l'abbazia e i mulini di Fundrò - fiume Furma
near Valguarnera Caropepe, Sicilia (Italia)
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Itinerary description
il sentiero per 3/5 è su asfalto, 1/5 su terra battuta, 1/5 non su sentiero. la parte più vicina al fiume è molto bella ma bisogna sciegliere il giusto periodo (dopo pioggià potrebbe essere fangoso, in questo periodo l'erba è alta.
"L'insediamento di Fundrò è risalente all'epoca normanna e fu distrutto alla fine del XV sec. dal Duca Martino il Vecchio. Gli abitanti superstiti furono condotti a Enna ove formarono i quartieri di Pisciotto e Fundrisi, insieme ai superstiti provenienti da Rossomanno.
L'antica chiesa parrocchiale di Fundrò si salvò e in breve tempo, per volontà del monaco benedettino Tommaso de Asmari, vicario della diocesi di Catania, vi fu ripristinato il culto.
Nel 1622 l'abbazia fu trasferita nella città di Piazza Armerina, ove occupò la piccola chiesa di San Rocco e il complesso edilizio adiacente in Piazza Maggiore (oggi Piazza Garibaldi) che furono ampiamente trasformati e ingranditi dai benedettini.
Nella chiesa di Fundrò è conservata una statua di Madonna proveniente dall'antica abbazia. I superstiti abitanti di Fundrò , hanno mantenuto nel tempo le loro tradizioni e le loro peculiarità, vivendo, quasi come un borgo separato, il quartiere Fundrisi, ai margini della città di Enna.
Due le chiese presenti nel quartiere, la più antica Chiesa dedicata alla Madonna di Montesalvo e la più recente chiesa di San Bartolomeo.
Oggi il quartiere Fundrisi risulta pienamente integrato alla città di Enna, ma proprio per la volontà di mantenere nel tempo identità e tradizioni, i suoi abitanti hanno costituito l' Associazione Fundrò, che oggi viene "gemellata" con la comunità religiosa gravitante intorno la Chiesa di San Rocco di Piazza Armerina.
Nel XVII secolo i monaci Benedettini residenti nell'Abbazia di Fundrò, contrada rurale situata a circa 10 chilometri dal paese, furono costretti, a causa di un incendio che distrusse sia la chiesa che il convento, a rifugiarsi a Piazza, dove costruirono il nuovo convento accanto alla chiesa di San Rocco, che venne loro assegnata.
Oggi il convento è sede del Municipio e vi si accede attraverso un arco scolpito, che porta in un delizioso cortile interno sapientemente restaurato.
Eusebio da Enna, abate della provincia sicula benedettina, nel XVI secolo fu più volte abbate di Fundrò
Capitolo generale 25 aprile 1499 inaugurato , fu eletto magister noviciorum Frate Manfridus
Nel ex monastero di Fundrò, che era dei Cassinesi, esisteva una pregevole raccolta di quadri, trai quali primeggiavano una Sacra Famiglia di Giulio Romano, alcuni fanciulli dipinti dallo Zampieri, una copia a bozzetto della Trasfigurazione di Raffaello.
All'uopo il Capibrevio, nella sua origine dei feudi, ci fa conoscere che al forte di Grassuliato un feudo di tal nome aggiungevasi, come anche altri due, così letti Codrò, e Gatta. Nell'uno, e nell'altro di questi feudi eranvi due Castella, e due borghi. Il primo cioè quel di Codrò, o Fundrò, come lo dice il Massa fu sotto la giurisdizione della famiglia Chiaramontana, Venne smantellato per comandamento di Re Martino nel 1392: inseguito del reato di fellonia di cui sopradetta famiglia colpevole addivenne. Unitamente Castello eravi un casale, per quanto ci lasciò scritto Chiarandà, dimostrandolo con talune scritture di pubici notaj dell'anno 1470.
