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H-1Tappa VDD,Bologna-Badolo

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Trail stats

Distance
14.9 mi
Elevation gain
2,444 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
1,214 ft
Max elevation
1,414 ft
TrailRank 
61
Min elevation
1,414 ft
Trail type
One Way
Time
3 hours 20 minutes
Coordinates
602
Uploaded
June 10, 2020
Recorded
September 2018
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near Bolognina, Emilia-Romagna (Italia)

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Itinerary description

il cammino che collega Piazza Maggiore a Bologna con Piazza della Signoria a Firenze. 130 chilometri fra la natura dell'Appennino Tosco-Emiliano e la sua storia lungo il corso del tempo e i secoli. La Via degli Dei-prima tappa:
Dalla stazione FS di Bologna si imbocca Via Indipendenza e si arriva in Piazza Maggiore, vero punto d’inizio (o di arrivo) della Via degli Dei. Si prosegue poi verso via Saragozza, attraversando l’arco del Meloncello per percorrere il portico più lungo del mondo: quello che porta al Santuario della beata Vergine di San Luca.

Una volta saliti a San Luca e dopo aver chiesto “una grazia” come i veri bolognesi, si deve ridiscendere verso il Comune di Casalecchio di Reno, proseguendo per 200 m sulla strada asfaltata e prendendo sulla destra la Via de’ Brègoli (CAI 112A) che conduce al Parco Talon attraverso un bel bosco alberato. Proprio all’inizio del percorso, finita la strada sterrata, incontrate un bivio: entrambe le direzioni vanno bene ma il sentiero di destra è più breve e più ripido (meglio evitarlo in caso di pioggia). Arrivati al parco si prosegue costeggiando la riva destra del fiume Reno, la sinistra se venite da Bologna, la destra perché si considera la direzione dell’acqua, dove incontrerete i primi cartelli della Via degli Dei e del sentiero CAI 112. Proseguendo in direzione Sasso Marconi si raggiunge l’Oasi Naturalistica di San Gherardo. L’Oasi nasce dal recupero di una cava nei pressi di Palazzo de’ Rossi e oggi è un luogo di tutela e di conservazione della flora e della fauna locale. Offre la possibilità di praticare birdwatching, trekking e nordic walking e di approfondire la conoscenza degli aspetti geologici e morfologici del territorio. L’Oasi dispone anche di una “Casa della Natura”: un centro di documentazione e divulgazione scientifica attrezzato con spazi didattici e servizi di accoglienza a scolaresche e gruppi in cui approfondire lo studio delle specie autoctone e degli ambienti naturali delle zone umide. Superate l’Oasi Naturalistica di San Gherardo e arrivate alla strada asfaltata. Continuate sempre dritto fino ad arrivare al bivio Sasso/Pontecchio e prendete verso Sasso. Risalite per Via Vizzano e arrivando alle “Ganzole” (CAI VD) si può raggiungere Sasso Marconi. Partendo dalla Stazione F.S. di Sasso Marconi si risale il sentiero CAI 122 che porta al parco dei Prati di Mugnano. Arrivati al ristorante Prati di Mugnano ci si dirige all’interno del Parco, si supera il parcheggio e si arriva alla “Piazza” dove si prosegue seguendo il sentiero CAI 110 VD (attenzione perché ci sono diversi bivi, il primo con la “Bologna- Firenze” ed il secondo con Monte Mario). Si prosegue fino ad arrivare al quadrivio de La Commenda. Qui ci sono due alternative:

a) Sentiero 122 VD: si prende il sentiero sulla sinistra e si prosegue lungo il sentiero. Si arriva in via delle Orchidee e si svolta a destra sulla Provinciale di Badolo fino ad arrivare al Giardino Botanico Nova Arbora. Si prosegue lungo la strada asfaltata fino ad imboccare il sentiero sulla sinistra che sale fino a Monte del Frate.

b) Sentiero 110 VD: si prende il sentiero a destra e prosegue in direzione Rio Raibano-Brento (CAI 110), scendendo per una discesa abbastanza ripida. Arrivati alla statale, si raggiunge il bivio che sale a Battedizzo e poi per Badolo su strada asfaltata. Nei pressi del fosso Raibano si può prendere il sentiero del CAI 110 per raggiungere Badolo evitando l'asfalto. Appena passata la chiesa di Badolo, dopo una cabina dell'Enel riparte il sentiero CAI 110 VD (in direzione Monte Adone/Brento). I due sentieri si ricongiungono nei pressi di Monte del Frate.

