Bominaco. Oratorio S. Pellegrino-Castello di Bominaco-M. Boria-Tussio-Collemaggiore-Castello Camponeschi-Eremo di San Michele

Si torna dopo 4 anni in uno dei luoghi più affascinanti dell'Abruzzo, sia per il suo carattere storico-artistico che per quello paesaggistico e come 4 anni fa non c'è periodo migliore dell'inverno per godere delle montagne innevate (anche se scarsamente) all'orizzonte.

Lasciata l'auto poco prima di entrare nel paese di Bominaco, la prima tappa è necessariamente la visita all'Oratorio di San Pellegrino e alla Chiesa di Santa Maria Assunta.
Per accedere ai luoghi sacri è necessario contattare il numero posto sul cancello dell'Oratorio e prendere l'appuntamento con il custode che vi accompagnerà nei due siti straordinari.

Il paese nasce su di un antico insediamento Vestino, nel corso del Medioevo sorse uno dei più suggestivi complessi monastici della regione. Già esistente nel X secolo, questo monastero di ordine benedettino si trovava sotto la protezione di Farfa e successivamente sotto il controllo dei vescovi di Valva. I continui subbugli portarono alla distruzione del castello nel 1423 ad opera di Braccio di Montone ma non del complesso monastico che venne risparmiato e seppur con modifiche e sottrazioni accorse nei secoli successivi è giunto nel suo splendore sino ai nostri giorni.

Dai ruderi del castello realizzato in epoca normanna (XI secolo) probabilmente in legno e riedificato in pietra tra il XII e XIII secolo, è possibile ammirare numerose vette dell'Appennino Centrale. Gran Sasso, Majella, Sirente e Velino...oltre alle fortificazioni medievali poste lungo il Tratturo Magno tra le quali Rocca Calascio e San Pio delle Camere.

Lasciato il castello decidiamo di affrontare il fuori sentiero per il Monte Boria 1150m che ci regalerà splendidi panorami e degli ingarbugliati passaggi tra ginepri e arbusti.
Tutta la salita alla vetta avviene seguendo labili tracce di un sentiero di cacciatori e animali, sarà sempre visibile e qualora troviate difficoltà, potrete aiutarvi con il gps.
Scendendo dalla vetta al contrario, i segni delle tracce si perdono e bisogna rimanere in cresta dove la vegetazione è meno fitta, per poi tenere la mezzacosta in direzione del Monte Polveroso, nel momento in cui si inizia a scendere più velocemente ci si affida all'intuito scegliendo i passaggi che vi risulteranno più congeniali. Naturalmente questo percorso è adatto solo in autunno e in inverno, molto più complicato in estate. All'apparire di Tussio ci si immerge nel bosco e con l'aiuto degli alberi che offrono un saldo appiglio si arriva al vecchio sentiero che parte dalla piccola Chiesa della Madonna di Loreto.

Tussio conta poche anime, in corso di ristrutturazione dopo il terremoto offre un pregevole panorama sulla Piana di Navelli ma nessun bar dove ristorarsi e scambiare due chiacchiere con gli abitanti.
Lasciata Tussio si sale in direzione del cimitero dietro il quale una stradella in ripida salita conduce sotto il Collemaggiore. Un breve fuori sentiero porta alla croce di vetta dove sono evidenti le tracce di muri a secco probabilmente di un'antica linea difensiva, per scendere si percorre un tracciolino segnato da bolli rossi. Questa zona è bene sottolinearlo è zona di caccia e molto spesso nei fine settimana si può rischiare di trovare alcuni tratti sbarrati.

E' giunta l'ora di toccare un altro castello o borgo abbandonato presente nella raccolta guida "Le Pietre Raccontano" edizioni Il Lupo.
Il Castel Camponeschi nacque come borgo fortificato in linea con le altre strutture difensive poste lungo il Tratturo Magno, passò di proprietà in proprietà finendo anch'esso sotto l'assedio di Braccio da Montone che distrusse le maggiori fortificazione in questa zona durante la guerra tra Angioini e Aragonesi del 1424.
Dopo aver subito i danni del terremoto del 1703 venne parzialmente ricostruito seppur spopolato, agli inizi dell'800 contava solo 20 abitanti. Venne definitamente abbandonato nel 1963 e ad oggi risulta ancora in fase di ricostruzione dopo il terremoto del 2009.

L'ingresso al borgo è interdetto in quanto trasformato in un cantiere eterno ma si può compiere il perimetro delle mura e sul lato nord vi si può accedere all'interno dove però vi sono telecamere forse funzionanti. Quindi ci si accontenta del solo transito veloce.

Lasciato Castel Camponeschi si percorre la lunga sterrata tra pianori, querce e altri ruderi fino alla via asfaltata che riporta a Bominaco. Decidiamo di concludere l'escursione passando all'Eremo di San Michele e salendo alla croce sopra lo speco dalla quale avremo modo di osservare il Sirente al tramonto. Due passi ancora a Bominaco per poi riprendere la via di casa e salutare questo posto magnifico sperando di tornare a fargli visita molto presto.