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Maranola - Redentore CAI 960

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Trail stats

Distance
5.24 mi
Elevation gain
2,398 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,398 ft
Max elevation
4,075 ft
TrailRank 
33 4
Min elevation
2,591 ft
Trail type
Loop
Moving time
2 hours 25 minutes
Time
4 hours 12 minutes
Coordinates
1569
Uploaded
December 29, 2019
Recorded
December 2019
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near Maranola-Trivio, Lazio (Italia)

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Itinerary description

Monte Redentore a Formia . CAI 960
Il Monte Redentore (1252 m) è una cima del Monte Altino (1365 m), la più meridionale e affacciata sul Golfo di Gaeta. L’itinerario che porta sulla cima permette di godere il meglio dei Monti Aurunci. La caratteristica più spettacolare di questi monti infatti è la loro vicinanza al mare. La vetta più alta, il monte Petrella, misura 1500 metri sul livello del mare e si trova a soli 7 km di distanza dal mare. Sulla cima del Redentore il mare dista da noi solo 5 km! Si tratta delle vette più alte più vicine al mare d’Italia.
Sulla cima la roccia forma una tipica cupola rivolta al mare sulla cui sommità è stata costruita una cappella e all’inizio del ‘900 vi è stata posta una statua del Cristo Redentore.
Alle spalle della Cima del Redentore, sul Monte Altino, riparata dai venti da mare dalla cima stessa, c’è invece una faggeta rigogliosa. Nelle zone di radura alcuni alberi da frutto segnano la presenza antica dell’uomo, piantati vicino ai ruderi ancora visibili di nevaie e ripari per i pastori.
Percorso per il Redentore :
Ci sono diversi itinerari per raggiungere la Cima del Redentore. Il più facile e alla portata di tutti parte dal Rifugio Pornito e percorre la via del Pellegrino. Questo sentiero, senza brusche pendenze, è stato creato per la costruzione della cappella che oggi ospita in cima la statua del Redentore. Si percorre in circa 2 ore di cammino (3-4 a/r). Non presenta zone d’ombra ed è quindi sconsigliato nelle ore più calde dell’estate.
Il sentiero è completamente affacciato sul Golfo di Gaeta con vista spettacolare. Nelle giornate nuvolose e con foschia il panorama non è visibile, ma le rocce calcaree che emergono da un tappeto di nuvole, creano un paesaggio lunare e indimenticabile. In inverno la Cima del Redentore ospita nevicate anche copiose, quindi è bene informarsi accuratamente sul meteo e partire attrezzati.
In alternativa si può percorrere la strada sterrata fino alla forcella di Fraile per poi continuare fino al versante settentrionale del Monte Altino. Questa strada fu costruita per trasportare la statua del Redentore in cima in un’impresa faraonica che racconteremo più avanti. Questa seconda opzione è la più lunga.
L’anello piccolo del Monte Redentore è un’altra opzione, con un dislivello e una lunghezza simile a quella del sentiero del Pellegrino, ma con la possibilità di scoprire anche le zone di faggeta nella parte interna del Monte Altino, dove fare una sosta nell'area pic-nic.
Il tracciato solo andata per la Cima del Redentore a Formia passando per il sentiero del Pellegrino misura poco più di 4 km per 600 metri di dislivello. Per il dislivello pronunciato è classificabile come di difficoltà media, nonostante la comodità del fondo sterrato.

