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09/08/2018 Bivacco Musatti - Rifugio San Marco

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Trail stats

Distance
8.67 mi
Elevation gain
7,326 ft
Technical difficulty
Very difficult
Elevation loss
8,255 ft
Max elevation
8,383 ft
TrailRank 
64
Min elevation
5,988 ft
Trail type
One Way
Time
11 hours 54 minutes
Coordinates
3176
Uploaded
August 19, 2020
Recorded
August 2018
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near Stabinrigo, Veneto (Italia)

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Itinerary description

Terzo giorno di escursione sulle Marmarole.

IN ESTREMA SINTESI
Distanza totale: 11,35 km (5.25↑, 5.5↓, 0.6↔)
Altitudine massima: 2555 m
Altitudine minima: 1825 m
Dislivello assoluto: 730 m
Dislivello totale: 1227 m
Totale discesa: -1487 m
Tempo totale: 12:40 (soste comprese)

Notte insonne al bivacco Musatti alle prime luci mi alzo, non ce la faccio più a rigirarmi sul materasso, oltretutto ad ogni mossa si alzano delle zaffate nauseanti dalla coperta, esco in manica corta e pantaloncini, sono le cinque del mattino circa, mi godo il sorgere del sole. Alle sei come previsto si alzano tutti, è ora di prepararsi e far colazione e partire mentre il sole accende le cime. Ci incamminiamo che son da poco passate le sette sull’erba dei prati in un tratto piano lungo la parete est del Mescol, il Meduce di Fuori. Davanti a noi domina il campanile di San Marco, mentre dietro di noi ormai il sole illumina le dolomiti di Sesto. Il sentiero si alza leggermente percorrendo un tratto pieno di fiori ed erba alta ancora inumidito dalla notte. Abbiamo percorso 500 metri ed improvvisamente sulla destra si inizia a salire così vertiginosamente che viene naturale usare anche le mani per procedere. Sempre per prati raggiungiamo un primo tratto ferrato che ci aiuta a superare un pezzo ripido e scivoloso che si incunea tra due ali di roccia. Mentre noi sfruttiamo ogni centimetro di ferro per attaccare i nostri moschettoni una coppia ci svernicia per dirla alla Meda, senza imbrago, e senza quasi toccare la fune d’acciaio, impressionanti, lui ed anche lei. Si sale ancora sull’erba sempre molto in verticale fino ad un secondo tratto attrezzato che aiuta a superare gli ultimi metri ed alcune roccette e dà accesso ad una piccola cengia via via più ampia a quota 2230 circa. La cengia porta all’attacco del terzo tratto ferrato che conduce alla forcella Mescol risalendo le oblique roccie.

Forcella Mescol. (0.95 km, 2340 mt, 1h 55′)
Tutto sommato abbastanza semplice questo primo obiettivo, ma soprattutto siamo in orario una volta tanto, alle 8 e 40 siamo alla forcella. Sulla carta non è indicata la quota, posizionata tra cima Mescol (2413) ed il campanile san Marco (2777) la forcella dà accesso al catino del Meduce di Dentro. Verso nord-ovest si erge il gruppo del Cristallo, mentre verso nord-est ancora la Croda dei Toni e giù in fondo sulla macchia verde il bivacco. La discesa dalla forcella è agevolata da un cavo metallico che aiuta a superare dei salti di roccia fino a raggiungere un prato verde e quindi un piccolo ghiaione che conduce alla parte sommitale del catino del Meduce poco sotto quota 2200. Sembra di essere chiusi dentro una scatola di roccia, a sud la cresta Vanedel, a ovest cima Rotta e ad est cima Mescol. Raggiunti i pietroni del Meduce non ci è chiaro dove si trova la salita per la prossima forcella, mentre è ben visibile quella di Mescol da cui siamo scesi, proseguiamo seguendo i segni rossi, pochi è vero, spesso sbiaditi, ma sufficienti. Iniziamo a salire nuovamente uscendo dalla pietraia del meduce e ritrovando l’erba. Percorriamo quindi un canalone roccioso che porta ad un secondo tratto erboso misto a pietre piuttosto ripido, c’è perfino un tratto attrezzato con fune che inzia sull’erba e finisce sulla roccia. I segni bianco-rossi qui abbondano. Raggiungiamo un tratto attrezzato con scalette di ferro diviso in due tronconi e che conduce ad un piccolo ghiaione. Risalito il ghiaione si tiene la sinistra per camminare sulla nuda roccia, si vede finalmente la forcella, ancora lontana però, una serie di ometti indicano la strada verso le ultime asperità rappresentate da un tratto su pietre, un piccolo ghiaione, ed un po' di rocce, poi finalmente ecco la forcella che identifica il confine tra la val del Fogo ed il catino del Meduce di Dentro, appunto forcella della Croda Rotta.

