Gruppo Monte Cesén: Monte Zogo (o Monte Doc) e Monte Cesén da Caorera per la Val Grande
near Caorera, Veneto (Italia)
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Itinerary description
“Salita ruspante” al Monte Zogo o Monte Doc e poi – nel programma di oggi – solita facile prosecuzione fino al Monte Cesen.
Lo scopo è la risalita integrale dell’alveo della Val Grande per un totale di oltre 1.000 metri di dislivello tutti in “fuoripista”.
Se ci si organizza con doppia auto (o con la bicicletta per i più sportivi) dal Monte Zogo si può chiudere l’escursione con molte interessanti alternative di traversata.
Ho scelto andata-ritorno perché la Val Grande è esposta a nord-ovest e volevo vedermela anche al sole del primo pomeriggio dopo l’inevitabile ombra del mattino.
Inoltre, in questo modo, l’ho mandata bene in memoria per eventuali traversate future che seguano il ”giro del sole” con discesa finale a Caorera.
In tutti i libri-guida in mio possesso non ho trovato alcun cenno a questa possibilità di salita.
Lungo l’itinerario ho visto solo un paio di segni rossi e qualcuno giallo su alberi, che mi sono sembrati tipici segnali forestali e non escursionistici.
Ho notato qualche vecchio sbiaditissimo nastro da cantiere e – nei punti più obbligati a fondo morbido – c’erano delle impronte umane.
Fino a poco oltre gli 800 metri di quota si può arrivare seguendo varie stradette di servizio a vecchie casere, e seguendo fedelmente l’alveo della Val Grande si attraversano più volte queste stradette.
Salita da Caorera al Monte Zogo o Monte Doc seguendo l’alveo della Val Grande
Il punto di riferimento per l’inizio della risalita della Val Grande è una classica briglia in cemento di contenimento delle acque che si trova poche decine di metri sopra il ripido che affianca il piano stradale della SP1 bis.
Ci si può arrivare sia da Caorera che dal gruppetto di case che sta appena prima dell’ingresso a Caorera dal lato sud-ovest.
Tuttavia, nei primi 70/80 metri lineari sopra la briglia c’è una vegetazione di fondo intricata che toglie visibilità sulla linea migliore da seguire in questo primo tratto largo – quindi sono andato fino alla briglia in discesa, mentre in salita sono entrato nell’alveo poco più sopra dove inizia il “fossato” che rende la percorrenza un’unica linea obbligata.
Dal parcheggio del Museo del Piave, si sale verso destra ad affiancare una vigna e si incontra un esile sentierino che traversa il ripido pendio.
Si va a destra fino a uno svasato ripido valloncello boschivo da risalire abbandonando il sentierino – sono pochi metri, si esce nelle vicinanze di alcune case e si prosegue facilmente con tendenza destra fino a incontrare il fossato di fondo della Val Grande già sopra il breve tratto dalla vegetazione intricata che sta sopra la briglia in cemento di bassa valle.
Ora ci sono un paio di attraversamenti ravvicinati di stradette e si arriva a fianco di un manufatto dell’acquedotto (che sta a sinistra direzione salita) più o meno in corrispondenza di un paio di saltini rocciosi gradinati.
Su questi saltini bisogna usare le mani per equilibrarsi: non sono difficili ma trasuda acqua da sotto e bisogna evitare gli appoggi più scivolosi – per dare un termine di paragone, pur servendo attenzione, a passaggi simili nei sentieri dolomitici non ci si fa caso.
Fatto questo, si continua sempre su tratti di fossato-impluvio interrotti da attraversamenti di stradette fino a quota 800 metri circa – i primi tratti sono di pendenza comoda, poi media; il fondo è vario, a tratti smosso ma sempre camminabile; c’è qualche frasca da spostare con le mani in basso e poi è tutto libero, con evidenti segni di tagli recenti nella vegetazione.
