Gruppo Agneléze - Erèra: Monte Colàz, Monte Agnelezze e Monte Mondo da Molìn de Titèle
near Coltamai-Ren, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Lo scopo dell’escursione è la risalita al Monte Agnelezze o Agneléze per tutta la dorsale nord/nord-ovest.
Per questo motivo la partenza è fissata al ponte sul Torrente Mis e non, come al solito, a Pattine.
Lungo la salita è quasi obbligatoria la deviazione per la vetta del Monte Colàz: è molto panoramica anche se ben più bassa di tutte le vette circostanti.
Fino a qui è una bella e interessante escursione di livello medio-facile, poi inizia la parte più complicata verso il Monte Agnelezze o Agneléze.
La salita al Monte Mondo è un di più, e ci sono andato perché un escursionista incrociato a inizio giornata mi aveva segnalato la presenza, in questi giorni, di una colonia di mufloni: l’avvistamento è andato a buon fine.
Un rientro più breve dalla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze è quello per il Van dei Cavài e la Val del Menegaldo, più o meno sulla traccia che ho seguito nell’escursione Monti della Destra Mis: Forcella e Monte Agnelezze o Agneléze per la Val Scortegàde dalla Valle del Mis a Pattine.
La guida di riferimento è la solita “Agneléze Erèra Pizzòcco” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti.
Attenzione: la registrazione GPS supera di poco i 10.000 punti, che è il limite di visualizzazione di molti terminali anche di fascia alta – eventualmente bisogna tagliare in più spezzoni la traccia con gli appositi software.
Note su un’imprecisione della guida nella parte iniziale dell’escursione
Dopo l’inizio in decisa salita diagonale nel bosco (Trói del Boscón), c’è un tratto di traverso in bassa pendenza.
Qui la guida scrive: «Oltre un vallonetto dal fondo roccioso 790 c., alcuni schianti e una radura circolare (èra), si giunge a un bivio 900 c.. Si volge a sinistra, con una lunga diagonale ascendente verso Est; il sentiero, evidente, a tratti è lavorato a scalini in legno.»
Il vallonetto è quello del waypoint 03 con le trappole fotografiche, e la radura circolare è evidentissima a quota 900 circa.
La guida indica in modo chiaro di svoltare DOPO la radura circolare, e poco più di 100 metri in linea d’aria dopo c’è un bivio (anticipato da un ometto) con diramazione che svolta a sinistra verso est: l’impronta a terra diventa molto incerta quasi subito (con qualche “sparizione”), ma si trovano ometti e bolli rossi sbiaditi (e c’è pure un’altra svolta simile poco dopo segnalata da un alberello tagliato).
QUELLA DOPO LA RADURA CIRCOLARE NON È LA SVOLTA GIUSTA.
Quella corretta (anche questa con ometto di segnalazione), da sentiero militare con tutti i riferimenti successivi scritti in guida, è quasi 200 metri in linea d’aria PRIMA della radura circolare, e si trova circa 25 metri più bassa di quota: questo sentiero è tutto bello, facile e panoramico come segnalato.
Le due alternative si ricongiungono al waypoint 08 della cavernetta militare, dove la guida scrive «… si lascia a destra 1165 c. una deviazione secondaria …».
Dal parcheggio presso il ponte sul Torrente Mis alla vetta del Monte Colàz
Dopo qualche decina di metri dal parcheggio (oppure di fronte perché si può parcheggiare anche lì) si imbocca un tratturo che finisce su un prato con vecchia casa.
Bisogna salire il prato dietro la casa per immettersi sulla dorsale, dove si trova il sentiero Trói del Boscón.
Seguendolo, con attenzione a non infilarsi in qualche traccia secondaria, si arriva all’attraversamento di un canaletto dove sono piazzate 4 trappole fotografiche per animali, e poi al traverso dove serve attenzione per la svolta giusta come scritto nelle note sull’imprecisione della guida.
