Luco dei Marsi. Monte Bello - Monte Coppetello - Monte Romanella - Monte Alto - Monte Longagna - Grotta d'Orlando
near Luco dei Marsi, Abruzzo (Italia)
Viewed 102 times, downloaded 1 times
Trail photos
Itinerary description
La Piana del Fucino nutre in me un profondo fascino e per conoscerla meglio cerco di osservarla da più punti di vista tentando ogni volta di raccogliere informazioni storiche e naturalistiche lungo ogni percorso seguito.
In questa escursione lunga e impegnativa si andranno a toccare le vette sopra Luco dei Marsi e sul percorso in discesa l'affascinante struttura geologica del sentiero dei Cento Pozzi con la bellissima Grotta d'Orlando.
Si parte dallo spiazzo poco distante il Convento dei Frati Minori su via dei Cappuccini. La sterrata subito ripida sale sassosa attraverso il canale che scende dal Monte Bello. Inerpicandosi tortuosa tra il fitto della boscaglia lascia trapelare ogni tanto un frammento di quel paesaggio che sarà dominante una volta saliti in cresta.
Il giovane bosco di roverelle lascia il posto ai giovani faggi, la mancanza di esemplari secolari è la testimonianza dell'utilizzo della selva in anni anche più antichi, esempio ne sono i vecchi muretti a secco, gli spiazzi per le carbonaie e i sentieri pastorali e dei taglialegna utilizzati in questa escursione.
Si lascia la carrareccia per prendere un ripido sentierello che continua svoltando più volte facendosi a tratti impegnativo. Qualche segnavia appare in corrispondenza delle svolte più importanti mentre i bolli bianco rossi aiutano nelle svolte meno evidenti.
Dopo quasi 5km e poco più di 800 metri di dislivello si arriva alla sella del Monte Bello dove appare finalmente l'immenso panorama sull'Appennino e sulla Piana del Fucino. A Est il Viglio domina su tutto, poi lo sguardo spazia dagli Ernici ai Carseolani con la Val Roveto in basso cosparsa di paesini. In lontananza ma ben visibile spicca la cascata dello Zompo Lo Schioppo con la lunga scia bianca che si perde nel fitto del bosco.
Ad Ovest tra il Velino e il Sirente nitido svetta il Corno Grande, lontano a Nord tra la foschia ecco il Terminillo e, più a Sud la lunga catena della Majella non può mancare all'appello.
Inizia la cavalcata delle vette partendo dai 1566m del Monte Bello. Si scende e poi si risale per raggiungere il Monte Coppetello 1734m, si scende di nuovo e si risale più morbidamente sul Monte Romanella 1757m, infine si tocca la stazione nazionale radio posta sul Monte Alto 1787m. Si prende fiato e si osservano le montagne e la Piana di Avezzano da un altro punto di vista, si apprezza gettando lo sguardo indietro la lunga e brulla cresta percorsa ma l'obbiettivo finale è davanti a noi, la vetta del Monte Longagna con la sua grande croce.
Scendendo lungo la carrareccia che sale fin qui per permettere la manutenzione dell'impianto radio, s'incontra una palina divelta dal vento che indica a Sud/Est i Piani di Sant'Elia, noi proseguiremo lasciando la carrareccia e risalendo il crinale che tra stazzi e faggi conduce con non poco sforzo alla croce del Longagna.
La vetta 1769m riportata su OpenStreetMap è poco più avanti ma poco conta. Quel che vale la fatica è tutto intorno a noi, ora nitide appaiono anche le vette del PNALM!
La sosta durata abbastanza per riempire lo sguardo e lo stomaco con il pranzo termina al pensiero che ci troviamo a metà strada, infatti altri 10km ci separano dal punto di partenza.
Il sentiero dei Cento Pozzi è segnato da una palina divelta, il tracciolino visibile e bollato scende tortuoso e ripido tra faggi e tassi, ogni tanto dei piccoli cartelli sbiaditi indicano qualcosa che scopriremo solo in seguito. Le pendici del monte iniziano a divenire sempre più rocciose, e queste rocce assumono forme bizzarre ricordando molto spesso fratture di faglie. Tra queste muschiose rocce appare finalmente un pozzo, poi eccone altri nascosti tra la vegetazione e in corrispondenza di essi i famosi cartelli bianchi ma, uno riporta un segnale di pericolo con il divieto di non oltrepassare il limite indicato. Scoperto l'arcano si continua la discesa.
