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Madonie: Serre di Corcò e Santa Maria della Cava

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Trail stats

Distance
6.11 mi
Elevation gain
2,031 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,031 ft
Max elevation
4,144 ft
TrailRank 
69
Min elevation
4,144 ft
Trail type
Loop
Coordinates
854
Uploaded
November 27, 2021
Recorded
November 2021
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near Geraci Siculo, Sicilia (Italia)

Viewed 964 times, downloaded 66 times

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Itinerary description

Itinerario Anello
Partenza/arrivo SP54 Petralia Sottana - Piano Battaglia km 7,7 / N 37°52'14" - E 14°05'43”
Lunghezza km 9,9
Guadagno mt 696
Pendenza media 14,6%/-12,4%
Pendenza max 44,1%/-30,5%
Elevazione min/max mt 652/1264
Tipo di suolo strada forestale 90%, resto terreno naturale in forte pendenza dal km 9 al 9,9
Livello difficoltà Medio (E)

La porzione settentrionale-orientale delle Madonie offre un paesaggio molto contrastato, con alte creste e profonde valli che originano un complesso mosaico di ambienti e una non comune diversità vegetale.
In quest’area si sviluppa la più estesa ed integra copertura boschiva delle Madonie (1), le Serre di Corcò e bosco Cava. Il bosco si estende per una superfice di ca. 6 kmq, ammantando la dorsale tra Pizzo Corcò (1357 mt) e Pizzo Verde (1102 mt), sul versante NW fino al torrente Vicaretto, sul versate E fino al vallone dell’Annunziata ed all’omonimo torrente, entrambi affluenti del fiume Pollina. Il bosco degrada dai 1220 mt del versante S di Pizzo Corcò, fino ai 500 mt del versante N di Pizzo Verde, che nell’area NE diventa bosco Cava.
Il bosco fa bella mostra di tutte le varietà di querce presenti nelle Madonie, ad eccezione del Rovere. Leccio e Roverella sono le specie predominanti, con interessanti inclusioni di Cerro; sotto gli 800 mt compare la quercia da sughero, con diversi esemplari nel bosco Cava.
Il percorso si sviluppa ad anello, si parte dal punto di maggiore altitudine di Portella di Colla (da non confondere con la più nota Portella Colla), si attraversa in discesa l’area boschiva fino a raggiungere, in uno splendido scenario, la chiesa dell’XI secolo di Santa Maria della Cava.
Il primo tratto del percorso attraversa la pendice sud di Pizzo Corcò, con belle vedute panoramiche verso le maggiori alture delle Madonie, la Quacella, il Carbonara e più in basso Pizzo Canna. Sul versante sud di Pizzo Corcò si notano numerosi esemplari di Agrifoglio.
Nell’area boschiva delle Serre di Corcò e Bosco Cava si sviluppa una ampia rete di piste forestali, che rendono indispensabile l’aiuto di una buona app per il trekking per seguire la traccia del percorso.
Per i primi 2 km la variazione di altitudine è trascurabile.
A mt 500 prima deviazione a destra, subito dopo due splendidi esemplari di roverella ci danno il benvenuto in una delle più belle aree boschive delle Madonie, che si percorre sul versante NW della dorsale tra Pizzo Corcò e Pizzo Verde, in una successione di ambienti naturali di particolare bellezza, con copertura a Leccio, Roverella e Cerro. Superato il secondo km il Leccio diventa la specie dominante.
Dal secondo km il percorso è in discesa con una pendenza media del 15%. Al km 2.7, in prossimità di Pizzo Verde, il percorso devia a dx sul versante E della dorsale. Al km 4.7 una ampia radura pianeggiante, con vicina masseria, interrompe la folta copertura boschiva.
Ci troviamo adesso nel Bosco Cava, l’altitudine è scesa al di sotto degli 800 mt ed è cambiata la composizione del bosco, accanto al leccio compaiono la roverella e la quercia da sughero, con qualche esemplare di acero campestre.
Alle forti suggestioni offerte dall’attraversamento del bosco, questa escursione dispensa anche la piacevole eleganza del piccolo e raffinato edificio sacro di Santa Maria della Cava (2), posto peraltro in un sito di grande interesse paesaggistico (654 mt slm). La Chiesa compare, in basso sulla sinistra, al centro di una piccola radura che si apre nel cuore del Bosco Cava, sulle estreme pendici orientali delle Serre di Corcò, a ridosso del Vallone dell’Annunziata.
La chiesa è stata restaurata recentemente con fondi dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali ed è stata concessa, dallo stesso ente proprietario del bene, in comodato d’uso gratuito al comune di Geraci Siculo per la valorizzazione turistica e per la promozione culturale.
Purtroppo nel sito non c’è traccia di valorizzazione turistica. Sarebbe bastato un pannello esplicativo che illustrasse la storia, l’architettura e le tradizioni legate a questo antico bene.
La parte del percorso che chiude l’anello è la più impegnativa, dopo la discesa di 696 mt bisogna risalirne di altrettanti. La prima parte, sempre all’interno del bosco, su pista forestale, risale con una pendenza media del 17%. Al km 8,6 si devia a sn su sentiero fino al km 9. L’ultimo tratto del percorso della lunghezza di circa 800 mt è su terreno naturale con pendenza che sale al 27%.
L’escursione richiede una attenta programmazione, specie per le condizioni meteo che dovranno essere buone e con assenza di nebbia per non compromettere la sicurezza dell’escursione. Per apprezzare al meglio i paesaggi è preferibile una giornata con buona visibilità.
Il mio giudizio finale: escursione impegnativa ma entusiasmante.

