Bassa Valle del Piave: Rocchetta del Miesna, Monte Miesna e Corno del Miesna dal Santuario dei Santi Vittore e Corona

Escursione «semi-esplorativa» che passa per i principali punti vetta del Monte Miesna collegandoli in parte con sentieri o camminamenti in disuso.
Il Monte Miesna è una piccola elevazione tra il Grappa e il Cesén che da molti è considerata un gruppo a sé.
È un mini-gruppo con un Sentiero Natura e varie brevi passeggiate molto rilassanti, ma con qualche pendio di fatto selvaggio, anzi “inselvatichito” dopo l’abbandono delle attività lavorative che vi si svolgevano.
Lo scopo del giro di oggi era unire i vari punti vetta percorrendo un sentiero dimenticato che scende diretto dal Monte Miesna verso la località Canal al fondo valle del Fiume Sonna, e poi ritornare sul Monte Miesna risalendo la dorsale nord-est.
Alla fine, pur girando sempre a quote molto basse, ne esce un’escursione con un discreto dislivello.
Compatibilmente con gli orari di apertura, è “obbligatoria” una visita al meraviglioso Santuario dei Santi Vittore e Corona.
Oggi l’avevo programmata a fine escursione cercando di arrivare poco prima dell’apertura pomeridiana delle ore 15.

******************************

Salita al Monte Miesna per il sentiero normale dal Santuario dei Santi Vittore e Corona
Questa è una salita elementare che merita due parole perché nel finale conviene già “fare l’occhio” verso il punto chiave di inizio della successiva discesa diretta in direzione località Canal.
Dal Santuario dei Santi Vittore e Corona ho seguito il sentiero normale per la Rocchetta del Miesna e poi, con le scorciatoie che tagliano la stradina forestale, fino alla Casera dell’Amicizia.
Dopo la Casera dell’Amicizia, con breve tratto quasi piano si passa a fianco di un paio di costruzioni e ci si immette nella stradetta forestale che passa poco sotto la vetta del Monte Miesna.
Subito dopo la svolta a destra di immissione nella stradetta, sulla destra c’è una grande conca-depressione del pendio, con una torre di appostamento per l'osservazione della fauna selvatica poco sotto il piano stradale: questo è il riferimento per la successiva discesa.
Per salire al Monte Miesna si continua per poche decine di metri fino alla fine della grande conca-depressione e si svolta a sinistra su sentiero evidente con ometto all’imbocco.
Oggi in vetta ho trovato una piccola e rudimentale Croce in legno con, alla base, una “lepre in lamiera piegata”.

Dal Monte Miesna al Corno del Miesna
La discesa che segue è descritta nella guida «Itinerari selvaggi tra Grappa e Cesèn» di Giorgio Grandin.
Dalla vetta del Monte Miesna (con vista chiusa dalla vegetazione) si ritorna alla deviazione finale con ometto, e a questo punto la conca-depressione di riferimento è di fronte.
Bisogna semplicemente scendere nella conca-depressione ed attraversarla verso la diagonale opposta dove, nel punto più basso del bordo che dà verso valle, c’è un piccolo valico che immette in testata di un canale.
Non c’è sentiero in questo breve attraversamento, ma è senz’altro intuitivo.
La mia traccia GPS fa vedere che sono tornato un po’ indietro per passare sotto la torre di appostamento e scattare una foto, ma non è necessario.
Trovato il piccolo valico, si scende ancora senza traccia nel fondo del vallone-canale per 25-30 metri lineari, e sulla sinistra inizia un sentiero labile nei primi metri ma poi abbastanza evidente.
Questo sentiero, in poco più di 100 metri lineari, scende fino ad incrociare una stradetta forestale appena sopra un paio di costruzioni indicate come “Casera Maraschera” nella cartina LagirAlpina e con tabella “La Maraschera” sopra la porta di una delle due.
Si scende sotto le costruzioni per il prato poco inclinato fino al bordo del bosco, e si contorna con curva a sinistra la vecchia e scassata recinzione trovando l’imbocco di un altro evidente sentiero, che è quello che porta al fondo valle del Fiume Sonna in un’unica soluzione.
Il sentiero esegue una diagonale fino a passare in testata sulla sinistra idrografica di un canale-vallone (diverso da quello imboccato in alto prima della Casera Maraschera), poi passa a destra e ritorna per un tratto nell’alveo con una serie di tornantini ravvicinatissimi.
Di passaggio si incontra nel bosco un rudere e bisogna fare attenzione a un cavo di una teleferica per trasporto legname.
Poi il sentiero si allontana dall’alveo del canale-vallone verso sinistra, diventa bello largo e bisogna stare attenti all’individuazione del bivio per il Corno del Miesna che si trova prima di arrivare a Case Bianchi.
A quota 320 circa secondo il mio GPS, si stacca a sinistra un sentiero di pari evidenza che sale, ed è quello giusto per il Corno del Miesna: non ho visto ometti o altro al bivio.
Si segue il sentiero sul fianco che sta alto sul fondovalle, e si entra in un tratto di pendio più allargato dove il camminamento si fa più labile e a tratti multiplo.
Comunque la direzione generale è intuitiva e si arriva su un forcellino boschivo con piccolo cucuzzolo sulla destra: in due passi si sale e si apre la vista dal belvedere del Corno del Miesna.