Non perfettamente indicato un sentierello bollato sulla sinistra conduce alla Grotta d'Orlando. Questa grotta, grande, fresca e stillante acqua si dice abbia ospitato i briganti nell'Ottocento i quali nascosero il loro tesoro al suo interno. Il toponimo invece deriva dalla corruzione dell'aggettivo "urlante", infatti le correnti d'aria infiltrandosi nei cunicoli a monte della grotta creerebbero un suono simile ad un urlo, infine venne chiamata d'Orlando per via di miti popolari legati ai cavalieri di Carlo Magno e tale nome è giunto fino a noi.
Tutta la catena montuosa è costituita da un accumulo di rocce carbonatiche stratificatesi durante il Cretaceo Superiore quando questa regione era costituita da un ambiente con acque basse e barriere coralline di tipo tropicale sub-tropicale. Questi depositi solidificatisi nel corso delle ere geologiche iniziarono a sgretolarsi sotto l'azione degli agenti atmosferici e delle glaciazioni creando uno strato carsico ricco di cunicoli e grotte sotterranee che conducono le acque in grandi falde profonde.
Lasciata la grotta si scende incontrando un tratto in breccia molto scivoloso. All'altezza del Santuario della Madonna di Candelecchia ecco finalmente una fonte d'acqua potabile che disseta e rinfresca il viso provato dalla calda giornata.
Siamo tornati alla civiltà. Una strada asfaltata conduce le auto in questa zona dove è possibile incontrare comitive concentrate a fare pic nic.
Dopo aver superato un vecchio rudere probabilmente abbandonato dopo il terremoto del 13 Gennaio 1915 che provocò più di 30.000 vittime in tutta la marsica, bisogna stare attenti ai cani!
Da un terreno privato escono facilmente due cani, uno di grossa taglia sembra tranquillo ma alla vista delle persone inizia a ringhiare e abbaiare arrivando molto vicino a mordere. Benché sia già stato denunciato il fatto anche da altri passanti e dai residenti della zona, questo problema non è stato ancora risolto. Noi abbiamo tenuto lontano il cane utilizzando i nostri bastoncini e grazie all'aiuto di alcuni residenti siamo riusciti a toglierci dai guai.
Questo evento ci ha fatto deviare dalla traccia, il sentiero infatti lascia la strada asfaltata per continuare più a monte sulla sinistra, siamo riusciti a riprenderlo all'altezza della via dei Castagni dopo un tratto in salita.
Ogni proprietà conta dei cani da guardia e tutto dipende dall'attenzione nel tenere chiusi cancelli e terreni da parte dei padroni quindi non bisogna abbassare la guardia fino a quando non ci si allontanata dal tratto urbanizzato.
Detto questo, poche centinaia di metri e l'escursione si conclude rincuorati da un perfetto terzo tempo.
In questa escursione lunga e impegnativa si andranno a toccare le vette sopra Luco dei Marsi e sul percorso in discesa l'affascinante struttura geologica del sentiero dei Cento Pozzi con la bellissima Grotta d'Orlando.
Si parte dallo spiazzo poco distante il Convento dei Frati Minori su via dei Cappuccini. La sterrata subito ripida sale sassosa attraverso il canale che scende dal Monte Bello. Inerpicandosi tortuosa tra il fitto della boscaglia lascia trapelare ogni tanto un frammento di quel paesaggio che sarà dominante una volta saliti in cresta.
Il giovane bosco di roverelle lascia il posto ai giovani faggi, la mancanza di esemplari secolari è la testimonianza dell'utilizzo della selva in anni anche più antichi, esempio ne sono i vecchi muretti a secco, gli spiazzi per le carbonaie e i sentieri pastorali e dei taglialegna utilizzati in questa escursione.
Si lascia la carrareccia per prendere un ripido sentierello che continua svoltando più volte facendosi a tratti impegnativo. Qualche segnavia appare in corrispondenza delle svolte più importanti mentre i bolli bianco rossi aiutano nelle svolte meno evidenti.
Dopo quasi 5km e poco più di 800 metri di dislivello si arriva alla sella del Monte Bello dove appare finalmente l'immenso panorama sull'Appennino e sulla Piana del Fucino. A Est il Viglio domina su tutto, poi lo sguardo spazia dagli Ernici ai Carseolani con la Val Roveto in basso cosparsa di paesini. In lontananza ma ben visibile spicca la cascata dello Zompo Lo Schioppo con la lunga scia bianca che si perde nel fitto del bosco.
Ad Ovest tra il Velino e il Sirente nitido svetta il Corno Grande, lontano a Nord tra la foschia ecco il Terminillo e, più a Sud la lunga catena della Majella non può mancare all'appello.