(Oggi le trappole fotografiche erano attivate e mi hanno “catturato” con una vera scarica di colpi di flash: chissà come mi classificheranno i ragazzi della Forestale. 😊)
Il sentiero militare che segue è comodissimo e va a scavalcare la dorsale del Col de le Càore (o Col de le Càvere o Colle delle Capre) per continuare appena sotto sul lato est con viste panoramiche sulla Valle del Mis.
Con un ultimo tratto, senza impronta a terra ma intuitivo e accompagnato da molti ometti, attraversa un rado boschetto e arriva alla Sella del Colàz in testata della profondissima Val Lónga o Valle Lunga: qui si immette nella larghissima mulattiera militare che sale dal Vallone di Campotorondo e che va in direzione di Casera Renzin con discesa finale al fondo della Valle del Mis.
Si segue in leggera salita la larga mulattiera per quasi 300 metri in linea d’aria, e si trova la diramazione secca a destra (con il classico ometto) che porta alla vetta del Monte Colàz e alla prosecuzione verso il Monte Agnelezze.
All’inizio il sentierino è evidente e poi un po’ meno, ma ci sono vari piccoli ometti.
Poco prima di raggiungere la dorsale, sale più deciso sempre con ometti: qui sono importanti per l’orientamento anche i tagli sui rami.
(Qui, per un tratto, ho abbandonato gli ometti per andare sopra la dorsale e guardare in giù: a parte che non si vedeva nulla di interessante, bisogna considerare che in questo breve tratto la registrazione GPS non segue gli ometti.)
Si arriva a un pianoro su 2/3 livelli a quota 1.500/1.520, e si va diritti per la dorsale fino alla panoramicissima vetta spoglia di alberi.
In quest’ultimo tratto ci sono pochissimi ometti, ma è obbligato e intuitivo.
Dalla vetta del Monte Colàz alla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze
Si ritorna al pianoro su 2/3 livelli a quota 1.500/1.520 e, pochi metri sotto la fascia rocciosa di sinistra direzione discesa, si individua facilmente un sentierino.
All’inizio va in tendenza discesa con qualche ometto, fino a un ometto più evidente dove la base fascia rocciosa, a un angolo, cambia da tendenza discesa a tendenza salita.
Qui ci sono tracce che continuano in discesa nel bosco, e dovrebbero essere corrette, perché secondo la guida bisogna raggiungere la forcella successiva di quota 1.595 con un ultimo tratto di salita.
Ho seguito queste tracce (che diventano esili come scritto in guida) e mi sono trovato di fronte una zona di bosco schiantato.
Sono ritornato indietro all’ultimo ometto, e ho iniziato a seguire le tracce di animali che andavano in salita vicino alla fascia rocciosa.
Poi mi sono un po’ abbassato per fare meno saliscendi, ma è sbagliato: fuori delle parti battute si faticava di più, e sono rientrato qualche metro più in su.
Alla fine, senza difficoltà, sono arrivato dall’alto alla forcella di quota 1.595 tra il Colàz e il Castelìn.
Qui si va diretti senza segnalazioni per la dorsale boschiva di fronte: è ripidina, larga e senza pericoli.
Fuori del bosco c’è un tratto di mughi e arbusti vari con qualche rododendro, e c’è un corridoio che mi sembra in gran parte naturale, però si nota qualche sporadico taglio di rami.
Prima di arrivare a una bassa fascia rocciosa, bisogna spostare qualche mugo con le mani senza mai camminarci sopra.
Si rimonta la fascia rocciosa in un primo corto intaglio e in un successivo saltino, ambedue sul I° grado di roccette solide.
Subito dopo c’è una piatta cresta che si percorre in un buon taglio di mughi fino alla base della torre rocciosa del Castelìn.
Si aggira la base del Castelìn verso sinistra su cengia, e poi c’è un traverso di pochissimi metri (5/10, dipende a che quota si traversa) su terreno esposto e inconsistente dove serve attenzione: a mio giudizio è il passaggio che, di tutta l'escursione, richiede più attenzione.
