Madonie: Portella Colla - Piano Cervi - Vallone Nipitalva - Munciarrati
near Vivaio Piano Noce, Sicilia (Italia)
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Itinerary description
Itinerario Punto a punto
Partenza Portella Colla SP54 / N 37°52'3" - E 14°0'18”
Arrivo Munciarrati SP54 / N 37°54’36” - E 13°58’16”
Lunghezza km 11,9
Guadagno/perdita mt 474/-1094
Pendenza media 9,2%/-12,3%
Elevazione min/max mt 802/1614
Tipo di suolo strada sterrata 78,6%, sentiero agevole 14,7%, sentiero impegnativo 6,7% (da km 6,9 a km 7,7)
Difficoltà livello Impegnativo
Il percorso è impegnativo e richiede una attenta programmazione, specie per le condizioni meteo che dovranno essere buone, con assenza di nebbia che pregiudicherebbe la sicurezza dell’escursione e, possibilmente, con ottima visibilità per apprezzare i paesaggi.
L’itinerario è punto a punto: si parte da Portella Colla per raggiungere, a valle, la località Munciarrati. L’itinerario è particolarmente interessante perché attraversa le aree più caratteristiche delle Madonie, nella fascia compresa dai 1600 agli 800 mt slm, dalle faggete delle alture di monte Cervi, ai pascoli dei declivi di monte Castellaro, ai boschi di leccio e roverella delle quote più basse.
Il Monte dei Cervi (1.794 m slm) è il secondo rilievo delle Madonie, dopo il Carbonara, per superficie. E’ situato a sud-ovest del complesso Carbonara-Mufara ed è considerato il più grande contenitore di acqua delle Madonie, infatti da esso nascono numerosi affluenti del fiume Imera meridionale.
La parte sommitale è caratterizzata da un caratteristico piano, denominato Piano Battaglia, ma più comunemente Piano dei Cervi per distinguerlo dall’omonimo e ben noto Piano Battaglia sotto la Mufara. Al Piano sono legate antiche storie e tradizioni delle Madonie (1).
Al centro della radura di Piano Cervi, una depressione, utilizzata fino ai primi decenni del 19° secolo come neviera, si trasforma nei mesi invernali in un caratteristico laghetto.
Tutto intorno al Piano, ma soprattutto da SW a NW, si sviluppa con i suoi 480 ettari, la più bella faggeta delle Madonie, con grandi esemplari nelle valli dal suolo profondo e bassi cespugli nelle zone sommitali.
L’itinerario attraversa in direzione NE la parte sommitale di monte Cervi, scende nel vallone Nipitalva e tocca il versante SW di monte Castellaro, pascolo condiviso di daini, bovini ed ovini, questi ultimi solo nella stagione estiva delle transumanze.
Il Monte Castellaro è una delle alture più panoramiche delle Madonie. Il breve versante meridionale, formato da pascoli e boschetti, scende verso Mandra Nipitalva (m 1433) ed è contiguo alle maestose faggete delle pendici settentrionali del Monte dei Cervi. Attraverso il panoramico vallone Nipitalva il percorso scende verso valle fino ad incontrare, in successione sul versante est di monte Castellaro, il fitto bosco di leccio (da 1200 a 1000 mt slm) e roverella (da 1000 a 800 mt slm) di contrada Volpignano.
L’itinerario si presta ad essere percorso nelle diverse stagioni dell’anno, per apprezzare le varie vesti della natura delle Madonie. Nel mesi di ottobre si può assistere alle competizioni dei maschi di daino per gli accoppiamenti. I bramiti - una sorta di fragoroso erutto da taverna – e gli impatti delle corna riecheggiano nella valle tra monte Cervi e monte Castellaro. Nella prima quindicina del mese di giugno gli attori principali diventano le femmine con i loro piccoli.
L’escursione parte da Portella Colla (km 0 - mt 1422 slm) e si sviluppa, per buona parte, su strada forestale, il resto su sentieri bene in vista.
Il primo tratto del percorso è in discesa su strada sterrata fino ad un cancello che blocca il passaggio auto (km 0,5), con ampia e bella visuale del fianco SW di Pizzo Carbonara e ovest di Mufara e Quacella.
Il percorso prosegue in leggera salita tra vegetazione che passa progressivamente da quercia a faggio, con numerose presenze di agrifoglio.
Al km 1,46 si devia dalla strada sterrata a destra verso un sentiero che consente di raggiungere più rapidamente Piano Cervi.