1) Madonie
Il complesso delle Madonie è composto da un mosaico di blocchi, la cui uniformità fisica è solo apparente.
Il nucleo centrale del massiccio del Carbonara si sviluppa sopra i 1600 metri di quota, da Pizzo Carbonara (1979 m) a Pizzo Antenna (1977 m) e a Monte Ferro (1906 m). E’ separato da un'ampia vallata dal Monte San Salvatore (1912 m) e dal Monte Quacella (1869 m), tipico massiccio dolomitico, da un'altra vallata dal Pizzo Dipilo (1385 m), caratterizzato da profonde balze e dirupi e dal vallone delle Madonie dal massiccio Monte dei Cervi (1794 m).
Fiumi e torrenti solcano in lungo ed in largo questi monti, trasportando l'acqua dalla montagna al mare. L'ampia rete idrografica che interessa le zone periferiche lascia fuori solo le zone centrali dell'altopiano fra Pizzo Carbonara e Pizzo Dipilo dove invece si sviluppa un fitto sistema di circolazione idrica sotterranea, permesso dalle notevoli manifestazioni carsiche.
Gli inverni sono rigidi con temperature in alcuni casi inferiori a -10 °C, ed estati calde ma non afose. Fenomeni come la neve e la nebbia sono piuttosto frequenti. La neve si può trovare anche in estate all'interno di doline chiamate "neviere", sopra i 1800 metri.
I fossili che si incontrano facilmente nelle rocce delle Madonie sono testimonianza dei paesaggi oceanici con grandi barriere coralline dell'era secondaria (200-150 milioni di anni fa), poi coperti nel Terziario durante l'avvicinamento tra Africa ed Europa, da sedimenti di varia natura.
Il carsismo è un fenomeno ben rappresentato nelle Madonie. Le manifestazioni superficiali sono rappresentate da doline, valli morte, inghiottitoi, quelle sotterranee da grotte, pozzi e veri e propri abissi. Quelle superficiali rappresentano l'aspetto più evidente della morfologia carsica delle Madonie, in modo particolare nel Carbonara, ove i processi carsici pare abbiano avuto inizio circa due milioni d'anni fa, nel quaternario, sviluppandosi in modo particolare nelle fasi glaciali. Tali processi sono tuttora attivi, sia per le caratteristiche climatiche determinate dall'elevata piovosità (più del doppio della media regionale), sia dalla persistenza del manto nevoso alle quote più elevate, che consente una corrosione prolungata. Si conoscono almeno quattrocento doline, la maggior parte delle quali è ubicata al disopra dei 1600 metri di quota.
Un'altra forma di carsismo particolarmente interessante è quella di Piano Battaglia e della Battaglietta, due depressioni dotate sul fondo di inghiottito.
Le Madonie costituiscono uno scrigno di biodiversità tra i più importanti del Mediterraneo. In un territorio di modeste dimensioni, appena l’1,5% del territorio siciliano, vegetano più di 1500 specie, con ben 170 endemismi.
La principale causa di questa straordinaria ricchezza botanica sono state le glaciazioni. Molte specie centro-europee per potere sopravvivere alle bassissime temperature polari si sono spostate a sud fino in Sicilia, estremo lembo di terra europea prima dell'Africa. Successivamente a causa delle mutazioni del clima, le temperature si sono innalzate e molte specie vegetali, per trovare le condizioni di vita a loro più adatte, hanno risalito le alture delle Madonie, dove si sono isolate e con il passare del tempo hanno generato un elevato numero di endemismi.
Le aree più naturali delle Madonie restano quelle montane, gran parte delle quali è coperta da boschi, garighe e pascoli ricchi di piante erbacee ed arbustive. Diverse sono le specie di piante endemiche, cioè esclusive delle sole Madonie o della Sicilia.
Il caso certamente più noto è quello dell'abete dei Nebrodi (Abies nebrodensis) che deve il nome al fatto che anticamente per Nebrodi s'intendevano le Madonie. Ne sono stati censiti ormai meno di una trentina di esemplari, concentrati nel Vallone Madonna degli Angeli ad una quota compresa fra i 1400 ed i 1650 metri. In tempi recenti, in seguito a un progetto accurato di conservazione in situ, ha ricominciato a produrre strobili con semi fertili, e ciò fa ben sperare per la sua conservazione a lungo termine.
Un'altra specie endemica di notevole interesse è l'astragalo dei Nebrodi, una pianta arbustiva a forma di cuscinetto spinoso, molto simile all'astragalo dell'Etna e vegetante sopra i 1200 metri di quota.
Purtroppo, una nota negativa è l’introduzione nella fauna delle Madonie di Cinghiali e Daini che, in assenza di specie antagoniste, si sono diffusi a dismisura danneggiando gravemente l’ambiente.

