Gruppo della Schiara: Giro della Val del Molín de i Frari dal Pont del Bus (Pian di Vedoia)

Escursione ad anello che visita una valle solitaria anche se l’imbocco è a poca distanza da uno svincolo autostradale.
È un bel giro “moderatamente selvaggio” che si può sicuramente programmare in piena stagione ma che, forse, torna più utile quando neve e/o ghiaccio impediscono di andare in “assetto estivo” a quote più alte.
La valle ha un’esposizione solare ad est, e il lato sinistro idrografico di salita è esposto verso sud; dunque ci sono lunghi tratti soleggiati specialmente a metà stagione.
Il lato destro idrografico ha invece un’esposizione solare verso nord, che combinata con l’esposizione est generale della valle non lascia molto spazio al sole agli estremi stagionali.
Il lato sinistro è percorso dal sentiero CAI 515 che sale a Forcella Palughet, mentre il lato destro non ha alcun tratto CAI, con una prima parte di discesa in fuoripista e una seconda su sentiero continuo.
Nel tratto fuoripista SERVE ATTENZIONE per l’orientamento.
La guida di riferimento è «DOLOMITI Nuovi sentieri selvaggi» di Paolo Bonetti, Paolo Lazzarin e Marco Rocca.
Come sempre, nelle strette valli la traccia GPS può dare un’idea generale delle svolte-direzioni ma non è da seguire passo-passo.

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Salita dal Pont del Bus a Casera del Coston lungo il CAI 515
Premesso che c’è una variante del CAI 515 che inizia da Fortogna, per questo anello conviene la partenza dal Pont del Bus lungo la stradina asfaltata del vecchio tracciato della SS 51 che esce verso nord dall’abitato di Pian di Vedoia.
Dal parcheggio al Pont del Bus si va verso nord fino a poco prima dell’uscita sulla nuova SS 51, e si trova l’inizio di un largo sentiero con segnavia ENEL (indicazione per il traliccio 142) che risale la scarpata sulla sinistra.
Dopo pochi metri il sentiero attraversa il piano della linea ferroviaria: qui treni ne passano pochi, ma ne passano, e dunque sempre attenzione attraversando i binari.
Dall’altro lato dei binari il sentiero continua ancora più largo, e poco dopo compaiono dei segnavia 515 dipinti sulle roccette a terra che affiancano i segni rossi ENEL dipinti sui tronchi degli alberi.
Si attraversa una barriera di reti antifrana, si svolta a destra a un bivio poco evidente con mini-ometto, e senza problemi si arriva alla tabella «Prone m 725 slm» dove il CAI 515 si riunisce con la variante che sale da Fortogna.
Da qui inizia un lungo traverso con qualche tratto simil-cengia, e si passano varie altre tabelle segnaletiche di località o valli: La Valaẑa, Casera Nantère (per la casera serve una breve deviazione), Val de le Moneghe (con portata d’acqua) e Doerne.
La guida segnala la possibile presenza di tritoni in una pozza d’acqua della Val de le Moneghe.
Da Doerne si arriva all’attraversamento della Val de le Taie, con doppio impluvio di cui il primo ancora con buona portata d’acqua.
Poi si continua in salita per un costone con mughi bruciati ma con vari rami tagliati che guidano nel fondo confuso.
Infine per fianco boschivo una traccia più esile porta sui prati che anticipano la Casera del Coston.

Dalla Casera del Coston all’impluvio del torrente dell’alta Val del Molín de i Frari (Rui de i Frari)
Dalla Casera del Coston si prosegue per il CAI 515 direzione Forcella Palughet e si incontra quasi subito una “sella a schiena di mulo” con dirupi da tutti e due i lati.
Attraversata la sella si continua in salita per circa 25 metri di dislivello secondo il mio GPS, fino ad incontrare una freccia “PALUGHET” che indica verso destra per la continuazione del CAI 515.
Qui si esce dal CAI 515 e si va diritti per l’evidente sentiero che in quel punto è pure più largo della continuazione CAI.
Pochi metri dopo ho visto una piccola tabella su un albero con l’indicazione “CHIUSO”: però non c’era alcuna specifica di ordinanza e comunque il sentiero semplicemente termina poco più avanti.
La traccia si fa più esile all’aggiramento di una piccola costa rocciosa, con brevissimo tratto parzialmente franato che richiede attenzione: qui ho trovato un cordino legato a un grosso ramo, ma non mi sono appeso perché il ramo da sotto non mi è sembrato sicurissimo.
Ancora avanti di traverso su tracce ora di animali e parzialmente esposte, e si arriva in un punto dove il fianco boschivo si addolcisce e lascia intravedere una possibile discesa nell’impluvio del Rui de i Frari assecondando qualche piccola non difficile gobba-saltino.

