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Magna via francigena 02- Santa Cristina Gela - Corleone

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Trail stats

Distance
16.32 mi
Elevation gain
2,096 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,575 ft
Max elevation
2,776 ft
TrailRank 
55
Min elevation
2,776 ft
Trail type
One Way
Moving time
7 hours 4 minutes
Time
8 hours 51 minutes
Coordinates
4601
Uploaded
May 27, 2023
Recorded
May 2023
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near Santa Cristina Gela, Sicilia (Italia)

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Itinerary description

Al mattino la sveglia suona presto, poco cambia con la mia quotidianità, il fisico mi serve il conto dei primi 20 km, le spalle sono indolenzite , lo zaino sembra più pesante, non c'è tempo di pensarci, ingurgito la colazione, riorganizzo il mio bagalio e si va. Dal paesino di S. Cristina di Gela si scende e si riprende il sentiero, il lago è nuovamente lì, a comporre lo scenario di un entroterra scandinavo tra montagne e immensi prati verdi, sarebbe facile pensarlo ammirando una fotografia, il clima mite invece mi riporta alla realtà. Al secondo giorno di cammino, provo a comprendere il valore dei 25 km che mi dividono dalla fine della mia giornata, una tappa lunga e dura, lo so bene, il meteo sembra essere dalla mia, ma un parrari assai! Me lo hanno insegnato bene i siciliani. Si sale, qui il terreno torna ad essermi familiare, non più un cuocente asfalto, ma un sentiero sterrato tra rocce e una fitta vegetazione pronta prendere il sopravvento sulla mia strada, i primi metri di dislivello si affrontano freschi, valicando una docile montagna, da cui nel punto più alto si può lasciare spazio all'animo umano e per l'ultima volta lasciarsi dominare dall'immensità dell'orizzonte, ancora una volta il lago, le montagne, l'infinito che si tinge di verde, sono lì per stupirmi. I segnavia sono pronti a indicarmi la via maestra , mi lascio alle spalle quei scenari con cui ero diventato familiare. La vegetazione continua a mostrare il suo impeto, spighe di grano si frappongono al mio cammino incerto, il sentiero si perde nell'erba alta, mi perdo anch'io, i dubbi prendono margine nei miei pensieri, cerco di rimanere fedele alla traccia, cerco di rimanere fedele a me stesso, una linea dovrebbe solcare in mezzo a questi campi di grano, non v'è n'è traccia! Accarezzo le spighe, provando a ricordare le parole del d'annunzio. LAUDATA sia la spica nel meriggio! Ella s’inclina al Sole che la cuoce, verso la terra onde umida erba nacque;
L'orizzonte si arricchisce di un colore rossastro, un esile pianta si pone davanti, un intenso color rubino di cui ignoravo l'esistenza, una fragilità che si nasconde dietro una bellezza intensa che colpisce l'occhio da lontano, la sulla.
È come essere in una giungla, il rumore del vento che si infrange sulle piante fa eco ai miei pensieri, arrivo a un torrente, lo salto, provo a percorre le tracce di qualcuno che prima di me ha percorso lo stesso destino, finalmente un ampio sentiero si apre tra il verde più fitto, la mia serenità ritrova il suo cammino, continuo dritto. Una vecchia strada asfaltata mi riporta nel mondo civile, dove a costeggiarla interi campi di pannelli solari imprigionati tra filo spinato e telecamere. Si procede in maniera costante su un rettilineo che circa dopo un km ci porta alle porte del monastero di Tagliavia, qui ambulanti sono intenti nel vestire a festa il piazzale adiacente, saluto, scopro che il giorno stesso si sarebbe tenuta una festa.