2) Chiesa Santa Maria della Cava - fonte “la Repubblica”
Nell' epoca dei castelli, tra borghi costruiti sulla sommità delle colline delle Madonie esisteva uno dei più importanti cenobi basiliani di Sicilia. È l'antico priorato di Santa Maria della Cava di Geraci Siculo, una struttura che si integra armoniosamente con il paesaggio.
Una ricerca curata da Giuseppe Antista ne svela segreti, misteri e "frequentazioni". La chiesa, ubicata all'interno del bosco della Cava, sopra il vallone dell'Annunziata tra Geraci e Castelbuono, è uno dei cenobi risalente ai primi decenni della conquista normanna (fine dell' XI secolo). Abitata dai quei monaci basiliani, che a causa dell'editto dell'imperatore bizantino Leone III Isaurico, per scampare alle persecuzioni furono costretti a nascondersi in luoghi solitari. La struttura dell'edificio presenta analogie con alcune fabbriche dell'ordine di San Basilio presenti nel Valdemone (Santa Maria a Mili e quella di San Pietro e Sant'Alfio a San Fratello) ma principalmente con altri cenobi esistenti nelle Madonie come quello di San Cosma a Castelbuono e Santa Maria a Collesano.
La fine della dinastia normanna-sveva coincise con il declino della presenza bizantina nel meridione d’Italia e lo sviluppo del monachesimo di stampo occidentale, con il conseguente passaggio ai benedettini di molti cenobi basiliani, tra cui anche Santa Maria della Cava. Nella seconda metà del Trecento il monastero venne «arricchito di pingue dote dal conte Francesco II», signore di Geraci e Collesano, che favorì nuovi insediamenti religiosi nella contea dei Ventimiglia, estesa all’intero territorio madonita. Nei secoli successivi molte abbazie e priorati siciliani, tra cui quello della Cava, furono ridotti in commenda, affidando i benefici economici derivanti dalla gabella del vasto feudo boschivo a esponenti del ceto nobiliare Ventimiglia.
Proprio alla committenza dei Ventimiglia può essere ascritta la pregevole tela dell’Annunziata che adornava la chiesa della Cava; l’opera può essere datata intorno al 1580 ed è stata attribuita a Japoco Chimenti da Empoli, pittore toscano che eseguì diverse copie dei dipinti di Giorgio Vasari. Infatti La tela colpisce per la straordinaria somiglianza con l'Annunciazione del Vasari conservata al Louvre.
La tela dal 1837 è custodita nella Matrice di Geraci Siculo. Secondo una leggenda, nel 1837 a Geraci infuriava il colera che mieteva tante vittime. Allarmati, i Geracesi pensarono di recarsi in processione penitenziale alla Cava per prelevare il quadro e portarlo in Paese. A piedi scalzi, tra lacrime e preghiere, trasportarono il quadro a Geraci. Raggiunto il paese il flagello cessò e da quel giorno ogni anno (II° domenica di Luglio) i Geracesi portano il quadro in processione.
Recuperata in extremis, dopo un secolare abbandono, la chiesa era in origine annessa a un monastero, noto attraverso testimonianze documentarie.
La suddivisione dell'architettura della chiesa rimanda al rito ortodosso. Nella facciata principale in conci squadrati di pietra bianca, spicca il portale con tre ghiere ogivali, elementi lapidei con una disposizione simile alla chiesa normanna, oggi ridotto a rudere, di San Leonardo a Isnello.
La chiesa ha un’unica navata, piuttosto allungata, ed è conclusa da tre absidi, di cui quella centrale sporge all’esterno ed è decorata da lesene in pietra bianca collegate da archetti in mattoni. Della stessa pietra è pure la facciata, composta da ricorsi di conci squadrati, e il portale definito da tre diverse ghiere ogivali: la prima è formata da conci disposti radialmente e arrotondati nell’intradosso, quella intermedia da una sequenza di cerchi con motivi geometrici, mentre quella più esterna presenta un motivo a unghia. Una fascia decorativa a rombi, forse in origine intarsiata con tasselli in pietra lavica, corre appena sopra il portale e si estende all’intera facciata, che nella parte sommitale presenta un oculo e due archetti per le campane.
L’austerità dell’interno, coperto da un tetto ligneo a capriate, era mitigata dagli affreschi che rivestivano la grande abside e le due minori ricavate nello spessore del muro (protesi e diaconico); nei frammenti pittorici è possibile riconoscere la Vergine affiancata dagli Apostoli, a figura intera e in posa frontale, mentre nell’absidiola settentrionale vi è la figura di un Santo che si staglia su campiture di colore divise in tre campi. Le pitture si estendevano anche alle arcate a rincasso che delimitano la conca absidale, recando nell’intradosso dei motivi geometrici a prismi triangolari, con facce alternativamente rosse e azzurre, mentre nei piedritti sono presenti degli ornati a racemi su fondo azzurro, contornate da fasce di colore rosso mattone e ocra.

