Dolomiti d'Ampezzo: Cengia Paolina Colleselli con giro antiorario della Tofana di Mezzo e di Dentro dal Rifugio Angelo Dibona
near Pocol, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
“Anello di bellezza” intorno alla Tofana di Mezzo e alla Tofana di Dentro, in ambiente “super-dolomitico” e percorrendo un sentiero-cengia la cui difficoltà percepita e reale può cambiare molto a seconda delle condizioni ambientali.
Innanzitutto, è obbligatoria un’ottima visibilità per tutta la giornata.
Poi bisogna considerare bene l’inizio stagione di percorrenza per la neve residua.
Nelle varie guide sono segnalati due conoidi permanenti di neve da attraversare comunque con ramponi e piccozza, ma andando nelle fasi iniziali della stagione ci si trova di fronte a vari altri canalini-scivoli tappati di neve da aggirare con pazienza (e … fatica) visto che, probabilmente, sono delle “trappole” sotto forma di ponti di neve.
Quest’anno, viste le gran nevicate dell’inverno 2020-2021, al 19 luglio c’erano ancora vari canalini-scivoli da aggirare.
Dunque, siccome le varie guide indicano luglio come mese di inizio per questo itinerario, bisogna sempre “farci la tara” tenendo conto di quanto successo nell’inverno precedente e delle temperature di primavera-estate dell’anno in corso.
La Cengia Paolina si può percorrere nei due sensi, e ho scelto quello antiorario per poter stare quasi sempre al sole.
La guida di riferimento è «Guida alle vie ferrate e ai percorsi in cengia di Cortina d’Ampezzo e dintorni – di Fabio Cammelli»: ho scelto questa perché è l’unica che conosco che riporta una descrizione dettagliata in senso antiorario, veramente una descrizione SUPER!
La Cengia Paolina va inquadrata nel territorio con l’itinerario → Dolomiti d'Ampezzo: Cengia Kajetan Jelinek con discesa dalla Tofana di Mezzo alla Val Travenànzes.
I due tracciati si incrociano, e seguendo la discesa dalla Cengia Jelinek è possibile un’uscita intermedia anticipata dalla Cengia Paolina con discesa diretta in Val Travenanzes.
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Dal Rifugio Angelo Dibona alla Forcella di Ra Ola per il Sentiero Attrezzato Giuseppe Olivieri e la Via dei Volontari
Dal parcheggio si imbocca verso est il sentiero con indicazioni per il Rifugio Capanna Pomedes che sale, su ripido pendio, sempre ben marcato e riconoscibile.
Dal rifugio si traversa un largo pendio-circo fin sotto la fascia rocciosa dove iniziano le attrezzature del Sentiero Attrezzato Giuseppe Olivieri.
Dopo una rientranza per attraversare un canale, si arriva alla prima delle due scale, e con un intaglio-canalino finale (nicchia con Madonnina a fianco) si scollina sul “lato sciistico” delle Tofane poco sopra la stazione di Ra Valles della Funivia Freccia nel Cielo.
Siccome da qui bisogna proseguire lungo il sentiero CAI 407, non ho raggiunto la stazione della funivia ma ho tagliato in giù direttamente per una pista da sci.
Dopo aver ritrovato il sentiero CAI 407 si piega a sinistra sopra una costa rocciosa e si trova la targa della Via dei Volontari.
Il sentiero ristrutturato della Via dei Volontari prosegue molto evidente fino al bivio ben segnalato per il Bivacco degli Alpini e la vetta della Tofana di Dentro.
Qui si va a destra e si scende verso la base della fascia rocciosa e un tratto di sentiero con qualche passaggio delicato stile cengia: alcuni passi sono su terreno instabile.
Con una bella diagonale si arriva ai ruderi del ricovero di guerra intitolato ai Sottotenenti Giulio Franceschini e Pietro Domini.
Poco dopo c’è la Forcella di Ra Ola che introduce all’omonimo vallone e che rappresenta l’inizio della Cengia Paolina.
