Circuito Forra di Inzino
near Inzino, Lombardia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
A Inzino dì Gardone Val Trompia ci si addentra a sinistra (direzione Collio) nell’omonima valle, si superano il settecentesco Santuario della Madonna del Castello, le ultime case e si continua fino a un piazzaletto nei pressi di una trattoria; qui c’è possibilità di parcheggio. Ancora un breve tratto in piano lungo la stradina sterrata che costeggia sulla destra il torrente Re e siamo al primo guado; attraversato il torrente su massi accostati (fare attenzione quando sono bagnati), si continua sull’altro lato fino al vicino “Ponte del Dog”, un vecchio manufatto ad arco in pietra che riporta la gita sul fianco destro della valle. L’ambiente si anima e si dipana in un crescendo di suggestioni. A mano a mano si penetra nella valle, l’acqua è sempre più protagonista delle suggestioni: scorre, ora dolcemente ora rumorosa, sul fondo di profonde forre che si è scavata nei millenni, colma limpidi laghetti, alimenta scroscianti cascate e cascatelle strette tra alte pareti tappezzate di muschi. Si continua ed ecco, sotto una tettoietta a ridosso di un gocciolante roccione, fittamente rivestita di capelvenere (un’elegante felce non molto comune), c’è la Madonnina della Valle d Inzino posta a protezione dei viandanti. Si sale e si effettuano ripetuti guadi, seguendo il consunto sentiero a tratti scavato nel sasso. A un certo punto, da destra confluisce la Valle della Lana, anch’essa prodiga d’acqua e ancora più selvaggia; vi entra un impervio sentiero segnalato (per gente allenata), che sale su e su fino alla cima del Guglielmo. Si percorre una cengia a sbalzo sul canyon (“EI Pass del Diaol”) che segna il punto più stretto della valle; si valica il ponticello in tronchi dei “caicì” (soprannome dato agli abitanti di Inzino) e più su ci attende un salto di roccia che sembra precludere ogni possibilità di proseguire. Lo si supera sul lato sinistro, seguendo l’esile percorso inciso nella roccia che sale a fianco di un’alta cascatella; una corda fissa agevola e assicura il delicato tratto di percorso. Dopo quest’ultima emozione, all’improvviso tutto ritorna alla normalità; la valle si apre e si riveste di abeti, l’acqua quasi scompare riducendosi a luccicanti filamenti che appaiono e scompaiono tra gli interstizi dell’alveo sassoso. Finisce l’incanto della Valle di Inzino, ma non l’itinerario che sale ancora tra gli abeti verso il capolinea naturale: la Croce di Marone (metri 1166), valico per la conca sebina, dove si aprono i luminosi orizzonti del Monte Guglielmo, anch’essi invitanti e suggestivi. Ma è già un altro mondo. Per il rientro Si segue la comoda mulattiera (malghe in rete) fino ad intercettare il sentiero 316 che ci riporta a metà della valle di Inzino con ripida discesa.
Waypoints
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