Waypoints

Photo ofh Arco del Meloncello

h Arco del Meloncello

 I 666 archi del portico di San Luca Il portico di San Luca fu costruito a partire dal 1674 ed è lungo quasi 3.800 metri. Secondo alcuni  i suoi archi simboleggiano il «serpente», ossia il Demonio (666 è il numero che lo rappresenta) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna del Santuario di San Luca. Il Cammino di San Luca è uno dei pellegrinaggi più famosi di Italia e non viene utilizzato solo per fini religiosi, ma vissuto come spazio cittadino. In questa salita, che dalla pianura conduce per i colli bolognesi, in quel Monte della Guardia, si nascondono storie, aneddoti e miracoli che arricchiscono la storia di il luogo. Il tutto sotto il portico più lungo al mondo. Fra le strade più importanti di Bologna Via Saragozza è quella con l’identità più forte. Forse perché nasce in un raggio di 500 metri alle spalle di Piazza Maggiore, o forse perché racchiude sotto i suoi portici la vera identità bolognese. Una città nella città che collega il centro alla prima periferia, arrivando oltre la porta d’accesso cittadina che conserva il suo nome, fino all’Arco Bonaccorsi ossia l’inizio del cammino mariano verso il Santuario della Madonna di San Luca. Cambiano le arcate, che divengono a tutto sesto con un’alternanza di un giallo tenue e un arancio tendente al color salmone. A tratti il colore ha subito la patina del tempo e quelle macchie non fanno altro che aumentare il fascino del luogo, a donargli autenticità e unicità. In questo primo tratto pianeggiante, lungo 1.5 km, si attraversano le prime 316 arcate fino ad arrivare al Meloncello, una delle architetture più famose di Bologna. Innanzitutto è un monumento che già di per se meriterebbe di essere raccontato, essendo caratterizzato da una sovrapposizione di un arco, per il passaggio alle automobili, e di un portico fra i più alti della città. Il Meloncello è un crocevia cittadino, non solo per quelli che vanno verso il santuario, ma anche per chi si reca al vicino Stadio Dall’Ara. Di certo segna la fine del centro di Bologna. Dal Meloncello parte la seconda parte del cammino mariano, tutta in salita per circa 2.2 km. Aumentano il numero delle arcate, 350, e ogni venti si incontrano una delle 15 cappelle che sono distribuite lungo il portico. Sotto le arcate è un’alternanza di targhe che ricordano i committenti, lapidi, epigrafi, ex voto. Contando il numero delle arcate totali, dall’Arco Bonaccorsi fino all’accesso al Santuario, ci si accorge che il numero finale è utilizzato nell’iconografia diabolica: 666. Un caso? Probabilmente sì, anche se una delle ipotesi più accreditate vuole che il porticato abbia la forma di un serpente, simbolo del diavolo, che viene schiacciato dalla maestosità del Santuario, simbolo della Madonna. Insomma, un complesso affascinante ancor prima che per la sua forma, per il suo sillogismo. Il progetto venne curato dall’architetto Gian Giacomo Monti e completato da Francesco Monti Bendini. Sostituirono quella che era una semplice strada ciottolata, in cui i pellegrini erano a diretto contatto con gli agenti atmosferici. Per il progetto fu necessaria una lunga raccolta di fondi e solo dopo 50 anni si poté terminare il tutto, con l’Arco del Meloncello a mettere fine ai lavori. Fu necessario un forte consolidamento verso la fine del settecento e nuovi restauri fra il XIX e il XX secolo, che cancellarono affreschi e dipinti. Oggi il portico che conduce fino al Santuario è utilizzato non solo dai pellegrini, ma anche da persone comuni che lo vivono per ragioni differenti: come passeggiata per godere appieno della vista panoramica sul bolognese, per fare allenamento e non è difficile vedere persone fare jogging, per servizi fotografici con le prospettive che si prestano al meglio. E la strada che costeggia il porticato, e che permette alle macchine di arrivare fino al parcheggio sovrastante o alle tante ville costruite, ha ospitato appuntamenti sportivi come il giro d’Italia, o raduni di automobili e moto. Insomma, un luogo vissuto più che per la spiritualità per il suo essere cittadino e al contempo evasivo dalla città. Dopo un ultimo tratto più ripido, il portico arriva al Santuario della Madonna di San Luca.