A fianco della Forcella di Ra Ola c’è un cucuzzolo arrotondato con piazzola di atterraggio per gli elicotteri.
Percorrenza della Cengia Paolina dalla Forcella di Ra Ola al nevaio poco prima dell’immissione nel Sentiero del Masarè
Dalla forcella si scende (qui ci sono ancora i segnavia CAI del 407) per il Valón de Ra Ola, stando sul lato destro, per circa 60/70 metri di dislivello, e si trova una traccia che taglia da destra a sinistra il vallone.
La traccia in breve arriva sopra una piccola forcella da cui, verso destra, scende un bel sentiero.
Dopo aver perso circa 35 metri di dislivello, bisogna abbandonare il buon sentiero per una esile traccia verso sinistra (è più o meno una svolta a 90°) di cui si intuisce la prosecuzione sulla media distanza sopra una bancata.
Con tendenza discesa sono arrivato alla “prima sorpresina” di giornata: un canaletto tappato di neve con rumore di acqua che scorreva sotto.
Discesa di una ventina di metri di dislivello per passare sopra una placca rocciosa piatta e poi ghiaie in salita.
Da qui in pochi minuti la traccia porta all’ingresso del primo dei tre grandi anfiteatri che caratterizzano la Cengia Paolina.
La prima metà del circo è in leggera salita su traccia buona, ma anche qui ho trovato una lingua di neve ben inclinata e infida che copriva la traccia, e che mi ha costretto a una deviazione in giù e di lato nella pietraia per un centinaio di metri lineari.
Finita la parte ascendente, inizia l’uscita verso il raccordo con il secondo anfiteatro: qui serve attenzione per l’orientamento pur in presenza di segnalazioni.
Intanto la traccia non è più così bella e si fa esposta con base instabile.
L’ho seguita a vista e sono arrivato a un punto morto: poi ho letto bene le fotocopie che avevo in tasca, sono tornato indietro di pochi metri (ho cancellato questa divagazione dalla registrazione GPS) e ho preso in discesa un gradone (5 metri secondo la guida) con uno o due facili passaggi di I° grado – in effetti al gradone si arriva tra un comodo corridoio nei mughi.
Alla base del gradone ho visto il primo segno rosso-arancio che è dipinto in posizione più visibile per chi arriva dall’altro senso: da qui in poi questi segni rossi, con altri a bande bianco-rosse in stile CAI, affiancano gli ometti.
Dopo il gradone c’è un’esposta diagonale in discesa verso sinistra che fa calare su un tratto più tranquillo.
Si arriva a una salita su solide roccette di quasi I° grado che attraversano un fascio di reticolati di guerra, poi a dei “fittoni di guerra” (meglio … non appendersi) e, con breve discesa contorta su roccette con vari segnavia, si passa sotto una grotta ricovero con resti di baraccamenti di guerra.
Ancora un traverso esposto ma non difficile e si entra nel secondo grande anfiteatro.
A differenza del primo, qui si esegue un’unica gran diagonale in dura salita per circa 300 metri di dislivello.
La traccia c’è sempre, più evidente in basso e multipla (ma con ometti e qualche segno rosso) nella parte alta.
Qui, vista la situazione di inizio stagione, ho dovuto abbandonare più volte il “quasi comodo” camminamento della prima parte per evitare i ponti di neve.
Si arriva sopra un gran terrazzo detritico (alla base dei ghiaioni di Potofana) dove inizia la discesa per il collegamento verso il terzo anfiteatro.
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In quest’area si incrocia il tracciato di discesa diretta in Val Travenanzes del sopra citato itinerario → Dolomiti d'Ampezzo: Cengia Kajetan Jelinek con discesa dalla Tofana di Mezzo alla Val Travenànzes.
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Proseguendo per la Cengia Paolina, dopo il terrazzo detritico si scende per un canalone diviso inizialmente in due da una costa rocciosa centrale.
