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Chiesa di San Sabino - monte Rua - roccolo Bonato

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Trail stats

Distance
7.36 mi
Elevation gain
1,834 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
1,834 ft
Max elevation
1,234 ft
TrailRank 
60 4
Min elevation
0 ft
Trail type
Loop
Time
3 hours 8 minutes
Coordinates
1204
Uploaded
November 5, 2018
Recorded
November 2018
  • Rating

  •   4 2 Reviews

near Torreglia, Veneto (Italia)

Viewed 2676 times, downloaded 98 times

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Waypoints

PictographMonument Altitude 389 ft
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Chiesa di San Sabino

Chiesa di S. Sabino L'antica Turricula, simbolo di Torreglia Alta Simbolo e baricentro del nucleo di Torreglia Alta, la chiesa di S. Sabino è la prima e l’antica chiesa parrocchiale citata in un documento del 1212 che parla di «ecclesia S. Savini de Turricla». Sorge in posizione sopraelevata tra due valli, la Valderio e la Vallorto, sul piccolo Colle della Mira, da cui si gode di un vasto panorama sulla pianura e sui colli circostanti. Alla chiesetta si accede tramite una doppia scalinata che introduce al piccolo sagrato sul quale svetta sul lato destro un'alta e possente torre campanaria, che pare sia stata ricavata dai resti di un antichissimo fortilizio. Proprio da questa torre deriva probabilmente il toponimo Turricula, che ha dato origine al nome del paese. Del castello non rimane oggi nessuna traccia, ma sicuramente il colle chiamato “della Mira” indicava in epoca medievale la presenza di un presidio fortificato con funzione di avvistamento. La chiesa di S. Sabino nel '200 risulta essere alle dipendenze della pieve di Luvigliano; nei secoli successivi, divenuta parrocchiale, ha vissuto momenti alterni che hanno portato al degrado parte dei suoi edifici. Ricostruita nel corso del XVII secolo, è stata restaurata nel 1765 nelle forme attuali, grazie al sostegno economico elargito dal famoso sacerdote e lettarato Jacopo Facciolati, il figlio più illustre di Torreglia. Lo stile tardo barocco si manifesta esternamente nella decorazione della facciata ornata da statue poste in un'architrave “spezzato” e internamente nell'altare maggiore, sormontato da un ricco tabernacolo in marmo e da una pregevole pala raffigurante la Madonna in trono tra santi. Altre decorazioni barocche presenti nella chiesa sono i due altari laterali, uno dedicato alla Madonna del Rosario e uno ai SS. Rocco e Sebastiano, protettori dalla peste. Dopo la grande peste del Seicento, fu collocata in una nicchia della Chiesa una statua barocca della Madonna del Carmine. Circa da metà del Seicento, ogni anno, la mattina del Lunedì di Pasqua, viene portata in processione al Santuario mariano di Monteortone grazie all’Associazione Portatori della Madonna del Carmine di Torreglia che organizzano anche la festa del Carmine la terza domenica di luglio. Sulla parete nord della navata si trova il monumento funebre di un altro celebre letterato che soggiornò a lungo a Torreglia, l'abate Giuseppe Barbieri, il quale chiese di essere seppellito in questo luogo a lui tanto caro. Una lapide sulla parete destra della chiesa ricorda anche Niccolò Tommaseo, che fu ospite del Barbieri nel 1819 e compose una poesia in latino di 87 versi dedicata al paese euganeo, riscoperta e commentata da foto e illustrazioni dal libro: "Cantiamo Torreglia. Una poesia di Niccolò Tommaseo" (Proget Edizioni 2016). Per continuare la tradizione poetica legata alla Chiesa di San Sabino, all’abate Barbieri e a Tommaseo, la parrocchia di Torreglia organizza dal 2001, con cadenza biennale, Parola e Mistero – Premio San Sabino, un concorso internazionale di poesia religiosa-spirituale. Altre preziose opere d'arte donate dal colto e generoso Facciolati adornavano in passato la chiesa, che fu in più occasioni depredata da ladri e trafugatori di beni storico-artistici. Il dipinto più prezioso, una tavola di scuola veneziana del XVI secolo, presenta una variante dell’Adorazione dei Magi di Mantegna. L’originale è custodito nel Museo Diocesano a Padova, ma nella Chiesa di San Sabino è comunque sempre possibile ammirare una copia. Le adiacenze della chiesa, cioè l’antica abitazione del parroco e altri ambienti parrocchiali, formano oggi l’Eremo San Luca, una struttura per l’ospitalità di persone e piccoli gruppi in autogestione, in particolare per esperienze di meditazione. La chiesa è aperta tutte le domeniche per la Messa alle ore 8.30. Da maggio a ottobre, compresi, è generalmente aperta la domenica dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.

