Gruppo del Bosconero: Forzèla de la Val de la Lum e Zéngia della Rotonda dalla Val Bòna

Itinerario non lungo ma molto impegnativo per tecnica e orientamento.
La Zéngia della Rotonda è una cengia “anulare” che fa un giro completo intorno alla vetta della Cima de la Val dell’Albero detta anche "La Rotonda”.
L’inizio-fine è alla Forzèla de la Val de la Lum, con una salita difficile a partire dal “cadìn” di fondo valle.
A mio giudizio è FONDAMENTALE memorizzare molto bene i passaggi in salita per non complicarsi la vita in discesa – ci sono degli ometti nella parte più contorta, ma da soli non risolvono i problemi di micro-orientamento in parete (e poi la situazione ometti può sempre cambiare nel tempo).
La guida di riferimento è: «Monti di Longarone» a cura di Pietro Sommavilla, Giuseppe Nart e Luca Celi.
La chiusura della descrizione della salita alla Forzèla de la Val de la Lum è: “… percorso impegnativo e complesso, con passaggi alpinistici”.
La chiusura della descrizione della Zéngia della Rotonda è: “… molti lunghi tratti con massima esposizione e difficoltà alpinistiche, sempre in arrampicata libera; è consigliabile, in alcuni punti, procedere in cordata e assicurarsi con chiodi”.
Effettivamente ho notato che sono quasi inesistenti le possibilità di assicurarsi nei punti critici sfruttando spuntoni solidi o mughi affidabili.
Ho percorso l’anello di cengia in senso orario come descritto in guida.
******************************
Fotografie
Fino alla Forzèla de la Val de la Lum ho ordinato le foto in sequenza logica di salita indipendentemente dal fatto che siano state scattate in salita o in discesa.
Per questo motivo ci sono delle “situazioni incoerenti di luce” tra foto consecutive.
È il sistema che preferisco quando devo poi ricordare l’esatta sequenza di passaggi di itinerari complicati in ambienti dove gli errori possono determinare circostanze molto difficili.

