Gruppo della Schiara: salite Tirón de Monpiana e Zimón de Terne da Forcella Monpiana partendo da Case Bortòt
near Pra de Luni, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Salite alle due vette separate da Forcella Monpiana: Tirón de Monpiana da sud che si può considerare la via normale, e Zimón de Terne dalla cresta nord che non è la via normale.
Con sufficiente tempo a disposizione è una bella combinazione logica.
Serve anche “tempo meteo” con una buona visibilità: se ci si vede bene è molto più semplice individuare e seguire i vari tipi di segnavia sparsi sul territorio.
Ho indicato “molto difficile” come valutazione di difficoltà Wikiloc per la costanza che bisogna avere nel concatenare bene i molti brevi passaggi ravvicinati di attenzione, anche se non ci sono singoli passaggi che “sconfinano troppo in area alpinistica”.
Ci sono vari libri-guida (io ne conosco 4 oltre al solito «SCHIARA» di Piero Rossi) che presentano queste due salite.
E – come scritto in varie forme da più autori – le due vette sono “due osservatori privilegiati sul Gruppo della Schiara”.
Naturalmente, se si vuole semplicemente una giornata di “osservazione privilegiata” senza alcuna difficoltà escursionistica, si può salire al Zimón de Terne per il normale sentiero CAI 508 (vale a dire quello utilizzato per la discesa finale di questa escursione).
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Salita al Tirón de Monpiana da Forcella Monpiana
Da Forcella Monpiana si inizia traversando in direzione nord-ovest verso la base del Tirón de Monpiana su buona traccia tra le erbe.
Si sale leggermente per arrivare sopra una dolce sella allungata da dove (verso destra) ci si potrebbe collegare all’inizio-fine sud del grande viàz del Trói de Panza (vedi itinerario → Gruppo della Schiara: da La Stanga a Case Bortòt per Val de Piero, Forcella Odèrz e Trói de Panza).
Subito dopo si sale un rado boschetto misto seguendo i rami tagliati e si esce in pendio aperto continuando a salire vicini al crinale di sinistra.
Pochi metri dopo aver passato gli ultimi tre alberelli isolati (un piccolo abete messo bene e due piccoli larici messi male) si piega a destra con salita più ripida per avvicinarsi alla fascia rocciosa guadagnando almeno altri 35/40 metri di dislivello e trovando un paio di bolli rossi sulle roccette affioranti.
Arrivati alla fascia rocciosa – che non è continua, ma è solcata da canaletti-scivoli erbosi – bisogna individuare un grande “bollo azzurro” che segna l’inizio della via di salita.
Da qui i bolli azzurri sono il tipo di segnavia più presente, ma ce ne sono anche di rossi (in genere più piccoli) e non mancano i rami tagliati nei passaggi tra la vegetazione.
Alla base del primo grande (ma non molto brillante) bollo azzurro inizia un evidente camminamento verso destra ma non è la direzione giusta.
Bisogna salire il ripido erboso con roccette che sta a sinistra del bollo azzurro: da sotto non si vedono bene i bolli successivi, ma dopo i primi 4/5 metri di salita più o meno di I° grado i vari segnavia diventano ben individuabili (paradossalmente si vedono tutti insieme da più lontano, ma bisognerebbe già sapere dove sono perché la parete è frastagliata e non si sa bene dove focalizzare l’attenzione).
Seguendo i bolli azzurri del primo strappo in salita si entra in una piccola fascia boschiva dove i rami tagliati guidano verso una diagonale nuovamente in campo aperto con roccette affioranti sulle ripide erbe: qui si alternano bolli rossi e azzurri.
Con andamento un po’ contorto si entra in una mini-conca ombreggiata da cui si esce a sinistra per una specie di intaglio quasi verticale ma molto ben appigliato, e si continua ancora un tratto su ripide erbe con roccette affioranti.
Poi i segnavia vari fanno svoltare verso destra su una diagonale (sempre in salita) che si può definire “cengia ricavata in mezzo ai mughi ben tagliati”.
La cengia finisce sotto il canalino molto ripido menzionato in tutti i libri guida.
Quasi subito si “sbatte” contro un “salto di loppe” che si aggira su esile-esposta traccia verso sinistra di 2/3 metri.
Poco dopo c’è una placchetta rocciosa inclinata ben scivolosa agevolata da un cavetto di acciaio con varie asole.
Infine si continua fino alla testata del canalino su loppe sempre assai ripide ma con “scavetti” sufficienti per l’appoggio dei piedi: rimane un tratto di attenzione, soprattutto in discesa.