Fatto il traverso, si rimonta in pochi metri a una forcelletta segnalata a 1.800 metri di quota.
Ora è tutta “sinuosa” dorsale fino in vetta al Monte Agnelezze.
Si inizia in rado bosco, poi alcuni ometti guidano fin sotto un ripido salto roccioso che si può affrontare con varie linee, e infine … gambe in spalla e pedalare!
Dalla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze alla vetta del Monte Mondo
Bisogna andare a Forcella Pelse, e si continua verso sud passando per l’anticima con ometto del Monte Agnelezze.
Bisogna affrontare il ripido saltino che abbassa al livello del camminamento tra la Forcella delle Scortegade e la Casera Agnelezze.
Sono molti i punti dove si può scendere, e non è difficile se già si conoscono in salita, altrimenti serve attenzione sui bordi da esplorare per trovare il passaggio.
Scesi dal salto, si va a destra per i ruderi della Casera Agnelezze e poi si iniziano a seguire i primi ometti in discesa.
Ce ne sono abbastanza fino al boschetto di larici della massima depressione di questo tratto.
Poi ce n’è qualcuno in meno nella dolce e variegata risalita verso Forcella Pelse, e c’è qualche traccia secondaria che può creare confusione.
All’attraversamento del sentiero CAI 802 a Forcella Pelse, si dovrebbe notare “un’idea di sentierino” che sale sul pendio erboso di base del Monte Mondo.
Questa traccia finisce quasi subito, ma poi si cammina in leggera diagonale ascendente in modo intuitivo.
In breve compare un vero camminamento che accompagna per tutto il lungo traverso sud: è stretto ma molto utile soprattutto nell’attraversamento delle varie liste di ghiaia-pietrisco che si trovano.
Poco prima della verticale della forcella che divide il Monte Mondo dalla Punta Pale Rosse, si può tagliare in salita e raggiungere in anticipo la dorsale finale per la vetta.
Rientro dal Monte Mondo a Molìn de Titèle
Si ritorna alla forcella divisoria con Punta Pale Rosse, e poi giù liberamente verso nord fino a incrociare il sentiero CAI che porta alla Casera di Campotorondo.
Da qui lunga discesa fino a Pattine sempre sul ben noto e larghissimo sentiero.
Da Pattine si può rientrare anche sulla strada aperta al traffico e parzialmente asfaltata.
Oggi ho continuato per un centinaio di metri sulla stradetta a fondo naturale verso Mori, e poi ho cercato il sentiero che collega direttamente verso la partenza.
Inizia pochi metri sopra il gruppetto di case di Mori, e ho dovuto fare un paio di semicerchi per individuarlo: è in saliscendi, sempre evidente, quasi tutto nel bosco, e non si perde neanche nei passaggi su prato con erba alta.
Si ricollega al sentiero di andata a metà strada tra il passaggio delle trappole fotografiche e la prima casa di riferimento.
Per questo motivo la partenza è fissata al ponte sul Torrente Mis e non, come al solito, a Pattine.
Lungo la salita è quasi obbligatoria la deviazione per la vetta del Monte Colàz: è molto panoramica anche se ben più bassa di tutte le vette circostanti.
Fino a qui è una bella e interessante escursione di livello medio-facile, poi inizia la parte più complicata verso il Monte Agnelezze o Agneléze.
La salita al Monte Mondo è un di più, e ci sono andato perché un escursionista incrociato a inizio giornata mi aveva segnalato la presenza, in questi giorni, di una colonia di mufloni: l’avvistamento è andato a buon fine.
Un rientro più breve dalla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze è quello per il Van dei Cavài e la Val del Menegaldo, più o meno sulla traccia che ho seguito nell’escursione Monti della Destra Mis: Forcella e Monte Agnelezze o Agneléze per la Val Scortegàde dalla Valle del Mis a Pattine.