Gli unici tratti ripidi di 3/4/5 metri sono ai punti di attraversamento dove la costruzione delle stradette crea un “dente” di base sopra il fossato-impluvio per mantenere piatto il piano stradale.
Dopo l’ultimo attraversamento si continua a salire nel fossato-impluvio ben marcato ancora per circa 300-350 metri in linea d’aria, e si arriva dove la Val Grande in alto si apre in un largo fianco montuoso con rado bosco per lo più di faggi e abeti.
Qui siamo circa a 1.000 metri di quota e ne mancano ancora quasi 400 per arrivare al Monte Zogo.
All’inizio il fossato-impluvio è ancora marcato e conviene seguirlo.
Si arriva in un punto dove si impenna per pochi metri in “modo fastidioso”, e non a caso ci sono le tracce dell’inizio di un paio di sentierini che escono sia a destra che a sinistra per aggirare in breve l’impennata – all’andata sono uscito a destra e al ritorno sono rientrato dall’altro lato.
Questo inizio di sentierini svanisce in fretta e si continua al centro del largo pendio boschivo.
Dopo un po’ si incontrano alcuni grandi alberi schiantati a terra proprio sopra la depressione centrale del pendio boschivo (ormai non è più un vero fossato): anche qui all’andata sono uscito a destra e al ritorno sono rientrato dall’altro lato.
Infine si prosegue per l’ultima parte con un aumento di pendenza fino all’uscita dal bosco pochissimi metri prima della vetta del Monte Zogo.
Avevo con me i ramponcini forestali ma non li ho usati perché ho trovato sempre un terreno di base sufficientemente morbido da far buona presa con le scarpe – tuttavia consiglio di portarli perché le condizioni cambiano e non si sa mai cosa si trova.
Considerazioni finali
Come scritto all’inizio è un bel “fuoripista”: se piacciono queste situazioni piacerà sicuramente, altrimenti è meglio salire al Monte Zogo per i classici, semplici e comunque bei sentieri.
L’appagamento non è dato dalla vista perché si è in ambiente chiuso, ma dalla conoscenza che si può sbucare in alto senza particolari problemi quando guardando dalla Valle del Piave non sembra che ci siano molte probabilità di percorribilità totale a livello escursionistico.
Come scritto all’inizio, non avevo alcuna notizia della Val Grande prima di provarci.
Ho semplicemente valutato le “mappe colorate di pendenza” disponibili a un servizio a cui sono abbonato e che vengono ricostruite sui dati delle mappe vettoriali più diffuse come OpenStreetMap o Outdooractive o altre: non è un sistema che funziona al 100%, ma è una base per capire se vale la pena provarci in base a quanta difficoltà si è disposti ad affrontare.
Una mappa segnala pendenza inferiore a 30° per tutta la Val Grande fino a un paio di brevi tratti tra i 30°-35° nel finale in uscita in vetta al Monte Zogo.
Un’altra mappa segnala qualche altro brevissimo tratto superiore ai 30° anche nella prima parte di salita.
Nessuna mappa segnala tratti oltre i 40°.
Direi che – senza ovviamente considerare i brevi “saltini localizzati” che ci sono in tutti i sentieri – da sopra la briglia di contenimento di fondo valle siamo al 99% sotto i 30°, e quel poco che li supera si può addolcire valutando bene le linee se non si trova un fondo troppo duro.
Basta evitare i periodi di gelo o giornate con possibile fondo bagnato, e la Val Grande non è difficile: magari con andata e ritorno è un po’ faticosa vista la lunghezza del fuoripista … 😊
**********
È difficile rendere fotograficamente la Val Grande se non si parte con l’idea e le attrezzature per un servizio fotografico.
Ho inserito quasi tutte foto di discesa quando con la mia fotocamera compatta unita a una migliore illuminazione è stato possibile ricavare qualche immagine un po’ più definita.
Lo scopo è la risalita integrale dell’alveo della Val Grande per un totale di oltre 1.000 metri di dislivello tutti in “fuoripista”.