******************************

Salita alla Forzèla de la Val de la Lum dal parcheggio al divieto di transito in località Festìn
Dal parcheggio al divieto di transito in località Festìn si segue la stradetta (sterrato-asfalto-cemento) fino a Casera Val Bona.
Il sentiero che si interna verso la Val dell’Albero inizia a un centinaio di metri dalla casera all’angolo sud-ovest del ”quadrilatero” di stradette che ci gira intorno.
Oggi dall’angolo di inizio del sentiero si notava (poco all’interno) un tronchetto incappucciato con una specie di imbuto di plastica.
Dopo i primi metri un po’ inerbati (ma con un paio di rami tagliati di segnalazione) ci si immette in una traccia più marcata che va ad attraversare due larghi canali superficiali per poi iniziare a salire con più pendenza.
Seguendo rami tagliati e ometti si passa poi un boschetto di faggi dove l’impronta a terra del sentiero è un po’ meno marcata, e con alcune svolte ci si porta sul bordo della “sponda” di destra idrografica dell’impluvio della Val dell’Albero.
Poco sopra i 1.400 metri di quota si trova una traccia che abbandona il sentiero principale e, sfruttando un avvallamento, scende nell’impluvio con vista in alto sul Cadìn de la Val de l’Albero e la parete da salire per arrivare alla Forzèla de la Val de la Lum (il sentiero principale è quello che continua fino alla Forzèla de la Val de l'Albero).
Ora si sale per il facile e divertente impluvio con portata d’acqua fino a poco prima di alcune piccole cascatelle verticali e (a quota 1550 circa secondo la guida e anche il mio altimetro) si sale per una conoide di dure ghiaie con mughi nella parte alta.
Evitati i mughi stando a destra direzione salita si arriva a dei piccoli larici isolati: proprio piccoli, max un metro di altezza.
Qui la guida scrive che prima di raggiungere i salti di fondo del canalone che scende dalla Forzèla de la Val de la Lum si piega a destra per poi salire un breve camino con sasso incastrato.
La parete è ampia e variegata, e qui mi sono fermato perdendo qualche minuto per individuare questo piccolo camino, e poter avere un riferimento preciso di dove puntare con il lungo traverso in salita: non ci sono tracce a terra e segnavia in questo tratto.
Visto il camino (veramente piccolo da lontano in confronto alla parete) sono arrivato sotto la fascia di roccia che lo anticipa: da sotto la fascia di roccia il camino non si vede e, arrivando, bisogna guardare nelle vicinanze di pochi metri dove ci sono un paio di piccoli mughi sopra la fascia.
Sotto uno di questi piccoli mughi c’è una non difficile spaccatura-rampa (3 o 4 metri, non di più) per cui si sale, poi si procede qualche metro quasi in piano verso l’interno della parete e si arriva al piccolo camino con sasso incastrato.
(Alla base della spaccatura ho visto i resti di un ometto, il primo della serie: l’ho sistemato un po’ quando sono sceso.)
Il camino si può salire sia a destra prima del masso incastrato o subito dopo il masso incastrato al centro: II° grado su solidi appigli in tutti e due i casi a mio giudizio.
Poi si sale trovando un altro ometto (utilissimo come riferimento in discesa) poco prima di una “concavità nerastra” della fascia rocciosa.
Si va, per qualche decina di metri, a sinistra per larga bancata-cengia fino a girare oltre un’angolazione non molto pronunciata della fascia rocciosa dietro la quale c’è subito una spaccatura per salire al livello di cengia superiore.
Questa spaccatura è più stretta e verticale di quella precedente che raggiunge il camino con masso incastrato, ma gli appigli sono buoni e si vedono bene anche in discesa (forse un I°+ a mio giudizio).
In uscita anche qui ho trovato un ometto molto utile come riferimento per la discesa.
Ora si va ancora a sinistra su vera cengia più stretta fino al fondo del canalone che scende dalla Forzèla de la Val de la Lum: l’ingresso nel fondo è su passaggio esposto di attenzione, il passaggio finora più difficile.
Prima di iniziare il passaggio esposto c’è un gran ometto, e poi prima di proseguire conviene girarsi e memorizzare nuovamente per la discesa.
Entrati nel canalone si sale un po’ per salti non difficili fino a dove … diventano difficili e sulla destra c’è uno scivolo regolare e discretamente appigliato che porta sopra una costa erbosa con mughi.
Si sale la costa e qui ho trovato un paio di rametti tagliati all’inizio e uno più grosso quasi in uscita: guardare bene quest’ultimo ramo tagliato di mugo da sopra per memorizzare il riferimento per la discesa.
Da sotto la parete che sta a fine costa erba-mughi, si svolta a sinistra per pochissimi metri fino a un ometto in ingresso nella variegata conca finale per la Forzèla de la Val de la Lum, con bene in vista la Cima de la Val dell’Albero e anche la prima parte della Zéngia della Rotonda.
Qui si contorna la conca in modo intuitivo in salita per salti (uno con vari movimenti più o meno di I° grado), e si arriva alla forcella con il suo caratteristico “masso appoggiato” che forma un piccolo ponte inclinato (sopra ci può stare una persona appoggiata di schiena per chi … vuol provare a prendere il sole 🌞).

