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Cavallasca- castello Baradello (parco Spina Verde)

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Trail stats

Distance
12.23 mi
Elevation gain
2,631 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,631 ft
Max elevation
1,987 ft
TrailRank 
67
Min elevation
1,054 ft
Trail type
Loop
Moving time
3 hours
Time
5 hours 26 minutes
Coordinates
2773
Uploaded
February 2, 2023
Recorded
February 2023
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near Cavallasca, Lombardia (Italia)

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Itinerary description

Conte Macario, piú de li altri inqueto,
risponde alteramente: — Alla bon’ora!
Non siamo morti, no; ma starti queto
farestú meglio e non destar chi dorme.
— Anzi pur vegghi troppo — disse il conte —
in far a Chiaramonte oltraggi ed onte. —
25
Macario c’ha la lingua for di denti,
tenendo su la spada la man destra,
rispose: — Per la gola tu ne menti! —
e per ferirlo subito s’addestra.
Milon non stette a dir: — Tu ne stramenti! —
anzi un roverso con la man sinestra
menò sí ratto, ch’un poltrone zaffo
non ebbe mai da un bravo il piú bel schiaffo.
26
Levasi Carlo tostamente in piede,
che giá duo millia spade esser cavate
e contra quattro sol vibrar le vede.
Milon, che ’n mezzo tanti brandi e spate
era con tre famigli, vi provvede
ben tosto in quelle genti al mondo nate
per tradir sempre ed ingrassar la terra
di sangue e dov’è pace porvi guerra.
27
Con quella rabbia ch’un leon tra cani
vidi cacciarsi sotto Giulio a Roma,
smembrandovi mastini, bracchi, alani
con la virtú sí altera e mai non doma;
cosí Milon fra quei lupi inumani
convien che ’l brando in lor mal giorno proma,
truncando spalle, busti, gambe e braccia,
ed ov’è ’l stolo denso, vi si caccia.

28
Ma duo de’ soi scudieri crudelmente
giá son in mille pezzi andati a terra;
lo terzo si ritira virilmente
appresso il suo patrone, il qual non erra
ovver spartir la testa in fin al dente
o fin al petto, e tanti giá n’atterra,
ch’un monte n’ha d’intorno in sangue merso,
chi tronco de la testa e chi a traverso.
29
Re Carlo, di gridar giá fatto roco
bandendo e minacciando or questo or quello,
adirasi talmente, che di foco
parea nel volto aver un Mongibello:
onde ricorse del bastone al gioco,
rompendo qua e lá piú d’un cervello;
ma nulla o poco fa la sua presenza,
ove non è rispetto e men clemenza.
30
D’ogni altro piú Macario di Susanna
ferir le schiene di Milon s’affretta,
il qual, secondo il merto, lo condanna
e fa del suo mentir aspra vendetta;
perché la lingua e i denti ne la canna
gli caccia d’una punta benedetta,
onde ’l meschin ne cade, ed una palma
di lingua sbocca fora e ’nsieme l’alma.
Poscia ferir Bernardo non s’arresta
fendendolo dal capo fin al petto,
e vibra una stoccata cosí presta,
ch’a Dudo passa il ventre e ad Ugoletto;
a un altro fa due parti de la testa,
a un altro un braccio, a un altro taglia netto
dal busto il capo, e molti a la cintura
trunca, se pasta fusse l’armatura.

32
Piú di mille n’ha morto, e gli altri caccia
e taglia e trunca e crudelmente svena;
volano gli elmi con le teste e braccia
mentre punte, fendenti e scarsi mena.
L’imperatore tuttavia minaccia
e batte col troncon; ma non raffrena
l’ira però, né rabbia di Milone,
che ’n tal error si manca di ragione.
Cessa, Milon — dicea, — non far, ti dico,
io tel comando, lascia di ferire;
se non, spera d’avermi tal nimico,
qual studia giorno e notte altrui punire! —
Milon cotal parole men d’un fico
allor potea stimar in quel schermire;
onde, non l’ascoltando, caccia quelli
giú per le scale in guisa de stornelli.
34
Un sopra l’altro al fondo de le scale,
a vinti, a trenta vanno rotolando:
Milon sgombra di lor tutte le sale,
fin su la piazza i traditor cacciando;
dil che re Carlo in tanta furia sale,
perch’ei non ubbidisce al suo comando,
ch’allor allor gli fa bandir la testa,
s’andar giú del paese non s’appresta:




Anche il vicino Limbiate andò immune dalla peste, se voolsi dar fede alla tradizione popolare conservata in paese fino ad oggi. Però in entrambi gli arcbisj parrocchiali non esiste ricordo alcuno intorno il contagio del 1630 a conferma d'ana tanto fortunata eccezione nella generale catastrofe.
Devo questa notizia alla gentilezza del Rev. parroco di Limbiate Domenico Galli, che dietro mia inchiesta ebbe la compiacenza di esami. nare i suddetti archivi.
e del terrore recato seco da Milano. Trascorso però alcun tempo, s'inanimarono a metter piede nell'atrio, poi nell'orto: contemplavano i fiori, gli alberi, il frutteto, e allettati dall' amenità del luogo, valicarono la siepe, e salirono il colle vicino. Ivi sedettero al rezzo degli alberi, ed avendo seco loro il breviario, per non isprecare il tempo nell'ozio, si misero a salmeggiare alternativamente l'ufficio divino di quel giorno.
Il luogo ameno e solitario andava loro a genio, per cui recitato che ebbero alacremente l'uffizio, tratte di tasca le loro lezioni , si diedero a ripassarle, lieti d'adempire in quel giorno, senza noja, i doveri ecclesiastici e i letterarj. E tanto più volontieri s'ajutavano a vicenda negli sludj, che non eravi maestro cui ricorrere durante il pericolo del contagio.
Quattro fanciulli che trovavansi sopra la collina a custodia del gregge, si divertivano a giuocare alle palle : uno di essi, scorgendo sdrajati all'ombra i due giovani in negre vesti, i quali parlavano ad alta voce e gesticolavano con in mano scarta facci, li additd ai compagni, e tutti estatici, affissarono que' sconosciuti. D'improvviso decisero essere due di coloro che dalla casa del demonio in Milano (già erasi sparsa nel contado la favola) manda vansi nelle campagne a spargere gli unti. Non si avvilirono per questo i contadinelli, due corsero ad avvisare i terrazzani di Senago, affinchè accorressero armati, e due restarono a guardia per vedere se quei malefici fantasmi si dileguavano nell'aria. Intanto i due supposti untori a tutt'altro pensando che all'imminente pericolo, discorrevano tranquilli di poesia al rezzo degli alberi, alloraquando, alzati gli occhi a caso, videro il vicino bosco pieno di contadini armati di archibugi e di ronche. Era corsa l'intera popolazione di Senago, e molti giungevano altresì dai circostanti villaggi, cui erasi dato l'avviso per affrontare i ministri dei demonj, schiamazzando essere venuto il momento di vendicarsi di quei mostri infernali. Già avevano circondati i due chierici, ed i più lontani altro non aspettavano per scaricare gli archibugi che un cenno di coloro, i quali, essendosi di più avvicinati, volevano guardare in faccia que' neri uomini, e interrogarli d'onde venissero, e con quali intenzioni. I chierici, alzatisi senza profferir parola, meravigliavano di quella turba d'armati; per loro ventura sopraggiunse un contadino di Senago al servizio del Cardinale come custode della casa, il quale , essendo stato esonerato d'ogni altra incumbenza per servire i due giovani, appena avuto sentore del tumulto, corse anelante con uno spiede da caccia, e visto di che trattavasi, arse di rabbia e di vergogna, e insieme ridendo dell'equivoco, disse loro di seguitarlo.
Per tal modo sfuggirono ad una morte sicura gli innocenti giovani, che non già di veleni e di unzioni , ma dei proprj doveri e di letteratura si occupavano.
D'un grande e insigne personaggio
sul quale cadde il medesimo assurdo sospetto.