Waypoints

PictographCar park Altitude 4,150 ft

Portella di Colla: Partenza - Arrivo

Il percorso si sviluppa ad anello, si parte dal punto di maggiore altitudine di Portella di Colla (da non confondere con la più nota Portella Colla) ...

PictographPanorama Altitude 4,088 ft
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Foto

Il primo tratto del percorso attraversa la pendice sud di Pizzo Corcò, con belle vedute panoramiche verso le maggiori alture delle Madonie, la Quacella, il Carbonara e più in basso Pizzo Canna. Sul versante sud di Pizzo Corcò si notano numerosi esemplari di Agrifoglio.

PictographIntersection Altitude 4,000 ft
Photo ofBivio dx Photo ofBivio dx Photo ofBivio dx

Bivio dx

Nell’area boschiva delle Serre di Corcò e Bosco Cava si sviluppa una ampia rete di piste forestali, che rendono indispensabile l’aiuto di una buona app per il trekking per seguire la traccia del percorso.

PictographTree Altitude 4,039 ft
Photo ofEsemplari Roverella

Esemplari Roverella

Per i primi 2 km la variazione di altitudine è trascurabile. A mt 500 prima deviazione a destra, subito dopo due splendidi esemplari di roverella ci danno il benvenuto in una delle più belle aree boschive delle Madonie, che si percorre sul versante NW della dorsale tra Pizzo Corcò e Pizzo Verde, in una successione di ambienti naturali di particolare bellezza, con copertura a Leccio, Roverella e Cerro.

PictographTree Altitude 4,008 ft
Photo ofIl bosco Photo ofIl bosco Photo ofIl bosco