Dalla testata del canalino (dove si trova un buon covolo utile come riparo di emergenza) in breve si arriva sopra l’anticima, da cui ci si cala con un saltino nell’intaglio che la divide dal pendio di vetta.
Da qui, senza difficoltà, si sale alla Croce di vetta del Tirón de Monpiana.
Per chiarire meglio – anche … a me stesso 😊 – come si svolge la salita, ho ordinato le foto in sequenza logica di salita anche se scattate successivamente in discesa, e pertanto si potrebbe notare qualche incoerenza di luce in foto ravvicinate.
Ovviamente le linee registrate dal GPS – qui e pure per il successivo Zimón de Terne – non valgono per le micro-svolte ma solo “per le aree di passaggio”: è sempre l’osservazione del territorio che conta.
Salita al Zimón de Terne da Forcella Monpiana seguendo la cresta nord
Da Forcella Monpiana si sale subito la ripidissima prima pala erbosa in direzione sud rimanendo sul lato est rivolto alla Valle dell’Ardo.
Si trovano sempre piccoli appoggi per i piedi, ma bisogna usare anche le mani: È RIPIDO!
Arrivati più o meno sul cucuzzolo della pala, in pochi “metri aerei” ci si cala sopra una “selletta aerea” dopo la quale si traversa pochissimi metri sul pendio sempre rivolto alla Valle dell’Ardo.
Ora c’è l’unico punto di orientamento che può essere dubbio a un primo colpo d’occhio.
La traccia di traverso quasi subito diverge: il ramo sinistro più evidente continua in leggera discesa per aggirare una fascia rocciosa, mentre il ramo destro più labile va in salita diretta su un pendio molto-molto ripido con roccette affioranti in parte lisciate.
Bisogna andare a destra e pochi metri dopo si trova un utilissimo cavetto di acciaio con varie asole che aiuta in questa altrimenti difficile risalita.
Si arriva così sopra la cresta in corrispondenza di un micro-ometto su un cucuzzolo, e si può avere una visione d’insieme della sinuosa prosecuzione.
Si scende inizialmente su traccia sopra il filo della cresta e poi si continua aggirando verso sinistra un paio di spuntoni rocciosi traversando su tracce con rami tagliati (ho visto anche un paio di bolli rossi e non escludo che ce ne siano di più).
Si arriva sopra il tratto più affilato di cresta che va a finire contro il grande gendarme in parte roccioso che si stacca dal pendio nord del Zimón de Terne.
Qui, se si vuol evitare il sottile filo di cresta, si sta sulle erbe del lato destro rivolto alla Val Medon e si arriva comunque su una selletta che anticipa il grande gendarme roccioso.
Dalla selletta una traccia molto evidente torna in versante est rivolto alla Valle dell’Ardo, passa sotto quasi tutta la base est del gendarme ed inizia a risalirlo molto ripidamente tra evidenti tagli di mughi e qualche sbiadito segno rosso: qui si usano anche le mani e c’è qualche buon passo di I° grado almeno.
Arrivati quasi in punta al gendarme si taglia verso destra con un breve esposto traverso menzionato in tutti i libri guida: è esposto ma la base di camminamento è sufficientemente larga per appoggiare sempre i piedi per intero.
Il breve traverso porta ancora dal lato Val Medon dove su sentierino-viàz ci si cala sulla forcella che dà accesso al pendio nord finale del Zimón de Terne.
Ora è ripidino ma non difficile, e “bisogna solo spingere”: ci sono più opzioni segnalate nei libri guida, ed ho scelto la linea che aggira la vetta verso est.
Con sufficiente tempo a disposizione è una bella combinazione logica.
Serve anche “tempo meteo” con una buona visibilità: se ci si vede bene è molto più semplice individuare e seguire i vari tipi di segnavia sparsi sul territorio.
Ho indicato “molto difficile” come valutazione di difficoltà Wikiloc per la costanza che bisogna avere nel concatenare bene i molti brevi passaggi ravvicinati di attenzione, anche se non ci sono singoli passaggi che “sconfinano troppo in area alpinistica”.
Ci sono vari libri-guida (io ne conosco 4 oltre al solito «SCHIARA» di Piero Rossi) che presentano queste due salite.
E – come scritto in varie forme da più autori – le due vette sono “due osservatori privilegiati sul Gruppo della Schiara”.
