Etna Ilice di Carrinu Piano Bello Monte Fontana 2018-10-20
near Caselle, Sicilia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Sentiero ben segnalato
Waypoints
Ilice di Carrinu Leccio
l'Ilice di Carrinu, dal nome di un antico proprietario del fondo, o Ilice du Pantanu, dall'antica presenza di una zona umida nelle sue adiacenze. Situato a 970 metri di altezza alle pendici dell'Etna, è l'ultimo esemplare di una rigogliosa foresta di lecci che risale a settecento anni fa, che anticamente collegava il versante orientale con quello settentrionale dell'Etna. Il magnifico albero espande su un possente tronco un'imponente architettura di lunghi rami, perciò è detto �l'albero dai rami più lunghi del mondo�, ha una circonferenza del tronco di circa cinque metri ed è alto diciannove metri. Questo leccio dalle foglie verde scuro, dai rami contorti e lunghissimi, il tronco massiccio e scuro, le lunghe radici nodose aeree, per le sue impressionanti dimensioni è uno degli alberi più fascinosi e più vetusti dell'Etna e sarebbe il secondo per antichità e grandezza in Italia. Una delle colonne portanti del cielo. Testo di Marinella Fiume (ETNANATURA)
Inizio Fuori Pista su Lava del 1852
L'eruzione dell'Etna del 1852 ebbe inizio alle ore 5:45 circa del 21 agosto[1]. Si sviluppò da una frattura apertasi in corrispondenza della serra Giannicola del piano del Trifoglietto, all'interno della Valle del Bove. Le lave minacciarono ma senza raggiungerli gli abitati di Milo, Zafferana, Piano, Ballo, Macchia, Sant'Alfio. Distrussero solo le Caselle di Milo[2].(Wikipedia)
Piano Bello
Descrizione: Piano Bello è una zona di demanio forestale all'interno del sentiero per l'Ilice di Carrinu, ad un altezza che supera di poco i 1000 Metri slm. Pianeggiante e ampio è un ottimo punto ricreativo immerso nella natura, nelle sue vicinanze si trova anche un vecchio "Pagghiaru" antica costruzione in paglia ristrutturato.(etna friends. it)
Colata Lavica del 1950
L'eruzione dell'Etna del 1950-51 fu un evento eruttivo, prolungatosi per circa un anno a partire dal 25 novembre 1950, che interessò il versante orientale del vulcano e si concluse dopo 322 giorni senza aver distrutto alcun abitato[1]. L'attività eruttiva ebbe inizio con i classici segni premonitori il 25 novembre del 1950. L'attività effusiva vera e propria ebbe la durata di 322 giorni. La prima frattura si concretizzò alla quota di 2800 m s.l.m e si estese progressivamente fino alla quota di 2250 m.; fu caratterizzata da centri esplosivi posti in alto e una sola bocca effusiva alla quota più bassa. Le colate scesero per circa 10 km, fino alla quota di 800 m, coprendo una superficie pari a 10,5 km²[1]. Il volume complessivo di materiale piroclastico emesso fu stimato essere di circa 630 000 m³. La quantità di lava fuoruscita fu stimata del volume di 171 milioni di m³ con uno spessore medio calcolato di poco superiore a 15 m[1]. Furono minacciati, ma non raggiunti, i centri abitati di Milo, posto a 700 m s.l.m. e Zafferana Etnea. L'eruzione fu dichiarata finita il 2 dicembre del 1951[1].(Wikipedia)
Monte Fontana Belvedere
(Da wikipedia.it)Nel versante nord-est, esisteva sino agli anni cinquanta un fontanile detto � le Fontanelle del Milo � vicino al monte Fontana, dove ogni tanto appariva una città ai viandanti per poi svanire nel nulla. (Da http://web.tiscali.it/Etnadintorni/storie.htm)Adagiata ai piedi di Monte Fontana (1278) e Monte Cirasa (m. 1526) è la contrada delle Fontanelle. Quasi del tutto coperta da bellissimi boschi di castagno e da rigogliosi pometi, questa zona della nostra montagna costituisce un felice connubio nel secolare rapporto tra la natura e l'opera dell'uomo etneo. Il nome �Fontanelle� riporterà alla mente delle persone di una certa età il ricordo di una sorgente di freschissima acqua che scorgeva da tre �cannaggi� di una fontana in pietra lavica con abbeveratoio, posta ai margini di un torrente che aveva preso il nome, appunto, di �Torrente Fontanelle�. Accanto una stradina, una vecchia mulattiera tuttora esistente e praticabile, che si porta in direzione di Pietracannone e del torrente Sambuco. Questa vasta area, posta oltre i 1200 metri s.l.m., interamente compresa all'interno del territorio del Comune di Milo, è stata, grazie alla presenza della sorgente di freschissima