La guida di riferimento è la solita “Agneléze Erèra Pizzòcco” a cura di Pietro Sommavilla e Paolo Bonetti.
Attenzione: la registrazione GPS supera di poco i 10.000 punti, che è il limite di visualizzazione di molti terminali anche di fascia alta – eventualmente bisogna tagliare in più spezzoni la traccia con gli appositi software.
Note su un’imprecisione della guida nella parte iniziale dell’escursione
Dopo l’inizio in decisa salita diagonale nel bosco (Trói del Boscón), c’è un tratto di traverso in bassa pendenza.
Qui la guida scrive: «Oltre un vallonetto dal fondo roccioso 790 c., alcuni schianti e una radura circolare (èra), si giunge a un bivio 900 c.. Si volge a sinistra, con una lunga diagonale ascendente verso Est; il sentiero, evidente, a tratti è lavorato a scalini in legno.»
Il vallonetto è quello del waypoint 03 con le trappole fotografiche, e la radura circolare è evidentissima a quota 900 circa.
La guida indica in modo chiaro di svoltare DOPO la radura circolare, e poco più di 100 metri in linea d’aria dopo c’è un bivio (anticipato da un ometto) con diramazione che svolta a sinistra verso est: l’impronta a terra diventa molto incerta quasi subito (con qualche “sparizione”), ma si trovano ometti e bolli rossi sbiaditi (e c’è pure un’altra svolta simile poco dopo segnalata da un alberello tagliato).
QUELLA DOPO LA RADURA CIRCOLARE NON È LA SVOLTA GIUSTA.
Quella corretta (anche questa con ometto di segnalazione), da sentiero militare con tutti i riferimenti successivi scritti in guida, è quasi 200 metri in linea d’aria PRIMA della radura circolare, e si trova circa 25 metri più bassa di quota: questo sentiero è tutto bello, facile e panoramico come segnalato.
Le due alternative si ricongiungono al waypoint 08 della cavernetta militare, dove la guida scrive «… si lascia a destra 1165 c. una deviazione secondaria …».
Dal parcheggio presso il ponte sul Torrente Mis alla vetta del Monte Colàz
Dopo qualche decina di metri dal parcheggio (oppure di fronte perché si può parcheggiare anche lì) si imbocca un tratturo che finisce su un prato con vecchia casa.
Bisogna salire il prato dietro la casa per immettersi sulla dorsale, dove si trova il sentiero Trói del Boscón.
Seguendolo, con attenzione a non infilarsi in qualche traccia secondaria, si arriva all’attraversamento di un canaletto dove sono piazzate 4 trappole fotografiche per animali, e poi al traverso dove serve attenzione per la svolta giusta come scritto nelle note sull’imprecisione della guida.
(Oggi le trappole fotografiche erano attivate e mi hanno “catturato” con una vera scarica di colpi di flash: chissà come mi classificheranno i ragazzi della Forestale. 😊)
Il sentiero militare che segue è comodissimo e va a scavalcare la dorsale del Col de le Càore (o Col de le Càvere o Colle delle Capre) per continuare appena sotto sul lato est con viste panoramiche sulla Valle del Mis.
Con un ultimo tratto, senza impronta a terra ma intuitivo e accompagnato da molti ometti, attraversa un rado boschetto e arriva alla Sella del Colàz in testata della profondissima Val Lónga o Valle Lunga: qui si immette nella larghissima mulattiera militare che sale dal Vallone di Campotorondo e che va in direzione di Casera Renzin con discesa finale al fondo della Valle del Mis.
Si segue in leggera salita la larga mulattiera per quasi 300 metri in linea d’aria, e si trova la diramazione secca a destra (con il classico ometto) che porta alla vetta del Monte Colàz e alla prosecuzione verso il Monte Agnelezze.
All’inizio il sentierino è evidente e poi un po’ meno, ma ci sono vari piccoli ometti.