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Eremo Camaldolese

Eremo Camaldolese di monte Rua Per anni simbolo di un'intensa spiritualità e preghiera L'Eremo di Santa Maria Annunziata è situato sulla cima del monte Rua (416 m s.l.m.) presso il comune di Torreglia, al centro dei Colli Euganei. Come riportato da alcuni documenti, la sua fondazione si deve a due eremiti appartenenti alla comunità di S. Mattia di Murano che nel 1339 ottennero il permesso dal vescovo di Padova di costruire la chiesa in memoria della Madonna. Originariamente l'eremo fu costruito in legno, ma venne ristrutturato in pietra senza stravolgere l'ambiente circostante agli inizi del '500 dopo un periodo di abbandono. Solo nel 1542 venne fondata la comunità dei camaldolesi. Le imponenti mura racchiudono ben 14 celle, ognuna delle quali somigliava a una piccola casetta completa di camera per dormire e studiare, una cappella con altare, un bagno, una legnaia ed esternamente un piccolo orto recintato da un muretto. Il cancello in ferro che separa l'eremo dalla foresteria fu fatto costruire dalla famiglia dei Contarini nel 1550. Nel corso degli anni l'eremo venne ampliato, in quanto simbolo di spiritualità per tutta la zona del Veneto, finché, nel 1810, gli editti napoleonici ne ordinarono la soppressione. Solo nel 1863 grazie a Padre Emiliano fu riaperto, nonostante il saccheggio degli arredi e dei paramenti sacri perpetrato dai francesi, e ancor oggi i frati Camaldonesi abitano l'eremo in clausura. In particolari periodi dell'anno i monaci accettano di buon grado la visita di parenti e chiunque desideri godere della pace di questo affascinante luogo.

PictographMonument Altitude 1,152 ft
Photo ofAntica Stele

Antica Stele

Antica Stele posta nelle vicinanze del muro di cinta dell'eremo dei Camaldolesi

PictographIntersection Altitude 1,108 ft

Attenzione Bivio

PictographMonument Altitude 445 ft
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Roccolo Bonato

Roccolo Bonato Eccezionale testimonianza dell'antica arte dell'uccellagione sui Colli Euganei Il roccolo Bonato sorge su un pianoro molto panoramico a levante del monte Rua, tra i comuni di Galzignano Terme e Torreglia. Lo si può raggiungere tramite il sentiero che sale dalla località Pianzio, partendo dalla chiesa vecchia di Galzignano, oppure da Torreglia Alta, imboccando la stradina bianca che si incontra sulla sinistra salendo la strada che porta all'eremo del monte Rua. Il “roccolo” (termine di origine incerta, forse deriva dal latino rotulus per via della forma rotonda, o dal diminutivo di rocca per la presenza di una torre) è un manufatto per l'arte dell'uccellagione, l'antica pratica di catturare gli uccelli migratori con le reti. Questo, appartenuto a Dino Bonato, è senza dubbio il meglio conservato nei Colli Euganei, dove in passato se ne trovavano molti altri, oggi in gran parte scomparsi. Ha svolto la sua funzione di sistema di caccia fino ai primi anni '70, poi nel 1997 è stato acquistato insieme all'adiacente area di 5 ettari dall'Ente Parco. Grazie a interventi di restauro e di manutenzione, conserva in maniera esemplare la torre a tre piani, l'arconà (alberatura semicircolare di carpini bianchi con esemplari di castagno capitozzati al centro), una zona a prato polifita, alcuni alberi di ciliegio, terrazzamenti e due aree umide di modeste dimensioni. Il metodo di caccia era astuto ed ingegnoso e permetteva di catturare la maggior parte degli uccelli vivi, senza l'uso di armi. Gli uccelli di passo alla fine dell'estate migravano da nord verso sud e passavano l'altura dove si trovava il rocolo al centro di uno spiazzo, intorno al quale erano disposte grandi reti, sentendo il canto degli uccelli da richiamo, nascosti sotto gli alberi, si abbassavano. In caso contrario il rocolaro tirava dalla torretta lo zugolo, a cui erano legati dei volatili che svolazzavano facendo così abbassare gli uccelli di passo (beccafichi, capinere, fringuelli, tordi, cinciallegre, codibugnoli, scriccioli). A questo punto il rocolaro lanciava dalla torretta il ludro, un ramo arcuato con un rovo intrecciato simile al falco, in modo che gli uccelli spaventati cercassero di scappare verso l'esterno dello spiazzo andando a sbattere sulle reti disposte a ferro di cavallo, arconà, intorno al roccolo. Passavano attraverso la prima rete a maglie larghe e venivano bloccati dalla rete a maglie strette che per il peso si piegava formando un sacco che li imprigionava. Per gli abitanti dei colli la pratica dell'uccellagione era molto importante, perché rappresentava una fonte di integrazione alimentare ed economica: alcuni degli animali catturati venivano messi in vendita come uccelli da richiamo o da gabbia, altri venivano messi allo spiedo. Tra Settecento e Ottocento i nobili proprietari delle ville sparse sui colli, soggiornavano per giorni nei roccoli, per la passione di una caccia che richiede molta abilità e per il piacere di trascorrere le giornate autunnali con amici in un luogo appartato e rustico, anche se non del tutto privo di comodità, visto che la maggior parte dei roccoli era dotato di camino e arredo all'interno della torre. La caccia nei roccoli è da molti anni vietata da leggi che tutelano le molte specie di uccelli migratori in via di estinzione. Da segnalare, infine, la zona umida del Roccolo Bonato che ospita diverse specie animali e vegetali in via di estinzione ed è perciò considerato un importante sito naturalistico. Attualmente l'Ente Parco ha attrezzato l'area prativa del roccolo con alcuni tavoli e panche per la sosta, mentre la torretta è adibita a rifugio; l'accesso può essere richiesto dagli escursionisti che intendano trascorrere una notte nel silenzio dei colli o ad osservare le stelle.

Comments  (2)

  • Photo of Norfeo
    Norfeo May 8, 2021

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    Percorso facile da seguire con alcune salite e discese mediamente impegnative, molto vario con bei panorami e che mi ha fatto apprezzare la zona peccato solo che le strutture più interessanti non fossero accessibili.

  • Photo of adr.sim61
    adr.sim61 Mar 7, 2023

    I have followed this trail  verified  View more

    Bel giro non difficile, fontana all' Eremo.

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