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Cima Telegrafo e Cima Costabella, anello da Prada

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Trail stats

Distance
12.97 mi
Elevation gain
4,774 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
4,774 ft
Max elevation
7,169 ft
TrailRank 
52
Min elevation
3,241 ft
Trail type
Loop
Time
7 hours 17 minutes
Coordinates
7946
Uploaded
August 22, 2020
Recorded
August 2020
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near Val Senaga, Veneto (Italia)

Viewed 2858 times, downloaded 57 times

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Itinerary description

E’ una bella giornata di fine agosto e bisogna approfittarne visto che la stagione estiva volge al termine. Con l’amico Alessandro decidiamo quindi di compiere una lunga passeggiata lungo le creste del Monte Baldo dal versante più panoramico, quello del Lago di Garda. Il punto di partenza dell’itinerario è la località Prada Alta situata nel comune di San Zeno di Montagna e quella che ci attende è una lunga ascensione che ci condurrà su Cima Telegrafo. Procederemo poi lungo il panoramico sentiero di cresta fino a raggiungere le Creste di Naole da cui scenderemo poi verso Prada facendo ritorno al punto di partenza. Un giro ad anello quindi che dovrebbe consentirci di trascorrere una bella giornata in montagna senza complicarci troppo la vita. Lungo l’itinerario, molto frequentato dalle creste in poi, sono infatti presenti ben tre rifugi ed alcune malghe che possono fornire riparo in caso di maltempo.

Senza troppa fretta partiamo dal parcheggio della funivia, ora in disuso, e seguiamo la strada asfaltata che risale il versante divenendo poi una mulattiera ad uso agricolo. Non troviamo sul percorso delle indicazioni chiare ma è presente una bollatura giallo-rossa e sulla mappa il riferimento è al sentiero numero 544, indicazione che riporto qui per completezza. La pendenza, contrariamente a quanto il profilo altimetrico faceva pensare in fase di pianificazione, risulta fin da subito piuttosto marcata. Procediamo sulla mulattiera cercando di fare attenzione alla scarsa bollatura presente anche se i dubbi sulla direzione da seguire sono continui, almeno fino alla fine del bosco. Dopo un paio di chilometri ci troviamo in campo aperto e il sentiero sembra sparito: come evidenziato dalla traccia GPS allegata alla relazione decidiamo di procedere “a vista” seguendo il percorso della funivia con l’intento di incrociare più in alto il sentiero che abbiamo smarrito.

L’erba non è troppo folta ed è possibile procedere in sicurezza. Tenendo come riferimento la stazione intermedia della funivia ritroviamo la giusta via di salita e possiamo nuovamente rilassarci senza pensare troppo alla direzione da seguire. Siamo a quota 1500 m e finalmente la pendenza si attenua concedendoci un paio di chilometri di cammino praticamente pianeggianti. E’ un’ottima occasione per gustarci il panorama circostante fatto di pascoli di montagna, del bellissimo Lago di Garda e di un cielo non troppo azzurro a causa di qualche nuvola. Lungo il percorso non incontriamo altri escursionisti, probabilmente il dislivello da superare scoraggia il montanaro “della domenica” e questo per chi frequenta spesso la montagna non è sicuramente negativo. Potremo quindi godere di un ambiente silenzioso e privo di schiamazzi, almeno fino alla frequentatissima vetta.

Il lato negativo è che il sentiero è poco marcato e la presenza di numerose tracce secondarie ci costringe spesso a cercare la bollatura, a tratti molto scarsa. Raggiungiamo finalmente un paletto con delle indicazioni e seguiamo quelle per la Cima Telegrafo e per la Ferrata delle Taccole. Noi seguiremo la via normale, il sentiero tuttavia consente anche l’avvicinamento alla ferrata citata che rappresenta un’alternativa più tecnica per la salita in vetta. Risaliamo faticosamente il versante lungo un ripito sentiero che sale a mezzacosta e che punta verso un grosso pannello riflettente (utile come riferimento in caso di nebbia). Dopo questo strappo ci concediamo una breve pausa, nel frattempo le nubi hanno circondato le creste sopra di noi e iniziamo a prepararci all’idea di qualche goccia di pioggia. Per ora ci godiamo se non altro un fresco venticello che rende la salita molto meno faticosa.

