Gruppo Mezzodì - Prampèr: Cengia delle Pale de la Cazéta dal Pont de la Costa Granda in Val del Grisol
near Casera Grisol, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Percorrenza di una spettacolare cengia per lo più in forma di bancata, ma con il tratto chiave in cornice.
Le difficoltà alpinistiche non superano il I° grado (orizzontale o verticale), ma più volte sono in tratti di MASSIMA esposizione.
Sicuramente utili i ramponcini forestali o da prato da utilizzare a seconda della situazione del momento e del grado di durezza del fondo di camminamento.
A mio giudizio serve MOLTA attenzione nella gestione di bastoncini e ramponcini: ci sono quattro possibilità di avanzamento con uno dei due, tutti e due o nessuno dei due.
Siccome lungo la cengia le situazioni cambiano più volte, può essere che – per la massima ottimizzazione della sicurezza e comodità – sia necessario ruotare spesso tra le quattro combinazioni.
Oppure si può scegliere di non cambiare così spesso e adattarsi.
In ogni caso, attenzione a non incasinarsi con gli attrezzi sbagliati nel punto sbagliato.
In particolare – vista la massima esposizione di certi passaggi – attenzione a come si tengono o si appendono bastoncini e ramponcini, per evitare movimenti bruschi e riflessi non voluti se bastoncini o ramponcini dovessero creare un movimento-impaccio improvviso.
La guida di riferimento è “Il libro delle cenge” di Vittorino Mason.
Secondo la guida la Cengia delle Pale de la Cazéta è lunga circa 2 km, e il mio GPS è più o meno d’accordo: un bel “pezzo di cengia”!
A oggi, non ci sono segnavia e/o attrezzature di alcun tipo: tutto allo stato naturale.
******************************
Successivamente a questa escursione è uscita una nuova guida che descrive molto bene la Cengia delle Pale de la Cazéta.
Il libro è: «Monti di Longarone» a cura di Pietro Sommavilla, Giuseppe Nart e Luca Celi.
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Avvicinamento all’inizio ovest della Cengia delle Pale de la Cazéta
Dal parcheggio subito dopo il Pont de la Costa Granda si imbocca la stradetta che sta subito prima, e che risale la Val Costa dei Nass con indicazioni per il Rifugio Pramperet e CAI 513.
Si passa il Pont de la Cengia dove c’è il divieto di transito e il possibile punto di parcheggio più avanzato: oggi non l’ho sfruttato perché non ero sicuro dello stato della stradetta, ma era messa bene e si poteva fare.
Si esce dalla stradetta in uno spiazzo con cartello “Costa dei Nass m 890 slm” per un sentiero che in breve porta nell’area denominata Casera Costa dei Nass dove ora si trova il Bivacco Giovanni De Cesero.
Poi il sentiero sale sempre ben segnalato fino allo scivoloso attraversamento (da destra a sinistra direzione salita) del torrente appena sopra una cascatella: c’è un gran bel cavo di aiuto.
Poco dopo c’è una radura da cui si vede per la prima volta da lontano una piccola parte della spettacolare Cascata del Pissàndol: si arriva nei pressi e il sentiero risale il gran salto con un tratto attrezzato.
Seguendo il sentiero non si passa nei punti “di maggior godimento” della cascata e, anzi, non ci si rende proprio conto della bellezza e dello sviluppo su più salti.
Oggi non c’era tempo di deviare, ma per chi va sulla Cengia delle Pale de la Cazéta almeno ci saranno delle viste complessive veramente uniche.
Finito il tratto attrezzato si entra in un bosco di faggi e in “modalità ricerca imbocco della cengia”.
Qui la guida scrive: «… giunti a quota 1550 m ca. lo si abbandona (il sentiero) per prendere l’evidente traccia marcata che volge verso destra. Si attraversa il ruscello che alimenta il Pissàndol …».
Alla quota indicata ho visto una traccia non proprio marcata, ma dipende sempre dalla situazione stagionale e da quanti passaggi recenti di animali o umani ci sono stati.
Ho proseguito fino a una radura con prato verde e sono uscito in quel punto seguendo delle tracce di animali.
In questo modo ho fatto un arco di ritorno più ampio di quello indicato dalla guida.
In tutti e due i casi bisogna attraversare completamente il bosco di faggi da quel lato e alzarsi progressivamente fin sotto la fascia rocciosa, dove a quota 1600 circa (del mio GPS), inizia la Cengia delle Pale de la Cazéta.