Si scende sopra la costa (qualche segnavia di vernice) e si infila uno stretto canalino-intaglio che spacca la costa: sono una ventina di ripidi ma non difficili metri di dislivello e alla base si trovano due evidenti segnavia stile CAI.
Poi bisogna calarsi su una bancata in basso a sinistra che è la evidente prosecuzione logica, perdendo ancora qualche decina di metri di dislivello con traccia veramente contorta.
Qui sono andato molto piano per evitare saltini troppo franosi, e ho sempre trovato qualche piccolo ometto o segnavia di vernice (segnavia quasi sempre più visibili in senso contrario).
Poi in breve si arriva all’ingresso del terzo anfiteatro con, di fronte, lo spettacolo della parete nord della Nemesis: S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E!
Bisogna prendere la cengia centrale della gran parete, quella che sta appena più in alto della quota di ingresso nell’anfiteatro.
Qui la guida consiglia di stare il più possibile sotto la fascia rocciosa per essere allineati di quota con l’imbocco della cengia.
La traccia, in effetti, sotto la fascia rocciosa c’è, ma va dentro la testata delle varie lingue di neve tra cui la prima delle due conoidi permanenti segnalate in guida e da attraversare con piccozza e ramponi.
Oggi la testata delle varie lingue-conoidi era saldata con forte ripido alla base della fascia rocciosa, e ho dovuto scendere sulla non difficile, ma faticosa, pietraia della bancata per i vari attraversamenti.
Sono sceso ancora pochi metri per attraversare su un tratto più semplice la conoide che richiede piccozza e ramponi – questa in effetti, come indicato in guida, si potrebbe aggirare completamente in basso, ma … le mie gambe si sono rifiutate, meglio calzare i ramponi.
Però, passata questa a qualsiasi altezza, bisogna veramente RISALIRE ALLA BASE DELLA FASCIA ROCCIOSA perché la cengia corretta della Nemesis si imbocca da almeno cento metri prima di arrivare al canalone che delimita l’inizio della gran parete nord.
Bisogna far riferimento a un gran antro giallastro della parete dove c’è anche un bel segnavia stile CAI: da sotto non l’ho visto, ma salendo in cengia per il canalone ci sono difficoltà alpinistiche e dovrebbe essere logico provarci prima – infatti … sono arrivato sotto il canalone e solo lì ho avuto il sospetto che la soluzione fosse più indietro (ho cancellato questa divagazione dalla registrazione GPS).
Da questo antro giallastro una traccia con caratteristiche di stretta cengia, un po’ instabile ma ben segnalata, conduce con esattezza – proseguendo in piano con qualche rientranza – sopra la gran cengia corretta della Nemesis.
Fine dei problemi di orientamento.
Ora si segue sempre la cornice di cengia che aggira un paio di spigoli con lungo percorso, e porta finalmente per l’ultima parte dentro il gran vallone verso il Rifugio Giussani ancora ben alti sopra il Sentiero del Masarè.
Nella seconda parte ci sono una rientranza con passaggio esposto e un altro paio di punti di attenzione molto brevi.
Si arriva così alla conoide di neve di uscita dalla Cengia Paolina: l’ho attraversata con piccozza e ramponi in leggera discesa diagonale per ricollegarmi più brevemente al sentiero CAI, e poi – finalmente con camminata di relax – su al Rifugio Giussani e giù al Rifugio Dibona.
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Il dislivello reale dell’escursione è di poco meno di 1.600 metri e non 2.280 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
Inoltre, tenendo conto della situazione neve odierna che ha costretto a vari aggiramenti, il dislivello in condizioni ottimali sarebbe ancora inferiore, forse sui 1.500 metri netti totali.
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Innanzitutto, è obbligatoria un’ottima visibilità per tutta la giornata.
Poi bisogna considerare bene l’inizio stagione di percorrenza per la neve residua.