Naturalmente, se si vuole semplicemente una giornata di “osservazione privilegiata” senza alcuna difficoltà escursionistica, si può salire al Zimón de Terne per il normale sentiero CAI 508 (vale a dire quello utilizzato per la discesa finale di questa escursione).
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Salita al Tirón de Monpiana da Forcella Monpiana
Da Forcella Monpiana si inizia traversando in direzione nord-ovest verso la base del Tirón de Monpiana su buona traccia tra le erbe.
Si sale leggermente per arrivare sopra una dolce sella allungata da dove (verso destra) ci si potrebbe collegare all’inizio-fine sud del grande viàz del Trói de Panza (vedi itinerario → Gruppo della Schiara: da La Stanga a Case Bortòt per Val de Piero, Forcella Odèrz e Trói de Panza).
Subito dopo si sale un rado boschetto misto seguendo i rami tagliati e si esce in pendio aperto continuando a salire vicini al crinale di sinistra.
Pochi metri dopo aver passato gli ultimi tre alberelli isolati (un piccolo abete messo bene e due piccoli larici messi male) si piega a destra con salita più ripida per avvicinarsi alla fascia rocciosa guadagnando almeno altri 35/40 metri di dislivello e trovando un paio di bolli rossi sulle roccette affioranti.
Arrivati alla fascia rocciosa – che non è continua, ma è solcata da canaletti-scivoli erbosi – bisogna individuare un grande “bollo azzurro” che segna l’inizio della via di salita.
Da qui i bolli azzurri sono il tipo di segnavia più presente, ma ce ne sono anche di rossi (in genere più piccoli) e non mancano i rami tagliati nei passaggi tra la vegetazione.
Alla base del primo grande (ma non molto brillante) bollo azzurro inizia un evidente camminamento verso destra ma non è la direzione giusta.
Bisogna salire il ripido erboso con roccette che sta a sinistra del bollo azzurro: da sotto non si vedono bene i bolli successivi, ma dopo i primi 4/5 metri di salita più o meno di I° grado i vari segnavia diventano ben individuabili (paradossalmente si vedono tutti insieme da più lontano, ma bisognerebbe già sapere dove sono perché la parete è frastagliata e non si sa bene dove focalizzare l’attenzione).
Seguendo i bolli azzurri del primo strappo in salita si entra in una piccola fascia boschiva dove i rami tagliati guidano verso una diagonale nuovamente in campo aperto con roccette affioranti sulle ripide erbe: qui si alternano bolli rossi e azzurri.
Con andamento un po’ contorto si entra in una mini-conca ombreggiata da cui si esce a sinistra per una specie di intaglio quasi verticale ma molto ben appigliato, e si continua ancora un tratto su ripide erbe con roccette affioranti.
Poi i segnavia vari fanno svoltare verso destra su una diagonale (sempre in salita) che si può definire “cengia ricavata in mezzo ai mughi ben tagliati”.
La cengia finisce sotto il canalino molto ripido menzionato in tutti i libri guida.
Quasi subito si “sbatte” contro un “salto di loppe” che si aggira su esile-esposta traccia verso sinistra di 2/3 metri.
Poco dopo c’è una placchetta rocciosa inclinata ben scivolosa agevolata da un cavetto di acciaio con varie asole.
Infine si continua fino alla testata del canalino su loppe sempre assai ripide ma con “scavetti” sufficienti per l’appoggio dei piedi: rimane un tratto di attenzione, soprattutto in discesa.
Dalla testata del canalino (dove si trova un buon covolo utile come riparo di emergenza) in breve si arriva sopra l’anticima, da cui ci si cala con un saltino nell’intaglio che la divide dal pendio di vetta.
Da qui, senza difficoltà, si sale alla Croce di vetta del Tirón de Monpiana.
Per chiarire meglio – anche … a me stesso 😊 – come si svolge la salita, ho ordinato le foto in sequenza logica di salita anche se scattate successivamente in discesa, e pertanto si potrebbe notare qualche incoerenza di luce in foto ravvicinate.
Ovviamente le linee registrate dal GPS – qui e pure per il successivo Zimón de Terne – non valgono per le micro-svolte ma solo “per le aree di passaggio”: è sempre l’osservazione del territorio che conta.
Salita al Zimón de Terne da Forcella Monpiana seguendo la cresta nord
Da Forcella Monpiana si sale subito la ripidissima prima pala erbosa in direzione sud rimanendo sul lato est rivolto alla Valle dell’Ardo.
Si trovano sempre piccoli appoggi per i piedi, ma bisogna usare anche le mani: È RIPIDO!