Inizia la cavalcata delle vette partendo dai 1566m del Monte Bello. Si scende e poi si risale per raggiungere il Monte Coppetello 1734m, si scende di nuovo e si risale più morbidamente sul Monte Romanella 1757m, infine si tocca la stazione nazionale radio posta sul Monte Alto 1787m. Si prende fiato e si osservano le montagne e la Piana di Avezzano da un altro punto di vista, si apprezza gettando lo sguardo indietro la lunga e brulla cresta percorsa ma l'obbiettivo finale è davanti a noi, la vetta del Monte Longagna con la sua grande croce.
Scendendo lungo la carrareccia che sale fin qui per permettere la manutenzione dell'impianto radio, s'incontra una palina divelta dal vento che indica a Sud/Est i Piani di Sant'Elia, noi proseguiremo lasciando la carrareccia e risalendo il crinale che tra stazzi e faggi conduce con non poco sforzo alla croce del Longagna.
La vetta 1769m riportata su OpenStreetMap è poco più avanti ma poco conta. Quel che vale la fatica è tutto intorno a noi, ora nitide appaiono anche le vette del PNALM!
La sosta durata abbastanza per riempire lo sguardo e lo stomaco con il pranzo termina al pensiero che ci troviamo a metà strada, infatti altri 10km ci separano dal punto di partenza.
Il sentiero dei Cento Pozzi è segnato da una palina divelta, il tracciolino visibile e bollato scende tortuoso e ripido tra faggi e tassi, ogni tanto dei piccoli cartelli sbiaditi indicano qualcosa che scopriremo solo in seguito. Le pendici del monte iniziano a divenire sempre più rocciose, e queste rocce assumono forme bizzarre ricordando molto spesso fratture di faglie. Tra queste muschiose rocce appare finalmente un pozzo, poi eccone altri nascosti tra la vegetazione e in corrispondenza di essi i famosi cartelli bianchi ma, uno riporta un segnale di pericolo con il divieto di non oltrepassare il limite indicato. Scoperto l'arcano si continua la discesa.
Non perfettamente indicato un sentierello bollato sulla sinistra conduce alla Grotta d'Orlando. Questa grotta, grande, fresca e stillante acqua si dice abbia ospitato i briganti nell'Ottocento i quali nascosero il loro tesoro al suo interno. Il toponimo invece deriva dalla corruzione dell'aggettivo "urlante", infatti le correnti d'aria infiltrandosi nei cunicoli a monte della grotta creerebbero un suono simile ad un urlo, infine venne chiamata d'Orlando per via di miti popolari legati ai cavalieri di Carlo Magno e tale nome è giunto fino a noi.
Tutta la catena montuosa è costituita da un accumulo di rocce carbonatiche stratificatesi durante il Cretaceo Superiore quando questa regione era costituita da un ambiente con acque basse e barriere coralline di tipo tropicale sub-tropicale. Questi depositi solidificatisi nel corso delle ere geologiche iniziarono a sgretolarsi sotto l'azione degli agenti atmosferici e delle glaciazioni creando uno strato carsico ricco di cunicoli e grotte sotterranee che conducono le acque in grandi falde profonde.
Lasciata la grotta si scende incontrando un tratto in breccia molto scivoloso. All'altezza del Santuario della Madonna di Candelecchia ecco finalmente una fonte d'acqua potabile che disseta e rinfresca il viso provato dalla calda giornata.
Siamo tornati alla civiltà. Una strada asfaltata conduce le auto in questa zona dove è possibile incontrare comitive concentrate a fare pic nic.
Dopo aver superato un vecchio rudere probabilmente abbandonato dopo il terremoto del 13 Gennaio 1915 che provocò più di 30.000 vittime in tutta la marsica, bisogna stare attenti ai cani!
Da un terreno privato escono facilmente due cani, uno di grossa taglia sembra tranquillo ma alla vista delle persone inizia a ringhiare e abbaiare arrivando molto vicino a mordere. Benché sia già stato denunciato il fatto anche da altri passanti e dai residenti della zona, questo problema non è stato ancora risolto. Noi abbiamo tenuto lontano il cane utilizzando i nostri bastoncini e grazie all'aiuto di alcuni residenti siamo riusciti a toglierci dai guai.
Questo evento ci ha fatto deviare dalla traccia, il sentiero infatti lascia la strada asfaltata per continuare più a monte sulla sinistra, siamo riusciti a riprenderlo all'altezza della via dei Castagni dopo un tratto in salita.
Ogni proprietà conta dei cani da guardia e tutto dipende dall'attenzione nel tenere chiusi cancelli e terreni da parte dei padroni quindi non bisogna abbassare la guardia fino a quando non ci si allontanata dal tratto urbanizzato.
Detto questo, poche centinaia di metri e l'escursione si conclude rincuorati da un perfetto terzo tempo.
Waypoints
You can add a comment or review this trail
Comments