Fontane e Cave di Zovencedo
near Zovencedo, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Verso la fine degli anni ’50 La sengia era in uno stato di degrado: c’erano crepe nelle pareti e pioveva dentro. L’11 agosto 1959, un incendio, provocato da un fulmine, costrinse la famiglia ad abbandonare l’abitazione e a trasferirsi.
Nel 2013 il Comune di Zovencedo, all’interno di un progetto di riqualificazione della zona delle “priare”, ha sistemato la Sengia dei Meoni, di cui era diventato proprietario.
Vicino troviamo una cava di pietra tenera dei Berici a testimonianza dell'importante lavoro di queste zone, in alcuni punti dei sentieri ci sono ancora i solchi lasciati dai carri che trasportava o i grandi blocchi di pietra.
Durante l'escursione, tra le varie contrade e corti, si trovano interessanti fontane e lavatoi ad uso della popolazione esistente.
Poco prima di arrivare al borgo di Calto si sale a destra su un sentiero per andare a scoprire il Covoleto de Nadal, o Covolo dell'uomo di Neanderthal, zona archeologica.
Si risale di seguito la valle di Calto per attraversare la valle di Gazzo, una delle piu' lunghe e integre dei Berici, dove sono presenti interessanti Priare (cave) e fontane.
Si rientra a Zovencedo lungo un comodo sentiero completando un percorso ad anello con vari saliscendi.
P.S. qualche tratto di sentiero è stato chiuso dai proprietari e si deve camminare su asfalto.
Waypoints
Covolo dell'uomo di Neanderthal,
Resti di bisonti, grandi cervi, orsi e di centinaia di piccoli mammiferi ma anche un'intera mandibola animale utilizzata per modellare la selce e altri utensili che confermano la presenza dell'uomo di Neanderthal sui Colli Berici tra i 50 e i 60 mila anni fa. Sono oltre un migliaio i reperti rinvenuti finora dal gruppo di archeologi dell' Università di Ferrara coordinati dal prof. Marco Peresani e dalla ricercatrice svizzera Camille Jéquier, che hanno condotto la prima campagna di scavi nel Cuoléto de Nadale, un covolo in alta Val Liona riempito dai detriti, a mezza costa sulle colline sovrastanti il borgo di Calto, in territorio comunale di Zovencedo. Si tratta di uno dei più importanti ritrovamenti preistorici nei Berici e del Vicentino assieme alla grotta di San Bernardino e del Brojon e si distingue per la quantità eccezionale di reperti ossei e litici e per la collocazione più meridionale rispetto alle testimonianze rinvenute in precedenza, in grado di far rivedere la mappa della presenza umana in epoca paleolitica. Cacciatore e quindi nomade, l'uomo di Neanderthal viveva in piccoli gruppi familiari fino a una decina di componenti e si spostava secondo il corso delle stagioni seguendo gli animali. In tutto il continente europeo si stima ne vivessero centomila esemplari. L'area dei Berici era area di abbondanti prede per la ricchezza di acque cui si abbeveravano anche gli animali. La stessa valle di Calto è conosciuta come “Valle dei Mulini” (con impianti attivi fino a metà del secolo scorso) proprio per la presenza di piccoli corsi d'acqua naturali che scendono dai monti circostanti.
Fontana dei Galvani
Il nome “dei Galvani” potrebbe derivare dal soprannome dei vecchi proprietari del luogo. Nella nota del 1742 in “contrà verso le Piane” troviamo che Domenico e fratelli Dalla Libera detti Galvani q. Zamaria posseggono campi «in contrà della Fontana Rosa detta la Valle del Motolo». Ma il nome “Galvano” lo troviamo molto diffuso, a partire dal 1300. Dal libro "Stodegarda e Cornocapra", di Flavio Dalla Libera.
Cava Cengio e Fontana delle Fade o delle Belle Donne
Cava Cengio e Fontana delle Fade o delle Belle Donne
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