Il bosco

Il bosco

PictographSummit Altitude 4,405 ft

Pizzo di Corcò

Pizzo di Corcò

PictographTree Altitude 4,002 ft
Photo ofCerreto

Cerreto

Cerreto

PictographSummit Altitude 4,029 ft
Photo ofPietraia

Pietraia

Pietraia

PictographTree Altitude 4,049 ft
Photo ofTunnel

Tunnel

Tunnel

PictographTree Altitude 3,949 ft
Photo ofIl bosco Photo ofIl bosco

Il bosco

Il bosco

PictographTree Altitude 3,682 ft

Serre di Corcò

La porzione settentrionale-orientale delle Madonie offre un paesaggio molto contrastato, con alte creste e profonde valli che originano un complesso mosaico di ambienti e una non comune diversità vegetale. In quest’area si sviluppa la più estesa ed integra copertura boschiva delle Madonie (1), le Serre di Corcò e bosco Cava. Il bosco si estende per una superfice di ca. 6 kmq, ammantando la dorsale tra Pizzo Corcò (1357 mt) e Pizzo Verde (1102 mt), sul versante NW fino al torrente Vicaretto, sul versate E fino al vallone dell’Annunziata ed all’omonimo torrente, entrambi affluenti del fiume Pollina. Il bosco degrada dai 1220 mt del versante S di Pizzo Corcò, fino ai 500 mt del versante N di Pizzo Verde, che nell’area NE diventa bosco Cava. Il bosco fa bella mostra di tutte le varietà di querce presenti nelle Madonie, ad eccezione del Rovere. Leccio e Roverella sono le specie predominanti, con interessanti inclusioni di Cerro nelle serre di Corcò; sotto gli 800 mt compare la quercia da sughero, con diversi esemplari nel bosco Cava.

PictographIntersection Altitude 3,531 ft

Cambio versante

Dal secondo km il percorso è in discesa con una pendenza media del 15%. Al km 2.7, in prossimità di Pizzo Verde, il percorso devia a dx sul versante E della dorsale.

PictographSummit Altitude 3,551 ft

Pizzo Verde

Pizzo Verde

PictographPanorama Altitude 2,507 ft
Photo ofRadura

Radura

Al km 4.7 una ampia radura pianeggiante, con vicina masseria, interrompe la folta copertura boschiva. Ci troviamo adesso nel Bosco Cava, l’altitudine è scesa al di sotto degli 800 mt ed è cambiata la composizione del bosco, accanto al leccio compaiono la roverella e la quercia da sughero, con qualche esemplare di acero campestre.

PictographMountain hut Altitude 2,497 ft
Photo ofMasseria Photo ofMasseria

Masseria

Masseria

PictographFountain Altitude 2,490 ft
Photo ofAbbeveratoio Photo ofAbbeveratoio

Abbeveratoio

Abbeveratoio

PictographTree Altitude 2,178 ft

Bosco Cava

Bosco Cava

PictographPanorama Altitude 2,163 ft
Photo ofFoto Photo ofFoto Photo ofFoto

Foto

Foto

PictographRiver Altitude 2,407 ft

Vallone dell'Annunziata

Vallone dell'Annunziata

PictographReligious site Altitude 2,160 ft
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Santa Maria La Cava

