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Giro del Marguareis: dal Rifugio Mondovì al Rifugio Don Barbera

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Trail stats

Distance
9.38 mi
Elevation gain
5,374 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
4,413 ft
Max elevation
8,606 ft
TrailRank 
37
Min elevation
4,499 ft
Trail type
One Way
Time
7 hours 45 minutes
Coordinates
352
Uploaded
October 8, 2019
Recorded
October 2019
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near Carnino, Piemonte (Italia)

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Itinerary description

Da molto tempo desideravo percorrere un itinerario di più giorni che mi permettesse davvero di entrare in contatto con lo spirito della montagna. Il poco tempo a disposizione mi ha sempre costretto a compiere escursioni in giornata o, al massimo, di un paio di giorno: bellissime avventure che però non permettono di staccare davvero dalla quotidianità. Approfittando quindi del clima mite di ottobre e concedendomi un paio di giorni di ferie ho potuto realizzare questo piccolo sogno. Sono felicissimo di poter condividere l’esperienza con l’amico Carlo: percorrere tanta strada in piena solitudine potrebbe essere difficile e la compagnia di un amico ormai fidato non potrà che farmi bene.

La scelta della destinazione non è stata semplicissima in quando le variabili da considerare erano molteplici: il clima, i pochi giorni a disposizione, l’apertura dei rifugi e le caratteristiche ambientali desiderate non rendevano facile la ricerca. Il Marguareis ci è sembrato un compromesso ottimale in quanto era in grado di soddisfare la maggior parte delle nostre esigenze. L’altopiano è infatti situato ad una quota di 2000m ed è percorso da numerosi sentieri escursionistici ben tracciati e documentati. Sono inoltre presenti numerosi rifugi utili sia come appoggio che per il pernottamento e c’è la possibilità di integrare l’itinerario “ufficiale” con alcune ascese in vetta, opportunità che avremmo poi valutato in base alle nostre condizioni fisiche.

In questa relazione voglio raccontare la mia esperienza, il mio Giro del Marguareis, senza soffermarmi troppo sulle indicazioni geografiche. Sul sito ufficiale delle Alpi Cuneesi è possibile reperire tutte le informazioni necessarie per affrontare questo trekking, compresi i tracciati GPX da caricare sul vostro dispositivo GPS e tutti i contatti dei rifugi presenti. Ufficialmente il percorso prevede 5 tappe che iniziano e terminano sempre da un rifugio convenzionato, più una sesta tappa che però è una variante sostitutiva (noi abbiamo deciso di ignorarla per mancanza di tempo). Di per se le singole tappe non richiedono una giornata piena di cammino e possono quindi essere facilmente combinate in base alla propria disponibilità di tempo e alla preparazione fisica.


Giorno 2, dal Rifugio Mondovì Havis De Giorgio al Rifugio Don Barbera

Il secondo giorno inizia nel migliore dei modi grazie a una notte di profondo sonno. Fisicamente mi sento fin da subito molto bene, non ho alcun tipo di dolore e sono quindi pronto ad affrontare al meglio quella che sarà l’ascesa più significativa dell’intero itinerario. Anche Carlo sembra in ottime condizioni e posso leggere chiaramente nei suoi occhi il desiderio di vivere un’altra giornata in montagna a fare quello che più ci piace: camminare, salire in vetta e scattare qualche fotografia da condividere.

Non ci facciamo mancare nulla a colazione: una grande tazza di caffè amaro, fette biscottate, pane, burro e marmellata in grande quantità. Ci mettiamo in cammino pieni di energia seguendo le chiare indicazioni per il Passo delle Saline. Il percorso si sviluppa inizialmente su un’ampia e comoda carrabile pianeggiante, superiamo un ponticello e poi iniziamo una leggera salita con un paio di tornanti in successione che ci consentono finalmente di prendere quota. Prestando attenzione alle indicazioni usciamo dalla carrareccia per immetterci nel sentiero che porta al passo, percorso che stacca in modo deciso sulla destra e che divenne più stretto e impegnativo. Superiamo una balza rocciosa e raggiungiamo un pianoro dove proseguiamo seguendo la bollatura bianco-rossa, non sempre evidente.

Il cielo anche stamattina è privo di nuvole e possiamo ammirare alla nostra destra quella che sarà la meta principale della giornata: la Cima delle Saline. Notiamo subito un’escursionista che sta affrontando i primi metri della salita e questo ci fornisce il giusto stimolo per accelerare il passo e per dare tutto, alle energie richieste per affrontare la discesa penseremo più tardi. Affrontiamo l’ultimo tratto che ci conduce al passo con foga ed entusiasmo risalendo rapidamente il ripido sentiero su pendio erboso, interrotti soltanto da una breve chiacchierata con un cacciatore locale al quale chiediamo delle informazioni sulla fauna presente in zona. Giunti al passo dopo poco più di un ora dalla partenza è il momento di una breve pausa per riprendere fiato e bere un sorso d’acqua. Il segnavia A44 per l’ascesa in vetta parla chiaro, dovremo affrontare un’ora abbondante di cammino in forte pendenza, non sarà una rilassante passeggiata.