Poco prima di raggiungere la dorsale, sale più deciso sempre con ometti: qui sono importanti per l’orientamento anche i tagli sui rami.
(Qui, per un tratto, ho abbandonato gli ometti per andare sopra la dorsale e guardare in giù: a parte che non si vedeva nulla di interessante, bisogna considerare che in questo breve tratto la registrazione GPS non segue gli ometti.)
Si arriva a un pianoro su 2/3 livelli a quota 1.500/1.520, e si va diritti per la dorsale fino alla panoramicissima vetta spoglia di alberi.
In quest’ultimo tratto ci sono pochissimi ometti, ma è obbligato e intuitivo.
Dalla vetta del Monte Colàz alla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze
Si ritorna al pianoro su 2/3 livelli a quota 1.500/1.520 e, pochi metri sotto la fascia rocciosa di sinistra direzione discesa, si individua facilmente un sentierino.
All’inizio va in tendenza discesa con qualche ometto, fino a un ometto più evidente dove la base fascia rocciosa, a un angolo, cambia da tendenza discesa a tendenza salita.
Qui ci sono tracce che continuano in discesa nel bosco, e dovrebbero essere corrette, perché secondo la guida bisogna raggiungere la forcella successiva di quota 1.595 con un ultimo tratto di salita.
Ho seguito queste tracce (che diventano esili come scritto in guida) e mi sono trovato di fronte una zona di bosco schiantato.
Sono ritornato indietro all’ultimo ometto, e ho iniziato a seguire le tracce di animali che andavano in salita vicino alla fascia rocciosa.
Poi mi sono un po’ abbassato per fare meno saliscendi, ma è sbagliato: fuori delle parti battute si faticava di più, e sono rientrato qualche metro più in su.
Alla fine, senza difficoltà, sono arrivato dall’alto alla forcella di quota 1.595 tra il Colàz e il Castelìn.
Qui si va diretti senza segnalazioni per la dorsale boschiva di fronte: è ripidina, larga e senza pericoli.
Fuori del bosco c’è un tratto di mughi e arbusti vari con qualche rododendro, e c’è un corridoio che mi sembra in gran parte naturale, però si nota qualche sporadico taglio di rami.
Prima di arrivare a una bassa fascia rocciosa, bisogna spostare qualche mugo con le mani senza mai camminarci sopra.
Si rimonta la fascia rocciosa in un primo corto intaglio e in un successivo saltino, ambedue sul I° grado di roccette solide.
Subito dopo c’è una piatta cresta che si percorre in un buon taglio di mughi fino alla base della torre rocciosa del Castelìn.
Si aggira la base del Castelìn verso sinistra su cengia, e poi c’è un traverso di pochissimi metri (5/10, dipende a che quota si traversa) su terreno esposto e inconsistente dove serve attenzione: a mio giudizio è il passaggio che, di tutta l'escursione, richiede più attenzione.
Fatto il traverso, si rimonta in pochi metri a una forcelletta segnalata a 1.800 metri di quota.
Ora è tutta “sinuosa” dorsale fino in vetta al Monte Agnelezze.
Si inizia in rado bosco, poi alcuni ometti guidano fin sotto un ripido salto roccioso che si può affrontare con varie linee, e infine … gambe in spalla e pedalare!
Dalla vetta del Monte Agnelezze o Agneléze alla vetta del Monte Mondo
Bisogna andare a Forcella Pelse, e si continua verso sud passando per l’anticima con ometto del Monte Agnelezze.
Bisogna affrontare il ripido saltino che abbassa al livello del camminamento tra la Forcella delle Scortegade e la Casera Agnelezze.
Sono molti i punti dove si può scendere, e non è difficile se già si conoscono in salita, altrimenti serve attenzione sui bordi da esplorare per trovare il passaggio.
Scesi dal salto, si va a destra per i ruderi della Casera Agnelezze e poi si iniziano a seguire i primi ometti in discesa.
Ce ne sono abbastanza fino al boschetto di larici della massima depressione di questo tratto.
