Gruppo della Schiara: salita al Pragrànt per la Cengia dei Camòrz da Le Olte sulla Strada di Cajàda in Val Desedàn
near Desedan, Veneto (Italia)
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Itinerary description
Escursione che, per salire al pulpito panoramico del Pragrànt, percorre una breve cengia che ben si nota dal sentiero di chiusura dell’itinerario → Gruppo della Schiara: Ólt de la Val de Gostìn da Le Olte sulla Strada di Cajàda in Val Desedàn.
A fine 2021 è uscito un nuovo libro-guida che la descrive e – vista la mancanza di neve alle basse quote esposte a sud e le temperature alte per la stagione – ci ho provato in un periodo normalmente “chiuso” per questo tipo di itinerari.
Il Libro è: «Monti di Longarone» a cura di Pietro Sommavilla, Giuseppe Nart e Luca Celi.
Il libro valuta una lunghezza di cornice di circa 150 metri e fa capire che è difficile, con un passaggio di gran attenzione su base rocciosa con stillicidio in mezzo a tratti per lo più a base erbosa.
Non è un passaggio singolo, sono quasi 20 metri TUTTI DELICATISSIMI.
Visto l’impegno per meno di mezza giornata, si potrebbe pensare di abbinare questo itinerario con quello dell’Ólt de la Val de Gostìn – come logica di ottimizzazione dell’uscita ci sta benissimo, ma sono due cose ben diverse come difficoltà.
Se non si è veramente pratici della zona (io non lo sono) credo sia meglio tenere separati i due obiettivi, per avere più relax nella visita all’Ólt de la Val de Gostìn e per arrivare super-riposati e lucidi al passaggio chiave della Cengia dei Camòrz.
La Cengia dei Camòrz, vista la vicinanza dell’attacco dal parcheggio, può essere un buon test per provare le tecniche in un passaggio DIFFICILE.
******************************
Avvicinamento alla Cengia dei Camòrz
In questo caso si percorre a ritroso il finale dell’escursione sopra citata all’Ólt de la Val de Gostìn.
Di fronte al parcheggio si nota subito l’attacco di un evidente sentiero che sale appena a sinistra direzione salita dell’impluvio del Foss de la Val.
Quasi subito c’è un po’ da scegliere tra traccia di sentierino o vecchia trincea per il trasporto di legname a valle, ma si rimane sempre a sinistra direzione salita dell’impluvio.
Poi rimane solo un bel sentiero che si segue semplicemente nelle svolte per curvare verso sinistra in allontanamento dall’impluvio, e per imboccare il canalone che delimita in basso gli alti salti di roccia che stanno sotto il Pragrànt.
Il sentiero si mantiene inizialmente sulla destra direzione salita (o sinistra idrografica) del canalone, per poi entrarci in un facile tratto.
Qui la traccia scompare per qualche decina di metri e si ritrova più sopra, ma la progressione è sempre senza difficoltà.
Quando, quasi in testata del canalone, il sentiero piega evidente verso sinistra non si può non notare l’attacco della Cengia dei Camòrz sulla destra.
Percorrenza della Cengia dei Camòrz
Si inizia a fianco di un evidente anfratto nerastro, quasi subito ci sono un paio di passi più stretti ma su base solida, e poi si continua in cornice ben esposta ma con base sufficiente per procedere in modo lineare senza mettersi di traverso o fare contorsioni.
Ben presto (è tutto breve) si arriva al passaggio dello stillicidio.
Già all’immissione nella placca bagnata c’è un “problemino”: la cornice netta lascia il posto a un 3 metri stretti su loppe un po’ inclinate che non lasciano ben capire quanto sia larga la base solida.
Ho calzato i ramponcini da prato per questi 3 metri che mi sono sembrati “infidi” – qualche metro più indietro ci sono degli alberelli che però non saprei dire quanto validi per una eventuale assicurazione.
La successiva placca con stillicidio oggi era bagnatissima, e probabilmente lo è quasi sempre visto quanto sono lisce le rocce di base più vicine alla parete.