Arrivati più o meno sul cucuzzolo della pala, in pochi “metri aerei” ci si cala sopra una “selletta aerea” dopo la quale si traversa pochissimi metri sul pendio sempre rivolto alla Valle dell’Ardo.
Ora c’è l’unico punto di orientamento che può essere dubbio a un primo colpo d’occhio.
La traccia di traverso quasi subito diverge: il ramo sinistro più evidente continua in leggera discesa per aggirare una fascia rocciosa, mentre il ramo destro più labile va in salita diretta su un pendio molto-molto ripido con roccette affioranti in parte lisciate.
Bisogna andare a destra e pochi metri dopo si trova un utilissimo cavetto di acciaio con varie asole che aiuta in questa altrimenti difficile risalita.
Si arriva così sopra la cresta in corrispondenza di un micro-ometto su un cucuzzolo, e si può avere una visione d’insieme della sinuosa prosecuzione.
Si scende inizialmente su traccia sopra il filo della cresta e poi si continua aggirando verso sinistra un paio di spuntoni rocciosi traversando su tracce con rami tagliati (ho visto anche un paio di bolli rossi e non escludo che ce ne siano di più).
Si arriva sopra il tratto più affilato di cresta che va a finire contro il grande gendarme in parte roccioso che si stacca dal pendio nord del Zimón de Terne.
Qui, se si vuol evitare il sottile filo di cresta, si sta sulle erbe del lato destro rivolto alla Val Medon e si arriva comunque su una selletta che anticipa il grande gendarme roccioso.
Dalla selletta una traccia molto evidente torna in versante est rivolto alla Valle dell’Ardo, passa sotto quasi tutta la base est del gendarme ed inizia a risalirlo molto ripidamente tra evidenti tagli di mughi e qualche sbiadito segno rosso: qui si usano anche le mani e c’è qualche buon passo di I° grado almeno.
Arrivati quasi in punta al gendarme si taglia verso destra con un breve esposto traverso menzionato in tutti i libri guida: è esposto ma la base di camminamento è sufficientemente larga per appoggiare sempre i piedi per intero.
Il breve traverso porta ancora dal lato Val Medon dove su sentierino-viàz ci si cala sulla forcella che dà accesso al pendio nord finale del Zimón de Terne.
Ora è ripidino ma non difficile, e “bisogna solo spingere”: ci sono più opzioni segnalate nei libri guida, ed ho scelto la linea che aggira la vetta verso est.
Waypoints
Waypoint
2,267 ft
01 - Parcheggio in località Case Bortòt
Waypoint
5,755 ft
05 - Foto arrivando sotto gli ultimi alberelli di riferimento prima di piegare in ripida diagonale verso la fascia rocciosa
Waypoint
5,921 ft
06 - Foto nell'ultima diagonale erbosa prima dell'attacco della salita finale al Tirón de Monpiana
Waypoint
6,132 ft
11 - Foto al passaggio in una conca ombrosa con uscita ripida verso il Tirón de Monpiana
Waypoint
6,280 ft
14 - Foto in arrivo alla base di un ripido canalino poco prima dell'anticima del Tirón de Monpiana
Waypoint
6,319 ft
15 - Foto risalendo il ripido canalino che si trova poco prima dell'anticima del Tirón de Monpiana
Waypoint
6,383 ft
16 - Testata ripido canalino che si trova poco prima dell'anticima del Tirón de Monpiana
Waypoint
6,550 ft
18 - Croce di vetta del Tirón de Monpiana con contenitore del quaderno delle firme - waypoint 1
Waypoint
6,550 ft
19 - Croce di vetta del Tirón de Monpiana con contenitore del quaderno delle firme - waypoint 2
Waypoint
5,289 ft
22 - Forcella Monpiana - secondo passaggio al rientro dal Tirón de Monpiana e inizio cresta nord del Zimón de Terne
Waypoint
5,378 ft
24 - Foto risalendo il ripido con cavetto di aiuto nella prima parte della cresta nord del Zimón de Terne
Waypoint
5,395 ft
28 - Foto aggirando il torrione-gendarme verso la forcella di accesso al pendio nord finale del Zimón de Terne
Waypoint
5,450 ft
29 - Foto aggirando il torrione-gendarme verso la forcella di accesso al pendio nord finale del Zimón de Terne
Waypoint
5,477 ft
30 - Foto aggirando il torrione-gendarme verso la forcella di accesso al pendio nord finale del Zimón de Terne
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