Poi ce n’è qualcuno in meno nella dolce e variegata risalita verso Forcella Pelse, e c’è qualche traccia secondaria che può creare confusione.
All’attraversamento del sentiero CAI 802 a Forcella Pelse, si dovrebbe notare “un’idea di sentierino” che sale sul pendio erboso di base del Monte Mondo.
Questa traccia finisce quasi subito, ma poi si cammina in leggera diagonale ascendente in modo intuitivo.
In breve compare un vero camminamento che accompagna per tutto il lungo traverso sud: è stretto ma molto utile soprattutto nell’attraversamento delle varie liste di ghiaia-pietrisco che si trovano.
Poco prima della verticale della forcella che divide il Monte Mondo dalla Punta Pale Rosse, si può tagliare in salita e raggiungere in anticipo la dorsale finale per la vetta.
Rientro dal Monte Mondo a Molìn de Titèle
Si ritorna alla forcella divisoria con Punta Pale Rosse, e poi giù liberamente verso nord fino a incrociare il sentiero CAI che porta alla Casera di Campotorondo.
Da qui lunga discesa fino a Pattine sempre sul ben noto e larghissimo sentiero.
Da Pattine si può rientrare anche sulla strada aperta al traffico e parzialmente asfaltata.
Oggi ho continuato per un centinaio di metri sulla stradetta a fondo naturale verso Mori, e poi ho cercato il sentiero che collega direttamente verso la partenza.
Inizia pochi metri sopra il gruppetto di case di Mori, e ho dovuto fare un paio di semicerchi per individuarlo: è in saliscendi, sempre evidente, quasi tutto nel bosco, e non si perde neanche nei passaggi su prato con erba alta.
Si ricollega al sentiero di andata a metà strada tra il passaggio delle trappole fotografiche e la prima casa di riferimento.
Waypoints
Waypoint
1,988 ft
01 - Parcheggio al ponte sul Torrente Mis in località Molìn de Titèle
Waypoint
2,144 ft
02 - Vecchia casa di riferimento a fine stradetta-tratturo iniziale
Waypoint
2,671 ft
03 - Passaggio canaletto boschivo con 4 trappole fotografiche per animali lungo il sentiero Troi del Boscon
Waypoint
3,328 ft
06 - Arrivo sulla dorsale del Col de le Càore o Col de le Càvere o Colle delle Capre
Waypoint
3,590 ft
07 - Punto foto salendo a est della dorsale del Col de le Càore o Col de le Càvere o Colle delle Capre
Waypoint
4,398 ft
09 - Sella del Colàz e immissione nella mulattiera militare in direzione di Casera Renzin
Waypoint
4,480 ft
10 - Uscita dalla mulattiera militare per Casera Renzin a una diramazione con ometto
Waypoint
4,972 ft
13 - Pianoro boschivo e svolta a sinistra in discesa per traccia verso la forcella tra il Colàz e il Castelìn
Waypoint
5,185 ft
17 - Forcella boschiva di quota 1.595 tra il Colàz e il Castelìn
Waypoint
5,886 ft
21 - Forcelletta di quota 1.800 circa dopo breve risalita a fine aggiramento della base del Castelìn
Waypoint
6,104 ft
22 - Base ripido con roccette per rimontare sulla dorsale nord finale del Monte Agnelezze o Agneléze
Waypoint
6,867 ft
25 - Punto foto sopra il Van dei Cavài appena prima della vetta del Monte Agnelezze o Agneléze
Waypoint
2,339 ft
40 - Ritrovo sentiero di rientro a Molin de Titèle sopra casetta isolata in località Mori
Comments (1)
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Complimenti, bellissime foto. Quelle Pale di San Martino con nuvole dalla Sella del Colàz ... non so quanto tempo le ho guardate!
La "guardia" del ricovero di emergenza nell'area di Casera Vallon ha un colore originale, ma
la mia preferenza e' per i mufloni del Monte Mondo. 😊