Non ci sono prese veramente buone per tenersi camminando in posizione eretta di traverso.
Però all’inizio del passaggio c’è una grossa roccia appoggiata a parete su cui si può salire sopra (senza passare all’esterno in esposizione), e c’è un solido spuntone incastrato quando si scende dall’altro lato del roccione dove continua la placca bagnatissima e scivolosa.
Qui ho “sacrificato” una fettuccia e mi sono autoassicurato fino all’uscita dalle rocce bagnate e ultra-esposte.
Avevo la corda da 20 e ne ho avanzato poca per uscire dal problema comprendendo un breve tratto di erba oltre la placca.
La corda era piazzata doppia per poterla recuperare, e quindi dal roccione sono quasi 10 metri per tornare in zona abbastanza tranquilla, e in tutto saranno 15 o poco più.
Infine, c’è un tratto simile a quello iniziale ma più breve, si svolta oltre una piccola costola non più in cornice ma su traccia esposta sopra una bancatina inclinata e si finisce in un vero pendio boschivo.
In conclusione: prima di iniziare la Cengia dei Camòrz bisogna tirare fuori dallo zaino l’attrezzatura e sistemarsela bene pronta all’uso.
Come scritto sopra avevo la corda da 20 ma è meglio un po’ più lunga.
Ero da solo ma un piccolo gruppetto va meglio, anche per organizzare «assicurazioni più sicure».
Non saprei dire quanto diminuisca la difficoltà con meno stillicidio, ma se rimanesse solo qualche riga bagnata (e non tutta l’area di camminamento) è chiaro che ci sono meno pensieri: comunque non sarà mai senza pensieri.
Salita al Pragrànt dalla fine della Cengia dei Camòrz
Il pendio boschivo dove esce la Cengia dei Camòrz è ripido ma camminabile, e in uscita ho trovato pure un paio di rami tagliati di segnalazione.
Nella prima parte di salita ogni tanto ci si appoggia con le mani ma mai neanche lontanamente a livello di arrampicata.
Visto che avevo i ramponcini li ho ricalzati per faticare meno.
A inizio salita si sta appena a sinistra del displuvio di una piccola dorsale: qui però, come da traccia GPS e “sfruttando i ramponcini”, ho fatto una deviazione in andata-ritorno verso destra per cercare un buon punto fotografico.
Ci sono delle tracce di camosci che portano sotto una fascia rocciosa che si aggira verso sinistra dove ho rivisto altri rami tagliati.
Con qualche svolta si finisce il ripido per entrare in un tratto di pendio prativo a media pendenza, e per ultimo in un tratto di bosco con fitti abeti e in bassa pendenza.
In uscita dagli abeti c’è il pulpito panoramico del Pragrànt.
Rientro al parcheggio dal Pragrànt
Ho seguito semplicemente alcuni dei normali sentieri di accesso al Pragrànt.
Dal pulpito panoramico, andando verso nord si rientra subito nel bosco e in poche decine di metri si incrocia un buon sentiero da seguire verso destra (a sinistra andrebbe in direzione delle cime del Belvedere).
Seguendo bene questo sentiero si va ad incrociare la fine di una stradetta e poi si continua in direzione Degnón.
Non l’ho seguito fedelmente fino alla stradetta, perché in versante nord c’erano qualche macchia di neve crostosa e qualche passaggio a fondo “quasi ghiacciato”, e così ho adattato le linee allo stato del fondo boschivo con un giro probabilmente poco più lungo.
Dalla fine della stradetta inizia il tratto di sentiero che cala verso Degnón, con un gran lavoro iniziale di taglio tronchi in mezzo a un’area di bosco abbattuto.
Tutto intuitivo fino alla forcella boschiva «Forzèla de Faè» nei pressi di Casera Forcella o Forzèla: qui bisogna prendere la traccia giusta che passa a fianco del rudere con il portico e … il numero civico 36! – cioè, una casa con numero civico in un posto simile?
Poi ancora su sentiero evidente verso sud-ovest tra muri a secco e altri ruderi, con una svolta finale poco visibile verso destra per andare ad incrociare il sentierino dell’andata quasi al suo inizio.
