Cava d'ispica - tomba a finti pilastri - catacombe della larderia - convento di santa Alessandra
near Trombatore, Sicilia (Italia)
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Itinerary description
Escursione molto bella che coniuga aspetto ambientale della cava e quello archeologico. La visita alla larderia e gymnasium è a pagamento (5€) il resto è libero lungo il percorso. Il primo tratto del percorso dal parcheggio alla tomba a finti pilastri è in parte dissestate ( non si può fare con bici, la pavimentazione che avevano fatto è ceduta in vari tratti). Il percorso nel primo tratto presenta varie erbe ma non rovi o ortiche. Il secondo tratto dalla larderia fino ai rifugi è pressoché pianeggiante e con selciato largo e agibile (senza rovi). Il terzo tratto (dal rifugio a convento di Sant'Alessandro è segnato solo nel tratto iniziale, poi presenza di rovi.dal convento al parcheggio (tratto di ritorno) è quasi tutto su asfalto con vista su campagne di carrubo e muretti a secco. Il tratto verso il convento può risultare impegnativo, gli altri no. Fare solo con scarpe da trekking e prestare attenzione alle rocce del terzo tratto che possono risultare viscide. Meglio evitare con altre temperature e a seguito di piogge (si attraversa un torrente che oggi era secco).
relativamente alla tomba dei finti pilastri, anche detta tomba del principe, è una tomba preistorica situata in contrata Baravitalla, caratterizzata da 10 pilastrini ricavati ai lati dell'ingresso. Un esempio unico di tomba decorata esternamente, documenta i primi insediamenti umani nella cava.
relativamente a cava d'Ispica, secondo wikipedia, Cava Ispica è una vallata fluviale che per 13 km incide l'altopiano ibleo, tra le città di Modica e Ispica. La vallata, immersa nella tipica vegetazione della macchia mediterranea, custodisce necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi di tipologia varia che si sono succeduti ininterrottamente dalla Preistoria (Antica età del Bronzo) fino almeno al XIV secolo. Nell'area terminale della vallata nel territorio di Ispica, a ridosso della città, il sito prende il nome di "Parco Forza"
Secondo l'archeologo Biagio Pace Cava Ispica è una delle più grandi curiosità archeologiche della Sicilia per il suo aspetto pittoresco e il grande numero di escavazioni nelle pareti rocciose del suo lungo corso fin nell'altopiano di Modica[1]. La particolare morfologia della cava, a forma di gola, il tipo di roccia, la posizione naturalmente adatta alla difesa, la prossimità del mare, hanno contribuito a rendere questo luogo uno dei maggiori insediamenti rupestri della Sicilia. Ancora oggi, nonostante diverse ricerche da parte di studiosi, soprattutto italiani, non si conosce molto sulla Cava Ispica. Più recentemente, Giovanni Modica afferma che "la spesa per condurre a termine un'impresa di questo genere [e cioè un'esplorazione scientifica del sito archeologico] è tale da non farla prendere neppure in considerazione"[2].
Infatti il sito non è mai stato studiato conducendo una regolare campagna di scavi ed ancora oggi ci si deve accontentare di ricerche parziali. La difficoltà nell'interpretazione di dati riferibili ad un arco cronologico particolarmente ampio, comprendente età protostoriche e storiche, non consente di precisare l'epoca in cui nella Cava si stabilì il primo insediamento umano.
Il sito costituiva un luogo particolarmente adatto a una popolazione primitiva in quanto offriva rilevanti difese naturali e risorse necessarie alla sopravvivenza.
Gran parte dei reperti archeologici provenienti dal Parco Archeologico e dalle aree di Modica, Ispica e dei comuni limitrofi sono conservati al Museo Civico "F. L. Belgiorno" di Modica, dove sono esposte anche antiche collezioni formate già alla fine del XIX secolo.
Fra i reperti preistorici più importanti, oltre a numerose ceramiche, lame ed accette di selce, coltelli di ossidiana e altri reperti in selce, si conserva il famoso osso a globuli di colore nero ritrovato presso la cosiddetta "tomba del principe" di contrada Baravitalla (Modica), appartenente a una categoria di oggetti abbastanza rari rinvenuti in Sicilia, in Grecia e a in Asia Minore.