Nelle varie guide sono segnalati due conoidi permanenti di neve da attraversare comunque con ramponi e piccozza, ma andando nelle fasi iniziali della stagione ci si trova di fronte a vari altri canalini-scivoli tappati di neve da aggirare con pazienza (e … fatica) visto che, probabilmente, sono delle “trappole” sotto forma di ponti di neve.
Quest’anno, viste le gran nevicate dell’inverno 2020-2021, al 19 luglio c’erano ancora vari canalini-scivoli da aggirare.
Dunque, siccome le varie guide indicano luglio come mese di inizio per questo itinerario, bisogna sempre “farci la tara” tenendo conto di quanto successo nell’inverno precedente e delle temperature di primavera-estate dell’anno in corso.
La Cengia Paolina si può percorrere nei due sensi, e ho scelto quello antiorario per poter stare quasi sempre al sole.
La guida di riferimento è «Guida alle vie ferrate e ai percorsi in cengia di Cortina d’Ampezzo e dintorni – di Fabio Cammelli»: ho scelto questa perché è l’unica che conosco che riporta una descrizione dettagliata in senso antiorario, veramente una descrizione SUPER!
La Cengia Paolina va inquadrata nel territorio con l’itinerario → Dolomiti d'Ampezzo: Cengia Kajetan Jelinek con discesa dalla Tofana di Mezzo alla Val Travenànzes.
I due tracciati si incrociano, e seguendo la discesa dalla Cengia Jelinek è possibile un’uscita intermedia anticipata dalla Cengia Paolina con discesa diretta in Val Travenanzes.
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Dal Rifugio Angelo Dibona alla Forcella di Ra Ola per il Sentiero Attrezzato Giuseppe Olivieri e la Via dei Volontari
Dal parcheggio si imbocca verso est il sentiero con indicazioni per il Rifugio Capanna Pomedes che sale, su ripido pendio, sempre ben marcato e riconoscibile.
Dal rifugio si traversa un largo pendio-circo fin sotto la fascia rocciosa dove iniziano le attrezzature del Sentiero Attrezzato Giuseppe Olivieri.
Dopo una rientranza per attraversare un canale, si arriva alla prima delle due scale, e con un intaglio-canalino finale (nicchia con Madonnina a fianco) si scollina sul “lato sciistico” delle Tofane poco sopra la stazione di Ra Valles della Funivia Freccia nel Cielo.
Siccome da qui bisogna proseguire lungo il sentiero CAI 407, non ho raggiunto la stazione della funivia ma ho tagliato in giù direttamente per una pista da sci.
Dopo aver ritrovato il sentiero CAI 407 si piega a sinistra sopra una costa rocciosa e si trova la targa della Via dei Volontari.
Il sentiero ristrutturato della Via dei Volontari prosegue molto evidente fino al bivio ben segnalato per il Bivacco degli Alpini e la vetta della Tofana di Dentro.
Qui si va a destra e si scende verso la base della fascia rocciosa e un tratto di sentiero con qualche passaggio delicato stile cengia: alcuni passi sono su terreno instabile.
Con una bella diagonale si arriva ai ruderi del ricovero di guerra intitolato ai Sottotenenti Giulio Franceschini e Pietro Domini.
Poco dopo c’è la Forcella di Ra Ola che introduce all’omonimo vallone e che rappresenta l’inizio della Cengia Paolina.
A fianco della Forcella di Ra Ola c’è un cucuzzolo arrotondato con piazzola di atterraggio per gli elicotteri.
Percorrenza della Cengia Paolina dalla Forcella di Ra Ola al nevaio poco prima dell’immissione nel Sentiero del Masarè
Dalla forcella si scende (qui ci sono ancora i segnavia CAI del 407) per il Valón de Ra Ola, stando sul lato destro, per circa 60/70 metri di dislivello, e si trova una traccia che taglia da destra a sinistra il vallone.
La traccia in breve arriva sopra una piccola forcella da cui, verso destra, scende un bel sentiero.