Ricorderò un altro fatto che nel tragico e lugubre aspetto di Milano pur mosse al riso. E fu caso tanto più ridicolo, in quanto non trattayasi di chierici oscuri, ma d’uomo conosciutissimo e stimato. Il rispetto dovuto al medesimo e la dignità storica esigono ch'io ne taccia il nome; però egli era tale che riuniva quanti pregi danno diritto all'altrui stima ed alla gloria : uno di quegli uomini che nel corso dei secoli di rado fioriscono nelle città.
Dotto nelle lettere sacre e profane, filosofo, teologo, oratore, poeta, commoveva e calınava a voglia sua gli animi quando parlava al popolo; e, dote rara in un sacro oratore, era sì esperto nel maneggio degli affari, che pochi politici l'avrebbero superato. Conosceva i segreti e le intenzioni dei principi, e quanto ciascuno di essi poteva meditare ed eseguire; famigliare e ministro d'un potentato, che gli ignoranti dell'età nostra tennero per astutissimo, corse gravi pericoli alla corte del medesimo, ma da ultimo ne usci salvo. Di nobile schiatta, d'aspetto dignitoso, riuniva la pietà e la religione a modi affabili e lepidi, doti che ben di rado trovansi congiunte. Tenevasi come un oracolo in Milano, ed ogni giorno molti andavano da lui per consigli. Poco prima che scoppiasse il contagio, volle peregrinare a Roma per la brama, dicevasi, di rivedere quella metropoli e baciare devoto le glebe innaffiate dal sangue dei Martiri, ed i luoghi nobilitati dalle vestigia de Santi. Siccome però alla pietà egli univa, come dicemmo, le cure civili, taluni affermavano avere intrapreso il viaggio per qualche affare.
I curiosi sfaccendati, sempre proclivi al misterioso, susurravano essersi recato a Roma per trattare di una guerra importante che andavasi macchinando in segreto, per far conquista di regni e provincie. Altri interpretavano più semplicemente la cosa, affermando che il Papa, mosso dalla celebrità ovunque divulgata dell'ingegno ed erudizione di lui, avevalo, per conferire seco, chiamato a Roma. Ivi giunto dalla Toscana, venne ricevuto con grandi onori nella Corte pontificia, e tutti gli altri uffiziali, giusta il consueto delle corti, lo festeggiarono, vedendolo così accetto al Pontefice.
La nostra patria, quantunque di certo non bisognosa delle lodi d'estranei, pure rallegravasi che un suo cittadino venisse in tal guisa onorato. E noi udivamo con piacere narrare che il Papa gli aveva fatti alcuni regalucci, e l'invitava a pranzo in Vaticano, o a villeggiare con lui sugli ameni colli cari alle muse; che uno ed anche più cardinali erano stati lo stesso giorno a fargli visita per salutarlo e parlar seco. Cotanto in Roma, ammiratrice solamente delle cose proprie, era piaciuto quest'uomo per l'ingegno, i modi e que' pregi che rendono benevisi gli inferiori ai personaggi oppressi dalla loro medesima grandezza. Divulgavansi per Milano notizie anche più liete, non essere improbabile ch'egli divenisse cardinale in quella città

Waypoints

PictographPhoto Altitude 1,297 ft
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Villa Imbonati

PictographPhoto Altitude 1,295 ft
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Foto

PictographPhoto Altitude 1,291 ft
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Foto

PictographPhoto Altitude 1,295 ft
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Cavallasca

PictographPhoto Altitude 1,406 ft
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Foto

PictographPanorama Altitude 1,822 ft
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Dosso pallanza

PictographPanorama Altitude 1,826 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,832 ft
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Dosso Pallanza

PictographPanorama Altitude 1,955 ft
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Pin Umbrela

PictographPanorama Altitude 1,964 ft
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Pin Umbrela

PictographPanorama Altitude 1,967 ft
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Pin Umbrela

PictographPanorama Altitude 1,560 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographPanorama Altitude 1,352 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,648 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,684 ft
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Punto panoramico

PictographPanorama Altitude 1,689 ft
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Veduta di Como

PictographPanorama Altitude 1,681 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,679 ft
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Croce di Sant eutichio

PictographPanorama Altitude 1,257 ft
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Panorama

PictographCastle Altitude 1,326 ft
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Castello Baradello

PictographCastle Altitude 1,343 ft
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Castello Baradello

PictographCastle Altitude 1,360 ft
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Castello Baradello

PictographCastle Altitude 1,360 ft
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Castello Baradello

PictographPhoto Altitude 1,251 ft
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Foto

PictographPanorama Altitude 1,420 ft
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Respau'

PictographPanorama Altitude 1,457 ft
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Belvedere di Respau'

PictographPanorama Altitude 1,457 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,562 ft
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Punto panoramico

PictographPanorama Altitude 1,583 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 1,605 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographPhoto Altitude 1,255 ft
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San Fermo della Battaglia

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