acqua, da tempo immemorabile, luogo quasi obbligato di sosta e ristoro per quanti attraversavano quella contrada o per quanti, lavorando duramente con la legname dei boschi o nei pometi, volevano dissetarsi. Anche in questa parte del nostro vulcano, in cui l'ambiente è il risultato della fusione tra natura e lavoro dell'uomo, il paesaggio si presenta nelle varie parti dell'anno con diversi abiti che lo rendono suggestivo e pieno di fascino. Il �look�estivo è caratterizzato dal verde intenso dei castagneti e degli alberi da frutto, e se la stagione è propizia, nei boschi la raccolta dei funghi rappresenta una vera delizia. L'arrivo dell'autunno porta alberi ricchi di frutti, in particolare mele e castagne; con l'avanzare della stagione autunnale, prima di lasciare i rami le foglie trasformano quel verde intenso della trascorsa estate in un rosso e marrone che danno un nuovo colore al paesaggio. L'inverno presenta un affascinante quadro di natura morta su un fondo di tappeti di foglie di castagno. La primavera riporta vivacità di colori in una natura che si risveglia nella sua bellezza: prati verdi e fiori coloratissimi, pometi in fiore. Ma, anche questo angolo della nostra montagna ha dovuto spesso fare i conti con la furia distruttiva del vulcano. Il torrente Fontanelle che, scendendo giù dalla �Purtedda delle Fontanelle� (vero e proprio passo tra Monte Fontana e Monte Cirasa che immette in Valle del Bove) si portava a valle, attraversando l'omonima contrada fino a raggiungere in contrada Sambuco il torrente Cubania (travolto dalla colata del 1971), fu invaso dalla colata lavica del 1950. La lava, scorrendo per la piana sotto la Rocca Capra, imboccò la discesa della �Purtedda� incanalandosi nel torrente e distruggendo nella mattina del 28 dicembre 1950 la sorgente delle Fontanelle. Si cercò negli anni successivi di riportare in superficie il filone d'acqua che alimentava la fontana; venne così scavato un pozzo, ma il tentativo non portò a risultati concreti. Se l'acqua non è più tornata a scorrere e a dissetare quanti si trovano di passaggio per quella contrada, la lava si è invece ripresentata violentemente, ritornando a scorrere dopo poco meno di trent'anni, ed esattamente nei primi giorni di agosto del 1979. Scorrendo sulla precedente colata lavica, la lava, fortemente alimentata, tagliò in breve tempo la strada Mareneve puntando su Fornazzo che poi, come per miracolo, non raggiunse. Rimane intatta e ancora praticata la vecchia strada che, come già detto, dal luogo dove sorgeva la fontana si porta tra castagneti e pometi sul torrente Sambuco. Pare che questa sia una strada antica, anche se non sappiamo dire quanto, considerato che le notizie e testimonianze in nostro possesso sono frammentarie e quanto mai imprecise. Secondo l'ipotesi formulata da qualcuno, potrebbe anche trattarsi di un piccolo frammento di un'importante arteria di collegamento dell'antichità che si dirigeva verso il messinese; queste ipotesi rimangono per il momento prive di fondamento concreto. Pare, comunque, che in passato siano state ritrovate nei pressi della vecchia sor-gente delle Fontanelle delle antiche anfore e monete di epoca non meglio precisata che sono state poi consegnate a Mons. Fichera, ma di questi reperti non si sa più nulla. Per finire questa �chiacchierata� sulle �Fontanelle�, narriamo una leggenda intorno a questi luoghi, che sembra tratta dalle �Mille e una notte�. Narra questa leggenda che in un tempo remoto esisteva in questi luoghi una città, poi misteriosamente scomparsa. Dice ancora la leggenda che questa città riappare per una notte ogni cento anni nello splendore dei suoi palazzi, dei suoi mercati, dei suoi commerci, e che un pastore che si trovava in quella zona a custodire le sue greggi abbia avuto la fortuna di as-sistere a questo meraviglioso spettacolo. A parte il fascino di leggende come queste, non siamo in possesso di dati storici precisi e approfonditi sul passato di questa contrada. Rimane a noi la storia vera di una fontanella di fresca acqua che non potrà più dissetare i passanti perchè scomparsa sotto il fuoco dell'Etna, e la magia che solo il vento sa creare quando soffia forte tra i rami di castagni il cui suono sembra ricordare lo scroscio di quell'acqua.
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