Capiago Intimiano
near Capiago-Intimiano-Olmeda, Lombardia (Italia)
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Itinerary description
Monte Orfano e lago di Montorfano da Capiago Intimiano
Ed io infiammando di canti
impetuosi la città amica,
più rapido di magnanimo
destriero e di nave alata invierò
quest’annuncio dovunque,
se per vera destrezza dono del fato
coltivo lo scelto giardino delle Chárites:
esse concedono il bello - e un favore
divino fra prodi e sapienti
gli uomini. Come altrimenti
poté agitare la clava
contro il tridente la mano di Heraklês,
quando a Pilo appostato incalzava Poseidôn,
lo incalzava lottando con l’arco d’argento
Phoîbos, né tenne immobile Hádes la verga
onde guida i corpi degli uomini giù per la concava
strada dei morti? Questo racconto,
o bocca, rigetta fuori di me!
Perché insultare gli dèi
è sapienza perversa, e il vanto inopportuno
suona all’unisono con la follia.
Non blaterare ora storie siffatte:
lascia la guerra e i duelli
fuori degli immortali; e porta la lingua alla città
di Protogéneia, dove - volere di Zeus dal tuono crepitante -
Pýrrha e Deukalíon scesi dal Parnassós
posero casa dapprima, e fondarono senza connubio
un popolo unito, una stirpe rocciosa,
gente dal nome di pietra.
Desta per loro una via melodiosa di versi:
loda il vino vecchio, ma il fiore di canti
nuovi. È leggenda:
la forza dell’acqua sommerse
la nera terra, ma tosto
per le arti di Zeus un riflusso
prosciugò la marea. Da quelli in origine
vennero i vostri antenati dai bronzei
Iapetós e di forti Kronídai,
re indigeni sempre.
Finché il signore d’Olimpo,
rapita la figlia di Opûs
dal suolo degli Epèi, sereno
le s’unì tra i gioghi del Máinalon e la condusse
a Lokrós - che l’età non cogliesse legato
a un fato spoglio di prole. La sposa ospitava il seme
supremo, e godette l’eroe al vedere il figlio supposto
e dal nome dell’avo materno
gli dette nome:
fu uomo di forma e di gesta
mirabili: cui donò la città e il governo del popolo.
Vennero ospiti a lui
da Argo e da Tebe,
ed Arcadi e anche Pisati;
ma tra i coloni onorò soprattutto Menóitios
prole di Áktor ed Aigina. E il figlio di lui con gli Atreîdai
giunto alla piana di Téuthras stette a piè fermo, solo,
con Achilléus, quando respinti i Danai valorosi
Télephos incalzava alle marine prore:
e fu chiaro a chi intende
qual era l’animo forte di Pátroklos.
Mai, lo esortò il nato da Thétis, da allora
mai più si schierasse in Áres
mortifero lungi dalla sua
lancia domatrice di uomini.
Io sia trovatore di versi, capace
d’incedere sul carro delle Muse;
audacia e forze copiose
mi aiutino. In onore al successo e al senso ospitale,
per l’istmico diadema di Lamprómachos
giungo, dacché ambedue conquistarono
il premio in un unico giorno.
E due altre vittorie alle porte
di Corinto vennero poi
ed altre ancora nel seno di Nemea per Ephármostos.
Ebbe ad Argo il trionfo virile, ragazzo ad Atene.
Ed io infiammando di canti
impetuosi la città amica,
più rapido di magnanimo
destriero e di nave alata invierò
quest’annuncio dovunque,
se per vera destrezza dono del fato
coltivo lo scelto giardino delle Chárites:
esse concedono il bello - e un favore
divino fra prodi e sapienti
gli uomini. Come altrimenti
poté agitare la clava
contro il tridente la mano di Heraklês,
quando a Pilo appostato incalzava Poseidôn,
lo incalzava lottando con l’arco d’argento
Phoîbos, né tenne immobile Hádes la verga
onde guida i corpi degli uomini giù per la concava
strada dei morti? Questo racconto,
o bocca, rigetta fuori di me!
Perché insultare gli dèi
è sapienza perversa, e il vanto inopportuno
suona all’unisono con la follia.
Non blaterare ora storie siffatte:
lascia la guerra e i duelli
fuori degli immortali; e porta la lingua alla città
di Protogéneia, dove - volere di Zeus dal tuono crepitante -
Pýrrha e Deukalíon scesi dal Parnassós
posero casa dapprima, e fondarono senza connubio
un popolo unito, una stirpe rocciosa,
gente dal nome di pietra.
Desta per loro una via melodiosa di versi:
loda il vino vecchio, ma il fiore di canti
nuovi. È leggenda:
la forza dell’acqua sommerse
la nera terra, ma tosto
per le arti di Zeus un riflusso
prosciugò la marea. Da quelli in origine
vennero i vostri antenati dai bronzei
Iapetós e di forti Kronídai,
re indigeni sempre.
Finché il signore d’Olimpo,
rapita la figlia di Opûs
dal suolo degli Epèi, sereno
le s’unì tra i gioghi del Máinalon e la condusse
a Lokrós - che l’età non cogliesse legato
a un fato spoglio di prole. La sposa ospitava il seme
supremo, e godette l’eroe al vedere il figlio supposto
e dal nome dell’avo materno
gli dette nome:
fu uomo di forma e di gesta
mirabili: cui donò la città e il governo del popolo.
Vennero ospiti a lui
da Argo e da Tebe,
ed Arcadi e anche Pisati;
ma tra i coloni onorò soprattutto Menóitios
prole di Áktor ed Aigina. E il figlio di lui con gli Atreîdai
giunto alla piana di Téuthras stette a piè fermo, solo,
con Achilléus, quando respinti i Danai valorosi
Télephos incalzava alle marine prore:
e fu chiaro a chi intende
qual era l’animo forte di Pátroklos.
Mai, lo esortò il nato da Thétis, da allora
mai più si schierasse in Áres
mortifero lungi dalla sua
lancia domatrice di uomini.
Io sia trovatore di versi, capace
d’incedere sul carro delle Muse;
audacia e forze copiose
mi aiutino. In onore al successo e al senso ospitale,
per l’istmico diadema di Lamprómachos
giungo, dacché ambedue conquistarono
il premio in un unico giorno.
E due altre vittorie alle porte
di Corinto vennero poi
ed altre ancora nel seno di Nemea per Ephármostos.
Ebbe ad Argo il trionfo virile, ragazzo ad Atene.
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