Luni sul Mignone - Ferrovia abbandonata - Blera - Viterbo
near Puntoni, Lazio (Italia)
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Itinerary description
Luni sul Mignone è un insediamento preistorico e tardo-etrusco, in cui si protrasse un'attività di culto in epoca medievale, situato nel territorio comunale di Blera a circa 5 km dall'abitato antico di San Giovenale, e accessibile attraverso vie campestri a partire dalla strada che unisce Blera e Monte Romano. La struttura e la posizione delle alture tufacee di Luni e Fornicchio, tra il torrente Vesca ed il fiume Mignone a sud (la confluenza tra i due corsi d'acqua si trova proprio presso l'altura di Luni), ed il fosso Canino a nord, ne fanno luoghi naturalmente fortificati e di notevole suggestione.
Luni sul Mignone è un complesso abitativo dell'età del bronzo di rango primario che, nell'ambito della classe dei centri maggiori dell'area medio tirrenica, si può tuttavia considerare eccezionale solo perché sfuggito all'indifferenza e quindi alla dispersione del suo potenziale informativo grazie alla indimenticata corrusca stagione dell'archeologia regale svedese degli anni '50 e ‘60 del XX secolo.
La natura litologica e l'aspetto morfologico del supporto orografico hanno costituito la condizione di maggiore attrazione per le comunità protostoriche; si può sostenere che la formazione tabulare che l'erosione ha ritagliato dai vasti pianori originali - il Pian di Luni - rappresenta in modo esemplare le castelline dell'Etruria meridionale.
La località è occupata già nel Neolitico, per motivi in parte diversi da quelli che determinano l'occupazione dell'età del bronzo; infatti gli abitati neolitici del circondario si trovano per la maggior parte in pianura o su pendii e terrazzi; quelli su area difesa non si connotano come particolari per quantità e qualità dei ritrovamenti e in ogni caso non rivelano continuità per più fasi. A Luni, in particolare, le tracce di abitato neolitico riguardano solo un settore marginale dell'area difesa, il terrazzo dei Tre Erici.
Nell'età del bronzo l'occupazione attestata da frammenti dell'aspetto ceramico di Norchia è stata, sia pure problematicamente, ritenuta un precedente significativo dell'occupazione protostorica protrattasi per quasi un millennio, dall'inizio del Bronzo Medio fino al Bronzo Finale.
Come per San Giovenale, San Giuliano, Blera e numerosi altri insediamenti circostanti, il consolidamento e la crescita demografica si arrestano nell'età del bronzo finale, allorché il loro abbandono corrisponde alla nascita degli stati della prima età del ferro, i cui centri gravitazionali (Cerveteri e Tarquinia) distano qualche decina di chilometri da questo settore delle valli del Mignone e della Vesca.
L'area difesa di Luni, le cui dimensioni sono tra i sette e gli otto ettari (nell'accezione estensiva che comprende nel perimetro dell'insediamento anche la castellina minore del Fornicchio), è dotata di una buona posizione rispetto alle principali vie idrografiche, compreso il collegamento con il mare, e al controllo visivo del territorio circostante. La distanza tra Luni e San Giovenale, che corrisponde a 5 km, deve ritenersi esemplificativa di un modulo che viene a ripetersi costantemente tra i maggiori abitati dell'età del bronzo di questo territorio. La morfologia dei rilievi di Luni venne in parte deformata dal passaggio della ferrovia Capranica-Civitavecchia che ha tranciato l'istmo che collegava Luni a Monte Fortino, il quale, in passato ha a volte dato nome all'intera area. Il toponimo corretto e mai dimenticato nell'uso locale è Luni e più precisamente Pian di Luni quando ci si voglia riferire al pianoro che gli Svedesi hanno chiamato acropoli.
In contrapposizione alle ipotesi secondo cui si tratterebbe di un abitato a due poli o addirittura di due distinti abitati, Luni e Fornicchio, gli archeologi propendono per la ricostruzione di un insediamento unitario il cui perimetro, decorrente lungo un ciglio pressoché ininterrotto, racchiude il Pian di Luni e il Fornicchio con la sella e il terrazzo intermedi. Sul Pian di Luni fu tracciata dagli archeologi svedesi una trincea esplorativa nel senso della lunghezza; questa rivelò lo stato di abrasione del banco di tufo litoide e la perdita della maggior parte dei depositi e delle strutture che pure dovevano essere state numerosissime come dimostrano i moltissimi buchi da palo venuti in luce nell'occasione. In condizioni peggiori, a causa di antiche attività di cava, versava la sommità del Fornicchio, altresì cosparsa di "post holes".