Difese naturali erano la vegetazione folta e fitta e il fiume che scorreva in fondo alla valle, guadabile in pochi punti e che divideva la Cava in due parti. Esisteva poi uno sbarramento naturale costituito da un enorme blocco di roccia che chiudeva il passaggio in direzione dell'attuale cittadina di Ispica, a Sud della Cava. Successivamente gli abitanti aggiunsero delle vere e proprie opere di fortificazione descritte come una "muraglia megalitica"[senza fonte]. Questa zona viene indicata infatti con il nome di "Barriera". L'archeologo Pace afferma che le grotte della Cava Ispica sono da distribuire lungo un paio di millenni, anche se sono state "già tutte fantasiosamente attribuite a genti ed età antichissime"[3]. Le più antiche sarebbero da attribuire ai Sicani, qui vissuti per molti secoli, attardati, perché isolati, nelle loro forme tradizionali anche durante l'età classica. Ma la maggior parte sono invece catacombe del primo cristianesimo, quali la "Grotta della Larderia", abitazioni rupestri, santuari (Santa Maria e San Pancrati), successivi il VI secolo d.C.
I Siculi, invasa la Sicilia, si impadronirono degli insediamenti sicani della Cava Ispica e ne fondarono di nuovi formando nuovamente delle comunità che permasero fino al terremoto del 1693. Apparterrebbero a questo periodo le tombe a forno di "Scalaricotta". Altri insediamenti imponenti dei Siculi furono le grotte vicine al Castello Sicano, la Capraria e i complessi abitativi di fronte al "Lavinaro", composti da centinaia e centinaia di grotte a più piani intercomunicanti. Con l'arrivo dei Greci alcune città furono conquistate, altre invece, tra cui l'abitato localizzato a Cava Ispica, rimasero indipendenti mantenendo comunque rapporti anche commerciali; fu lo stesso con i Romani di cui è rimasta ben poca traccia, confusa poi con la successiva presenza bizantina. Per sottrarsi alle persecuzioni, le popolazioni cristiane del luogo si rifugiarono nelle grotte della Cava dove scavarono piccoli luoghi di culto o riadattarono a tale scopo ambienti già esistenti, decorandoli con immagini sacre. Ne sono dimostrazione la chiesa rupestre di Santa Maria, la grotta di Sant' Ilarione, la grotta "dei Santi", la chiesa rupestre di S. Nicola e poi le catacombe come la "Larderia", "U Campusantu", la "Spezieria".
Dopo il tremendo terremoto del 1693 gran parte della popolazione che abitava la parte Sud del sito si trasferì in una nuova città, denominata Spaccaforno, che solo nel 1936 mutò nome in Ispica. Da allora per la Cava iniziò un lungo periodo di abbandono.
Waypoints
Fiume
Chiesa di san Nicola
Chiusa, bisogna chiedere al personale in biglietteria per aprire
Larderia
https://www.siciliafotografica.it/gallery/index.php?/category/1015 La catacomba conosciuta con il nome di Larderia è il più grande complesso catacombale della cuspide sud orientale dell'isola. Essa contiene circa 400 sepolture interamente scavate nella roccia, tra tombe a fosse, a cassettoni, arcosolii, baldacchini e semi-baldacchini. Da alcune date incise sulle pareti, in particolare 1657 e 1684, si evince che la catacomba ha subito in antico spoliazioni e devastazioni, durati fino all'epoca moderna con la sottrazione di preziosi materiali archeologici e persino sculture. L'impianto si sviluppa attraverso tre gallerie principali denominate A, B e C. La principale è la A, lunga circa 35 metri e larga massimo 3, si struttura in una prima parte con tombe a fossa e a cassettoni: le tombe a cassettoni indicano per confronto, la fase più antica riferibile al III sec. d.C. Procedendo verso l'interno si nota una progressiva monumentalizzazione, con arcosolii polisomi anche decorati a lunette e colonnine, fino alla comparsa di baldacchini e semi-baldacchini, databili al IV sec. d.C. Simile alla galleria A, la B presenta la stessa distinzione sebbene con una lunghezza inferiore (circa 20 m), mentre la galleria C si diparte con una diramazione e si sviluppa più in larghezza che in lunghezza, con un maggiore sfruttamento degli spazi. Ad oggi al complesso si accede attraverso un'apertura laterale, mentre l'ingresso originario fu in parte devastato per la costruzione della strada statale. Le differenze costruttive tra le due fasi individuate, si riflettono su un possibile cambiamento del modello sociale: da una società egualitaria si passa progressivamente ad una evidente classazione, che spiega la comparsa di sepolture monumentali. Data la presenza di altri complessi sepolcrali di diritto privato nelle vicinanze
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