Forcella Croda Rotta (2.7km, 2480 mt, 4h 45′).
Dall’alto dei nostri 2480 è ben visibile l’erbosa forcella di Mescol percorsa qualche ora fa, il campanile di San Marco, ed un paio di panorami, verso la croda Rotta e verso forcella Vanedel che non si vede ovviamente, mentre si vede benissimo il corno del Doge, me ne se sono accorto in foto, in quel momento non lo avevo notato. La cosa che non ti aspetti dopo aver raggiunto la forcella è di dover salire ancora. Butto lo sguardo al di là del valico cercando un passaggio verso il basso, ma è indubbio che bisogna salire. Per agevolare la salita un po’ esposta c’è pure un tratto attrezzato. Saliamo quindi lungo il versante ovest della cresta Vanedel fino a quota 2550 circa, superata la breve salita si raggiunge, tramite un tratto un po’ infido costituito da rocce con un po’ di sedimento che le rende insidiose, un ghiaione sul quale incombe un masso gigantesco. Inizia da qui l’eterno saliscendi verso forcella Vanedel. Il ghiaione non è di quelli dove si può galleggiare, a metà circa si passa attraverso una particolare trincea naturale, quindi verso la fine si riprende a salire in corrispondenza di una roccia a forma di Moai. La salita non è ripidissima ma si fa sentire a questo punto della giornata. Il sentiero prosegue sempre su roccia senza tratti particolarmente difficili poi vicino alla forcella scende piuttosto ripidamente, appare la val Vanedel in uno squarcio tra le rocce e l’ultimo tratto in discesa prima della forcella che ancora non si vede, è proprio un buco. Arriva Antonio e decidiamo di fermarci per pranzare sotto una roccia prima di affrontare l’ultimo tratto verso il San Marco a due infiniti passi dalla forcella Vanedel.

Forcella Vanedel (3.7 km, 2372 mt, 6h 55′).
E’ incredibile, vediamo la roccia dopo la forcella, ma non la forcella, scendiamo ancora un po’ e troviamo pure un tratto attrezzato per accedere alla forcella, uno slargo di 5-6 metri, e subito dopo una scaletta con altro cavo. Il sentiero prosegue su uno sperone roccioso, già visibile dalla forcella Mescol e facilmente percorribile, e giunge ad un nuovo tratto attrezzato che ne agevola la discesa con scalette e cavo. E’ in questo momento che ci becchiamo il primo temporale, Antonio copre lo zaino, io metto la mantella, assolutamente ingombrante per scendere la pur breve ferrata. Sotto di noi si intravede il sentiero che raggiungiamo a quota 2260 circa, si torna finalmente a camminare un po’ in piano, mi accorgo ora del Corno del Doge. Raggiungiamo un prato con un ometto un po’ macabro a quota 2100 circa, che segnala l’accesso ad un lungo tratto che aggira la Croda De Marchi, poi si dovrebbe vedere il Voltolina, infatti girato il costone ecco i primi alberi e finalmente la val di Mezzo, in fondo in fondo il bivacco un puntino invisibile. Per accedere alla val di Mezzo però ancora un breve tratto attrezzato, mentre dalla parte opposta è ora ben visibile la cengia che dovremmo percorrere. Qui abbiamo un piccola discussione io ed Antonio, il navigatore mi dice di tagliare quasi subito, Antonio dice di andare più avanti, scegliamo questa seconda opzione per restare intorno a quota 2000, ma non troviamo il masso con il triangolo del bivio Vanedel-Voltolina-Doge se non dopo qualche ricerca e divagazione sul pianoro della val di Mezzo, appena trovato il masso con le indicazioni (5.5 km, 2000 mt, 9h) prendiamo senza indugi il sentiero che nel suo tratto inziale è immerso nel verde dei mughi poi man mano che si procede diventa sempre più arido fino alla nuda roccia della cengia. Devo dire che il primo tratto non attrezzato è facilmente percorribile, la cengia è ampia e sicura, da qui posso immortalare anche il punto del tratto attrezzatto per l’accesso alla val di Mezzo prima percorso. La ferrata è ottima, fune ben tesa e recente credo, si percorre tutto in estrema sicurezza escluso un unico punto dove il cavo è interrotto, non so perché visto che ci sono anche due chiodi già predisposti, sarà la stanchezza, le vesciche, la fame, la sete, il terreno reso scivoloso dalla pioggia, cerco delle scuse improbabili, ma per superare quei tre metri ho visto i sorci verdi e vi assicuro che la foto non rende la difficoltà del momento. Finito il tratto attrezzato si riprende a camminare sulla cengia che si sviluppa pressoché in piano intorno a quota 2100, poi finalmente ecco la Torre dei Sabbioni, punto di riferimento inequivocabile anche se distante che ci accompagnerà fin quasi al rifugio. Lungo la discesa del Corno del Doge, che inizia alla fine del tratto attrezzato, ci becchiamo il secondo temporale, più impetuoso del primo, ed anche più duraturo, ma pian piano scendiamo nella splendida Val di san Vito, verde, lussureggiante, ricca d’acqua e di salamandre nere che bisogna fare attenzione a non calpestare. Riecco apparire i cartelli indicatori (8.1 km, 2000 mt, 11h) gli ultimi li avevamo visti alla forcella Sacù vicino al Chiggiato, segnano la fine del sentiero 280 e l’inizio del 226 che ci porterà fino al rifugio, intanto pian piano ci avviciniamo alla Torre. Il punto più basso della val di San Vito sfiora i 2000 metri, poi si torna a salire verso forcella Grande. Ci fa compagnia anche un numeroso branco di camosci, mentre ormai lontano dietro di noi il Corno del Doge a est assume colorazioni meravigliose al calar del sole, il gruppo del Sorapiss a ovest con la croda Marcora ben visibile e punta Sorapiss che timidamente si nasconde tra le nubi, più a destra le cime della Caccia Grande.