Dopo aver perso circa 35 metri di dislivello, bisogna abbandonare il buon sentiero per una esile traccia verso sinistra (è più o meno una svolta a 90°) di cui si intuisce la prosecuzione sulla media distanza sopra una bancata.
Con tendenza discesa sono arrivato alla “prima sorpresina” di giornata: un canaletto tappato di neve con rumore di acqua che scorreva sotto.
Discesa di una ventina di metri di dislivello per passare sopra una placca rocciosa piatta e poi ghiaie in salita.
Da qui in pochi minuti la traccia porta all’ingresso del primo dei tre grandi anfiteatri che caratterizzano la Cengia Paolina.
La prima metà del circo è in leggera salita su traccia buona, ma anche qui ho trovato una lingua di neve ben inclinata e infida che copriva la traccia, e che mi ha costretto a una deviazione in giù e di lato nella pietraia per un centinaio di metri lineari.
Finita la parte ascendente, inizia l’uscita verso il raccordo con il secondo anfiteatro: qui serve attenzione per l’orientamento pur in presenza di segnalazioni.
Intanto la traccia non è più così bella e si fa esposta con base instabile.
L’ho seguita a vista e sono arrivato a un punto morto: poi ho letto bene le fotocopie che avevo in tasca, sono tornato indietro di pochi metri (ho cancellato questa divagazione dalla registrazione GPS) e ho preso in discesa un gradone (5 metri secondo la guida) con uno o due facili passaggi di I° grado – in effetti al gradone si arriva tra un comodo corridoio nei mughi.
Alla base del gradone ho visto il primo segno rosso-arancio che è dipinto in posizione più visibile per chi arriva dall’altro senso: da qui in poi questi segni rossi, con altri a bande bianco-rosse in stile CAI, affiancano gli ometti.
Dopo il gradone c’è un’esposta diagonale in discesa verso sinistra che fa calare su un tratto più tranquillo.
Si arriva a una salita su solide roccette di quasi I° grado che attraversano un fascio di reticolati di guerra, poi a dei “fittoni di guerra” (meglio … non appendersi) e, con breve discesa contorta su roccette con vari segnavia, si passa sotto una grotta ricovero con resti di baraccamenti di guerra.
Ancora un traverso esposto ma non difficile e si entra nel secondo grande anfiteatro.
A differenza del primo, qui si esegue un’unica gran diagonale in dura salita per circa 300 metri di dislivello.
La traccia c’è sempre, più evidente in basso e multipla (ma con ometti e qualche segno rosso) nella parte alta.
Qui, vista la situazione di inizio stagione, ho dovuto abbandonare più volte il “quasi comodo” camminamento della prima parte per evitare i ponti di neve.
Si arriva sopra un gran terrazzo detritico (alla base dei ghiaioni di Potofana) dove inizia la discesa per il collegamento verso il terzo anfiteatro.
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In quest’area si incrocia il tracciato di discesa diretta in Val Travenanzes del sopra citato itinerario → Dolomiti d'Ampezzo: Cengia Kajetan Jelinek con discesa dalla Tofana di Mezzo alla Val Travenànzes.
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Proseguendo per la Cengia Paolina, dopo il terrazzo detritico si scende per un canalone diviso inizialmente in due da una costa rocciosa centrale.
Si scende sopra la costa (qualche segnavia di vernice) e si infila uno stretto canalino-intaglio che spacca la costa: sono una ventina di ripidi ma non difficili metri di dislivello e alla base si trovano due evidenti segnavia stile CAI.
Poi bisogna calarsi su una bancata in basso a sinistra che è la evidente prosecuzione logica, perdendo ancora qualche decina di metri di dislivello con traccia veramente contorta.
Qui sono andato molto piano per evitare saltini troppo franosi, e ho sempre trovato qualche piccolo ometto o segnavia di vernice (segnavia quasi sempre più visibili in senso contrario).
Poi in breve si arriva all’ingresso del terzo anfiteatro con, di fronte, lo spettacolo della parete nord della Nemesis: S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E!