In epoca etrusca non vi furono insediamenti di particolare rilievo fino a quando, nel sec. IV a.C. in occasione della guerra mossa da Roma per la conquista di Tarquinia, l'altura fu fortificata ed ospitò probabilmente un presidio militare.
Luni sul Mignone è un complesso abitativo dell'età del bronzo di rango primario che, nell'ambito della classe dei centri maggiori dell'area medio tirrenica, si può tuttavia considerare eccezionale solo perché sfuggito all'indifferenza e quindi alla dispersione del suo potenziale informativo grazie alla indimenticata corrusca stagione dell'archeologia regale svedese degli anni '50 e ‘60 del XX secolo.
La natura litologica e l'aspetto morfologico del supporto orografico hanno costituito la condizione di maggiore attrazione per le comunità protostoriche; si può sostenere che la formazione tabulare che l'erosione ha ritagliato dai vasti pianori originali - il Pian di Luni - rappresenta in modo esemplare le castelline dell'Etruria meridionale.
La località è occupata già nel Neolitico, per motivi in parte diversi da quelli che determinano l'occupazione dell'età del bronzo; infatti gli abitati neolitici del circondario si trovano per la maggior parte in pianura o su pendii e terrazzi; quelli su area difesa non si connotano come particolari per quantità e qualità dei ritrovamenti e in ogni caso non rivelano continuità per più fasi. A Luni, in particolare, le tracce di abitato neolitico riguardano solo un settore marginale dell'area difesa, il terrazzo dei Tre Erici.
Nell'età del bronzo l'occupazione attestata da frammenti dell'aspetto ceramico di Norchia è stata, sia pure problematicamente, ritenuta un precedente significativo dell'occupazione protostorica protrattasi per quasi un millennio, dall'inizio del Bronzo Medio fino al Bronzo Finale.
Come per San Giovenale, San Giuliano, Blera e numerosi altri insediamenti circostanti, il consolidamento e la crescita demografica si arrestano nell'età del bronzo finale, allorché il loro abbandono corrisponde alla nascita degli stati della prima età del ferro, i cui centri gravitazionali (Cerveteri e Tarquinia) distano qualche decina di chilometri da questo settore delle valli del Mignone e della Vesca.
L'area difesa di Luni, le cui dimensioni sono tra i sette e gli otto ettari (nell'accezione estensiva che comprende nel perimetro dell'insediamento anche la castellina minore del Fornicchio), è dotata di una buona posizione rispetto alle principali vie idrografiche, compreso il collegamento con il mare, e al controllo visivo del territorio circostante. La distanza tra Luni e San Giovenale, che corrisponde a 5 km, deve ritenersi esemplificativa di un modulo che viene a ripetersi costantemente tra i maggiori abitati dell'età del bronzo di questo territorio. La morfologia dei rilievi di Luni venne in parte deformata dal passaggio della ferrovia Capranica-Civitavecchia che ha tranciato l'istmo che collegava Luni a Monte Fortino, il quale, in passato ha a volte dato nome all'intera area. Il toponimo corretto e mai dimenticato nell'uso locale è Luni e più precisamente Pian di Luni quando ci si voglia riferire al pianoro che gli Svedesi hanno chiamato acropoli.
In contrapposizione alle ipotesi secondo cui si tratterebbe di un abitato a due poli o addirittura di due distinti abitati, Luni e Fornicchio, gli archeologi propendono per la ricostruzione di un insediamento unitario il cui perimetro, decorrente lungo un ciglio pressoché ininterrotto, racchiude il Pian di Luni e il Fornicchio con la sella e il terrazzo intermedi. Sul Pian di Luni fu tracciata dagli archeologi svedesi una trincea esplorativa nel senso della lunghezza; questa rivelò lo stato di abrasione del banco di tufo litoide e la perdita della maggior parte dei depositi e delle strutture che pure dovevano essere state numerosissime come dimostrano i moltissimi buchi da palo venuti in luce nell'occasione. In condizioni peggiori, a causa di antiche attività di cava, versava la sommità del Fornicchio, altresì cosparsa di "post holes".
In epoca etrusca non vi furono insediamenti di particolare rilievo fino a quando, nel sec. IV a.C. in occasione della guerra mossa da Roma per la conquista di Tarquinia, l'altura fu fortificata ed ospitò probabilmente un presidio militare.
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