Barlino- monte Linzone
near Barlino, Lombardia (Italia)
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Itinerary description
PELLEGRINO CHERUBICO V, 10-16 [483] 295
10. Il palazzo di Dio
Dio è trono a se stesso, il cielo è la sua reggia,
Vestibolo il Paradiso, ed il mondo è la stalla.
11. È il peccato il solo male
Male è solo il peccato! Se i peccati non fossero,
Non potresti trovare alcun male in eterno.
12. Un occhio desto vede
Splende nella notte la luce della gloria di Dio!
Chi può vederla? Un cuore che abbia occhi e vegli.
13. Il bene terreno è letame
È letame il bene terreno, sono i poveri il campo,
Chi letame porta e sparge, molto godrà al raccolto.
14. L’uscita avviene per l’entrata
Nessun’uscita che non sia a causa dell’entrata:
Si vuota il mio cuore perché Dio possa colmarlo.
15. La dannazione è dentro l’essere
Potesse un dannato esser nel sommo cielo
Sentirebbe pur sempre l’inferno e il suo tormento.
16. Per mezzo tuo nulla si toglie a Dio
Uomo, scegli come vuoi dannazione o pace,
A Dio nulla si toglie o aggiunge per tuo mezzo.
PELLEGRINO CHERUBICO V, 17-22 [485] 296
17. Il più grande miracolo
Ci son molti miracoli: non vedo uno maggiore
Della resurrezione che avverrà della carne.
18. Le stagioni spirituali
È l’inverno il peccato, primavera è penitenza,
Stato di grazia l’estate, l’autunno è perfezione.
19. Sullo stesso argomento
Nell’inverno siam morti, si rinasce a primavera,
In estate e in autunno si completa il proprio corso.
20. La salda roccia
È l’uomo virtuoso com’è una roccia:
Batta la tempesta quanto vuole, non cadrà.
21. Proprietà del peccato e della virtù
Sa di buono penitenza, tutt’i peccati puzzano,
Le virtù camminan dritto, ma i vizi sono zoppi.
22. La castità rimane nascosta
È castità un castello che nessuno può aprire:
Come al suo interno sia, nessun estraneo sa.
18 Sull’interpretazione simbolica delle stagioni cfr. IV,54.
20 Nella gnomica descrittiva di questo distico pare d’avvertire qualcosa dell’e-
nergia lapidaria di Dante, al quale non di rado ci fa pensare il poeta barocco Ange
PELLEGRINO CHERUBICO V, 23-28 [487] 297
23. Il tempo non è veloce
Il tempo, si dice, è rapido; ma chi l’ha visto volare?
Rimane senza muoversi nell’ambito del mondo.
24. Dio non si vede con gli occhi
Se pensi di veder Dio, non pensare al sensibile!
Sarà, il vedere, all’interno di noi, non al di fuori.
25. Che cosa è il meglio nella santità
Ciò che il mio cuore sceglie di meglio nella santità
È che è essenziale e non viene da fuori.
26. Dio diventa come noi
Dio dà come prendi, sei tu che versi e mesci!
È per te come vuoi: quale la botte il vino.
27. Il bivio per l’eternità
Il bivio è qui: che direzione scegli?
Alla sinistra è perdita, alla destra guadagno.
28. Quel che Dio fa durante la giornata
Dio esce la mattina, a mezzogiorno dorme,
Di notte è sveglio, la sera viaggia senza fatica.
23 Sul concetto di tempo il poeta sembra qui trovare un’altra voce, un modo
d’esposizione che s’è appianato, reso più accessibile rispetto alle acuminate altezze
di I,12-13. Lo stesso tono ha, ad es., l’aforisma seguente.
28 È un distico piuttosto oscuro. Si potrebbe mettere in relazione con IV,92, con
un’interpretazione simbolica delle ore applicata a Dio. Poco pertinente ci sembra
il riferimento fatto da E. Susini (Angelus Silesius. Le Pèlerin Chérubique, 2 voli.,
Paris 1964, voL. II, p. 136) al tema agostiniano della conoscenza mattutina, meri
10. Il palazzo di Dio
Dio è trono a se stesso, il cielo è la sua reggia,
Vestibolo il Paradiso, ed il mondo è la stalla.