Se ci si organizza con doppia auto (o con la bicicletta per i più sportivi) dal Monte Zogo si può chiudere l’escursione con molte interessanti alternative di traversata.
Ho scelto andata-ritorno perché la Val Grande è esposta a nord-ovest e volevo vedermela anche al sole del primo pomeriggio dopo l’inevitabile ombra del mattino.
Inoltre, in questo modo, l’ho mandata bene in memoria per eventuali traversate future che seguano il ”giro del sole” con discesa finale a Caorera.
In tutti i libri-guida in mio possesso non ho trovato alcun cenno a questa possibilità di salita.
Lungo l’itinerario ho visto solo un paio di segni rossi e qualcuno giallo su alberi, che mi sono sembrati tipici segnali forestali e non escursionistici.
Ho notato qualche vecchio sbiaditissimo nastro da cantiere e – nei punti più obbligati a fondo morbido – c’erano delle impronte umane.
Fino a poco oltre gli 800 metri di quota si può arrivare seguendo varie stradette di servizio a vecchie casere, e seguendo fedelmente l’alveo della Val Grande si attraversano più volte queste stradette.
Salita da Caorera al Monte Zogo o Monte Doc seguendo l’alveo della Val Grande
Il punto di riferimento per l’inizio della risalita della Val Grande è una classica briglia in cemento di contenimento delle acque che si trova poche decine di metri sopra il ripido che affianca il piano stradale della SP1 bis.
Ci si può arrivare sia da Caorera che dal gruppetto di case che sta appena prima dell’ingresso a Caorera dal lato sud-ovest.
Tuttavia, nei primi 70/80 metri lineari sopra la briglia c’è una vegetazione di fondo intricata che toglie visibilità sulla linea migliore da seguire in questo primo tratto largo – quindi sono andato fino alla briglia in discesa, mentre in salita sono entrato nell’alveo poco più sopra dove inizia il “fossato” che rende la percorrenza un’unica linea obbligata.
Dal parcheggio del Museo del Piave, si sale verso destra ad affiancare una vigna e si incontra un esile sentierino che traversa il ripido pendio.
Si va a destra fino a uno svasato ripido valloncello boschivo da risalire abbandonando il sentierino – sono pochi metri, si esce nelle vicinanze di alcune case e si prosegue facilmente con tendenza destra fino a incontrare il fossato di fondo della Val Grande già sopra il breve tratto dalla vegetazione intricata che sta sopra la briglia in cemento di bassa valle.
Ora ci sono un paio di attraversamenti ravvicinati di stradette e si arriva a fianco di un manufatto dell’acquedotto (che sta a sinistra direzione salita) più o meno in corrispondenza di un paio di saltini rocciosi gradinati.
Su questi saltini bisogna usare le mani per equilibrarsi: non sono difficili ma trasuda acqua da sotto e bisogna evitare gli appoggi più scivolosi – per dare un termine di paragone, pur servendo attenzione, a passaggi simili nei sentieri dolomitici non ci si fa caso.
Fatto questo, si continua sempre su tratti di fossato-impluvio interrotti da attraversamenti di stradette fino a quota 800 metri circa – i primi tratti sono di pendenza comoda, poi media; il fondo è vario, a tratti smosso ma sempre camminabile; c’è qualche frasca da spostare con le mani in basso e poi è tutto libero, con evidenti segni di tagli recenti nella vegetazione.
Gli unici tratti ripidi di 3/4/5 metri sono ai punti di attraversamento dove la costruzione delle stradette crea un “dente” di base sopra il fossato-impluvio per mantenere piatto il piano stradale.
Dopo l’ultimo attraversamento si continua a salire nel fossato-impluvio ben marcato ancora per circa 300-350 metri in linea d’aria, e si arriva dove la Val Grande in alto si apre in un largo fianco montuoso con rado bosco per lo più di faggi e abeti.