Carichi di energia (la colazione inizia a farsi sentire) iniziamo a risalire il pendio percorrendo alcuni tornanti in successione su un percorso prevalentemente costituito da terreno friabile e roccette. Dopo una decina di minuti di cammino il sentiero sembra degradare leggermente concedendoci di rifiatare, illudendoci che le fatiche siano finite ma non è così. Riprendiamo a salire più faticosamente seguendo una traccia poco visibile e transitando prevalentemente su detriti, roccette e sabbia. La pendenza è notevole e il terreno sempre più scivoloso, avanziamo rapidamente alimentanti dall’entusiasmo di raggiungere la vetta e la fatica sembra pian piano svanire. Il sole è ormai alto nel cielo e un fresco venticello sembra volerci aiutare, asciuga le gocce di sudore dal nostro viso e ci mantiene svegli e attenti. Superiamo gli ultimi passaggi di I grado in prossimità della vetta aiutandoci con le mani dove serve e raggiungiamo finalmente l’ampia sommità.

Il panorama che ci troviamo di fronte ci ripaga di ogni sforzo: intorno a noi possiamo osservare le montagne del Marguareis tra cui spicca la vetta principale, Punta Marguareis, oggetto dei nostri desideri che purtroppo non si concretizzeranno a causa delle condizioni meteo (lo vedremo meglio in seguito). Alcuni escursionisti che ci raggiungono in vetta ci aiutano a distinguere le montagne in lontananza: con i suoi 3297m il Monte Argentera è ben visibile e le condizioni meteo favorevoli ci permettono di intravedere anche le vette più alte dalla Valle d’Aosta come il Cervino e il Monte Bianco. La vera sorpresa però ci attende dal lato opposto dove possiamo chiaramente intravedere la brillante superficie del mare: per me si tratta di una prima volta, non avevo mai immaginato di poter osservare uno specchio d’acqua così ampio dalla sommità di una montagna e l’emozione per questa apparizione è decisamente intensa.

Ci concediamo una pausa per scattare qualche fotografia al panorama e alle due croci di vetta, la prima posizionata sulla sommità e la seconda più in basso. Da quest’ultima possiamo anche osservare in lontananza il rifugio Mondovì dove abbiamo pernottato, davvero una bellissima struttura gestita in modo impeccabile. Dobbiamo rimetterci subito in cammino perché questa deviazione ha allungato decisamente la nostra prima tappa della giornata, affrontiamo pertanto la discesa in modo garibaldino raggiungendo rapidamente il passo. La fatica per l’ascesa inizia a farsi sentire fin dai primi metri di discesa, dobbiamo pertanto procedere con calma per riposare le ginocchia assecondando il percorso che scende dolcemente lungo la vallata. Ci concediamo una breve sosta nei pressi di un Gias abbandonato per poi proseguire la discesa fino a raggiungere il Rifugio Bossi dove approfittiamo della disponibilità dei gestori per degustare una fetta di crostata e per riempire le borracce d’acqua.

Il clima qui è completamente differente, siamo scesi a circa 1500m e il caldo inizia a farsi sentire. Non siamo evidentemente abituati a queste temperature e il nostro organismo ne risente, l’energia sembra improvvisamente venir meno e dobbiamo pertanto prendere una decisione: saltare il passaggio al Rifugio Mongioie. Questa deviazione non avrebbe aggiunto nulla di nuovo al nostro tour in quanto non avevamo comunque intenzione di fermarci per il pranzo, avevamo deciso di effettuarla soltanto nel caso in cui non fossimo riusciti a raggiungere Cima delle Saline. In questo modo dovremmo poter risparmiare circa 6-7 km di cammino compensando la fatica dell’ascesa in vetta e risparmiando energie per la tappa finale.

Dopo una mezzora di sosta all’ombra degli alberi decidiamo di riprendere il cammino e raggiungiamo il piccolo centro abitato di Carnino inferiore (forse sarebbe meglio definirlo centro disabitato) dove troviamo le chiare indicazioni per il Rifugio Don Barbera. Nel frattempo abbiamo perso decisamente quota e ci attendono circa 800m di dislivello positivo da affrontare. Cerchiamo di ritrovare energie e buon passo rifocillati dall’aria fresca finalmente presente nel fitto bosco che ci troviamo ad attraversare. La vegetazione man mano si dirada nuovamente e possiamo quindi ammirare il bellissimo Vallone di Carnino: in lontananza possiamo osservare la suggestiva Gola della Chiusetta che raggiungeremo dopo un’ora di buon passo. Dopo un tratto pianeggiante lungo un bell’altopiano il sentiero riprende a salire lungo il Vallone dei Maestri fino a raggiungere il Rifugio Don Barbera, meta finale della nostra giornata.

Siamo stanchi ma abbiamo completato con successo le tappe previste del tour e raggiunto una bella vetta, possiamo pertanto rilassarci con una doccia calda e del buon riposo prima di cena. Anche qui le porzioni risulteranno abbondanti e l’ambiente da baita di montagna (con tanto di stufa a legna) contribuirà a favorire il nostro recupero fisico e mentale. Chiudiamo la giornata con 2 tappe percorso, 16 km totali e 1650 m complessivi di ascesa. Purtroppo su tempi e distanze le indicazioni sono approssimative in quanto ho impostato il GPS sul livello più basso di precisione per risparmiare batteria, il valore indicato fornisce comunque una misura attendibile della distanza e dell’impegno richiesto per affrontare questa avventura. Ci corichiamo poco dopo le nove osservando le nuvole che ormai coprono interamente il cielo, ignari della sorpresa che ci attenderà al mattino.

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