Percorrenza della Cengia delle Pale de la Cazéta in direzione da ovest verso est
La cengia inizia appena fuori del bosco di faggi, e c’è subito un comodo attraversamento di una specie di fosso superficiale “annegato” in un prato, dove si può far pausa e sistemarsi per bene prima di iniziare la parte difficile.
La guida indica la presenza di un paio di larici di riferimento sotto la fascia rocciosa: ci sono, non sono molto grandi, e sono solo un riferimento perché NON sono da raggiungere anche se c’è una bancatina in quella direzione.
Bisogna scendere in diagonale qualche decina di metri lineari per il prato per aggirare da sotto la piccola fascia rocciosa che sostiene i larici: emerge una traccia da camosci che porta con passi esposti verso due abeti (uno piccolo) e cala sopra una lunga bancata rettilinea che “visivamente” si congiunge sulla stessa quota al resto della cengia.
È un bell’inganno visivo che mi ha fatto perdere molto tempo perché non avevo letto bene la guida (per questo motivo le foto in quel tratto hanno condizioni di luce molto diverse).
Subito dopo il “mini viàz” che cala sulla bancata, c’è un ripidissimo prato che scende sulla destra passando in una spaccatura della fascia rocciosa.
Secondo il mio GPS sono circa 25 metri di dislivello: sono MOLTO RIPIDI con qualche saltino intermedio.
Sotto si svolta a sinistra per altra bancata (l’ultima in basso prima … del gran salto).
Si prosegue velocemente su questa bancatina più bassa fino a una breve fascia rocciosa a “listarelle inclinate”.
Qui, piuttosto che traversare in piano, sono sceso di qualche metro al limite inferiore e sono salito diagonalmente, in modo da avere un’aderenza più naturale: comunque ci sono forse un paio di passi di I° grado in uscita, nulla di più … ma sempre molto esposto.
Ora, camminando anche su ghiaie e pietre, si attraversa una gran conca-canale con portata d’acqua in direzione del primo “gran gobbone” della bancata di prosecuzione.
Risalendo questo gobbone ci sono, dietro le spalle, le migliori viste verso la Cascata del Pissàndol.
Dopo lo scollinamento c’è il tratto chiave su cornice su quella che, da lontano, può sembrare proprio un’interruzione della cengia.
Bisogna portarsi al limite della fascia rocciosa: ho visto un albero isolato dove alla base ci si può fermare in relativa comodità per sistemarsi bene per affrontare la cornice.
Dall’albero si scende fino al primo tratto di salita su lista rocciosa.
È STRETTA, la base è buona, ci sono buoni appigli di lato, e se si sta in piedi bisogna tenersi perché ti butta in fuori la parte superiore del corpo.
Qui ho fatto un misto tra “gattonamento e posizione eretta” – ed è estremamente IMPORTANTE avere bastoncini e ramponcini ben riposti-fissati per non avere sbilanciamenti-impacci improvvisi.
Poi la cornice diventa traccia di camoscio su loppe e “scavetti” nel fianco praticamente verticale: in questo secondo tratto non c’è nessun punto che ti butta in fuori, ma bisogna veramente valutare passo per passo (anzi passetto per passetto) calcolando di non trovarsi con qualche incrocio strano dei piedi.
Fatto questo, si riprende la “bancata per gobboni”, il primo gobbone è facile e poi c’è quello più irregolare e ripido.
Poi le difficoltà vanno sempre in diminuzione su tratti di bancata e gobbe più larghe e meno inclinate.
Quando la direzione va con tendenza nord-est si intuisce la posizione della Forcella de la Cazeta, e qui ho proseguito sempre stando a metà bancata nei tratti più comodi dopo tanti traversi impegnativi per le gambe.
La guida, a un certo punto, indica di portarsi sotto la fascia rocciosa per attraversare un bel tratto di rocce stratificate ma non l’ho fatto.
Alla fine, mi sono infilato in un tratto di boschetto con tracce e sono finito nel canale-vallone dove ci si immette nel sentiero CAI 573 più in basso della Forcella de la Cazeta.
In tutta questa seconda parte di larghe bancate, la guida segnala che non è semplice rilevare e sfruttare le tracce di camosci per faticare meno, perché spesso sono nascoste dall’erba alta.
In effetti è così e non vale la pena perdere tempo per trovarle e mantenerle al 100%: spesso si vedono e si ritrovano, ma quando si perdono non si fatica comunque più di tanto.
Discesa dalla fine est della Cengia delle Pale de la Cazéta
Dal canale-vallone di arrivo, il CAI 573 scende traversando verso un altro vallone dove la traccia si perde nell’attraversamento.
Qui la guida indica di continuare sotto la fascia rocciosa dall’altro lato e deviare poi in seguito dal CAI 573 per altro sentiero.