Dalle vicinanze di quest’ultima svolta c’è una visuale complessiva verso le bastionate rocciose sotto il Pragrànt e – visto che … ci si è appena stati – si dovrebbe individuare una parte della Cengia dei Camòrz e il pendio boschivo risalito dopo la fine della cornice.
******************************
Il dislivello reale di questa versione dell’escursione, comunque difficile da calcolare con buona approssimazione, dovrebbe essere di circa 600 metri e non 660 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc: in pratica non fa differenza.
È chiaro che visto l’ambiente in cui ci si muove, dal finale di avvicinamento a ovest alla Cengia dei Camòrz e fino a poco dopo l’uscita a est, la traccia registrata dal GPS era un vero «geroglifico», e pertanto ho tracciato io delle linee manualmente per dare un’idea di dove più o meno si svolge l’escursione.
Naturalmente è inaffidabile come linea-guida sul campo, ma di sicuro non verrà in mente a nessuno di guardare il terminale in quell’area perché … c’è dell’altro a cui stare attenti. 😉
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A fine 2021 è uscito un nuovo libro-guida che la descrive e – vista la mancanza di neve alle basse quote esposte a sud e le temperature alte per la stagione – ci ho provato in un periodo normalmente “chiuso” per questo tipo di itinerari.
Il Libro è: «Monti di Longarone» a cura di Pietro Sommavilla, Giuseppe Nart e Luca Celi.
Il libro valuta una lunghezza di cornice di circa 150 metri e fa capire che è difficile, con un passaggio di gran attenzione su base rocciosa con stillicidio in mezzo a tratti per lo più a base erbosa.
Non è un passaggio singolo, sono quasi 20 metri TUTTI DELICATISSIMI.
Visto l’impegno per meno di mezza giornata, si potrebbe pensare di abbinare questo itinerario con quello dell’Ólt de la Val de Gostìn – come logica di ottimizzazione dell’uscita ci sta benissimo, ma sono due cose ben diverse come difficoltà.
Se non si è veramente pratici della zona (io non lo sono) credo sia meglio tenere separati i due obiettivi, per avere più relax nella visita all’Ólt de la Val de Gostìn e per arrivare super-riposati e lucidi al passaggio chiave della Cengia dei Camòrz.
La Cengia dei Camòrz, vista la vicinanza dell’attacco dal parcheggio, può essere un buon test per provare le tecniche in un passaggio DIFFICILE.
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Avvicinamento alla Cengia dei Camòrz
In questo caso si percorre a ritroso il finale dell’escursione sopra citata all’Ólt de la Val de Gostìn.
Di fronte al parcheggio si nota subito l’attacco di un evidente sentiero che sale appena a sinistra direzione salita dell’impluvio del Foss de la Val.
Quasi subito c’è un po’ da scegliere tra traccia di sentierino o vecchia trincea per il trasporto di legname a valle, ma si rimane sempre a sinistra direzione salita dell’impluvio.
Poi rimane solo un bel sentiero che si segue semplicemente nelle svolte per curvare verso sinistra in allontanamento dall’impluvio, e per imboccare il canalone che delimita in basso gli alti salti di roccia che stanno sotto il Pragrànt.
Il sentiero si mantiene inizialmente sulla destra direzione salita (o sinistra idrografica) del canalone, per poi entrarci in un facile tratto.
Qui la traccia scompare per qualche decina di metri e si ritrova più sopra, ma la progressione è sempre senza difficoltà.
Quando, quasi in testata del canalone, il sentiero piega evidente verso sinistra non si può non notare l’attacco della Cengia dei Camòrz sulla destra.
Percorrenza della Cengia dei Camòrz
Si inizia a fianco di un evidente anfratto nerastro, quasi subito ci sono un paio di passi più stretti ma su base solida, e poi si continua in cornice ben esposta ma con base sufficiente per procedere in modo lineare senza mettersi di traverso o fare contorsioni.
Ben presto (è tutto breve) si arriva al passaggio dello stillicidio.