PictographWaypoint Altitude 1,375 ft
Photo ofh B & B Nova Arbora

h B & B Nova Arbora

La mandragola del Giardino “Nova Arbora” La mandragola cresce oggi presso l’”orto dei veleni”, una delle peculiarità del Giardino Botanico “Nova Arbora”, un'oasi incantevole in cui tra piante, frutti e fioriture ci si può concedere una meritata pausa ristoratrice. Se si decide di visitare il Giardino “Nova Arbora”, vale la pena seguire la deviazione prima dei Prati di Mugnano per dare un’occhiata anche alla centenaria “vite del Fantini”.  Info: www.novarbora.com/giardino-botanico

PictographProvisioning Altitude 1,284 ft
Photo ofh Badolo-Antica Hostaria

h Badolo-Antica Hostaria

telefono 051 847506 Si può gustare una cucina tradizionale e curata dallo Chef Andrea, che assieme ad Alex, Oste e Sommelier esaltano i sapori del nostro Appennino proponendo i prodotti tipici stagionali come i Funghi ed i Tartufi, abbinandoli a vini selezionati prevalentemente del territorio, per offrirvi un’ esperienza culinaria indimenticabile. Tutta la pasta, il pane e i dolci,fatti in casa come una volta, rappresentano un altro punto di forza, l’ambiente familiare e l’atmosfera che si respira rendono questo posto veramente unico nel suo genere.

PictographBus stop Altitude 164 ft
Photo ofh Bologna Stazione centrale

h Bologna Stazione centrale

Si può evitare l'attraversamento a piedi della città utilizzando i mezzi di linea fino al Santuario di San Luca. in caso contrario: Un primo sguardo alla città non può che aversi dalla bella Piazza Maggiore dove palazzi medievali, testimoni della vivace vita pubblica e di un'intensa attività economica, si coniugano perfettamente con la modernità, conservando il loro fascino antico. Ne è l'esempio Palazzo D'Accursio, sede del Comune, all’interno del quale troviamo la moderna Biblioteca multimediale Salaborsa in stile liberty e gli scavi archeologici romani visibili da un moderno pavimento in vetro. Tra i simboli di Bologna si annoverano la Fontana del Nettuno del Giambologna e le torri medievali. Fra tutte, s’innalzano maestose le Due Torri, quella degli Asinelli (98 metri) e la sua “gemella” Garisenda (48 metri, citata nell'Inferno di Dante). L’Alma Mater Studiorum è la più antica Università d’occidente. La sua prima prestigiosa sede, l’Archiginnasio, si fregia di pareti dipinte con stemmi degli studenti e del Teatro Anatomico dove anticamente si svolgevano le lezioni di anatomia con tanto di dissezioni. Lungo le antiche vie e gli infiniti portici, una meraviglia del tutto inattesa sono poi i canali risalenti al XII secolo e visitabili anche nei percorsi sotterranei.

PictographBus stop Altitude 253 ft

h Bus Villa Spada

Bivio per San Luca Bus Linea 58/20

PictographBus stop Altitude 164 ft

h Bus-Via Irnerio Linea 20

x Villa Spada(Bivio San Luca)

PictographWaypoint Altitude 253 ft
Photo ofh Chiesa di San Martino

h Chiesa di San Martino

Fondata nel Seicento dai Frati Martiniani, la chiesa parrocchiale di San Martino, a chi viene da Bologna, appare improvvisamente dopo la curva di Villa Ghillini. Fino a non molti anni addietro la chiesa dominava tutta Casalecchio di Reno, dal suo terrazzo naturale appoggiato alla collina e ai boschi del Monte Castello. Ora l’altezza degli edifici tende un po’ a coprirla, ma questa, che è la chiesa-madre di tutte le parrocchie del centro, riesce sempre a trovare una finestra fra le case ove guardare il suo paese e farsi ammirare. Il complesso originario, che ruotava intorno a Chiesa e Monastero, visse alterne vicissitudini nei secoli: distrutto e subito dopo ricostruito prima dell'anno Mille, vide poi il decadimento del monastero e la permanenza della chiesa che iniziò ad essere gestita dal canonici di Santa Maria di Reno. Di linee semplici, classiche e moderne insieme, nelle sue forme attuali  S. Martino è abbastanza recente: fu  l'architetto bolognese Edoardo Collamarini, nel 1926, a riprogettare  l'antico edificio sacro che fu poi consacrato ed aperto nel 1937 dall'arcivescovo di Bologna Gianbattista Nasalli Rocca di Corneliano. All'interno la chiesa conserva opere di valore come la grande pala opera del bolognese Emilio Taruffi, una tela raffigurante la Beata Vergine con S. Lucia e S. Agata di Dioniso Calvart, affreschi del Lambertini e raffigurazioni dei quattro Evangelisti ad opera di Dal Re e molte altre.