Dal Corno del Miesna all’inizio della salita sulla dorsale nord-est del Monte Miesna
Dal cucuzzolo del Corno del Miesna si ritorna al forcellino e si continua per qualche decina di metri verso nord-est su traccia sopra la cresta.
Si “sbatte” contro un paio di roccette e c’è un’esile traccia che fa scendere a sinistra dentro il piano boschivo: qui ho visto un paio di grossi rami tagliati, probabilmente creati per chi deve scendere e riportarsi sulla cresta – poi non ho visto altri segnavia.
Da qui ho seguito una direzione generale verso l’elevazione “Al Piz” quotata 726 nella cartina Tabacco e 733 nella cartina LagirAlpina.
Più o meno al punto quotato 543 nella cartina Tabacco c’è uno speroncino panoramico (un po’ fuori dalla linea di camminamento), che val la pena raggiungere, con bella vista dall’alto anche sul Corno del Miesna.
Tutto questo tratto che sale fino Al Piz è un misto fuoripista, labili camminamenti discontinui e qualche tratto di sentierino nei punti più obbligati.
La pendenza non è mai esagerata e il finale è dolce.
L’area boschiva di vetta Al Piz è una spianata probabilmente realizzata dall’uomo e da qui il programma prevedeva di scendere a Casera Miesna.
La direzione di discesa nel bosco è nord-est e inizialmente non c’è sentiero nel pendio più che camminabile.
Ho incontrato qualche “idea di terrazzamento” e “un’area di riposo cinghiali” con il fondo devastato.
Verso metà discesa è comparso una specie di “tratturo-mulattiera” che ho seguito in parte perché dovevo schivare qualche isolato albero abbattuto.
Senza problemi si arriva a Casera Miesna e si prende la stradetta di servizio che va verso sinistra o nord.
In breve si arriva all’immissione in una strada forestale più larga che a sinistra risale verso il Monte Miesna: qui ho continuato in discesa verso destra per andare all’attacco della salita della dorsale nord-est del Monte Miesna.
Per arrivare al punto giusto si cammina per quasi 700 metri (680 secondo il mio GPS) lineari, oltrepassando di poco l’inizio del filo di dorsale che è verticalissimo e dall’aspetto instabile.
Si arriva a un ometto che sta a destra per indicare un sentiero che scende in direzione Cellarda: a questo punto il pendio di salita dall’altro lato è più che camminabile e si può salire.

Risalita al Monte Miesna per la dorsale nord-est
Di fronte all’ometto del sentiero che scende a Cellarda si sale liberamente e dopo una quarantina di metri lineari ho trovato un primo tratto di camminamento che in modo discontinuo ho seguito verso sinistra per riportarmi sul filo della dorsale nord-est.
Da qui si va su diritti fin quasi in vetta.
La pendenza media è paragonabile se non inferiore a quella della precedente salita dal Corno del Miesna all’elevazione Al Piz.
Si notano vari segni di vecchi lavori boschivi, e nei tratti più obbligati il camminamento è consolidato a “quasi sentierino”.
A circa 1/3 di salita si incontra una vecchia e diroccata torre di appostamento per l'osservazione della fauna selvatica: se anche fosse agibile da sopra non si vedrebbe nulla per la ricrescita del bosco.
Nel finale la dorsale entra in un fianco allargato dove il camminamento abbastanza univoco svanisce e si arriva in cima con alcune svolte cercando di sfruttare qualche “linea animalesca”.