Qui siamo circa a 1.000 metri di quota e ne mancano ancora quasi 400 per arrivare al Monte Zogo.
All’inizio il fossato-impluvio è ancora marcato e conviene seguirlo.
Si arriva in un punto dove si impenna per pochi metri in “modo fastidioso”, e non a caso ci sono le tracce dell’inizio di un paio di sentierini che escono sia a destra che a sinistra per aggirare in breve l’impennata – all’andata sono uscito a destra e al ritorno sono rientrato dall’altro lato.
Questo inizio di sentierini svanisce in fretta e si continua al centro del largo pendio boschivo.
Dopo un po’ si incontrano alcuni grandi alberi schiantati a terra proprio sopra la depressione centrale del pendio boschivo (ormai non è più un vero fossato): anche qui all’andata sono uscito a destra e al ritorno sono rientrato dall’altro lato.
Infine si prosegue per l’ultima parte con un aumento di pendenza fino all’uscita dal bosco pochissimi metri prima della vetta del Monte Zogo.
Avevo con me i ramponcini forestali ma non li ho usati perché ho trovato sempre un terreno di base sufficientemente morbido da far buona presa con le scarpe – tuttavia consiglio di portarli perché le condizioni cambiano e non si sa mai cosa si trova.
Considerazioni finali
Come scritto all’inizio è un bel “fuoripista”: se piacciono queste situazioni piacerà sicuramente, altrimenti è meglio salire al Monte Zogo per i classici, semplici e comunque bei sentieri.
L’appagamento non è dato dalla vista perché si è in ambiente chiuso, ma dalla conoscenza che si può sbucare in alto senza particolari problemi quando guardando dalla Valle del Piave non sembra che ci siano molte probabilità di percorribilità totale a livello escursionistico.
Come scritto all’inizio, non avevo alcuna notizia della Val Grande prima di provarci.
Ho semplicemente valutato le “mappe colorate di pendenza” disponibili a un servizio a cui sono abbonato e che vengono ricostruite sui dati delle mappe vettoriali più diffuse come OpenStreetMap o Outdooractive o altre: non è un sistema che funziona al 100%, ma è una base per capire se vale la pena provarci in base a quanta difficoltà si è disposti ad affrontare.
Una mappa segnala pendenza inferiore a 30° per tutta la Val Grande fino a un paio di brevi tratti tra i 30°-35° nel finale in uscita in vetta al Monte Zogo.
Un’altra mappa segnala qualche altro brevissimo tratto superiore ai 30° anche nella prima parte di salita.
Nessuna mappa segnala tratti oltre i 40°.
Direi che – senza ovviamente considerare i brevi “saltini localizzati” che ci sono in tutti i sentieri – da sopra la briglia di contenimento di fondo valle siamo al 99% sotto i 30°, e quel poco che li supera si può addolcire valutando bene le linee se non si trova un fondo troppo duro.
Basta evitare i periodi di gelo o giornate con possibile fondo bagnato, e la Val Grande non è difficile: magari con andata e ritorno è un po’ faticosa vista la lunghezza del fuoripista … 😊
**********
È difficile rendere fotograficamente la Val Grande se non si parte con l’idea e le attrezzature per un servizio fotografico.
Ho inserito quasi tutte foto di discesa quando con la mia fotocamera compatta unita a una migliore illuminazione è stato possibile ricavare qualche immagine un po’ più definita.
Waypoints
Waypoint
711 ft
01 - Parcheggio del Museo del Piave 'Vincenzo Colognese'
Waypoint
866 ft
02 - Ingresso nell'alveo della Val Grande sopra la briglia di contenimento di bassa valle
Waypoint
3,060 ft
03 - Foto al primo sole poco prima di arrivare nel largo bosco finale della Val Grande
Waypoint
4,194 ft
05 - La Forcella o Forcella Zogo o Forcella Doc
Waypoint
2,702 ft
15 - Primo attraversamento in discesa in Val Grande delle stradette di servizio alle malghe
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