PictographWaypoint Altitude 1,345 ft

h Dx per Nova Arborea Badolo

PictographWaypoint Altitude 1,368 ft

h Falesia la Rocca di Badolo

La Rocca di Badolo è una piccola altura del basso Appennino bolognese che si trova appunto presso la frazione Badolo del comune di Sasso Marconi; è compresa tra le valli del rio Molinello a nord e del fiume Setta a sud, poco prima che questo si getti nel fiume Reno. La Rocca di Badolo raggiunge l'altezza di 476,2 metri sul livello del mare, una quota nella media per un rilievo posto nella sua latitudine. La sua vetta è raggiungibile attraverso la strada provinciale n.58 Di Bàdolo, che conduce anche al santuario posto sulle pendici meridionali dell'altura, la Madonna della Rocca di Bàdolo (435,2 metri di quota). Le pareti verticali di arenaria del Contrafforte Pliocenico che caratterizzano la suddetta altura sono da sempre il luogo di allenamento degli arrampicatori bolognesi. A Badolo, come in altre palestre della zona, la roccia che per sua natura non presenta particolari irregolarità non permetteva quindi un'arrampicata libera (naturale), per questo motivo gli scalatori di Bologna hanno iniziato a scavarla ed attrezzarla in modo da consentire in seguito quella che ad oggi è considerata la palestra per eccellenza di Bologna. Ad oggi ci sono più di 180 vie di arrampicata con gradi di difficoltà compresi tra il 3b e l'8a+ ed una non banale ferrata allestita dal CAI.

PictographWaypoint Altitude 226 ft
Photo ofh La chiusa di Casalecchio

h La chiusa di Casalecchio

L’opera idraulica in muratura  più antica d’Europa tutt’ora in funzione La chiusa di Casalecchio da ottocento anni "governa l'afflusso delle acque del fiume Reno alla Città di Bologna" attraverso un sistema di paraporti e di canali. Per secoli è stato il “motore” dell’industria bolognese ed in particolare dei famosi mulini da seta alla bolognese che consentirono a Bologna di diventare una delle capitali della seta europee. I tessuti di seta finemente lavorati prodotti in città erano infatti ricercati in tutte le corti europee. La Chiusa di Casalecchio è posta quasi alla metà del corso del Reno, cioè ad 83 chilometri dalla sorgente (che è sul Monte delle Piastre, in località Pruneta, a 900 mt slm.) e a 128 chilometri da Torre di Primaro, dove il fiume sfocia in Adriatico, dopo aver attraversato le pianure di Bologna, Ferrara e Ravenna. Ancora oggi l’imponente sbarramento del Reno e le poderose muraglie che sostengono il canale suscitano ammirazione in chi guarda, ma ancora maggiore è la meraviglia se consideriamo che quella di Casalecchio è la più antica opera idraulica d'Europa ancora in funzione e utilizzata in maniera continua ed ininterrotta. La Chiusa e il Canale di Reno, attraverso i secoli (e specialmente negli ultimi cinquanta anni) hanno saputo rinnovare ed adeguare le loro funzioni alle mutate esigenze dell’economia e dell’ambiente. Il Canale inizia a Casalecchio, dove la maestosa Chiusa (lunga metri 160,45, larga mediamente 35,45, con uno sdrucciolo di metri 34,55 ed un dislivello di metri 8,25) sbarra il fiume. Attraverso un incile, chiamato “Il Boccaccio”, posto sulla sponda destra, l’acqua viene derivata nel Canale. Simbolo dell'energia motrice che ha permesso alla città di Bologna e alla sua pianura di crescere rigogliosa, ha assunto anche un valore simbolico di altrettanta forza ed importanza: alla fine del 2010 la Chiusa di Casalecchio di Reno è stata inserita nella lista del programma UNESCO 2000-2010 dei Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace a favore dei Giovani.