Nella chiesa regna il silenzio, un filo di luce penetra dal rosone centrale , affreschi manieristici adornano le arcate, l'acquasantiera è vuota, una strana pace alberga tra queste mura. "Qui una fontana sarà pronta a dissetarvi", recita così la guida. Mi concedo una pausa e steso all'ombra del sagrato, provo a pensarmi in questa terra, provo ad osservarmi dall'esterno, provo ad assorbire pensieri, mi sento un eremita intento a vivere della sola bellezza, nelle mie vene l'entusiasmo è calcato . Apro gli occhi, mi riconcilio con la vita terrena, prima d'ora in questo giorno soleggiato, non si era palesato alcuna forma di vita, raccolgo le forze e provo a farmi coraggio, sono solo a metà, fermarsi troppo non è mai una buona idea, i muscoli si rilassano, il respiro si abitua.
Abbandono il monastero alle mie spalle e, sotto il sole del meriggio, i miei passi tornano a tuonare sulla terra. Il paesaggio all'orizzonte si trasforma in forme mutevoli, dipingendo un quadro camaleontico. Imponenti pareti rocciose si ergono sulla vallata, donando uno sfondo suggestivo. I filari di viti fanno la loro comparsa, mentre cerco di evitare terreni fangosi che minacciano di intrappolarmi. Le tante insidie incontrate sul sentiero riscoprono il mio spirito di avventuriero e si riconcilia con la mia di viaggio.
Un brusio di sottofondo interrompe il dolce suono di un torrente e delle piante che si piegano graziosamente al vento, come un indiana Jones qualunque esco fuori dalla fitta vegetazione e mi ritrovo al cospetto dell'asfalto cuocente. Una rapida corsa pe raggiungere l'altro lato della strada, il contatto col mondo civile è rapido e indolore, mi domando cosa pensino lo sguardo di quegli autisti che incrociano i miei occhi, propabilmente inneggiano alla follia di un uomo o forse si chiedono dove sarà la fine del mio cammino, quanto pesarà il suo ziano?
Qui la traccia che seguivo mi racconta la possibilità di una variante che costeggia la statale, io non saturo da fatica , decido di andare per la via più difficile, forse perché mi porta al cospetto dell'imponente parete, che metri prima vedevo all'orizzonte per la prima volta, forse perché non ho voglia di barare. Il pensiero mi viene spontaneo chissà se qualcuno osi arrampicarla, rimango col dubbio la salita si fa sentire ripida ma corta, di Corleone all'orizzonte non v'è n'è traccia. Le ore in cammino cominciano a farsi sentire ben sette, provo a non pensare a nulla, provo a non sentire il peso del mio zaino, provo ad ignorare la voce delle mie incertezze. Si raggiunge un valico e poi una ripida discesa, da qui iniziano gli 400 ultimi metri di sentiero che prima di valicare le mura della città mi vedranno al cospetto dell'ennesima e ultima insida della giornata. Il muro di corleone, cosi soprannominat, una ripida salita che con pochi metri sale notevolmente di dislivello, ormai sudore, stanchezza, dolori, sono dei docili compagni di viaggio con cui sto abituando a fare i conti. Non ci penso troppo e supportato dai miei soli bastoni, raccolgo le forze e spingo sulle mie gambe, mi interrogo di cosa mi attenderà alla fine dell'insidiosa salita, ogni passo che avvicina alla fine diventa un'opportunità per sperimentare la resilienza, l'umiltà e la gratitudine per il viaggio compiuto. In cima vi è un aria di festa, sulle mie labbra un sorriso conquista il mio volto, per festeggiare c'è tempo, 1 km per Corleone, 100 per Agrigento, finalmente avvisto il muro di cinta della città palermitana, con le ultime forze arrivo trionfante nelle strade del paese, passo inosservato, sono tutti impegnati a consumare le azioni di un sabato pomeriggio, di urla e sorrisi è gremita la piazza, ben disposti sula panchina come sentinelle alle porte del paese un gruppo di anziani mi accoglie. È finita.. per oggi.

Waypoints

PictographWaypoint Altitude 2,056 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

PictographIntersection Altitude 1,970 ft
Photo ofIntersezione

Intersezione

La 9

PictographWaypoint Altitude 1,823 ft
Photo ofWaypoint

Waypoint

PictographReligious site Altitude 1,830 ft
Photo ofChiesa tagliavia

Chiesa tagliavia

PictographRisk Altitude 1,488 ft
Photo ofArnie api

Arnie api

PictographWaypoint Altitude 1,084 ft
Photo ofInizio salita il muro di Corleone

Inizio salita il muro di Corleone

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