Bisogna prendere la cengia centrale della gran parete, quella che sta appena più in alto della quota di ingresso nell’anfiteatro.
Qui la guida consiglia di stare il più possibile sotto la fascia rocciosa per essere allineati di quota con l’imbocco della cengia.
La traccia, in effetti, sotto la fascia rocciosa c’è, ma va dentro la testata delle varie lingue di neve tra cui la prima delle due conoidi permanenti segnalate in guida e da attraversare con piccozza e ramponi.
Oggi la testata delle varie lingue-conoidi era saldata con forte ripido alla base della fascia rocciosa, e ho dovuto scendere sulla non difficile, ma faticosa, pietraia della bancata per i vari attraversamenti.
Sono sceso ancora pochi metri per attraversare su un tratto più semplice la conoide che richiede piccozza e ramponi – questa in effetti, come indicato in guida, si potrebbe aggirare completamente in basso, ma … le mie gambe si sono rifiutate, meglio calzare i ramponi.
Però, passata questa a qualsiasi altezza, bisogna veramente RISALIRE ALLA BASE DELLA FASCIA ROCCIOSA perché la cengia corretta della Nemesis si imbocca da almeno cento metri prima di arrivare al canalone che delimita l’inizio della gran parete nord.
Bisogna far riferimento a un gran antro giallastro della parete dove c’è anche un bel segnavia stile CAI: da sotto non l’ho visto, ma salendo in cengia per il canalone ci sono difficoltà alpinistiche e dovrebbe essere logico provarci prima – infatti … sono arrivato sotto il canalone e solo lì ho avuto il sospetto che la soluzione fosse più indietro (ho cancellato questa divagazione dalla registrazione GPS).
Da questo antro giallastro una traccia con caratteristiche di stretta cengia, un po’ instabile ma ben segnalata, conduce con esattezza – proseguendo in piano con qualche rientranza – sopra la gran cengia corretta della Nemesis.
Fine dei problemi di orientamento.
Ora si segue sempre la cornice di cengia che aggira un paio di spigoli con lungo percorso, e porta finalmente per l’ultima parte dentro il gran vallone verso il Rifugio Giussani ancora ben alti sopra il Sentiero del Masarè.
Nella seconda parte ci sono una rientranza con passaggio esposto e un altro paio di punti di attenzione molto brevi.
Si arriva così alla conoide di neve di uscita dalla Cengia Paolina: l’ho attraversata con piccozza e ramponi in leggera discesa diagonale per ricollegarmi più brevemente al sentiero CAI, e poi – finalmente con camminata di relax – su al Rifugio Giussani e giù al Rifugio Dibona.
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Il dislivello reale dell’escursione è di poco meno di 1.600 metri e non 2.280 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
Inoltre, tenendo conto della situazione neve odierna che ha costretto a vari aggiramenti, il dislivello in condizioni ottimali sarebbe ancora inferiore, forse sui 1.500 metri netti totali.