PictographWaypoint Altitude 0 ft

h La Commenda

Deviazione per sentiero chiuso causa frana

Photo ofh Oasi San Gherardo

h Oasi San Gherardo

Il falco pellegrino che nidifica all’Oasi San Gherardo Nata in seguito al recupero di una cava ai piedi dell’anfiteatro calanchivo di San Gherardo, in questa oasi naturalistica si possono ancora osservare gli uccelli delle zone umide e il falco pellegrino che nidifica sulla parete arenacea del Balzo dei Rossi. Il falco pellegrino in picchiata è uno degli animali più veloci al mondo raggiungendo i 300 km orari.  I fiori di Alchechengi all’entrata dell’acquedotto romano All’interno dell’Oasi di San Gherardo si trova uno degli ingressi dell’acquedotto romano costruito nel I secolo a.C. durante l’impero di Augusto. Ancora oggi perfettamente funzionante (seppur rimasto inattivo per quindici secoli) porta l’acqua del fiume Setta alle case dei bolognesi per circa un quinto del loro fabbisogno. All’interno dell’Oasi in primavera si può osservare l’Alchechengi un bellissimo fiore con calici simili a lanterne di un vivace colore arancione.

PictographWaypoint Altitude 213 ft

h Passarella sul Reno

per Casalecchio

Photo ofh Piazza Maggiore e Basilica San Petronio

h Piazza Maggiore e Basilica San Petronio

Il cuore di Bologna  Piazza Maggiore, crocevia di generazioni e provenienze, è circondata dai simboli di Bologna.  Il Nettuno, la Basilica di San Petronio, il  Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo e Palazzo d’Accursio fanno da sfondo al punto di partenza della Via degli Dei. La Piazza venne creata nel Medio Evo demolendo le case esistenti affinché potesse contenere l’intera cittadinanza bolognese.

Photo ofh Ponte di Vizzano

h Ponte di Vizzano

I “passatori” del Ponte di Vizzano Per attraversare il fiume Reno esistevano i “passatori”, barcaioli che trasportavano persone e merci sfruttando i punti più agevoli del fiume. Una tradizione millenaria rimasta immutata sino al 1930, quando una maestra fece una petizione per la costruzione del ponte in modo tale che i suoi alunni potessero attraversare il fiume per raggiungere la scuola in qualunque condizione climatica. Trattoria Vizzano Via Vizzano 17 Sasso Marconi, Emilia Romagna, 40037, Italia +(39)-(051)-847054

Photo ofh Prati di Mugnano

h Prati di Mugnano

Un pic nic ai Prati di Mugnano Luogo della classica gita fuori porta per i bolognesi, il Parco Agricolo Naturale dei Prati di Mugnano offre la cornice ideale per una sosta panoramica da abbinare al cibo: sentieri che si perdono all’interno dei boschi, prati fioriti, aree attrezzate, una trattoria… cosa chiedere di più?

PictographWaypoint Altitude 240 ft
Photo ofh Rio Conco monumento

h Rio Conco monumento

Monumento della rappresaglia Tedesca su civili

PictographReligious site Altitude 915 ft
Photo ofh Santuario della Madonna di San Luca