Già all’immissione nella placca bagnata c’è un “problemino”: la cornice netta lascia il posto a un 3 metri stretti su loppe un po’ inclinate che non lasciano ben capire quanto sia larga la base solida.
Ho calzato i ramponcini da prato per questi 3 metri che mi sono sembrati “infidi” – qualche metro più indietro ci sono degli alberelli che però non saprei dire quanto validi per una eventuale assicurazione.
La successiva placca con stillicidio oggi era bagnatissima, e probabilmente lo è quasi sempre visto quanto sono lisce le rocce di base più vicine alla parete.
Non ci sono prese veramente buone per tenersi camminando in posizione eretta di traverso.
Però all’inizio del passaggio c’è una grossa roccia appoggiata a parete su cui si può salire sopra (senza passare all’esterno in esposizione), e c’è un solido spuntone incastrato quando si scende dall’altro lato del roccione dove continua la placca bagnatissima e scivolosa.
Qui ho “sacrificato” una fettuccia e mi sono autoassicurato fino all’uscita dalle rocce bagnate e ultra-esposte.
Avevo la corda da 20 e ne ho avanzato poca per uscire dal problema comprendendo un breve tratto di erba oltre la placca.
La corda era piazzata doppia per poterla recuperare, e quindi dal roccione sono quasi 10 metri per tornare in zona abbastanza tranquilla, e in tutto saranno 15 o poco più.
Infine, c’è un tratto simile a quello iniziale ma più breve, si svolta oltre una piccola costola non più in cornice ma su traccia esposta sopra una bancatina inclinata e si finisce in un vero pendio boschivo.
In conclusione: prima di iniziare la Cengia dei Camòrz bisogna tirare fuori dallo zaino l’attrezzatura e sistemarsela bene pronta all’uso.
Come scritto sopra avevo la corda da 20 ma è meglio un po’ più lunga.
Ero da solo ma un piccolo gruppetto va meglio, anche per organizzare «assicurazioni più sicure».
Non saprei dire quanto diminuisca la difficoltà con meno stillicidio, ma se rimanesse solo qualche riga bagnata (e non tutta l’area di camminamento) è chiaro che ci sono meno pensieri: comunque non sarà mai senza pensieri.
Salita al Pragrànt dalla fine della Cengia dei Camòrz
Il pendio boschivo dove esce la Cengia dei Camòrz è ripido ma camminabile, e in uscita ho trovato pure un paio di rami tagliati di segnalazione.
Nella prima parte di salita ogni tanto ci si appoggia con le mani ma mai neanche lontanamente a livello di arrampicata.
Visto che avevo i ramponcini li ho ricalzati per faticare meno.
A inizio salita si sta appena a sinistra del displuvio di una piccola dorsale: qui però, come da traccia GPS e “sfruttando i ramponcini”, ho fatto una deviazione in andata-ritorno verso destra per cercare un buon punto fotografico.
Ci sono delle tracce di camosci che portano sotto una fascia rocciosa che si aggira verso sinistra dove ho rivisto altri rami tagliati.
Con qualche svolta si finisce il ripido per entrare in un tratto di pendio prativo a media pendenza, e per ultimo in un tratto di bosco con fitti abeti e in bassa pendenza.
In uscita dagli abeti c’è il pulpito panoramico del Pragrànt.
Rientro al parcheggio dal Pragrànt
Ho seguito semplicemente alcuni dei normali sentieri di accesso al Pragrànt.
Dal pulpito panoramico, andando verso nord si rientra subito nel bosco e in poche decine di metri si incrocia un buon sentiero da seguire verso destra (a sinistra andrebbe in direzione delle cime del Belvedere).
Seguendo bene questo sentiero si va ad incrociare la fine di una stradetta e poi si continua in direzione Degnón.
Non l’ho seguito fedelmente fino alla stradetta, perché in versante nord c’erano qualche macchia di neve crostosa e qualche passaggio a fondo “quasi ghiacciato”, e così ho adattato le linee allo stato del fondo boschivo con un giro probabilmente poco più lungo.