Statua del Redentore.
La Statua del Redentore, posizionata sulla Cima del Redentore a Formia, ha una storia curiosa. Fa parte delle 20 statue commissionate da Papa Leone XIII per salutare l’inizio del XX secolo e scongiurare le guerre e le nefandezze che avevano accompagnato il XIX. Il progetto prevedeva di porre 20 statue sulle vette italiane, in punti panoramici e affacciati sui luoghi abitati.
L’arcivescovo di Gaeta, sollecitato dal parroco di Maranola, fu velocissimo a proporre la candidatura del Monte Altino. Fu accettata in virtù della posizione super panoramica della cima, da cui lo sguardo spazia verso il Ischia, Capri e il Vesuvio, e ancora verso il Circeo e le Isole Pontine.
La statua, che inizialmente doveva prevedere 4 parti da fondere insieme una volta in cima, fu invece fusa in un unico blocco. Il peso complessivo era di 21 quintali. Fu trasportata in cima con l’ausilio di un enorme carro con enorme fatica e numerosi ostacoli, non difficili da immaginare. L’impresa faraonica richiese 40 giorni di lavoro e centinaia di volontari per un totale di 14 giorni effettivi di trasporto.
Anche la collocazione sulla sommità della cupola non fu di facile esecuzione. Ma la storia non finisce qui. Dopo appena qualche anno di pellegrinaggi e preghiere un fulmine colpì la statua decapitandola. Si racconta che la testa rotolò a valle fino a Maranola.
Il tempo di mettere insieme il progetto di restauro che iniziò la Prima Guerra Mondiale. Così la statua rimase a vegliare su Formia e su tutto il territorio senza testa, ricostruita solo alla fine della guerra.
Eremo di San Michele Arcangelo.
L’Eremo di san Michele Arcangelo sul Redentore così come lo vediamo oggi è piuttosto recente. La facciata neogotica fu costruita nel 1835. Come cenobio però esisteva già 1000 anni prima, così come esistevano le due vasche di raccolta dell’acqua che oggi si trovano all’interno dell’eremo.
San Michele Arcangelo, santo combattente, è raffigurato con la sua spada dopo avere soggiogato il Diavolo. Il male infatti secondo la narrazione cristiana non deve essere sconfitto, ma soggiogato perché fondamentale per l’evoluzione umana.
Una sorta di diagonale immaginaria lega alcuni luoghi di culto di San Michele Arcangelo, da Mont Saint-Michel al Gargano, passando per la Val di Susa. Sarebbero stati proprio i pastori in trasnumanza dal Tavoliere delle Puglie a diffondere il culto dell’Arcangelo Michele qui sui Monti Aurunci. Questo santo forte e guerriero, tanto caro ai Longobardi, si erge a paladino nei luoghi più importanti per la civiltà contadina e pastorale.
Sul Redentore, a Formia, San Michele protegge con la sua spada una sorgente d’acqua, preziosa per la sopravvivenza dei pascoli e della pastorizia.


La sorgente di San Michele Arcangelo.
Davanti all’eremo di San Michele Arcangelo c’è una piccola vasca per la raccolta dell’acqua. All’interno dell’eremo ce ne sono altre due e a ridosso della roccia, in fondo, c’è un grande abbeveratoio ricco di acqua anche in estate. Ma perché quest’acqua era così preziosa, tanto da essere considerata sacra? Sui Monti Aurunci e, in generale, sui Monti Volsci e sul massiccio centrale italiano, i torrenti montani e le cascate sono piuttosto rare se non assenti.
Questi monti sono fatti di rocce carbonatiche. A costituirle sono i resti di gusci di molluschi e scheletri di coralli che abitavano qui, in un mare calmo e tropicale quando l’Italia ancora non esisteva. Le rocce carbonatiche danno vita a fenomeni carsici, vengono in patre parole erose chimicamente dall’acqua. Per questo motivo l’acqua piovana, invece di scorrere in superficie lungo i pendii, si incunea tra le rocce fino al livello del mare, creando grotte e inghiottitoi, piuttosto che torrenti e cascate.
La roccia dove sorge l’eremo di San Michele presenta una rientranza accentuata dove l’acqua incanalatasi nella roccia percola con un apporto continuo di acqua. Ed è un’eccezione e in quanto tale ha rivestito nei secoli un’importanza fondamentale per la comunità pastorale. In inverno forma delle pericolose stalattiti.

Comments  (2)

  • Photo of Corrao Giovanni
    Corrao Giovanni Oct 22, 2021

    Bel panorama, fatto più volte in tutte le stagioni ed anche in notturna.

  • Photo of luigipiccolo
    luigipiccolo Dec 21, 2021

    I have followed this trail  View more

    Bella passeggiata con panorama sul mare

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