h Santuario della Madonna di San Luca

La Madonna di San Luca Nel 1433 il territorio bolognese fu colpito da continue piogge che stavano distruggendo i raccolti, preannunciando un anno di dura carestia. Gli Anziani di Bologna decisero quindi di portare in città l’immagine della Madonna custodita presso il Santuario e che la leggenda vuole sia stata dipinta dall’apostolo Luca; le piogge cessarono. Ancora oggi, nei giorni di maggio che precedono l’Ascensione, la Madonna di San Luca viene portata per una settimana nella cattedrale di San Pietro anche se, ironia della sorte, i bolognesi sanno che in quei giorni regolarmente pioverà! Questo complesso è il risultato di secoli di modifiche all’apparato e l’attuale conformazione la si deve a un massiccio intervento di metà ‘700. Ma andiamo con ordine. Tutto comincia con una leggenda che riguarda l’arrivo dell’icona raffigurante una Madonna col Bambino. Secondo la cronaca di un giureconsulto bolognese, il dipinto era stato fatto da Luca evangelista, affinché fosse portato sul Monte della Guardia. A farlo arrivare in Italia ci pensò un eremita greco che fu accolto a Bologna con una processione fino al monte. Fu così costruito il primo santuario bolognese. Nel XV secolo, a seguito della decadenza della città e dell’instabilità politica, il santuario tornò a rivivere grazie al “miracolo della pioggia”, che avvenne il 5 luglio 1433. Secondo la leggenda le forti piogge primaverili, che stavano danneggiando il raccolto, cessarono quando l’icona della Madonna fu portata in città. Questa leggenda portò un nuovo flusso di pellegrini e accrebbe l’importanza del sito. Il complesso fu ampliato fra il 1603 e il 1623 per poi essere terminato, con un nuovo progetto, a partire dall’inizio del XVIII secolo. In quel momento furono progettati anche i portici e il Meloncello. L’edificio che oggi possiamo visitare è il risultato di un intervento del 1723 che mette in contrasto la nuova cappella maggiore col resto della costruzione. Lo stile dominante è il barocco con forme e volumi curvilinei, alternati da sporgenze e rientranze. C’è un grande tiburio ellittico sormontato da una cupola con lanterna. All’interno la pianta è a croce greca e consta di un presbiterio rialzato che ha nella sua sommità l’icona con la Madonna col Bambino.

Photo ofh Sentiero dei Bregoli

h Sentiero dei Bregoli

Il Sentiero dei Bregoli collega storicamente Casalecchio di Reno al Santuario della Beata Vergine di San Luca di Bologna e rappresenta il più rapido collegamento tra le principali vie di crinale "Flaminia militare", Via Claudia e Via Petrosa evitando di passare dal centro di Bologna tra Modena e Firenze Fiesole.   L'origine del nome è controversa e fa capo a due diverse "visioni del mondo": per i casalecchiesi il sentiero prende il nome di "Bregoli" in virtù dell'antica usanza diffusa fino alla prima metà del Novecento delle genti più povere di percorrerlo alla ricerca di bregoli (bràgguel in dialetto bolognese), ossia fascine, sterpi o stiappe di legna, identificandolo quindi come una fonte gratuita di legna per il fuoco (Lilla Lipparini - Casalecchio di Reno, 1953); all'orecchio dei bolognesi suona, invece, come sentiero dei "Brigoli" dalla radice mediterannea "bric" che identifica un luogo impervio e ghiaioso (Alberto Menarini - "Modi e detti bolognesi, 1974). Il nome "Bregoli" viene ufficializzato dalla cartografia nel 1780, così come documentato nelle mappe del Catasto Pontificio. L'antica mulattiera ha, già nel Medioevo, una vocazione spirituale per i tanti pellegrini che dalla Valle del Reno salgono al Santuario della Beata Vergine di San Luca. Ma l'aspetto risulta ancora distante da quello attuale. E' negli anni immediatamente successivi all'Unità d'Italia che, sotto il generale Manfredo Fanti, il sentiero dei Bregoli è oggetto di importanti modifiche strutturali rese necessarie dalla minaccia di aggressioni dell'Austria all'integrità territoriale del Nuovo Regno: i Bregoli vengono così allargati e resi carrabili onde consentire il trasporto di munizioni e cannoni.    Cessato il ruolo militare, nel 1926 l'allora Parroco della Chiesa di San Martino Filippo Ercolani fece istituire lungo il sentiero una Via Crucis, fissando così stabilmente delle stazioni di sosta dedicati alla recita delle preghiere.   Classificato come sentiero C.A.I. 112/A, è un percorso moderatamente impegnativo di circa 1,7 chilometri che, partendo dalla Chiesa di San Martino e inerpicandosi fra i boschi lungo i fianchi di Monte Castello, alterna pendenze moderate a un tratto a strapiombo sulla stretta Valletta del Rio della Pizzacra conosciuto come "Balzo della Pizzacherra" (Sbèlz d'la Pizacra in dialetto bolognese) ove, sino agli anni '30, i cacciatori casalecchiesi erano soliti appostarsi all'imbrunire per attendere il passaggio delle beccacce.   Numerose specie animali e vegetali popolano l'area circostante il sentiero: tra pioppi, ontani e salici potrebbero infatti nascondersi picchi, tassi, istrici, scoiattoli e persino volpi e cinghiali. La passeggiata offre panorami suggestivi su Casalecchio, le colline soprastanti e la pianura, per poi consentire, nelle limpide giornate invernali, di allungare lo sguardo sino alle creste innevate delle Prealpi, dal Monte Baldo ai Colli Berici.