Siamo a quota 1900 m e la vegetazione cambia completamente. Abbandoniamo i brulli pascoli per entrare nel regno della pietra e dei mughi scendendo all’interno di una vallata molto suggestiva. L’atmosfera cambia completamente e sembra davvero di trovarsi su un’altra montagna, merito della differente esposizione e della conformazione stessa del territorio. Alla nostra sinistra fa bella mostra l’azzurro specchio d’acqua del Garda mentre sul versante opposto possiamo ammirare il canalone detritico attraversato dal sentiero di avvicinamento alla ferrata. Dopo aver perso un centinaio di metri di quota altimetrica procediamo superando alcuni massi rocciosi fino a congiungerci al sentiero CAI numero 654. Qui percorriamo alcuni tornanti in successione in marcata pendenza fino a raggiungere una bella conca dove incontriamo un paio di camosci che non sembrano temere particolarmente la nostra presenza.

Li lasciamo alle loro faccende, dopotutto siamo noi gli ospiti, e procediamo con la salita affrontando l’ultimo lungo traverso che ci condurrà al Rifugio Barana, situato a pochi passi dalla vetta. Decidiamo di raggiungere la bella Croce sommiate e di scattare alcune fotografie approfittando della momentanea assenza di nubi. Scendiamo quindi al rifugio per concederci una meritata pausa dopo 9 km di cammino e quasi 1400 m di dislivello positivo superato. Per recuperare i sali minerali persi a causa del sudore non c’è nulla di meglio di una bella birra fresca, tanto non dobbiamo guidare nelle prossime ore. Il rifugio non è particolarmente affollato e trovare un posto a sedere sulla panoramica terrazza non è un problema: sono questi i momenti davvero piacevoli della montagna, quelli dove è possibile unire un panorama straordinario, buon cibo e alcol (responsabilmente, si intende).

Ci rimettiamo quindi in cammino con nuove energie seguendo le indicazioni per il sentiero CAI numero 658 che dovrebbe condurci al Rifugio Chierego. Superato un primo tratto classificato come “per esperti” dove è presente un cordino di sicurezza il cammino diviene più semplice e rilassante. Si transita su una mulattiera militare passando da un versante all’altro della cresta attorniati da suggestive guglie e pinnacoli rocciosi. Superato il Passo del Camino l’ambiente cambia nuovamente e si torna a camminare sul manto erboso. Seguendo il sentiero di cresta si scende fino ad una sella per poi puntare nuovamente verso la Cima Costabella dove è presente un cippo di vetta di forma circolare. La salita su questo dosso erboso si potrebbe anche evitare ma richiede poco sforzo ed esso viene ripagato dal bellissimo panorama che spazia fino al basso Garda. Da qui proseguiamo la facile discesa fino al rifugio dove ci attende il nostro meritato pranzo.

Qui la presenza umana è molto più consistenza, complice la relativa semplicità della salita. Troviamo comunque un tavolo disponibile e possiamo quindi goderci in sicurezza una piacevole pausa (purtroppo siamo in periodo Covid-19 con tutte le restrizioni del caso). Il cielo è ora completamente privo di nuvole e il caldo inizia a farsi sentire, proseguiamo quindi con un ritmo più rilassato lungo la carrareccia che ci conduce al Rifugio Fiori del Baldo. Da qui seguiamo il sentiero panoramico che ci condurrà a visitare le Creste di Naole dove è presente un cippo commemorativo alla Resistenza Partigiana. Ne approfittiamo per ammirare alcuni fortunati “uomini con le ali” che solcano il cielo in parapendio, un’esperienza che sicuramente sarebbe bello compiere in futuro. Proseguiamo quindi lungo la cresta fino incrociare il sentiero che scende in direzione Prada, la nostra meta finale.

Affrontiamo con molta calma gli ultimi chilometri del percorso seguendo un comodo sentiero che pian piano ci condurrà nel bosco. La presenza della vegetazione ci consente di proteggerci dai raggi del sole e di rientrare quindi senza scottature, concludendo nel migliore dei modi la bella giornata in montagna. Dopo la pioggia che ci aveva sorpresi nelle settimane precedenti avevamo proprio bisogno di una bella giornata all’insegna del sole e tutto sommato l’abbiamo avuta. Il percorso descritto è impegnativo, sia come distanza complessiva che come dislivello, ma affrontandolo con la dovuta calma non presenta particolari difficoltà e consente di visitare i luoghi più panoramici di questa catena montuosa. Rispetto alla salita da Novezzina, più breve e diretta, questo versante offre un panorama più appagante e meno “turistico”. Caratteristica quest’ultima molto apprezzata da chi frequenta la montagna assiduamente e si trova magari a rinunciare a determinate ascensioni per evitare i luoghi affollati.

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