Dall’impluvio del torrente dell’alta Val del Molín de i Frari (Rui de i Frari) all’inizio del sentiero continuo finale
Dopo aver “messo i piedi nell’impluvio” per un paio di foto, ho iniziato la discesa – come specificato in guida – su una fascia quasi appiattita del fianco boschivo di sinistra idrografica.
La prima parte è in dolce pendenza senza alcun problema, e si arriva a un grosso ometto che anticipa una più ripida rampa che fa entrare in un’area più ristretta e con poca luce.
Dal grosso ometto se ne vedono altri che guidano per le migliori linee, si va a sfiorare un alveo secondario (oggi senza acqua) parallelo al principale e si continua fino al primo attraversamento a destra segnalato in guida che è obbligatorio poco prima di una rapida-cascata (fino a questo primo attraversamento sono circa 200 metri di dislivello di discesa lungo il Rui de i Frari).
Io ho attraversato vicino al salto della cascata senza poterla osservare da sopra, ma forse conviene anticipare di qualche metro per una più agevole risalita del fianco boschivo dall’altro lato.
La risalita di pochi metri è necessaria per aggirare un franamento.
Ora la discesa in destra idrografica continua secondo la guida «… su terreno più accidentato, talvolta ripido e viscido, e massi ricoperti da vegetazione …».
Più o meno è così, ma andando piano si trovano le linee più camminabili.
La guida poi segnala un altro attraversamento a destra, ma non possono esserci due consecutivi attraversamenti a destra dello stesso impluvio, e dunque ora ce n’è uno a sinistra molto logico appena prima di salti dirupati non frequentabili.
Ora di nuovo in sinistra idrografica si continua per poco su traccia piatta per poi entrare su fianco inclinato.
Il camminamento diventa “da animali” e si scorge con chiarezza l’impluvio qualche metro più in basso.
C’è un primo valloncello che porta ai margini dell’impluvio sopra un salto e non va bene.
Poi ne ho visto un altro che porta nell’impluvio qualche decina di metri prima della secca svolta a destra dello stesso dove c’è una cascata che si può evitare solo riattraversando per l’ultima volta verso destra.
Senza continuare sullo scomodo fianco sinistro sono sceso fra saltini non difficili fino all’impluvio, e con un paio di passaggi destra-sinistra-destra ho terminato l’attraversamento definitivo a destra su uno slargo piatto poco prima della strettoia della cascata: qui ho visto un ramo di mugo spezzato-appeso (non tagliato) e un tronchetto scortecciato ad altezza d’uomo, sicuramente non opera di animali.
Li ho interpretati come segnavia ed in effetti ero sul posto giusto.
Dal piccolo slargo si contorna a destra una costa-fascia di rocce e in pochi metri si arriva alla base di un canalone ghiaioso in basso e in forma di placca continua nella parte medio-alta.
C’è una traccia consolidata che attraversa le ghiaie di base in salita diagonale e qui ho visto degli “scavetti” con tutta evidenza segni di passaggio umani.
Si entra in un fianco erboso con arbusti-mughi vari dove compaiono rami tagliati: questo fianco divide il canale appena attraversato alla base da un altro più grande non frequentabile che sta sulla sinistra direzione salita (o verso est).
Dunque seguendo i rami tagliati si sale ripidamente con l’obiettivo di traversare poi poco sopra la testata del canale di sinistra-est.
I rami tagliati finiscono quando la traccia a terra comincia a piegare in diagonale sinistra (sempre in discreta pendenza), poi la traccia diventa più esile e raggiunge una dorsale che anticipa un vallone boschivo.
Bisogna attraversare questo vallone, e dal punto in cui sono arrivato io si vedeva una traccia riprendere alcuni metri più in basso – dall’alveo dell’alta Val del Molín de i Frari, per arrivare qui ho risalito per circa 130 metri di dislivello secondo il mio GPS.
La guida segnala che scendendo per quest’ultima dorsale si dovrebbe intercettare un sentiero (nuovamente con rami tagliati) che porta verso destra su una breve facile cengia che fa scendere su un altro impluvio alla base di una cascata-orrido.
Comunque, dopo aver raggiunto la buona traccia che avevo visto, ho iniziato la discesa (con tratti ripidi) verso il sentiero segnalato in guida, ma ho incontrato un’area di erbe molto alte, e mi sono spostato verso destra per evitarle.
Così facendo, però, ho incrociato il sentiero quasi alla sua fine dopo aver fatto una percorrenza più lunga in fuoripista.
A quel punto la comoda cengia finale era a pochi metri, e in breve sono sceso sotto la cascata-orrido, definita «oscuro-orrido» in guida: per come è messa non so quando mai arriverà il sole qui.
Guardando le cartine questo «oscuro-orrido» sta poco sotto la confluenza dall’alto di due canali-impluvi che scendono lato est dal Col Mussàc e lato ovest da sotto la Zima de i Tre Mas’ci.
Fine dei problemi di orientamento.

Percorrenza in discesa del sentiero continuo finale in destra idrografica della Val del Molín de i Frari
Attraversato l’impluvio qualche metro più a valle dalla cascata inizia una traccia evidente sempre ben accompagnata da rami tagliati dove servono.
All’inizio della discesa … bisogna salire, e con saliscendi a più riprese si guadagnano circa 170 metri di dislivello.
Si affiancano un paio di fasce rocciose con stillicidio, di cui la seconda sempre su traccia ben marcata ma esposta.
Poi si attraversa un dolce e largo valloncello con portata d’acqua (oggi con presenza di varie salamandre) e poco dopo inizia la discesa definitiva.
Dopo qualche tratto un po’ esposto e in parte protetto dalla vegetazione, il sentiero si allarga molto quando si riunisce con un altro proveniente da destra.
Poi sempre comodissimamente, con una possibile variante altrettanto comoda, fino a Casera Jode.
Dalla casera si entra in una traccia più scavata che a seguire, per un tratto, diventa stretta con tornantini ravvicinati.
Infine tutto nuovamente comodo entrando nel reticolo finale di sentieri ENEL, da dove con le svolte giuste si arriva al sottopasso ferroviario che riporta sulla stradina asfaltata poco a sud del parcheggio.
Questo sottopasso è indicato, nella direzione contraria, da una freccia “Il cammino delle Dolomiti Digressione M PONTE nelle Alpi - BELLUNO”.

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Il dislivello reale dell’escursione è di circa 1.280 metri e non 1.483 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.

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