo edificando il borgo di Colle San Magno.
Colle San Magno appare popolato e rinnovato nell'aspetto e con qualche attività che permette anche di fare uno spuntino. Il forno del paese però lo troverete aperto solo nel pomeriggio. Anche questo borgo subì i danni della vicina Linea Gustav e molti edifici ricostruiti negli anni dello sviluppo economico portano i segni della disattenzione estetica che caratterizza gran parte d'Italia.
Si risale sulla carrabile che conduce al Santuario della Madonna del Monte Leucio. Sulla destra un sentierello conduce alla croce del Monte Leucio e poco più avanti si incontra un cippo di confine probabile ricordo della separazione tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. Ancora oltre e si avrà un notevole affaccio sulla Valle Latina.
Attraverso un breve fuori sentiero giungiamo al Santuario. Risalente al 1300 in onore di San Leucio appare oggi nella sua forma Cinquecentesca e ospita la festa di Pasquetta dove le comunità di Colle San Magno e Castrocielo si alternano in processione e banchetti.
In un attimo si giunge ai ruderi del Catello di Castro Coeli dove capre e pastori maremmani ne sono i padroni. Del complesso difensivo rimane ben poco, così come di tutte le abitazioni che gradualmente scendono sul versante terrazzato fino al sentiero che porterà a Castrocielo.
All'imbocco del sentiero un pannello informativo ci dice che la loggetta di fianco, chiamata Loggetta di zì Nicola, fu la sede di una postazione di osservazione e artiglieria tedesca che aveva la funzione di difendere la ritirata dell'esercito tedesco e che venne messa fuori uso da un contingente indiano dell'esercito neozelandese.
Anche Castrocielo ha il suo borgo antico in parte ancora sventrato dalle bombe alleate mentre la parte sottostante più recente offre anche la possibilità di mangiare e bere qualcosa.
Procedendo con attenzione lungo Via Roma si arriva a Caprile. Nata nel Cinquecento ospita tre interessanti punti di attrazione. Il Varnale Cupo, una grotta carsica utilizzata come ricovero degli animali, l'Eremo di San Michele con gli affreschi del '400 e la Falesia di arrampicata sportiva che è molto frequentata.
Si torna infine a Roccasecca per passare l'ultima ora della giornata escursionistica a Roccasecca Scalo per fare un terzo tempo e spulciare le foto scattate durante la passeggiata.
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Comments (8)
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Ciao Andrea , c’è bisogno di un permesso per entrare ?
Grazie !
Ciao Salvo, per entrare nelle chiese, nei Santuari e nella Torre del Cannone occorre contattare le diocesi o i comuni, i ruderi dei castelli sono liberi
Ok Grazie mille e complimenti
ciao Andrea, l'accesso al castello è libero? qualche anno fa salendo da Roccasecca era interdetto, bisognava scavalcare..
Ciao Fabrizio, per il Castello di Asprano non ho trovato impedimenti, un sentiero lo attraversa, mentre per quello di Castro Coeli sono entrato a visitarne i ruderi senza problemi facendo attenzione al gregge di pecore con il cane che pascolava lì vicino.
ok grazie, mi ricordo che da Roccasecca si arrivava con una strada asfaltata ma il cancello era chiuso. Il sentiero di cui parli è quello in cresta che sale da Colle San Magno?
Seguendo la traccia non puoi sbagliare. Al Castello di Asprano ci arrivi per le stradine di Roccasecca e poi fai tutto il sentiero di cresta fino a scendere a Colle San Magno per poi risalire su carrareccia fino al Santuario della Madonna di Monte Leucio e proseguire per il Castello di Castro Coeli. Per il ritorno ho optato per l'asfalto solo per far visita all'Eremo di S.Michele
grazie ancora!