Qui ho deciso, invece, di seguire in discesa più corta (ma probabilmente non più veloce) una traccia mappata su OpenStreetMap che scende direttamente su una costa boschiva dopo aver riattraversato un canale secondario più in basso tornando un po’ indietro come direzione.
Probabilmente è un “ex-sentiero”, perché dopo il riattraversamento del canale secondario le tracce svaniscono e ricompaiono molto labili più volte.
Comunque, la costa boschiva è sempre di pendenza simile senza salti, e si riesce ad aggirare senza problemi qualche gruppo di alberi schiantati.
Verso quota 1250 compare un sentierino più regolare che va ad attraversare un facile canalino, dopo il quale diventa largo sentiero che si immette in un altro ancora più largo con qualche segnavia CAI.
Si arriva a un bivio dove si va a destra per rientrare in breve al Bivacco Giovanni De Cesero sul percorso dell’andata.
Al bivacco non c’è alcuna segnalazione verso questo tratto di comodo sentiero con qualche segnavia stile CAI, e i primi metri sono poco chiari per chi volesse percorrerlo in senso contrario. 👣
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.300 metri e non oltre 1.700 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Le difficoltà alpinistiche non superano il I° grado (orizzontale o verticale), ma più volte sono in tratti di MASSIMA esposizione.
Sicuramente utili i ramponcini forestali o da prato da utilizzare a seconda della situazione del momento e del grado di durezza del fondo di camminamento.
A mio giudizio serve MOLTA attenzione nella gestione di bastoncini e ramponcini: ci sono quattro possibilità di avanzamento con uno dei due, tutti e due o nessuno dei due.
Siccome lungo la cengia le situazioni cambiano più volte, può essere che – per la massima ottimizzazione della sicurezza e comodità – sia necessario ruotare spesso tra le quattro combinazioni.
Oppure si può scegliere di non cambiare così spesso e adattarsi.
In ogni caso, attenzione a non incasinarsi con gli attrezzi sbagliati nel punto sbagliato.
In particolare – vista la massima esposizione di certi passaggi – attenzione a come si tengono o si appendono bastoncini e ramponcini, per evitare movimenti bruschi e riflessi non voluti se bastoncini o ramponcini dovessero creare un movimento-impaccio improvviso.
La guida di riferimento è “Il libro delle cenge” di Vittorino Mason.
Secondo la guida la Cengia delle Pale de la Cazéta è lunga circa 2 km, e il mio GPS è più o meno d’accordo: un bel “pezzo di cengia”!
A oggi, non ci sono segnavia e/o attrezzature di alcun tipo: tutto allo stato naturale.
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Successivamente a questa escursione è uscita una nuova guida che descrive molto bene la Cengia delle Pale de la Cazéta.
Il libro è: «Monti di Longarone» a cura di Pietro Sommavilla, Giuseppe Nart e Luca Celi.
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Avvicinamento all’inizio ovest della Cengia delle Pale de la Cazéta
Dal parcheggio subito dopo il Pont de la Costa Granda si imbocca la stradetta che sta subito prima, e che risale la Val Costa dei Nass con indicazioni per il Rifugio Pramperet e CAI 513.
Si passa il Pont de la Cengia dove c’è il divieto di transito e il possibile punto di parcheggio più avanzato: oggi non l’ho sfruttato perché non ero sicuro dello stato della stradetta, ma era messa bene e si poteva fare.
Si esce dalla stradetta in uno spiazzo con cartello “Costa dei Nass m 890 slm” per un sentiero che in breve porta nell’area denominata Casera Costa dei Nass dove ora si trova il Bivacco Giovanni De Cesero.
Poi il sentiero sale sempre ben segnalato fino allo scivoloso attraversamento (da destra a sinistra direzione salita) del torrente appena sopra una cascatella: c’è un gran bel cavo di aiuto.
Poco dopo c’è una radura da cui si vede per la prima volta da lontano una piccola parte della spettacolare Cascata del Pissàndol: si arriva nei pressi e il sentiero risale il gran salto con un tratto attrezzato.
Seguendo il sentiero non si passa nei punti “di maggior godimento” della cascata e, anzi, non ci si rende proprio conto della bellezza e dello sviluppo su più salti.
Oggi non c’era tempo di deviare, ma per chi va sulla Cengia delle Pale de la Cazéta almeno ci saranno delle viste complessive veramente uniche.
Finito il tratto attrezzato si entra in un bosco di faggi e in “modalità ricerca imbocco della cengia”.
Qui la guida scrive: «… giunti a quota 1550 m ca. lo si abbandona (il sentiero) per prendere l’evidente traccia marcata che volge verso destra. Si attraversa il ruscello che alimenta il Pissàndol …».
