Da San Giovenale fino a Luni sul Mignone
near Civitella Cesi, Lazio (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Affascinante ma impegnativa escursione.
La bellezza sta nel fatto che in questo giro si fanno tante esperienze si visitano diversi siti archeologici, si cammina nel fiume e si fanno decine di guadi, si sale in collina e si ammirano panorami mozzafiato, si vedono opere fatte dall’uomo dall’età del ferro (case ipogee), passando per le città e necropoli etrusche fino al novecento con la vecchia ferrovia di Monte Romano abbandonata e il ponte di ferro sul Mignone.
Però è un’escursione nello stesso tempo molto faticosa prima di tutto per la lunghezza dell’anello, di cui la prima metà è piena di saliscendi e camminate nel fiume che rallentano un po’: in questa stagione l’acqua è altina in alcuni punti arriva al ginocchio, si deve fare con gli stivali di gomma, praticamente da dopo le necropoli e fino a metà del percorso abbiamo tenuto su gli stivali perché appunto ci sono stati tanti passaggi nel fiume.
L’acropoli di San Giovenale e la necropoli di Casale Vignale sono meravigliose e ben tenute. Ci sono tombe a casetta, a dado, a tumulo. Subito dopo si scende sul fiume Vesca ed incomincia la vera e propria sgambata. Dobbiamo mettere gli stivali di gomma per fare i guadi e camminare nel fiume. Durante il percorso troveremo un paio di piccole tagliate, una fonte, mucche e in collina arriviamo alla tomba delle cariatidi. Si scende di nuovo e si arriva alla confluenza del Vesca col Mignone. Un gran bel fiume, si passa sotto il ponte e si arriva alla stazione della ferrovia abbandonata. Dopo si va in direzione del ponte, poi si prende sulla sinistra un sentiero in salita, bisogna alzare lo sguardo alla ricerca di una scaletta di ferro incastonata nel peperino che consente di salire al sito di Luni dove troviamo i resti di un villaggio dell’età del ferro, molto bello, si vede la casetta con una colonnina che si presume sia del capo villaggio o sacerdote. Si prosegue e si arriva a delle case ipogee scavate nella roccia. Abbiamo già accelerato il passo perché sta calando il sole e mancano ancora 7-8 km alla fine. Si scollina si fanno altri guadi, gli ultimi 5-6 km sono su strada veloce che passa in mezzo le campagne, dove abbiamo incontrato dei cani pastori che ci hanno seguito, abbaiato ma noi abbiamo fatto i vaghi e siamo andati diritti fuori dalla loro zona ed è andato tutto bene.
Abbiamo seguito il percorso di Pirpolo. Ribadisco: percorso ricco ma lungo e faticoso, in inverno si deve iniziare presto (non come noi che abbiamo iniziato alle 12 e siamo arrivati con le torce frontali!) e bisogna portare galosce e calzini di ricambio soprattutto dopo un periodo di piogge abbondanti.
La bellezza sta nel fatto che in questo giro si fanno tante esperienze si visitano diversi siti archeologici, si cammina nel fiume e si fanno decine di guadi, si sale in collina e si ammirano panorami mozzafiato, si vedono opere fatte dall’uomo dall’età del ferro (case ipogee), passando per le città e necropoli etrusche fino al novecento con la vecchia ferrovia di Monte Romano abbandonata e il ponte di ferro sul Mignone.
Però è un’escursione nello stesso tempo molto faticosa prima di tutto per la lunghezza dell’anello, di cui la prima metà è piena di saliscendi e camminate nel fiume che rallentano un po’: in questa stagione l’acqua è altina in alcuni punti arriva al ginocchio, si deve fare con gli stivali di gomma, praticamente da dopo le necropoli e fino a metà del percorso abbiamo tenuto su gli stivali perché appunto ci sono stati tanti passaggi nel fiume.
L’acropoli di San Giovenale e la necropoli di Casale Vignale sono meravigliose e ben tenute. Ci sono tombe a casetta, a dado, a tumulo. Subito dopo si scende sul fiume Vesca ed incomincia la vera e propria sgambata. Dobbiamo mettere gli stivali di gomma per fare i guadi e camminare nel fiume. Durante il percorso troveremo un paio di piccole tagliate, una fonte, mucche e in collina arriviamo alla tomba delle cariatidi. Si scende di nuovo e si arriva alla confluenza del Vesca col Mignone. Un gran bel fiume, si passa sotto il ponte e si arriva alla stazione della ferrovia abbandonata. Dopo si va in direzione del ponte, poi si prende sulla sinistra un sentiero in salita, bisogna alzare lo sguardo alla ricerca di una scaletta di ferro incastonata nel peperino che consente di salire al sito di Luni dove troviamo i resti di un villaggio dell’età del ferro, molto bello, si vede la casetta con una colonnina che si presume sia del capo villaggio o sacerdote. Si prosegue e si arriva a delle case ipogee scavate nella roccia. Abbiamo già accelerato il passo perché sta calando il sole e mancano ancora 7-8 km alla fine. Si scollina si fanno altri guadi, gli ultimi 5-6 km sono su strada veloce che passa in mezzo le campagne, dove abbiamo incontrato dei cani pastori che ci hanno seguito, abbaiato ma noi abbiamo fatto i vaghi e siamo andati diritti fuori dalla loro zona ed è andato tutto bene.
Abbiamo seguito il percorso di Pirpolo. Ribadisco: percorso ricco ma lungo e faticoso, in inverno si deve iniziare presto (non come noi che abbiamo iniziato alle 12 e siamo arrivati con le torce frontali!) e bisogna portare galosce e calzini di ricambio soprattutto dopo un periodo di piogge abbondanti.
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