Nella parte più alta del sentiero (km 1,7 - mt 1523 slm) la visuale è panoramica verso Piano dei Cervi, chiusa dalle alture ricoperte da faggete, e in direzione NE verso Carbonara e Mufara.
Superato il belvedere, il sentiero scende verso il Piano dei Cervi, riprendendo il tracciato della strada sterrata (km 1,83). Al termine del piano si prosegue sulla strada sterrata che si immerge nella folta ed alta faggeta.
Dopo una serie di tornanti in leggera ascesa, la faggeta si dirada nel passo di “Portedda u Pumu” (km 2,57 - mt 1578 slm); sulla sinistra un crocifisso in legno. Per raggiungere l’omonimo punto panoramico, si sale a sinistra della strada, per qualche decina di metri su terreno pietroso. Il panorama verso Piano dei Cervi, con Cozzo Piombino e Quacella sullo sfondo, è uno dei più belli delle Madonie.
Ritornati sulla strada forestale, dopo qualche decina di metri, sulla sinistra (km 2,65), si incontra una riproduzione del tradizionale “Pagghiaru”, riparo dei pastori durante i mesi estivi, quando portavano le greggi a pascolare in altura.
Ripresa la strada forestale, poco più avanti sulla sinistra (km 2,68) si incontra il Rifugio Monte Cervi del CAS (Club Alpino Siciliano), anno di costruzione 1968, posti letto 10, uso riservato ai soci del club.
Il percorso prosegue all’interno della faggeta. Al km 3,1 radura con esemplari di Cedrus Atlantica e caratteristica neviera (2).
Al km 3,7 - in prossimità di Cozzo Morto - belvedere in direzione nord, con panorama su Pizzo Dipilo ed il mare.
Al km 4,0 (punto più alto mt 1606 slm) si incontra a sinistra la deviazione verso valle Mirabilice, che consente il ritorno verso Piano Cervi. Noi proseguiamo a dx, in discesa, verso Case Mastro Peppino.
Al km 4,2 tappa d’obbligo su una radura a destra del nostro percorso, con splendida visuale verso nord con apertura di 180°: ad ovest il versante est di monte Castellaro, ad est il versante est di Pizzo Antenna piccola di monte Cervi, a nord i boschi che degradano cambiando progressivamente da faggeta, a lecceta, a roverella; in lontananza monte Dipilo ed Isnello con sullo sfondo il mare con le isole Eolie.
Al km 4,8 altra tappa d’obbligo su un punto panoramico, che nelle giornate limpide, mostra in direzione NW i daini al pascolo sui pianori del monte Castellaro, con sullo sfondo la costa palermitana.
Al km 5,8 (mt 1484 slm), dopo avere lasciato alle nostre spalle la faggeta, si incontra Casa Mastro Peppino, inizio dei prati del versante sud di monte Castellaro, pascolo indisturbato, nel mese di ottobre, dei numerosi branchi di daino. Al km 6,1 Fonte Nipitalva.
Inizia quindi la discesa, su sentiero poco agevole, nel Vallone Nipitalva, con uno scorcio panoramico spettacolare: il Vallone, incassato tra i versanti di monte Cervi e Castellaro, mostra in lontananza monte Pollina con l’omonimo arroccato paese, con sullo sfondo il mare e le isole Eolie.
Al km 6,7 Mandria Nipitalva, un classico “marcato” montano dove i pastori, nel periodo primaverile-estivo, effettuano ancora oggi l’alpeggio, producendo la tipica provola delle Madonie e la ormai famosa ricotta di “basiliscu”. Ambedue i prodotti, oggi sono da annoverare tra i prodotti di nicchia, nonché, presidio slow food.
Il percorso all’interno del Vallone è su sentiero poco agevole, che si abbandona al km 7,6 in corrispondenza di una pietraia.
Al km 8,0 (mt 1332 slm) altro punto panoramico verso valle: a sinistra Isnello, Gibilmanna e Alicudi, a destra versante ovest Carbonara , Pollina ed isole Eolie. Sempre al km 8,0 riprende la strada sterrata che ci accompagnerà sino all’arrivo all’interno di fitto bosco di leccio (1200-1000 mt slm) e roverella (1000-800 mt slm). Al km 8,1 e 9,9 Neviera (2).
Nei diversi bivi che si incontrano nel percorso proseguire sempre a sinistra, tranne l’ultimo, all’altezza di Portella Prana, che indica la tenuta Volpignano, dove si prosegue a destra fino all’arrivo (km 11,9 - mt 802 slm).