PictographProvisioning Altitude 334 ft

h Trattoria Vizzano

Trattoria Vizzano Via Vizzano 17 Sasso Marconi, Emilia Romagna, 40037, Italia +(39)-(051)-847054

Photo ofh Via Saragozza

h Via Saragozza

Il nome di questa via è antichissimo, documentato già nel 1118 (Fanti, II, 705) in un actum in Saragoza di manumissione (ovvero liberazione) di un servo. Altri documenti (Fanti, Ibidem) documentano questo toponimo nel XII secolo. Gli estimi del 1296/97 ricordano la contrata o burgus Saragocie. Lo Zanti comprese in Saragozza anche l’attuale via del Collegio di Spagna, a cui si rimanda, affermando che la nostra via arrivava alla Croce di Santi. Il Salaroli (pag. 26) esplicitamente comprese sotto questo odonimo l’attuale via del Collegio di Spagna, ed il tratto di via Urbana dal Collegio di Spagna fino a via Tagliapietre. Il Banchieri sembrò fare arrivare  la Strà Mestra d’Saragozza al Collegio di Spagna, quindi comprendendo il solo tratto di via del Collegio di Spagna fino alla confluenza con l’attuale via Belfiore. Evidentemente sull’estremo di via Saragozza più lontano dalla porta ci fu confusione perché anche l’attento Salaroli (pag. 63) ripetette la descrizione fatta dall’Alidosi comprendendo non solo l’attuale via del Collegio di Spagna, ma anche il tratto di via Urbana dal Collegio di Spagna fino a via Tagliapietre, per poi contraddirsi a pag. 66 descrivendo la Strada o Via Urbana dal Collegio di Spagna a S.Mamolo (via d’Azeglio). Il Taruffi (coevo del Salaroli) addirittura comprese l’intera via Urbana in via Saragozza, specificando però che questo tratto era detto via Urbana. Dall’apposizione delle lapidette (1801) fu ufficializzata l’attuale estensione di via Saragozza entro porta. E’ appena il caso di ricordare che nel 1762 (Tontina Mista) si cominciò ad usare la denominazione Strada, che Strada Saragozza fu l’odonimo ufficializzato nel 1801 e che ancora così la nostra via veniva chiamata nel 1868 (Gozzadini). La riforma toponomastica del 1873-78 cambiò il nome in via Saragozza, quale è ancora oggi.   Per quanto riguarda l’origine di questo odonimo, va subito detto che non è vero quanto dissero alcuni autori antichi (Zanti, Banchieri e Salaroli) ovvero che il vicino Collegio di Spagna ne fu in qualche maniera la causa (in particolare, Banchieri e Salaroli affermarono che il fondatore del Collegio di Spagna, il cardinale Egidio di Albornoz era originario di Saragozza, città della Spagna, il che è comunque falso, essendo egli di Cuenca, non lontano da Madrid). Il Collegio di Spagna fu fondato e costruito negli anni 1365/67, mentre il toponimo Saragozza era già in uso da più di due secoli ed indubitabilmente si riferisce a questa zona di Bologna (Fanti, Ibidem). Sappiamo che la Saragozza spagnola derivò il suo nome dalla corruzione del nome latino Cesaraugusta, e tale ipotesi fu applicata da alcuni storici (tra cui il Gozzadini) anche per la Saragozza bolognese. Alcuni reperti di epoca romana rinvenuti nel XVI secolo nei pressi del palazzo Albergati fanno riferimento alle terme volute da Augusto e ciò sembra essere un elemento a favore dell’ipotesi Cesaraugusta. Ragioni però di natura linguistica sembrerebbero escludere una derivazione locale di Saragozza da Cesaraugusta (Fanti, II, 707). Va detto anche che il toponimo Saragozza è presente in parecchi altri luoghi al di fuori di Bologna, tra cui una porta Saragozza a Modena e una contrada Saragozza a Castel San Pietro. Il Fanti analizzò con estrema attenzione tutti questi elementi (II, 702-710) ed arrivò alla conclusione che probabilmente la Saragozza bolognese è trasposizione del nome della città spagnola, trasposizione avvenuta nel XII secolo per causa non certa (presenza di persone provenienti dalla città spagnola ?).

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