Alla quota indicata ho visto una traccia non proprio marcata, ma dipende sempre dalla situazione stagionale e da quanti passaggi recenti di animali o umani ci sono stati.
Ho proseguito fino a una radura con prato verde e sono uscito in quel punto seguendo delle tracce di animali.
In questo modo ho fatto un arco di ritorno più ampio di quello indicato dalla guida.
In tutti e due i casi bisogna attraversare completamente il bosco di faggi da quel lato e alzarsi progressivamente fin sotto la fascia rocciosa, dove a quota 1600 circa (del mio GPS), inizia la Cengia delle Pale de la Cazéta.
Percorrenza della Cengia delle Pale de la Cazéta in direzione da ovest verso est
La cengia inizia appena fuori del bosco di faggi, e c’è subito un comodo attraversamento di una specie di fosso superficiale “annegato” in un prato, dove si può far pausa e sistemarsi per bene prima di iniziare la parte difficile.
La guida indica la presenza di un paio di larici di riferimento sotto la fascia rocciosa: ci sono, non sono molto grandi, e sono solo un riferimento perché NON sono da raggiungere anche se c’è una bancatina in quella direzione.
Bisogna scendere in diagonale qualche decina di metri lineari per il prato per aggirare da sotto la piccola fascia rocciosa che sostiene i larici: emerge una traccia da camosci che porta con passi esposti verso due abeti (uno piccolo) e cala sopra una lunga bancata rettilinea che “visivamente” si congiunge sulla stessa quota al resto della cengia.
È un bell’inganno visivo che mi ha fatto perdere molto tempo perché non avevo letto bene la guida (per questo motivo le foto in quel tratto hanno condizioni di luce molto diverse).
Subito dopo il “mini viàz” che cala sulla bancata, c’è un ripidissimo prato che scende sulla destra passando in una spaccatura della fascia rocciosa.
Secondo il mio GPS sono circa 25 metri di dislivello: sono MOLTO RIPIDI con qualche saltino intermedio.
Sotto si svolta a sinistra per altra bancata (l’ultima in basso prima … del gran salto).
Si prosegue velocemente su questa bancatina più bassa fino a una breve fascia rocciosa a “listarelle inclinate”.
Qui, piuttosto che traversare in piano, sono sceso di qualche metro al limite inferiore e sono salito diagonalmente, in modo da avere un’aderenza più naturale: comunque ci sono forse un paio di passi di I° grado in uscita, nulla di più … ma sempre molto esposto.
Ora, camminando anche su ghiaie e pietre, si attraversa una gran conca-canale con portata d’acqua in direzione del primo “gran gobbone” della bancata di prosecuzione.
Risalendo questo gobbone ci sono, dietro le spalle, le migliori viste verso la Cascata del Pissàndol.
Dopo lo scollinamento c’è il tratto chiave su cornice su quella che, da lontano, può sembrare proprio un’interruzione della cengia.
Bisogna portarsi al limite della fascia rocciosa: ho visto un albero isolato dove alla base ci si può fermare in relativa comodità per sistemarsi bene per affrontare la cornice.
Dall’albero si scende fino al primo tratto di salita su lista rocciosa.
È STRETTA, la base è buona, ci sono buoni appigli di lato, e se si sta in piedi bisogna tenersi perché ti butta in fuori la parte superiore del corpo.
Qui ho fatto un misto tra “gattonamento e posizione eretta” – ed è estremamente IMPORTANTE avere bastoncini e ramponcini ben riposti-fissati per non avere sbilanciamenti-impacci improvvisi.
Poi la cornice diventa traccia di camoscio su loppe e “scavetti” nel fianco praticamente verticale: in questo secondo tratto non c’è nessun punto che ti butta in fuori, ma bisogna veramente valutare passo per passo (anzi passetto per passetto) calcolando di non trovarsi con qualche incrocio strano dei piedi.
Fatto questo, si riprende la “bancata per gobboni”, il primo gobbone è facile e poi c’è quello più irregolare e ripido.
Poi le difficoltà vanno sempre in diminuzione su tratti di bancata e gobbe più larghe e meno inclinate.
Quando la direzione va con tendenza nord-est si intuisce la posizione della Forcella de la Cazeta, e qui ho proseguito sempre stando a metà bancata nei tratti più comodi dopo tanti traversi impegnativi per le gambe.
La guida, a un certo punto, indica di portarsi sotto la fascia rocciosa per attraversare un bel tratto di rocce stratificate ma non l’ho fatto.
