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Gita Pointe de Bellecombe 15-OTT-22

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Trail stats

Distance
5.7 mi
Elevation gain
2,300 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,300 ft
Max elevation
9,046 ft
TrailRank 
32
Min elevation
6,972 ft
Trail type
Loop
Time
4 hours 19 minutes
Coordinates
1255
Uploaded
October 17, 2022
Recorded
October 2022
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near Le Rivet, Auvergne-Rhône-Alpes (France)

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Itinerary description

Ho lasciato l'auto nel piccolo parcheggio a destra della strada per il Piccolo Moncenisio, subito dopo il bivio, sulla sinistra, per il Refuge du Petit Mont Cenis.
Da qui parte una strada sterrata che seguo per 200 metri prima di proseguire sul sentiero che taglia via una piccola deviazione. Ripresa la strada la percorro ancora per 600 metri, prima di svoltare a sinistra sul sentiero per il Col de Sollières e Mont Froid (indicazioni). Il sentiero traversa verso Ovest prendendo gradatamente quota. Lo seguo fino a dei ruderi, per 1 Km. Qui, invece di proseguire per il Mont Froid e il Col de Sollières, prendo a sinistra cominciando a perdere quota progressivamente. Poco prima che il sentiero scenda ulteriormente e svolti a sinistra, mi tengo alto sulla destra seguendo una traccia. In questo tratto ci sono parecchie tracce, molte delle quali sono delle mandrie di mucche che pascolano in estate e creano un poco di confusione. Inoltre in questo punto inizia un piccolo canyon e io mi ritrovo sul lato a monte. In basso vedo una traccia più marcata che corre quasi parallela a me. In effetti bisognerebbe prendere quella. Io sono sul sentiero più a monte che, allungando il tragitto, porta comunque al Col de Bellecombe. Abbandono il sentiero rimanendo più a sinistra e, seguendo le tracce delle mandrie, perdo ancora quota entrando nel fondo del canyon. Guado il torrente in secca nel posto che ritengo migliore e risalgo sul crinale opposto, sempre su tracce, fino a ricongiungermi al sentiero che volevo seguire. Da qui senza ulteriori problemi arrivo al Col de Bellecombe in circa 15 minuti.
A sinistra incombe il ripido pendio della Pointe de Bellecombe, 300 metri sopra di me. Da qui in avanti seguo solo timidi ometti, rari bolli gialli e una stella blu dipinti sulle rocce perchè non c'è un vero e proprio sentiero, ma solo tracce che compaiono e scompaiono sul terreno. La direzione in alcuni punti non è chiara. Penso di dover salire tenendomi sulla destra, invece i timidi segni portano ad un evidente colatoio sassoso, sulla sinistra. Superato questo, continuo a salire sul ripido pendio cercando con lo sguardo la direzione da seguire, tenendomi vicino alla cresta dove i segni sembrano essere più evidenti. Non c'è sconto, salgo quasi per la massima pendenza zigzagando e cercando di restare sul percorso aiutandomi anche con il GPS. Poco prima della cima la pendenza aumenta ancora, per fortuna per poche decina di metri, prima di cominciare a diminuire in vista della croce di vetta, che si vede quasi all'ultimo. La vetta è caratterizzata da una croce e due grandi ometti, proprio sul baratro, e dei muretti a secco, appena prima. Qui nell'aprile del '45 se le sono date di santa ragione Tedeschi e Francesi. Questi piccoli avvallamenti mi sono utili per ripararmi dal forte vento. Se soffrite di vertigini come me, non conviene affacciarsi troppo oltre la croce: il versante Sud è un precipizio di 1000 metri!! Si vedono letteralmente ai miei piedi le case di La Tuile, Le Planay e Le Suffet, nel Vallone d'Ambin. Il panorama a 360° è meraviglioso.
La mia intenzione è di fare un anello scendendo dal versante SE e percorrere tutto l'anfiteatro della Pointe de Bellecombe, a fil di cresta. Su Mapy, installato sul cellulare, c'è il sentiero ma sul GPS non appare, se non nel primo tratto. Sono solo e non vorrei cacciarmi nei pasticci. Guardo con il binocolo il tragitto, il tempo è bellissimo, non mi sembra ci siano particolari problemi, e ci sono varie vie di fuga, per cui decido di proseguire. La discesa dalla cima è molto ripida, vicino alla cresta e al baratro (non troppo per fortuna), ma almeno qui la traccia è ben evidente e non ho problemi. In alcuni punti meno esposti l'affaccio è spettacolare. Arrivato ad un colletto che consideravo anche come punto di fuga, proseguo per vaghe tracce risalendo il pendio e riprendendo il sentiero ben visibile poco sopra. Ora è tutto un bellissimo sali e scendi tra pietrame e rocce, con timidi ometti e rari bolli, ma la direzione da seguire e i passaggi da fare per superare alcuni sbalzi rocciosi sono abbastanza logici. Ci sono due grandi ometti su due rilievi secondari, sembrano quasi irraggiungibili, ma il sentiero serpeggiando tra sbalzi rocciosi, mai esposti, ti porta a "conquistarli". La vista spazia ora sul Piccolo Moncenisio e sul Vallone del Lago delle Savine. Anche da qui se ci si sporge c'è il baratro, ma sono solo 4-500 metri... Raggiunto il primo ometto perdo progressivamente quota fino ad arrivare ad un intaglio da dove vedo il successivo. Da questa prospettiva è inquietante: breve ripido pendio, a 40°, ometto e il vuoto. Ma arrivo a toccare anche questo, ed è meno impressionante di quanto sembri. Scendo ancora a filo di cresta per qualche metro verso un colletto e poi il sentiero piega decisamente a sinistra per aggirare un altro rilievo, entrare nell'anfiteatro e abbandonare definitivamente la cresta. Ora per prati il sentiero piega a destra per costeggiare il rilievo, non si vede, ma la direzione è data da quadrati bianchi su roccia, ben visibili. La direzione è obbligatoria, a sinistra c'è il canyon in cui si butta l'anfiteatro, a destra un costone roccioso. Arrivato nel punto in cui la pendenza aumenta, il sentiero diventa ben visibile e lo seguo costeggiando il canyon. Ad un piccolo pianoro rimango sulla sinistra su vaghe tracce e continuo a costeggiare il canyon fino ad un piccolo sbalzo roccioso che supero andando sulla destra. Ritorno poi a filo canyon che continuo a seguire fino al pianoro dove c'è l'alpeggio Mestrallet, ben visibile dall'alto. Ora non resta che prendere la strada sulla sinistra che fa un'ampia curva. Di nuovo le molte tracce di bestiame mi traggono in inganno. Rimango troppo alto e mi tocca poi scendere a recuperare il sentiero che voglio seguire per tornare all'auto. Un bel traverso su prati che intercetta il percorso di salita a un paio di centinaia di metri dal parcheggio.
Il giudizio che ho messo è "medio". Difficoltà oggettive sul sentiero non ce ne sono. Nonostante la punta sia veramente aerea e si cammini spesso, al rientro percorrendo l'anfiteatro, a filo di cresta non c'è mai vera esposizione, a meno che non ci si voglia sporgere. Bisogna fare particolare attenzione nei primi 500 metri di discesa dalla punta, per la ripidità del sentiero, ma nulla più. Ripeto, nonostante io soffra di vertigini, non ho avuto problemi a completare il giro, che reputo spettacolare.

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