(1)
Piano dei Cervi (Piano Battaglia)
Sulle Madonie esistono due altopiani omonimi, ampi, erbosi e anche simili tra loro. Si chiamano entrambi Piano della Battaglia, uno è tra il Monte Mufara ed il Carbonara l'altro ad est della cima di Monte Cervi. Alla fine degli anni cinquanta Amleto Bologna scrive, sul periodico "Montagne di Sicilia", un lunghissimo articolo per chiarire che l'origine di questo toponimo non ha nulla a che fare con improbabili battaglie tra saraceni e normanni avvenute quassù, ma ha un'origine legata per fortuna più al vino che al sangue della riconquista cristiana. Le battaglie, ricostruisce il Bologna con ampia citazione di fonti e prove, sono state supposte o inventate nel medioevo e poi sostenute per omaggiare la famiglia Ventimiglia, feudataria delle Madonie, di un ruolo eroico nella conquista normanna della Sicilia. Il nome "battaglia" ha invece una storia più antica, derivata dalla trasformazione del vocabolo di origine greca cottabo, divenuto poi cattaba, che indicava diversi giochi a base di vino in uso anche presso i pastori ed i boscaioli della Sicilia greca. Con lo stesso nome, pastori e boscaioli delle Madonie, continuarono a chiamare una gara annuale di velocità nel taglio di legna da offrire alla chiesa del paese. La gara si svolgeva proprio ai margini di queste ampie radure erbose circondate da faggete e terminavano, come da tradizione classica, con abbondanti bevute di vino e ritorno in paese, ubriachi, ma con ricco bottino di legna. Facilmente il vocabolo si è trasformato nel tempo da piano della cattaba a piano della vattagghia e la leggenda della battaglia normanna ha cominciato a girare dal 1300, nel feudo dei Ventimiglia, incoraggiata proprio dal toponimo preesistente. Per distinguere i due piani tra loro oggi si tende a chiamare Piano dei Cervi quello alla base dell'omonimo monte, con una quota di circa 1500 metri e circondato dalle rupi calcaree di Cozzo Piombino (m1620), Pizzo Colla (m1676) e Cozzo Cerasa (m1692).
Al centro della radura di Piano Cervi, una depressione, utilizzata fino ai primi decenni del 19° secolo come neviera, si trasforma nei mesi invernali in un caratteristico laghetto.
(2)
Neviere
Sin dall’antichità le popolazioni che abitavano la maggior parte dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente si servivano di diversi sistemi per rinfrescare e mitigare i forti calori estivi utilizzando soprattutto neve e ghiaccio. Poiché gli inverni erano lunghi con abbondanti nevicate sui rilievi più alti, era normale che in ambienti montani le nevi si conservassero, con particolari adattamenti, anche nei mesi estivi. In considerazione della relativa distanza dei siti di raccolta e conservazione dalle coste, dove il prodotto si smerciava, e dell’esigenza di venderlo rapidamente, questa attività portò allo sviluppo del settore dei trasporti e del commercio. La neve era inizialmente accumulata in anfratti o grotte naturali; in seguito si scavarono apposite cavità o furono costruite strutture coperte, che in Italia si chiamarono neviere. All’interno di queste strutture, naturali o artificiali, la neve era compressa al massimo e lasciata poi stagionare, mentre per una conservazione più lunga era avvolta in materiali isolanti come paglia, erbe secche, felci, in qualche caso anche terriccio e sabbia.
Nei mesi estivi si procedeva al trasporto con asini e muli, sempre di notte in modo che la neve arrivasse a destinazione nelle ore più calde, quando la richiesta era massima. Il trasporto era eseguito da mulattieri di mestiere, oppure, in alcuni paesi, da gruppi particolari come i gitani nella penisola iberica o i pastori nomadi nella penisola balcanica.
Waypoints
Portella Colla
Portella Colla SP54 / N 37°52'3" - E 14°0'18” L’escursione parte da Portella Colla (km 0 - mt 1422 slm) e si sviluppa, per buona parte, su strada forestale, il resto su sentieri bene in vista. Il primo tratto del percorso è in discesa su strada sterrata fino ad un cancello che blocca il passaggio auto (km 0,5), con ampia e bella visuale del fianco SW di Pizzo Carbonara e ovest di Mufara e Quacella. Il percorso prosegue in leggera salita tra vegetazione che passa progressivamente da quercia a faggio, con numerose presenze di agrifoglio. Al km 1,46 si devia dalla strada sterrata a destra verso un sentiero che consente di raggiungere più rapidamente Piano Cervi.