Dalla fine della stradetta inizia il tratto di sentiero che cala verso Degnón, con un gran lavoro iniziale di taglio tronchi in mezzo a un’area di bosco abbattuto.
Tutto intuitivo fino alla forcella boschiva «Forzèla de Faè» nei pressi di Casera Forcella o Forzèla: qui bisogna prendere la traccia giusta che passa a fianco del rudere con il portico e … il numero civico 36! – cioè, una casa con numero civico in un posto simile?
Poi ancora su sentiero evidente verso sud-ovest tra muri a secco e altri ruderi, con una svolta finale poco visibile verso destra per andare ad incrociare il sentierino dell’andata quasi al suo inizio.
Dalle vicinanze di quest’ultima svolta c’è una visuale complessiva verso le bastionate rocciose sotto il Pragrànt e – visto che … ci si è appena stati – si dovrebbe individuare una parte della Cengia dei Camòrz e il pendio boschivo risalito dopo la fine della cornice.
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Il dislivello reale di questa versione dell’escursione, comunque difficile da calcolare con buona approssimazione, dovrebbe essere di circa 600 metri e non 660 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc: in pratica non fa differenza.
È chiaro che visto l’ambiente in cui ci si muove, dal finale di avvicinamento a ovest alla Cengia dei Camòrz e fino a poco dopo l’uscita a est, la traccia registrata dal GPS era un vero «geroglifico», e pertanto ho tracciato io delle linee manualmente per dare un’idea di dove più o meno si svolge l’escursione.
Naturalmente è inaffidabile come linea-guida sul campo, ma di sicuro non verrà in mente a nessuno di guardare il terminale in quell’area perché … c’è dell’altro a cui stare attenti. 😉
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Waypoints
Waypoint
2,469 ft
01 - Parcheggio di fronte all'inizio del sentiero in destra idrografica del Foss de la Val
Waypoint
3,282 ft
03 - Foto nel canale-vallone finale di avvicinamento all'attacco della Cengia dei Camòrz
Waypoint
3,372 ft
04 - Foto nel canale-vallone finale di avvicinamento all'attacco della Cengia dei Camòrz
Waypoint
3,751 ft
10 - Inizio risalita su fianco boschivo verso il Pragrànt
Waypoint
3,826 ft
11 - Foto da punto panoramico spostandosi dalla linea ottimale di salita verso il Pragrànt
Waypoint
4,001 ft
12 - Rami tagliati di riferimento dove inizia a calare la pendenza salendo verso il Pragrànt
Waypoint
4,053 ft
13 - Arrivo in area prativa salendo verso il Pragrànt e aggirando una fascia rocciosa
Waypoint
3,982 ft
17 - Arrivo su stradetta dopo aver deviato dal sentiero per evitare neve e ghiaccio
Waypoint
3,092 ft
20 - Bivio segnalato (in direzione salita) per Degnón nell'area della Forzèla de Faè
Waypoint
2,984 ft
23 - Svolta a destra per traccia inizialmente poco evidente per raccordo verso il parcheggio e foto al Pragrànt
Comments (2)
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Solo una precisazione...
IL tratto critico dello stillicidio a metà della cengia è effettivamente molto scivoloso ma presenta, a mio giudizio, delle ottime prese per le mani per cui non condivido tuo giudizio a riguardo.
Io e un mio compagno di escursione abbiamo percorso la cengia pochi giorni fa e abbiamo recuperato la tua fettuccia.
Sarei onorato di potertela rendere e di fare la tua conoscenza in futuro.
Ciao zanovilla,
mi fa molto piacere il tuo commento, perché su itinerari del genere servono più passaggi da più persone (anche in condizioni/stagioni diverse) per poter avere una visione equilibrata.
Spero si aggiunga qualche altro commento per inquadrare bene questa bella «cengetta».
Per quanto riguarda la fettuccia … te la sei meritata e puoi tranquillamente usarla perché, come avrai notato, è praticamente nuova – poi se avremo occasione di incontrarci … ti pagherò le spese di deposito a casa tua con una consumazione a tua scelta in un locale di tua scelta. 😉
Buon cammino!