Forcella Grande (9.9 km, 2255 mt, 12h 10′ ).
Ho ancora il bellissimo ricordo dell’ascesa al Sorapiss dello scorso anno, ma questo sarà ancora più bello grazie alla maestosità delle montagne che ci circondano. D’accordo con Antonio ci lasciamo alla forcella Grande, possiamo dividerci ormai la strada è segnata, normalmente bastano 45 minuti per arrivare giù al rifugio che avevo già avvisato telefonicamente del nostro ritardo, ipotizzando il nostro arrivo per le 19:30, vi aspettiamo non preoccupatevi mi aveva risposto il gestore mentre eravamo sotto il diluvio. Percorro il tratto da forcella grande al San Marco in 25 minuti, quasi di corsa dove possibile, pur fermandomi per qualche foto al rifugio ormai visibile, a San vito, ad un meraviglioso Antelao colorato da sera e ad una fugace chiacchierata con una coppia che sta salendo verso il bivacco Slataper per affrontare domani il Sorapiss. Il sentiero è ripido ed in alcuni tratti ostico, va percorso con attenzione soprattutto con undici ore di cammino sulle gambe.

Rifugio San Marco (11.35 km, 1811 mt, 12h 40′).
Anche qui un gruppo di scout ravviva l’ambiente. Entro al rifugio, sono tutti a cena, mi accoglie il gestore e mi dà il benvenuto, mi accompagna alla stanza da due sul sottotetto, stretta e lunga ma accogliente, chiedo se è possibile fare la doccia, mi dice di si avvisandomi che sarà fredda, ma non mi interessa in cinque minuti sono pronto. Fredda è un eufemismo, gelida è già più appropriato, tre tornate una più pungente dell’altra, shampo, sapone e risciaquo, sono rigenerato. Torno dentro e mi siedo al tavolo con i ragazzi che hanno dormito con noi al bivacco Musatti, dovevano fermarsi al Voltolina, ma hanno optato per il San Marco spronati dal sottoscritto e mi ringraziano, oltre a loro degli austrialiani, dei tedeschi e altri italiani compresa la coppia bionica, insomma un rifugio internazionale. Intanto arriva il grande Antonio, è distrutto, mi guarda male, si aspettava un sentiero di discesa più agevole, si sitema anche lui poi ci sediamo al tavolo e ceniamo insieme, tutto ottimo, vado a letto con la panza piena e dormo otto ore di filato, cosa per me mai accaduta in un rifugio.