Cozzo Piombino
Cozzo Piombino
Belvedere Piano Cervi
Nella parte più alta del sentiero (km 1,7) la visuale è panoramica in direzione SW-WN verso la conca di Piano Cervi, chiusa dalle alture ricoperte da faggete, e in direzione NE verso Carbonara, Mufara e Quacella. Tutto intorno al Piano dei Cervi, ma soprattutto verso est e verso nord, si sviluppano circa 480 ettari di bosco di faggio (Fagus sylvatica), con esemplari più grandi in corrispondenza delle valli dal suolo profondo ed esemplari bassi e cespugliosi nelle zone sommitali. Superato il belvedere, il sentiero scende verso il Piano dei Cervi, riprendendo il tracciato sulla strada forestale. Al termine del piano, la strada si immerge in una delle più belle faggete delle Madonie.
Piano Cervi
(1) Piano dei Cervi (Piano Battaglia) Sulle Madonie esistono due altopiani omonimi, ampi, erbosi e anche simili tra loro. Si chiamano entrambi Piano della Battaglia, uno è tra il Monte Mufara ed il Carbonara l'altro ad est della cima di Monte Cervi. Alla fine degli anni cinquanta Amleto Bologna scrive, sul periodico "Montagne di Sicilia", un lunghissimo articolo per chiarire che l'origine di questo toponimo non ha nulla a che fare con improbabili battaglie tra saraceni e normanni avvenute quassù, ma ha un'origine legata per fortuna più al vino che al sangue della riconquista cristiana. Le battaglie, ricostruisce il Bologna con ampia citazione di fonti e prove, sono state supposte o inventate nel medioevo e poi sostenute per omaggiare la famiglia Ventimiglia, feudataria delle Madonie, di un ruolo eroico nella conquista normanna della Sicilia. Il nome "battaglia" ha invece una storia più antica, derivata dalla trasformazione del vocabolo di origine greca cottabo, divenuto poi cattaba, che indicava diversi giochi a base di vino in uso anche presso i pastori ed i boscaioli della Sicilia greca. Con lo stesso nome, pastori e boscaioli delle Madonie, continuarono a chiamare una gara annuale di velocità nel taglio di legna da offrire alla chiesa del paese. La gara si svolgeva proprio ai margini di queste ampie radure erbose circondate da faggete e terminavano, come da tradizione classica, con abbondanti bevute di vino e ritorno in paese, ubriachi, ma con ricco bottino di legna. Facilmente il vocabolo si è trasformato nel tempo da piano della cattaba a piano della vattagghia e la leggenda della battaglia normanna ha cominciato a girare dal 1300, nel feudo dei Ventimiglia, incoraggiata proprio dal toponimo preesistente. Per distinguere i due piani tra loro oggi si tende a chiamare Piano dei Cervi quello alla base dell'omonimo monte, con una quota di circa 1500 metri e circondato dalle rupi calcaree di Cozzo Piombino (m1620), Pizzo Colla (m1676) e Cozzo Cerasa (m1692). Al centro della radura di Piano Cervi, una depressione, utilizzata fino ai primi decenni del 19° secolo come neviera, si trasforma nei mesi invernali in un caratteristico laghetto.
Monte Cervi
Il Monte dei Cervi (1.794 m slm) è il secondo rilievo delle Madonie, dopo il Carbonara, per altezza e superficie. E’ situato a sud-ovest del complesso Carbonara-Mufara ed è considerato il più grande contenitore di acqua delle Madonie, infatti da esso nascono numerosi affluenti del fiume Imera meridionale. La parte sommitale è caratterizzata da un caratteristico piano, denominato Piano Battaglia, ma più comunemente Piano dei Cervi per distinguerlo dall’omonimo e ben noto Piano Battaglia sotto la Mufara. Al Piano sono legate antiche storie e tradizioni delle Madonie (1). Al centro della radura di Piano Cervi, una depressione, utilizzata fino ai primi decenni del 19° secolo come neviera, si trasforma nei mesi invernali in un caratteristico laghetto. Tutto intorno al Piano, ma soprattutto da SW a NW, si sviluppa con i suoi 480 ettari, la più bella faggeta delle Madonie, con grandi esemplari nelle valli dal suolo profondo e bassi cespugli nelle zone sommitali.