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Waypoints
Waypoint
8,007 ft
07 - Immissione nel sentiero CAI 407 poco prima di risalire sulla costa rocciosa di inizio della Via dei Volontari
Waypoint
8,359 ft
09 - 'Bivio Formenton' con possibile deviazione per Bivacco degli Alpini e vetta della Tofana di Dentro
Waypoint
7,314 ft
15 - Uscita per traccia a sinistra dal sentiero che scende dalla forcella successiva al Valón de Ra Ola
Waypoint
7,047 ft
16 - Primo aggiramento di giornata di tratto nevoso con 'ponti pericolanti' lungo la Cengia Paolina
Waypoint
7,119 ft
19 - Inizio traverso esposto in uscita dal primo anfiteatro della Cengia Paolina e primo segnavia rosso
Waypoint
7,034 ft
20 - Fascia di facili roccette tra il primo e il secondo anfiteatro della Cengia Paolina
Waypoint
7,055 ft
21 - Grotta con resti di guerra tra il primo e il secondo anfiteatro della Cengia Paolina
Waypoint
7,232 ft
23 - Foto agli aggiramenti dei ponti di neve nel secondo anfiteatro della Cengia Paolina
Waypoint
8,034 ft
25 - Fine risalita del secondo anfiteatro della Cengia Paolina e inizio discesa per canale
Waypoint
7,923 ft
26 - Arrivo a imbocco canalino-intaglio in discesa dopo il secondo anfiteatro della Cengia Paolina
Waypoint
7,638 ft
27 - Immissione – dopo discesa 'detritica contorta' – su facile bancata per il terzo anfiteatro della Cengia Paolina
Waypoint
7,739 ft
28 - Ingresso nel terzo anfiteatro della Cengia Paolina con in vista la parete nord della Nemesis
Waypoint
7,867 ft
29 - Inizio risalita a base fascia rocciosa dopo attraversamento conoide di neve con piccozza e ramponi
Waypoint
7,949 ft
30 - Arrivo sotto antro giallastro per allineamento di quota alla cengia della parete nord della Nemesis
Waypoint
7,985 ft
31 - Foto attraversando la testata del canale che dà inizio alla parete nord della Nemesis
Waypoint
8,291 ft
41 - Foto verso l'uscita dalla Cengia Paolina poco prima dell'immissione nel sentiero CAI 403
Waypoint
8,269 ft
42 - Immissione nel sentiero CAI 403 o Sentiero del Masarè
Waypoint
6,921 ft
45 - Foto a Croda da Lago e Lastoi de Formin poco prima del rientro al Rifugio Dibona
Comments (9)
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Complimenti, è un giro spettacolare che ho percorso anch'io per diversi anni nello scorso decennio e posso dire che il Cengia Paolina è di gran lunga il sentiero che in assoluto ho più apprezzato (e...amato) fra quelli che ho affrontato nelle mie attività escursionistiche. Un'unica volta l'ho provato nella direzione che ha descritto ma, causa imprevisto cambiamento del tempo, ho dovuto abbandonare nella risalita del ghiaione di Potofana e sono sceso in Travenanzes per un vecchio sentiero militare. Mi permetto un'osservazione alla sua relazione: dal Rifugio Pomedes a Ra Valles si percorre il Sentiero (attrezzato) Olivieri, mentre l'Astaldi è il sentiero che percorre la cengia rossastra ben visibile dal Rifugio Dibona che sta alla base di Punta Anna e si sviluppa fra le ghiaie del Vallon de Tofana e il sentiero di collegamento fra il Dibona e il Pomedes. Buona montagna!!
Ciao Renato,
anzitutto grazie per avermi segnalato l’inversione di denominazione tra il Sentiero Astaldi e il Sentiero Attrezzato Olivieri.
Adesso ho corretto e dovrebbe essere tutto a posto: ci tengo a rispettare le denominazioni ufficiali.
Nella mia poca esperienza sulle Tofane, avevo anch’io l’impressione che fosse più frequentata l’altra direzione dell’anello ma, come ho scritto nella relazione, ho scelto il senso antiorario perché probabilmente si sta di più al sole e perché mi trovo bene con le relazioni dei libri di Fabio Cammelli (che … non fa gli errori che faccio io con i nomi dei sentieri 😊).
Poi sono d’accordo con te che è un itinerario che ti lascia qualcosa dentro che non se ne va più via.
A me piace anche l’origine del nome, con dedica degli scopritori alla loro maestra elementare di tutto il quinquennio.
In condizioni OTTIMALI di percorrenza (e le mie lo erano a parte qualche macchia di neve “fuori posto” ma facilmente gestibile) si riesce veramente a gustare la giornata attimo per attimo.
Ai miei itinerari preferiti associo d’istinto il tipo di esperienza che si prova in qualche altro contesto.
Tanto per fare un esempio nell’area del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, la Cengia Sud-Est della Croda Rossa d’Ampezzo mi ricorda un film di fantascienza, quando si esce dalla sala eccitati ma pure un po’ agitati.