Alla fine, mi sono infilato in un tratto di boschetto con tracce e sono finito nel canale-vallone dove ci si immette nel sentiero CAI 573 più in basso della Forcella de la Cazeta.
In tutta questa seconda parte di larghe bancate, la guida segnala che non è semplice rilevare e sfruttare le tracce di camosci per faticare meno, perché spesso sono nascoste dall’erba alta.
In effetti è così e non vale la pena perdere tempo per trovarle e mantenerle al 100%: spesso si vedono e si ritrovano, ma quando si perdono non si fatica comunque più di tanto.
Discesa dalla fine est della Cengia delle Pale de la Cazéta
Dal canale-vallone di arrivo, il CAI 573 scende traversando verso un altro vallone dove la traccia si perde nell’attraversamento.
Qui la guida indica di continuare sotto la fascia rocciosa dall’altro lato e deviare poi in seguito dal CAI 573 per altro sentiero.
Qui ho deciso, invece, di seguire in discesa più corta (ma probabilmente non più veloce) una traccia mappata su OpenStreetMap che scende direttamente su una costa boschiva dopo aver riattraversato un canale secondario più in basso tornando un po’ indietro come direzione.
Probabilmente è un “ex-sentiero”, perché dopo il riattraversamento del canale secondario le tracce svaniscono e ricompaiono molto labili più volte.
Comunque, la costa boschiva è sempre di pendenza simile senza salti, e si riesce ad aggirare senza problemi qualche gruppo di alberi schiantati.
Verso quota 1250 compare un sentierino più regolare che va ad attraversare un facile canalino, dopo il quale diventa largo sentiero che si immette in un altro ancora più largo con qualche segnavia CAI.
Si arriva a un bivio dove si va a destra per rientrare in breve al Bivacco Giovanni De Cesero sul percorso dell’andata.
Al bivacco non c’è alcuna segnalazione verso questo tratto di comodo sentiero con qualche segnavia stile CAI, e i primi metri sono poco chiari per chi volesse percorrerlo in senso contrario. 👣
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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.300 metri e non oltre 1.700 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Waypoints
Waypoint
2,207 ft
01 - Parcheggio subito dopo il Pont de la Costa Granda in Val del Grisol
Waypoint
2,762 ft
03 - Uscita da stradetta forestale per sentiero verso l'area Casera Costa dei Nass
Waypoint
4,606 ft
06 - Foto alla Cengia delle Pale de la Cazéta salendo a fianco della Cascata del Pissàndol
Waypoint
5,165 ft
08 - Slargo prativo di uscita dal sentiero CAI 513 verso la Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,267 ft
10 - Arrivo sotto fascia rocciosa poco prima dell'inizio della Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,041 ft
13 - Inizio breve tratto esposto 'stile viàz' (con abeti di riferimento) per immissione su bancata
Waypoint
5,155 ft
14 - Inizio ripidissima discesa su prato per passare a bancata inferiore lungo la Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,076 ft
15 - Arrivo su bancata inferiore dopo discesa su prato ripidissimo lungo la Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,037 ft
16 - Fascia di roccette in uscita da bancata inferiore iniziale lungo la Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,078 ft
17 - Attraversamento di una larga conca-vallone-canale lungo la Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,281 ft
19 - Foto in avvicinamento al tratto chiave di cornice esposta della Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,257 ft
20 - Foto in avvicinamento al tratto chiave di cornice esposta della Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,268 ft
22 - Foto in uscita dal tratto chiave di cornice esposta della Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,736 ft
29 - Immissione nel sentiero CAI 573 alla fine est della Cengia delle Pale de la Cazéta
Waypoint
5,145 ft
31 - Attraversamento canale secondario in discesa verso il Bivacco Giovanni De Cesero
Waypoint
3,873 ft
32 - Rientro su sentiero con segnavia CAI in discesa verso il Bivacco Giovanni De Cesero
Waypoint
3,235 ft
33 - Bivio con svolta a destra in discesa verso il Bivacco Giovanni De Cesero
Comments (4)
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Percorso fantastico, imperdibile per gli appassionati del genere. Ottima descrizione, molto accurata.
Ciao Tomaso,
mi fa molto piacere che hai apprezzato questo itinerario: per me è stato molto emozionante.
Prima o poi tornerò sulla parte di avvicinamento per una visita accurata alla Cascata del Pissàndol.
È uno spettacolo vista dalla cengia, ma voglio vederla anche da sotto.
Buon cammino! 😉
Ho, is it possible to do it in May and without crampons?
Ciao Eialabend,
I think in May is too early to go safely, and anyway you need crampons like these → FROST - Ramponcino antiscivolo.
Good luck! 😉