Belvedere Purtedda u Pumu
Dopo una serie di tornanti in leggera ascesa, la faggeta si dirada nel passo di “Portedda u Pumu” (km 2,57); sulla sinistra un crocifisso in legno. Per raggiungere il punto panoramico, si sale a sinistra della strada, per qualche decina di metri su terreno pietroso. Il panorama verso Piano dei Cervi, con Cozzo Piombino sullo sfondo, è uno dei più belli delle Madonie.
Pagghiaru
Ritornati sulla strada forestale, dopo qualche decina di metri, sulla sinistra (km 2,65), si incontra una riproduzione del tradizionale “Pagghiaru”, riparo dei pastori durante i mesi estivi, quando portavano le greggi a pascolare in altura.
Rifugio CAS monte Cervi
Ripresa la strada forestale, poco più avanti sulla sinistra (km 2,68) si incontra il Rifugio Monte Cervi del CAS (Club Alpino Siciliano), anno di costruzione 1968, posti letto 10, uso riservato ai soci del club.
Neviera
Neviere Sin dall’antichità le popolazioni che abitavano la maggior parte dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente si servivano di diversi sistemi per rinfrescare e mitigare i forti calori estivi utilizzando soprattutto neve e ghiaccio. Poiché gli inverni erano lunghi con abbondanti nevicate sui rilievi più alti, era normale che in ambienti montani le nevi si conservassero, con particolari adattamenti, anche nei mesi estivi. In considerazione della relativa distanza dei siti di raccolta e conservazione dalle coste, dove il prodotto si smerciava, e dell’esigenza di venderlo rapidamente, questa attività portò allo sviluppo del settore dei trasporti e del commercio. La neve era inizialmente accumulata in anfratti o grotte naturali; in seguito si scavarono apposite cavità o furono costruite strutture coperte, che in Italia si chiamarono neviere. All’interno di queste strutture, naturali o artificiali, la neve era compressa al massimo e lasciata poi stagionare, mentre per una conservazione più lunga era avvolta in materiali isolanti come paglia, erbe secche, felci, in qualche caso anche terriccio e sabbia. Nei mesi estivi si procedeva al trasporto con asini e muli, sempre di notte in modo che la neve arrivasse a destinazione nelle ore più calde, quando la richiesta era massima. Il trasporto era eseguito da mulattieri di mestiere, oppure, in alcuni paesi, da gruppi particolari come i gitani nella penisola iberica o i pastori nomadi nella penisola balcanica.
Deviazione
Al km 4,0 (punto più alto mt 1606 slm) si incontra a sinistra la deviazione verso valle Mirabilice, che consente il ritorno verso Piano Cervi. Noi proseguiamo a dx, in discesa, verso Case Mastro Peppino.
Panorama N
Al km 4,2 tappa d’obbligo su una radura a destra del nostro percorso, con splendida visuale verso nord con apertura di 180°: ad ovest il versante est di monte Castellaro, ad est il versante est di Pizzo Antenna piccola di monte Cervi, a nord i boschi che degradano cambiando progressivamente da faggeta, a lecceta, a roverella; in lontananza monte Dipilo ed Isnello con sullo sfondo il mare con le isole Eolie.
Panorama NW
Al km 4,8 altra tappa d’obbligo su un punto panoramico, che nelle giornate limpide, mostra in direzione NW i daini al pascolo sui pianori del monte Castellaro, con sullo sfondo la costa palermitana.
Case Mastru Pippinu
Al km 5,8 (mt 1484 slm), dopo avere lasciato alle nostre spalle la faggeta, si incontra Casa Mastro Peppino, inizio dei prati del versante sud di monte Castellaro, pascolo indisturbato, nel mese di ottobre, dei numerosi branchi di daino.
Monte Castellaro
Il Monte Castellaro è una delle alture più panoramiche delle Madonie. Il breve versante meridionale, formato da pascoli e boschetti, scende verso Mandra Nipitalva (m 1433) ed è contiguo alle maestose faggete delle pendici settentrionali del Monte dei Cervi.
Mandria Nipitalva
Al km 6,7 Mandria Nipitalva, un classico “marcato” montano dove i pastori, nel periodo primaverile-estivo, effettuano ancora oggi l’alpeggio, producendo la tipica provola delle Madonie e la ormai famosa ricotta di “basiliscu”. Ambedue i prodotti, oggi sono da annoverare tra i prodotti di nicchia, nonché, presidio slow food.