Alle forti suggestioni offerte dall’attraversamento del bosco, questa escursione dispensa anche la piacevole eleganza del piccolo e raffinato edificio sacro di Santa Maria della Cava (2), posto peraltro in un sito di grande interesse paesaggistico (654 mt slm). La Chiesa compare, in basso sulla sinistra, al centro di una piccola radura che si apre nel cuore del Bosco Cava, sulle estreme pendici orientali delle Serre di Corcò, a ridosso del Vallone dell’Annunziata. La chiesa è stata restaurata recentemente con fondi dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali ed è stata concessa, dallo stesso ente proprietario del bene, in comodato d’uso gratuito al comune di Geraci Siculo per la valorizzazione turistica e per la promozione culturale. Purtroppo nel sito non c’è traccia di valorizzazione turistica. Sarebbe bastato un pannello esplicativo che illustrasse la storia, l’architettura e le tradizioni legate a questo antico bene. 2) Chiesa Santa Maria della Cava - fonte “la Repubblica” Nell' epoca dei castelli, tra borghi costruiti sulla sommità delle colline delle Madonie esisteva uno dei più importanti cenobi basiliani di Sicilia. È l'antico priorato di Santa Maria della Cava di Geraci Siculo, una struttura che si integra armoniosamente con il paesaggio. Una ricerca curata da Giuseppe Antista ne svela segreti, misteri e "frequentazioni". La chiesa ubicata all'interno del bosco della Cava, sopra il vallone dell'Annunziata tra Geraci e Castelbuono, è uno dei cenobi risalente ai primi decenni della conquista normanna (fine dell' XI secolo). Abitata dai quei monaci basiliani, che a causa dell'editto dell'imperatore bizantino Leone III Isaurico, per scampare alle persecuzioni furono costretti a nascondersi in luoghi solitari. La struttura dell'edificio presenta analogie con alcune fabbriche dell'ordine di San Basilio presenti nel Valdemone (Santa Maria a Mili e quella di San Pietro e Sant'Alfio a San Fratello) ma principalmente con altri cenobi esistenti nelle Madonie come quello di San Cosma a Castelbuono e Santa Maria a Collesano. La fine della dinastia normanna-sveva coincise con il declino della presenza bizantina nel meridione d’Italia e lo sviluppo del monachesimo di stampo occidentale, con il conseguente passaggio ai benedettini di molti cenobi basiliani, tra cui anche Santa Maria della Cava. Nella seconda metà del Trecento il monastero venne «arricchito di pingue dote dal conte Francesco II», signore di Geraci e Collesano, che favorì nuovi insediamenti religiosi nella contea dei Ventimiglia, estesa all’intero territorio madonita. Nei secoli successivi molte abbazie e priorati siciliani, tra cui quello della Cava, furono ridotti in commenda, affidando i benefici economici derivanti dalla gabella del vasto feudo boschivo a esponenti del ceto nobiliare Ventimiglia. Proprio alla committenza dei Ventimiglia può essere ascritta la pregevole tela dell’Annunziata che adornava la chiesa della Cava; l’opera può essere datata intorno al 1580 ed è stata attribuita a Japoco Chimenti da Empoli, pittore fiorentino che eseguì diverse copie dei dipinti di Giorgio Vasari. Infatti La tela colpisce per la straordinaria somiglianza con l'Annunciazione del Vasari conservata al Louvre. La tela dal 1837 è custodita nella Matrice di Geraci Siculo. Secondo una leggenda, nel 1837 a Geraci infuriava il colera che mieteva tante vittime. Allarmati, i Geracesi pensarono di recarsi in processione penitenziale alla Cava per prelevare il quadro e portarlo in Paese. A piedi scalzi, tra lacrime e preghiere, trasportarono il quadro a Geraci. Raggiunto il paese il flagello cessò e da quel giorno ogni anno (II° domenica di Luglio) i Geracesi portano il quadro in processione. Recuperata in extremis, dopo un secolare abbandono, la chiesa era in origine annessa a un monastero, noto attraverso testimonianze documentarie. La suddivisione dell'architettura della chiesa rimanda al rito ortodosso. Nella facciata principale in conci squadrati di pietra bianca, spicca il portale con tre ghiere ogivali, elementi lapidei con una disposizione simile alla chiesa normanna, oggi ridotto a rudere, di San Leonardo a Isnello. La chiesa ha un’unica navata, piuttosto allungata, ed è conclusa da tre absidi, di cui quella centrale sporge all’esterno ed è decorata da lesene in pietra bianca collegate da archetti in mattoni. Della stessa pietra è pure la facciata, composta da ricorsi di conci squadrati, e il portale definito da tre diverse ghiere ogivali: la prima è formata da conci disposti radialmente e arrotondati nell’intradosso, quella intermedia da una sequenza di cerchi con motivi geometrici, mentre quella più esterna presenta un motivo a unghia. Una fascia decorativa a rombi, forse in origine intarsiata con tasselli in pietra lavica, corre appena sopra il portale e si estende all’intera facciata, che nella parte sommitale presenta un oculo e due archetti per le campane. L’austerità dell’interno, coperto da un tetto ligneo a capriate, era mitigata dagli affreschi che rivestivano la grande abside e le due minori ricavate nello spessore del muro (protesi e diaconico); nei frammenti pittorici è possibile riconoscere la Vergine affiancata dagli Apostoli, a figura intera e in posa frontale, mentre nell’absidiola settentrionale vi è la figura di un Santo che si staglia su campiture di colore divise in tre campi. Le pitture si estendevano anche alle arcate a rincasso che delimitano la conca absidale, recando nell’intradosso dei motivi geometrici a prismi triangolari, con facce alternativamente rosse e azzurre, mentre nei piedritti sono presenti degli ornati a racemi su fondo azzurro, contornate da fasce di colore rosso mattone e ocra.

PictographPhoto Altitude 2,139 ft
Photo ofFoto Photo ofFoto Photo ofFoto

Foto

Foto

PictographIntersection Altitude 3,376 ft

Bivio sn

La parte del percorso che chiude l’anello è la più impegnativa, dopo la discesa di 696 mt bisogna risalirne di altrettanti. La prima parte, sempre all’interno del bosco, su pista forestale, risale con una pendenza media del 17%. Al km 8,6 si devia a sn su sentiero fino al km 9. L’ultimo tratto del percorso della lunghezza di circa 800 mt è su terreno naturale con pendenza che sale al 27%.

PictographSummit Altitude 3,440 ft

Terreno naturale

Terreno naturale

PictographPanorama Altitude 3,585 ft
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Panorama

Panorama

PictographFountain Altitude 3,849 ft
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Abbeveratoio

Abbeveratoio

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