Mentre questa Cengia Paolina Colleselli mi ha lasciato la stessa sensazione della visita a una galleria d’arte: mente più aperta di prima e calma interiore, senza ansie (è chiaro che … bisogna conquistarsela perché non è un’escursione semplice).
Buona montagna anche a te!
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Information
Easy to follow
Scenery
Very difficult
Carissimo ZioMario , posso solo confermare la spettacolarità del percorso , mi sono rifatto alla tua descrizione ma ho fatto il giro in senso orario e al ritorno anziché il sentiero ho preferito un vecchio Viaz , veramente un giro che lascia dentro un bel ricordo delle Tofane . Grazie come sempre ( io ho preferito fare il giro per il Duca D'Aosta al reintro , ma è più azzeccata la tua via ) . Grazie ancora a presto.
Ciao Fabio,
il tuo commento è la miglior sintesi che si può fare sulla Cengia Paolina: puoi farla in qualsiasi modo ma è sempre una MERAVIGLIA!
Buon cammino e alla prossima. 😉
Ciao percorso stupendo fatto alcuni anni fa in senso orario....forse ancora più bello della cengia jelynek per i panorami secondo me...mi sono sempre chiesto se al waypoint 12 invece di scendere e poi risalire come da tua traccia GPS (io avendolo fatto in senso contrario sono prima sceso e poi risalito per il ghiaione stando tutto a dx) non ci sia la possibilità per intenderci dopo il posto militare di stare in quota e ricollegarsi al sentiero(inizio /fine cengia paolina)...mi ricordo che per curiosità una volta risalito il ghiaione lasciandomi il posto guerra alla mia sx avevo seguito una traccia ben visibile e forse anche segnata cai (407?) Che rimaneva in quota in leggera discesa ma che per motivi di tempo non ho seguito per molto ....che sia possibile evitare il su e giù?🤔
Ciao Luca,
non so rispondere alla tua domanda perché io non ho «esplorato» quella traccia (in senso contrario al tuo nel mio caso).
Ho preferito seguire semplicemente le indicazioni delle varie guide che in quel punto danno tutte la stessa versione.
Può essere che sia possibile evitare il su e giù, ma tieni presente che gli itinerari dolomitici tracciati su versanti molto ampi e articolati come quello spesso sono soggetti a piccoli franamenti che richiedono la ritracciatura (e segnatura) di qualche breve collegamento.
Magari la traccia che hai citato andava bene in passato e ora non più – e, se si intende realizzare una nuova variante, bisognerebbe investire mezza giornata di tempo per capirlo.
A me … basta già la Cengia Paolina in «versione standard» con tutta la sua Grande Bellezza.
Buon cammino. 😉
Buonasera,una domanda,le quasi dodici ore sono reali?
Ciao Faustopisty,
le quasi 12 ore sono reali considerando:
- le mie possibilità
- poche indecisioni senza veri errori (qui mi è andata bene)
- un po’ di tempo perso per aggirare qualche lingua di neve di inizio stagione (inizio stagione per questa cengia)
- tempo impiegato per scattare circa 400 foto (scatti veloci ma ci vuole tempo)
- breve pausa al Rifugio Giussani oltre alle pause fisiologiche in percorrenza
Guardando quello che pubblichi tu su Wikiloc, se trovi una giornata di buone condizioni il tempo per te è più che reale, anche in eccesso.
Comunque non bisogna sprecare tempo: è lunga e qualche imprevisto che ti rallenta può sempre capitare.
Tieni conto dell’incrocio con l’itinerario della Cengia Jelinek nell’area di Potofana che garantisce la possibilità di uscire in anticipo.
Buon divertimento! 😉
Grazie per l'esauriente risposta,domani mattina si parte,sveglia alle4,spero di farcela.Ti ringrazio per la disponibilità,Zio Mario sei un grande.....buone camminate