11. È il peccato il solo male
Male è solo il peccato! Se i peccati non fossero,
Non potresti trovare alcun male in eterno.
12. Un occhio desto vede
Splende nella notte la luce della gloria di Dio!
Chi può vederla? Un cuore che abbia occhi e vegli.
13. Il bene terreno è letame
È letame il bene terreno, sono i poveri il campo,
Chi letame porta e sparge, molto godrà al raccolto.
14. L’uscita avviene per l’entrata
Nessun’uscita che non sia a causa dell’entrata:
Si vuota il mio cuore perché Dio possa colmarlo.
15. La dannazione è dentro l’essere
Potesse un dannato esser nel sommo cielo
Sentirebbe pur sempre l’inferno e il suo tormento.
16. Per mezzo tuo nulla si toglie a Dio
Uomo, scegli come vuoi dannazione o pace,
A Dio nulla si toglie o aggiunge per tuo mezzo.
PELLEGRINO CHERUBICO V, 17-22 [485] 296
17. Il più grande miracolo
Ci son molti miracoli: non vedo uno maggiore
Della resurrezione che avverrà della carne.
18. Le stagioni spirituali
È l’inverno il peccato, primavera è penitenza,
Stato di grazia l’estate, l’autunno è perfezione.
19. Sullo stesso argomento
Nell’inverno siam morti, si rinasce a primavera,
In estate e in autunno si completa il proprio corso.
20. La salda roccia
È l’uomo virtuoso com’è una roccia:
Batta la tempesta quanto vuole, non cadrà.
21. Proprietà del peccato e della virtù
Sa di buono penitenza, tutt’i peccati puzzano,
Le virtù camminan dritto, ma i vizi sono zoppi.
22. La castità rimane nascosta
È castità un castello che nessuno può aprire:
Come al suo interno sia, nessun estraneo sa.
18 Sull’interpretazione simbolica delle stagioni cfr. IV,54.
20 Nella gnomica descrittiva di questo distico pare d’avvertire qualcosa dell’e-
nergia lapidaria di Dante, al quale non di rado ci fa pensare il poeta barocco Ange
PELLEGRINO CHERUBICO V, 23-28 [487] 297
23. Il tempo non è veloce
Il tempo, si dice, è rapido; ma chi l’ha visto volare?
Rimane senza muoversi nell’ambito del mondo.
24. Dio non si vede con gli occhi
Se pensi di veder Dio, non pensare al sensibile!
Sarà, il vedere, all’interno di noi, non al di fuori.
25. Che cosa è il meglio nella santità
Ciò che il mio cuore sceglie di meglio nella santità
È che è essenziale e non viene da fuori.
26. Dio diventa come noi
Dio dà come prendi, sei tu che versi e mesci!
È per te come vuoi: quale la botte il vino.
27. Il bivio per l’eternità
Il bivio è qui: che direzione scegli?
Alla sinistra è perdita, alla destra guadagno.
28. Quel che Dio fa durante la giornata
Dio esce la mattina, a mezzogiorno dorme,
Di notte è sveglio, la sera viaggia senza fatica.
23 Sul concetto di tempo il poeta sembra qui trovare un’altra voce, un modo
d’esposizione che s’è appianato, reso più accessibile rispetto alle acuminate altezze
di I,12-13. Lo stesso tono ha, ad es., l’aforisma seguente.
28 È un distico piuttosto oscuro. Si potrebbe mettere in relazione con IV,92, con
un’interpretazione simbolica delle ore applicata a Dio. Poco pertinente ci sembra
il riferimento fatto da E. Susini (Angelus Silesius. Le Pèlerin Chérubique, 2 voli.,
Paris 1964, voL. II, p. 136) al tema agostiniano della conoscenza mattutina, meri
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