Percorrenza in senso orario della Zéngia della Rotonda
La cengia inizia (lato nord-ovest) appena sotto la forcella, e i primi metri sono su stretta cornice con base regolare.
Si arriva subito a un primo “passo del gatto obbligatorio”: lungo tutta la cengia ne seguiranno molti altri obbligatori o facoltativi rispetto alla scelta di camminare all’esterno in totale esposizione.
Dopo il primo passo del gatto c’è un masso appoggiato verso l’esterno della cornice che crea un passaggio molto stretto ma interno, e pertanto non problematico.
Quindi ancora ristrettezze varie fino al lato nord del giro che è una traccia su ghiaie che scorre su fianchi-bancatine inclinati: scegliere bene le linee per evitare il più possibile passi scivolosi.
Si arriva a doppiare una costa con qualche mugo per entrare in versante nord-est e, dopo un passaggio “scivolosetto” sotto rocce aggettanti, si doppia un vero promontorio con mughi fitti.
Ora si passa più o meno in versante est assecondando un tratto ad arco con – nel punto di massima rientranza – un passaggio franoso “stretto e strano” dove bisogna “pesare” i passi (o i gattonamenti).
Usciti dalla conca-arco si va a girare in versante sud dove si trovano due passaggi ravvicinati che, a mio giudizio, sono i più difficili della Zéngia della Rotonda.
Il primo è in uscita da uno stretto gomito di un canalino dove le rocce aggettanti sono troppo basse per passarci semplicemente sotto.
Ci sono degli appoggi in super-esposizione appena sotto la linea di cornice (quella che non si può fare per le rocce troppo basse).
Dopo un po’ di ragionamenti ho tolto lo zaino per sfruttare questi appoggi, perché lo zaino può toccare comunque da qualche parte specialmente in uscita dal passaggio, e può creare dei seri problemi.
Quindi l’ho agganciato a una fettuccia prima di iniziare (incastrandolo sotto le rocce aggettanti), e poi l’ho tirato verso di me e infine spinto in avanti.
Subito dopo c’è uno spigolo che continua con una “infotografabile” gobba “protesa sul vuoto”.
Gli appoggi (piccoli) ci sono e “… sono migliori se non si guarda in fuori”.
Anche qui si andrebbe meglio senza zaino a mio giudizio, ma non c’è modo di tirarselo avanti in sicurezza.
Comunque, visto che non avevo ancora rimesso lo zaino dopo il passaggio precedente sono avanzato un tratto senza per capire bene; poi sono tornato indietro per riprenderlo e fare definitivamente il passaggio.
Fatto questo si è a sud-ovest ed è tutto abbastanza facile (per la media della Zéngia della Rotonda) su bancatine fino al rientro alla Forzèla de la Val de la Lum.
Ci sarebbero tante altre particolarità da scrivere su questa cengia, ma basta tenere a mente quanto scritto in guida e citato all’inizio.

Considerazioni finali
RIPETO: memorizzare BENE tutti i passaggi di salita per la Forzèla de la Val de la Lum, perché la discesa può diventare MOLTO complicata se si sbaglia qualcosa.
La traccia registrata in salita dal GPS non è minimamente d’aiuto per scendere: dimenticarsi del GPS fin dall’arrivo nel Cadìn de la Val de l’Albero.
I miei due terminali hanno fatto delle “registrazioni di fantasia” in tutti gli stretti passaggi-svolte chiave.
I waypoint che ho inserito sono da intendersi come “contenitori di foto” e non sono significativi della reale posizione.
In salita cercare di individuare il breve canalino con masso incastrato prima di arrivare sotto la fascia rocciosa: è la chiave di accesso a tutto il resto.
Da soli è molto-molto difficile assicurarsi e anche in gruppo non è una roba veloce da allestire.
In discesa (per tutta la parte a salti) la corda mi è rimasta al collo e ho sempre disarrampicato: non è facile trovare ancoraggi naturali.
Non servono ramponcini da prato: i brevi ripidi erbosi non sono così ripidi da renderli necessari.
Per chi usa i bastoncini conviene depositarli alla base del passaggio del breve canalino con masso incastrato.
In discesa dopo il breve canalino con masso incastrato – alla fine dei veri salti – ho evitato le dure, ripide e scivolose ghiaie della linea ottimale di salita con giro più lungo ad arco verso sinistra per cercare una linea di erba e mughi.
In discesa nel bosco finale dopo l’uscita dall’impluvio della Val dell’Albero, invece, ho fatto al contrario: vista la facile pendenza ho tagliato direttamente accorciando in parte le svolte del sentierino ufficiale.

******************************

Il dislivello reale dell’escursione – difficile da calcolare con esattezza in un simile percorso – è tra i 1.100 e i 1.200 metri, e non 1.385 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.

******************************