II Castello della Gatta, conosciuto sotto il nome di Agata dagli antichi, faceva parte della Contea del Grassuliato lo troviamo ricordato presso il Massa, il Chiaranda, il Capibrevio. Egli esisteva insieme al Casale sotto il Re Pietro II: ma subì lo istesso destino di quel di Codrò, non per differente motivo "(da ilcampanileenna.it)
"L'insediamento di Fundrò è risalente all'epoca normanna e fu distrutto alla fine del XV sec. dal Duca Martino il Vecchio. Gli abitanti superstiti furono condotti a Enna ove formarono i quartieri di Pisciotto e Fundrisi, insieme ai superstiti provenienti da Rossomanno.
L'antica chiesa parrocchiale di Fundrò si salvò e in breve tempo, per volontà del monaco benedettino Tommaso de Asmari, vicario della diocesi di Catania, vi fu ripristinato il culto.
Nel 1622 l'abbazia fu trasferita nella città di Piazza Armerina, ove occupò la piccola chiesa di San Rocco e il complesso edilizio adiacente in Piazza Maggiore (oggi Piazza Garibaldi) che furono ampiamente trasformati e ingranditi dai benedettini.
Nella chiesa di Fundrò è conservata una statua di Madonna proveniente dall'antica abbazia. I superstiti abitanti di Fundrò , hanno mantenuto nel tempo le loro tradizioni e le loro peculiarità, vivendo, quasi come un borgo separato, il quartiere Fundrisi, ai margini della città di Enna.
Due le chiese presenti nel quartiere, la più antica Chiesa dedicata alla Madonna di Montesalvo e la più recente chiesa di San Bartolomeo.
Oggi il quartiere Fundrisi risulta pienamente integrato alla città di Enna, ma proprio per la volontà di mantenere nel tempo identità e tradizioni, i suoi abitanti hanno costituito l' Associazione Fundrò, che oggi viene "gemellata" con la comunità religiosa gravitante intorno la Chiesa di San Rocco di Piazza Armerina.
Nel XVII secolo i monaci Benedettini residenti nell'Abbazia di Fundrò, contrada rurale situata a circa 10 chilometri dal paese, furono costretti, a causa di un incendio che distrusse sia la chiesa che il convento, a rifugiarsi a Piazza, dove costruirono il nuovo convento accanto alla chiesa di San Rocco, che venne loro assegnata.
Oggi il convento è sede del Municipio e vi si accede attraverso un arco scolpito, che porta in un delizioso cortile interno sapientemente restaurato.
Eusebio da Enna, abate della provincia sicula benedettina, nel XVI secolo fu più volte abbate di Fundrò
Capitolo generale 25 aprile 1499 inaugurato , fu eletto magister noviciorum Frate Manfridus
Nel ex monastero di Fundrò, che era dei Cassinesi, esisteva una pregevole raccolta di quadri, trai quali primeggiavano una Sacra Famiglia di Giulio Romano, alcuni fanciulli dipinti dallo Zampieri, una copia a bozzetto della Trasfigurazione di Raffaello.
All'uopo il Capibrevio, nella sua origine dei feudi, ci fa conoscere che al forte di Grassuliato un feudo di tal nome aggiungevasi, come anche altri due, così letti Codrò, e Gatta. Nell'uno, e nell'altro di questi feudi eranvi due Castella, e due borghi. Il primo cioè quel di Codrò, o Fundrò, come lo dice il Massa fu sotto la giurisdizione della famiglia Chiaramontana, Venne smantellato per comandamento di Re Martino nel 1392: inseguito del reato di fellonia di cui sopradetta famiglia colpevole addivenne. Unitamente Castello eravi un casale, per quanto ci lasciò scritto Chiarandà, dimostrandolo con talune scritture di pubici notaj dell'anno 1470.
II Castello della Gatta, conosciuto sotto il nome di Agata dagli antichi, faceva parte della Contea del Grassuliato lo troviamo ricordato presso il Massa, il Chiaranda, il Capibrevio. Egli esisteva insieme al Casale sotto il Re Pietro II: ma subì lo istesso destino di quel di Codrò, non per differente motivo "(da ilcampanileenna.it)
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