Vallone Nipitalva
Inizia quindi la discesa, su sentiero poco agevole, nel Vallone Nipitalva, con uno scorcio panoramico spettacolare: il Vallone, incassato tra i versanti di monte Cervi e Castellaro, mostra in lontananza monte Pollina con l’omonimo arroccato paese, con sullo sfondo il mare e le isole Eolie. Al km 6,7 Mandria Nipitalva, un classico “marcato” montano dove i pastori, nel periodo primaverile-estivo, effettuano ancora oggi l’alpeggio, producendo la tipica provola delle Madonie e la ormai famosa ricotta di “basiliscu”. Ambedue i prodotti, oggi sono da annoverare tra i prodotti di nicchia, nonché, presidio slow food. Il percorso all’interno del Vallone è su sentiero poco agevole, che si abbandona al km 7,6 in corrispondenza di una pietraia.
Belvedere NW NE
Al km 8,0 (mt 1332 slm) altro punto panoramico verso valle: a sinistra Isnello, Gibilmanna e Alicudi, a destra versante ovest Carbonara , Pollina ed isole Eolie. Sempre al km 8,0 riprende la strada sterrata che ci accompagnerà sino all’arrivo all’interno di fitto bosco di leccio (1200-1000 mt slm) e roverella (1000-800 mt slm).
Neviera
Neviere Sin dall’antichità le popolazioni che abitavano la maggior parte dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente si servivano di diversi sistemi per rinfrescare e mitigare i forti calori estivi utilizzando soprattutto neve e ghiaccio. Poiché gli inverni erano lunghi con abbondanti nevicate sui rilievi più alti, era normale che in ambienti montani le nevi si conservassero, con particolari adattamenti, anche nei mesi estivi. In considerazione della relativa distanza dei siti di raccolta e conservazione dalle coste, dove il prodotto si smerciava, e dell’esigenza di venderlo rapidamente, questa attività portò allo sviluppo del settore dei trasporti e del commercio. La neve era inizialmente accumulata in anfratti o grotte naturali; in seguito si scavarono apposite cavità o furono costruite strutture coperte, che in Italia si chiamarono neviere. All’interno di queste strutture, naturali o artificiali, la neve era compressa al massimo e lasciata poi stagionare, mentre per una conservazione più lunga era avvolta in materiali isolanti come paglia, erbe secche, felci, in qualche caso anche terriccio e sabbia. Nei mesi estivi si procedeva al trasporto con asini e muli, sempre di notte in modo che la neve arrivasse a destinazione nelle ore più calde, quando la richiesta era massima. Il trasporto era eseguito da mulattieri di mestiere, oppure, in alcuni paesi, da gruppi particolari come i gitani nella penisola iberica o i pastori nomadi nella penisola balcanica.
Neviera
Neviere Sin dall’antichità le popolazioni che abitavano la maggior parte dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente si servivano di diversi sistemi per rinfrescare e mitigare i forti calori estivi utilizzando soprattutto neve e ghiaccio. Poiché gli inverni erano lunghi con abbondanti nevicate sui rilievi più alti, era normale che in ambienti montani le nevi si conservassero, con particolari adattamenti, anche nei mesi estivi. In considerazione della relativa distanza dei siti di raccolta e conservazione dalle coste, dove il prodotto si smerciava, e dell’esigenza di venderlo rapidamente, questa attività portò allo sviluppo del settore dei trasporti e del commercio. La neve era inizialmente accumulata in anfratti o grotte naturali; in seguito si scavarono apposite cavità o furono costruite strutture coperte, che in Italia si chiamarono neviere. All’interno di queste strutture, naturali o artificiali, la neve era compressa al massimo e lasciata poi stagionare, mentre per una conservazione più lunga era avvolta in materiali isolanti come paglia, erbe secche, felci, in qualche caso anche terriccio e sabbia. Nei mesi estivi si procedeva al trasporto con asini e muli, sempre di notte in modo che la neve arrivasse a destinazione nelle ore più calde, quando la richiesta era massima. Il trasporto era eseguito da mulattieri di mestiere, oppure, in alcuni paesi, da gruppi particolari come i gitani nella penisola iberica o i pastori nomadi nella penisola balcanica.
Munciarrati
Munciarrati SP54 / N 37°54’36” - E 13°58’16”
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Salve, vorrei un info su questo percorso, precisamente mi interessa un punto acqua perché vorrei soggiornare al rifugio Giumenta, la fonte Nipitalva è un punto d'acqua potabile? Ci sono altri punti acqua lungo il percorso? Grazie
Per il fenomeno carsico, su monte Cervi lo scorrimento superficiale delle acque è quasi assente. L'unico punto acqua disponibile è fonte Nipitalva, potabile come tutte le fonti di montagna.
Grazie mille, mi sarà tanto utile questa fonte