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Waypoints

PictographWilderness hut Altitude 6,923 ft
Photo ofBivacco Musatti. Quota 2111 mt. Photo ofBivacco Musatti. Quota 2111 mt. Photo ofBivacco Musatti. Quota 2111 mt.

Bivacco Musatti. Quota 2111 mt.

Bivacco Musatti

PictographMountain pass Altitude 7,874 ft
Photo ofForcella Mescol (0.95 km, 2340 mt, 1h 55′) Photo ofForcella Mescol (0.95 km, 2340 mt, 1h 55′) Photo ofForcella Mescol (0.95 km, 2340 mt, 1h 55′)

Forcella Mescol (0.95 km, 2340 mt, 1h 55′)

Prima forcella agevole, anche il tratto in discesa è coadiuvato da fune per superare delle roccette

PictographMountain pass Altitude 8,383 ft
Photo ofForcella Croda Rotta (2.7km, 2480 mt, 4h 45′). Photo ofForcella Croda Rotta (2.7km, 2480 mt, 4h 45′). Photo ofForcella Croda Rotta (2.7km, 2480 mt, 4h 45′).

Forcella Croda Rotta (2.7km, 2480 mt, 4h 45′).

Dopo aver pasao lo spettacolare catino del Meduce si risalgono dei pendii erbosi, poi ghiaiosi e si perviene a questa forcella non molto definita superata la quale si continua a salire

PictographMountain pass Altitude 7,782 ft
Photo ofForcella Vanedel (3.7 km, 2372 mt, 6h 55′). Photo ofForcella Vanedel (3.7 km, 2372 mt, 6h 55′). Photo ofForcella Vanedel (3.7 km, 2372 mt, 6h 55′).

Forcella Vanedel (3.7 km, 2372 mt, 6h 55′).

E' stata la forcella per noi più ostica, non arrivava mai ed è molto esposta.

PictographWaypoint Altitude 6,562 ft
Photo ofCengia del Doge (5.5 km, 2000 mt, 9h) Photo ofCengia del Doge (5.5 km, 2000 mt, 9h) Photo ofCengia del Doge (5.5 km, 2000 mt, 9h)

Cengia del Doge (5.5 km, 2000 mt, 9h)

Dopo la Vanedel si aggira l'imponente cima De Marchi e ci si addentra nella val di Mezzo dove in cima c'è il bivacco Voltolina che noi non abbiamo toccato procedendo invece sulla cengia del Doge

PictographIntersection Altitude 6,535 ft
Photo ofInnesto su 226 (8.1 km, 2000 mt, 11h) Photo ofInnesto su 226 (8.1 km, 2000 mt, 11h) Photo ofInnesto su 226 (8.1 km, 2000 mt, 11h)

Innesto su 226 (8.1 km, 2000 mt, 11h)

Scesi sulla valle di San Vito si trovano i cartelli indicatori per forcella Grande, ci si innesta sul 226 e si tralascia il 247 per il bivacco Slataper

PictographIntersection Altitude 6,549 ft
Photo ofIncrocio con 247 (8.1 km, 2000 mt, 11h) Photo ofIncrocio con 247 (8.1 km, 2000 mt, 11h) Photo ofIncrocio con 247 (8.1 km, 2000 mt, 11h)

Incrocio con 247 (8.1 km, 2000 mt, 11h)

A pochi metri dal precedente bivio

PictographMountain pass Altitude 7,398 ft
Photo ofForcella Grande (9.9 km, 2255 mt, 12h 10′ ). Photo ofForcella Grande (9.9 km, 2255 mt, 12h 10′ ). Photo ofForcella Grande (9.9 km, 2255 mt, 12h 10′ ).

Forcella Grande (9.9 km, 2255 mt, 12h 10′ ).

Gran crocevia, per il Sorapiss, Croda Marcoira, giro Marmarole, valle di San vito e rifugio San Marco

PictographMountain hut Altitude 5,981 ft
Photo ofRifugio San Marco (11.35 km, 1811 mt, 12h 40′). Photo ofRifugio San Marco (11.35 km, 1811 mt, 12h 40′). Photo ofRifugio San Marco (11.35 km, 1811 mt, 12h 40′).

Rifugio San Marco (11.35 km, 1811 mt, 12h 40′).

La discesa al rifugio è facile ma alcuni tratti richiedono attenzione per presenza di roccie.

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